mercoledì 13 febbraio 2019

ARTICOLI VARI

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DI SGUBBI GIUSEPPE
JOSELFSGUBBUS@LIBERO.IT
Nella quasi totale indifferenza, nel corso dei primi otto mesi del 2012, circa 23.000 piccole aziende italiane hanno definitivamente chiuso i battenti. Si tratta di 23.000 “colonne” che sostenevano il sistema Italia.
Ogni volta che una di queste aziende chiude, occorrerebbe suonare le campane “a morte”.
I colpevoli sono anche fin troppo conosciuti: politici, sindacalisti ed opinionisti.
Questa è la raccolta degli articoli che ho scritto nell’arco di alcuni mesi, quasi tutti al riguardo di detto tema, scopo: accorato appello ai nostri governanti per far conoscere a loro l’importanza del lavoro autonomo.
(scusandomi per alcune ripetizioni)
Sgubbi Giuseppe ex artigiano Solarolo Ravenna
ARTIGIANATO
DAL PARADISO ALL’INFERNO
DEBITO PUBBLICO ED EVASIONE FISCALE
DIRITTO AL LAVORO
CHI È SENZA PECCATO
CHI È L’EVASORE?
L’ESODATO
LETTERA APERTA AI POSSIBILI E FUTURI ARTIGIANI
SALVATORI O MASSACRATORI ?
IL BALLETTO DELLE RESPONSABILITA
L’ARTIGIANO UNA CATEGORIA NON PROTETTA
LE RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’ VINCERE LE PRIMARIE
LETTERA APERTA AL PROFF MONTI
SE RENZI VINCE LE PRIMARIE
DEBITO PUBBLICO ED EVASIONE
IN ITALIA CI SONO TROPPI CIECHI
GRILLO LA TELEVISIONE ED I PARTITI
BEATI I FURBI ED I NULLAFACENTI
AL SEGUITO DELLE PRIMARIE DEL PD
LE PARLAMENTARIE DEL PD: L’APPARATO HA PRESENTATO IL “CONTO” A BERSANI
QUESTO E’ IL SECONDO ANNO DI VACCHE MAGRE
LA RIFORMA BUROCRATICA: LA MADRE DI TUTTE LE RIFORME

