domenica 3 febbraio 2019

spett professore

Spettabile Professore
FacendogLi la solenne promessa che, indipendentemente da quello che vorrà dirmi, non la disturberò più, mi rivolgo a Lei per chiedergLi un suo autorevole parere al riguardo di due ipotesi, sicuramente “azzardate”, che ho fatto recentemente nel corso di una conferenza.
Prima ipotesi. Da antichissime cronache ho appreso che ad un certo momento un consistente numero di coloni etruschi , partiti dalla Etruria, sarebbero andati in oriente.
Già di per sé questa notizia mi è sembrata interessante, non solo, ma ancor più interessante è che questi avrebbero usato una direttrice adriatica.
Se a questa notizia aggiungiamo testimonianze storiche che ben note, Pelasgi arrivati alla foce del Po, che questi Pelasgi erano Etruschi e che gli Etruschi sarebbero arrivati dalla Lidia, pur con le dovute cautele, si può ipotizzare in tre tappe, una ulteriore teoria sulle origini e sullo sviluppo della civiltà Etrusca.

1)Pelasgi con i Villanoviani o con altre popolazioni occupano la Padania Orientale ed il centro Italia, formando una società Etrusca non molto civilizzata
.
2)Un consistente numero di questi Etruschi, per ragioni ignote, vanno in Oriente per via Adriatica e fondano alcune città fra cui Verrucchio

3)Coloni etruschi arrivano dalla Lidia, si stanziano in Etruria, poi al seguito di influenze orientali formano la civiltà etrusca che conosciamo.

Se questa non impossibile successione di eventi fossero realmente avvenuti, si spiegherebbero, fra l’altro, alcune “zone di ombra” che costellano le altre teorie: stele bolognesi diverse dalle stele dell’Etruria tirrenica, le iscrizioni di Lemmo e le vicende della città di Verrucchio.

Seconda ipotesi Come è noto il portolano conosciuto come Ps Scilace , in un passo seppur ritenuto “disgraziato”, segnala nei pressi di Spina l’esistenza di una direttrice terrestre che dall’Adriatico arrivava ad una città tirrenica. Da oltre venti anni, propongo la possibilità che l’attuale via Lunga, una strada che parte dai pressi di Spina e arriva nella via Emilia in corrispondenza della valle del Senio, possa corrispondere alla accennata direttrice terrestre.
Mi dispiace constatare che nonostante abbia fatto conoscere questa mia proposta a molti studiosi, solo uno di questi si è al riguardo pronunciato. Questo professore, che naturalmente ringrazio, ha detto che sicuramente si tratta di una “affascinante ipotesi” ma che naturalmente occorre una “dimostrazione scientifica”.
Non posso non concordare sulla mancanza della necessaria “dimostrazione scientifica “, ma dando uno sguardo alle numerose proposte che molti studiosi hanno fatto al riguardo del possibile percorso di detta direttrice, non posso non esprimere qualche perplessità, infatti non vedo in questi una seppur minima traccia di “dimostrazione scientifica”.
Al riguardo è stato detto di tutto ed il contrario di tutto, il fatto stesso che siano state proposte almeno una decina di questi possibili percorsi, la dice lunga sulla “scientificità”delle loro ipotesi. Non intendo qui commentare tali percorsi, anche perché la maggior parte di questi sono incomprensibili , mentre invece ritengo opportuno sottolineare indizi oggettivi, totalmente mancanti nelle ipotesi degli studiosi, che mi hanno spinto a fare “l’affascinante ipotesi”.

Il portolano avrà avuto una buona ragione per segnalare ai naviganti l’esistenza in quel determinato luogo di una direttrice terrestre, sicuramente non solo per far conoscere l’esistenza di una strada che collegava Felsina ed il suo porto Spina. Vi sono buone ragioni per credere che
l’ abbia segnalata in quanto tale direttrice terrestre era l’unica e da tempo usata dai popoli che , sia per via terra che per via adriatica, erano intenzionati ad andare nel centro Italia, perciò una “strada dei due mari” usata dall’Adriatico al Tirreno, come testimoniato da varie fonti antiche.
Ai lati della via Lunga sono disseminati un impressionante numero di abitati preistorici, non mi risulta che altrove esista una situazione simile, tale strada era costeggiata da un fiume, si tratta di un indispensabile corso d’acqua che conferma l’esistenza di tanti abitati.
Vi sono buone ragioni per credere che questo fiume fosse un ramo del Santerno, cioè il Rasena, ricordato da Marziale, sicuramente è il nome del corso d’acqua che attraversava l’abitato preistorico di via Ordiere. Non si può escludere che i Pelasgi ricordati da Ellanico, invece dello Spinete, abbiano risalito il Rasena.

I sassi trovati a Spina non derivano dalle colline bolognesi, una logica provenienza se detta via, come qualcuno ha ipotizzato, avesse direttamente collegato Felsina con Spina
.
Detta via si trova sopra ad una striscia di terreno eccezionalmente alta, lo dicono la modesta profondità degli strati archeologici.

Mi pare di poter affermare “scientificamente” e perciò difficilmente smentibile, che la via Lunga è stata sicuramente praticata dalla più remota antichità.

Se chiedo agli studiosi di tener in considerazione la possibilità che la via Lunga possa corrispondere al tragitto terrestre segnalato dallo Ps Scilace, anche in considerazione delle evidentissime debolezze delle proposte alternative, chiedo TROPPO?

In attesa di conoscere, senza fretta, un Suo autorevole parere, porgo distinti saluti ed anticipati ringraziamenti.
Sgubbi Giuseppe Via Borgo Bennoli 30 48027 Solarolo (Ravenna) tel 347 9438906
Solarolo 31.1.2011

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