Spettabile Professore
FacendogLi la solenne promessa che,
indipendentemente da quello che vorrà dirmi, non la disturberò
più, mi rivolgo a Lei per chiedergLi un suo autorevole parere al
riguardo di due ipotesi, sicuramente “azzardate”, che ho fatto
recentemente nel corso di una conferenza.
Prima ipotesi. Da antichissime
cronache ho appreso che ad un certo momento un consistente numero di
coloni etruschi , partiti dalla Etruria, sarebbero andati in
oriente.
Già di per sé questa notizia mi è
sembrata interessante, non solo, ma ancor più interessante è che
questi avrebbero usato una direttrice adriatica.
Se a questa notizia aggiungiamo
testimonianze storiche che ben note, Pelasgi arrivati alla foce del
Po, che questi Pelasgi erano Etruschi e che gli Etruschi sarebbero
arrivati dalla Lidia, pur con le dovute cautele, si può ipotizzare
in tre tappe, una ulteriore teoria sulle origini e sullo sviluppo
della civiltà Etrusca.
1)Pelasgi con i Villanoviani o con
altre popolazioni occupano la Padania Orientale ed il centro Italia,
formando una società Etrusca non molto civilizzata
.
2)Un consistente numero di questi
Etruschi, per ragioni ignote, vanno in Oriente per via Adriatica e
fondano alcune città fra cui Verrucchio
3)Coloni etruschi arrivano dalla Lidia,
si stanziano in Etruria, poi al seguito di influenze orientali
formano la civiltà etrusca che conosciamo.
Se questa non impossibile successione
di eventi fossero realmente avvenuti, si spiegherebbero, fra l’altro,
alcune “zone di ombra” che costellano le altre teorie: stele
bolognesi diverse dalle stele dell’Etruria tirrenica, le
iscrizioni di Lemmo e le vicende della città di Verrucchio.
Seconda ipotesi Come è noto il
portolano conosciuto come Ps Scilace , in un passo seppur ritenuto
“disgraziato”, segnala nei pressi di Spina l’esistenza di una
direttrice terrestre che dall’Adriatico arrivava ad una città
tirrenica. Da oltre venti anni, propongo la possibilità che
l’attuale via Lunga, una strada che parte dai pressi di Spina e
arriva nella via Emilia in corrispondenza della valle del Senio,
possa corrispondere alla accennata direttrice terrestre.
Mi dispiace constatare che nonostante
abbia fatto conoscere questa mia proposta a molti studiosi, solo uno
di questi si è al riguardo pronunciato. Questo professore, che
naturalmente ringrazio, ha detto che sicuramente si tratta di una
“affascinante ipotesi” ma che naturalmente occorre una
“dimostrazione scientifica”.
Non posso non concordare sulla
mancanza della necessaria “dimostrazione scientifica “, ma dando
uno sguardo alle numerose proposte che molti studiosi hanno fatto al
riguardo del possibile percorso di detta direttrice, non posso non
esprimere qualche perplessità, infatti non vedo in questi una
seppur minima traccia di “dimostrazione scientifica”.
Al riguardo è stato detto di tutto ed
il contrario di tutto, il fatto stesso che siano state proposte
almeno una decina di questi possibili percorsi, la dice lunga sulla
“scientificità”delle loro ipotesi. Non intendo qui commentare
tali percorsi, anche perché la maggior parte di questi sono
incomprensibili , mentre invece ritengo opportuno sottolineare
indizi oggettivi, totalmente mancanti nelle ipotesi degli studiosi,
che mi hanno spinto a fare “l’affascinante ipotesi”.
Il portolano avrà avuto una buona
ragione per segnalare ai naviganti l’esistenza in quel
determinato luogo di una direttrice terrestre, sicuramente non solo
per far conoscere l’esistenza di una strada che collegava Felsina
ed il suo porto Spina. Vi sono buone ragioni per credere che
l’ abbia segnalata in quanto tale
direttrice terrestre era l’unica e da tempo usata dai popoli che ,
sia per via terra che per via adriatica, erano intenzionati ad
andare nel centro Italia, perciò una “strada dei due mari” usata
dall’Adriatico al Tirreno, come testimoniato da varie fonti
antiche.
Ai lati della via Lunga sono
disseminati un impressionante numero di abitati preistorici, non mi
risulta che altrove esista una situazione simile, tale strada era
costeggiata da un fiume, si tratta di un indispensabile corso
d’acqua che conferma l’esistenza di tanti abitati.
Vi sono buone ragioni per credere che
questo fiume fosse un ramo del Santerno, cioè il Rasena, ricordato
da Marziale, sicuramente è il nome del corso d’acqua che
attraversava l’abitato preistorico di via Ordiere. Non si può
escludere che i Pelasgi ricordati da Ellanico, invece dello Spinete,
abbiano risalito il Rasena.
I sassi trovati a Spina non derivano
dalle colline bolognesi, una logica provenienza se detta via, come
qualcuno ha ipotizzato, avesse direttamente collegato Felsina con
Spina
.
Detta via si trova sopra ad una
striscia di terreno eccezionalmente alta, lo dicono la modesta
profondità degli strati archeologici.
Mi pare di poter affermare
“scientificamente” e perciò difficilmente smentibile, che la via
Lunga è stata sicuramente praticata dalla più remota antichità.
Se chiedo agli studiosi di tener in
considerazione la possibilità che la via Lunga possa corrispondere
al tragitto terrestre segnalato dallo Ps Scilace, anche in
considerazione delle evidentissime debolezze delle proposte
alternative, chiedo TROPPO?
In attesa di conoscere, senza fretta,
un Suo autorevole parere, porgo distinti saluti ed anticipati
ringraziamenti.
Sgubbi Giuseppe Via Borgo Bennoli 30
48027 Solarolo (Ravenna) tel 347 9438906
Solarolo 31.1.2011
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