PICCOLO ARTIGIANATO, UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE,
(Cosa è e cosa non può essere un artigiano)
Dal dopoguerra sono scomparse alcune categorie di lavoratori, per esempio, al seguito del diverso sistema del trasporto, i birocciai. Una scomparsa che non ha creato grandi disagi in quanto quasi tutti i birocciai sono diventati camionisti.
Se non si corre ai ripari una importante categoria di lavoratori rischia l’estinzione, ma questa volta non sarà colpa del progresso, e non sarà una scomparsa indolore, si tratta dei piccoli artigiani.
Un colpo che ne mise in discussione l’esistenza fu inferto all’artigianato nel 1992, con la famigerata Minimum Tax, ben 225.000 saracinesche furono definitivamente abbassate
Un duro colpo, forse il mortale, sta per imbattersi su questa categoria. Come è noto i legislatori stanno studiando il sistema per fare in modo che gli artigiani paghino le tasse fino all’ultimo centesimo, cioè che questi diano allo stato tutto quello che lo stato pretende, in parole povere, tutto quello che riscuotono deve essere certificato con la ricevuta fiscale.
I legislatori non sanno che se il loro intento andrà a buon fine, il 90 per cento dei piccoli artigiani sarà costretti a chiudere “PER TASSE”. Se qualcuno crede che questa sia una semplice “battuta”, ha la possibilità di verificare, diventi artigiano, rilasci tutte le ricevute fiscali, poi ne parliamo, sarà costretto a ricredersi.
Gli artigiani sono degli evasori, ma per la stragrande maggioranza di loro, è una evasione “di sopravvivenza”, o meglio, una evasione per “legittima difesa”. Capisco gli i studi di settore, anzi li ritengo giusti, specialmente se vengono fatti a tutte le categorie di lavoratori, ma non capisco questo AUTOGOOL
Degli artigiani si parla poco e solo indirettamente, infatti questi vengono nominati solo quando si parla di tasse, non si cerca di fare nessun approfondimento, viene semplicemente effettuato un confronto con la situazione dei lavoratori dipendenti e quasi sempre viene emessa una lapidaria sentenza che più o meno suona così:
i lavoratori dipendenti pagano tutto, mentre invece gli autonomi, e perciò anche gli artigiani, non pagano niente , conseguentemente il debito pubblico aumenta”.
Ovviamente chi dice queste cose non conosce per niente l’artigiano, sarà bene perciò informarlo e lo farò spiegando cosa è un artigiano e cosa non può essere, chiunque, se vuole, può confrontarlo con il lavoratore dipendente.
Si tratta di una necessaria chiarezza in quanto grazie ad una ben orchestrata campagna mediatica si è voluto sollevare un grande polverone.
Cosa è un artigiano?
Una lavoratore che a differenza di altri, non considera il posto di lavoro un diritto, infatti se lo è creato da solo, facendo lui stesso i dovuti investimenti. Lavora mediamente dalle 15 alle venti ore in più alla settimana. Quello che va in pensione più tardi e con la pensione più bassa. Non ha le ferie pagate. Non ha la tredicesima Se si ammala, non riceve un salario per sopravvivere. Se chiude bottega, non scattano gli ammortizzatori sociali. L’elenco, come è noto, potrebbe continuare a lungo.
Cosa non può essere
Non può essere un vagabondo, un incapace , oppure una persona con poca salute, in tal caso è costretto a cambiare mestiere.
Di fronte a queste inoppugnabili constatazioni, immagino il tono della ennesima risposta, “gli artigiani non danno niente allo stato, e giustamente lo stato non da niente agli artigiani”
Al riguardo del dare e dell’avere occorre far chiarezza. Vi è , se si vuole, la possibilità di sapere come stanno veramente le cose, cioè sapere chi allo stato da più di quello che riceve, e chi dallo stato invece, riceve più di quello che dà, si tratta solo di riportare i dati e farne le sottrazioni.
Da trenta anni, per sapere la verità, chiedo inutilmente che siano fatti tali conteggi, ma chissà perché non vengono mai fatti, oppure se li hanno fatti, non me li hanno fatti conoscere.
Termino questo breve commento, facendo una domanda ben precisa, una domanda che ho fatto a centinaia di”addetti al lavori”, perciò persone che sanno, ma nessuno mi ha risposto. Sono sempre in attesa.
PER QUALE RAGIONE, se un artigiano si ammala, non prende anche lui uno stipendio che gli permetta di vivere?
Perché, facendogli obbligatoriamente pagare il dovuto, come è stato fatto per il servizio sanitario e per le pensioni, non viene messo nelle condizioni che hanno altre categorie di lavoratori?
Non avendo fino ad ora ricevuto alcuna risposta, ho ritenuto opportuno, darmela da solo.
NESSUNA NAZIONE AL MONDO PUO’ PERMETTERSI IL “LUSSO” DI PAGARE TUTTE LE PERSONE, CHE ESSENDO AMMALATE, NON SONO IN GRADO DI LAVORARE, IN QUANTO, PAGANDOLI , IL SISTEMA PREVIDENZIALE CROLLEREBBE.
La frase che ho sottolineato può a prima vista essere considerata una semplice “battuta”, invece potrebbe contenere una sacrosanta verità,che a sua volta determina una anticostituzionale differenziazione sociale,
Che è una verità ne sanno qualcosa le società comuniste dell’est europeo , in quei paesi si era deciso, giustamente, di dare TUTTO A TUTTI E PER SEMPRE , praticamente dalla culla alla bara, ma sappiamo come è andata a finire, non c’era più niente per nessuno!.
Affinché qualcuno non mi dimostrerà il contrario, continuerò ad avere questa profonda convinzione, una convinzione che devono avere avuto anche tutti quelli che dal dopoguerra hanno governato l’Italia, infatti, pur essendo a conoscenza di questa differenziazione , hanno lasciato e continuano a lasciare le cose come stanno.
Capisco il comportamento dei politici, ma non posso condividerlo, cosi facendo evitano un collasso previdenziale, ma costringono alcune categorie di lavoratori a “mandare avanti la barca” anche per chi, temporaneamente, non è in grado di farlo.
Morale: qualche “pantalone” si trova sempre!. L’artigiano, differentemente da altri, è anche questo!.
Da tutto questo, una altra domanda diventa spontanea: considerato che l’artigianato è un lavoro “paradisiaco” cioè il paradiso della evasione, per quale ragione i disoccupati ed in particolare i giovani in cerca di lavoro , non diventano artigiani? Qualcosa mi dice che questi sanno che ho detto delle verità

DAL “PARADISO” ALL’ INFERNO
L’Italia è uno dei più belli paesaggi del mondo.
Migliaia di km di splendide spiagge marine, laghi lussureggianti, montagne e colline che offrono orizzonti stupendi, un terreno agricolo che produce praticamente di tutto. L’elenco di questo “ben di Dio” potrebbe continuare a lungo.
Non a caso l’Italia, da tempi immemorabili, è considerata ,( ma ancora per quanto?), la meta preferita di tutti i popoli del mondo.
Nonostante che nella” fertile mezzaluna”, Egitto, Mesopotàmia, Grecia,ecc, vi fossero delle civiltà molto evolute, (mentre l’Italia si trovava ancora nelle preistoria), parte di quelle popolazioni , abbandonarono le loro terre per venire nelle nostre zone.
Vi sono buone ragioni per credere che la biblica “ Terra Promessa” fosse l’Italia.
Non a caso nonostante che Cristo sia nato in Palestina, il centro della cristianità è diventata Roma.
Il nostro territorio era giustamente considerato il paradiso terrestre.
Non deve perciò sorprendere se questa terra “paradisiaca” ha dato i natali ai più grandi geni della terra, Leonardo da Vinci, Michelangelo, ecc.
L’Italia detiene, forse immeritatamente, il 70 per cento delle antichità archeologiche ed artistiche del mondo antico, conseguentemente saremmo una delle pochissime nazioni, forse l’unica, che potrebbe vivere benissimo solo col turismo e l’agricoltura, cioè senza le grandi fabbriche.
Anzi saremmo sicuramente la nazione più ricca, invece ci troviamo sull’orlo del fallimento.
Purtroppo i nostri governanti hanno voluto fare dell’Italia, l’ottava potenza industriale del mondo.
Grazie” a questa scelta scellerata, l’inquinamento sta distruggendo molto di quello che giustamente è considerato, Patrimonio dell’Umanità.
Non possiamo guardare come ci siamo ridotti, senza essere investiti da una profonda angoscia.
Eppure, anche grazie all’intraprendenza di gran parte degli italiani, vi erano le premesse per far si che l’Italia fosse la nazione più invidiata.
Come è noto, pur con tutti i suoi difetti, l’italiano ama anche darsi da fare, poche sono le nazioni che hanno tanti piccoli imprenditori: imprenditori turistici, artigianali, agricoli, come l’Italia, la maggior parte del benessere italiano è stato creato da loro.
Le regioni ricche d’Italia non lo sono grazie al colore politico delle varie giunte regionali, ma lo sono grazie all’alto numero di questi piccoli imprenditori,
Come è noto, nonostante che vi siano persone non convinte, chi lavora in proprio, lavora per se stesso, ma lavora anche per gli altri.
Quelli che lavorano in proprio, non hanno grandi pretese, chiedono solo di poter lavorare in pace.
Lavorare in pace significa levare lacci e laccioli che intralciano le varie iniziative, perciò compito delle istituzioni sarebbe quello di eliminare la burocrazia , una burocrazia resa asfissiante dai nostri politicanti in quanto, grazie a concorsi, spesso fasulli, sono stati messi in posti importanti anche qualche incompetente.
Se si sfruttassero le sopra accennate potenzialità, territoriali ed umane, che l’Italia può offrire, molti ministeri sarebbero superflui.
Tre sarebbero i ministeri più importanti, quello del turismo, quello della agricoltura e quello dei beni culturali, tutti gli altri ministeri potrebbero lavorare, e nessuno se ne accorgerebbe, anche solo a giorni alterni.
Purtroppo l’unico ministero che lavora a tempo pieno, è quello che riguarda il fisco, ma si distingue per incapacità, moltissime sono ancora le persone e società sconosciute al fisco, e moltissimi sono i lavoratori autonomi che saranno costretti a chiudere per tasse.
Sarebbe lungo l’elenco dei “guasti” creati dalla scelta “potenza industriale”, di non facili soluzioni, ricordiamone due: disoccupazione e salute. Un esempio per mettere in evidenza il “problema”, se una fabbrica inquina con gravissimi danni alla salute, sia di chi lavora sia di chi vive nei dintorni, che si fa? Qualsiasi scelta sarà “sbagliata”infatti se verrà chiusa giustamente si lamenteranno quelli che perdono il lavoro, se non verrà chiusa, giustamente si lamenteranno quelli che hanno perso la salute. Per accontentare tutti sarà “promesso” che sarà eliminato l’inquinamento, gli interessati si preparino ad una grande illusione.
Non mancheranno conflitti sociali, ebbene se il turismo fosse stato “privilegiato” molti “disagi” potevano essere risparmiati. Purtroppo il “dado” è tratto!!
Ironia della sorte, l’Italia era un paradiso, ora è diventato un inferno

DEBITO PUBBLICO, PRESSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI CONTRADDIZIONI E LEGITTIME DOMANDE)
Dai giornali abbiamo appreso dei dati poco edificanti.
L’Italia si trova nei primissimi posti, e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico, in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un ben poco onorevole “podio”.
Alla luce di questi tre dati, se presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”, ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”: diminuire il debito pubblico, calare la pressione fiscale , combattere la evasione fiscale.
Se invece questi tre dati, li prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo, cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione, incontreremo delle evidentissime contraddizioni, e non potremmo non farci delle legittime ed inquietanti domande.
Si tratta di domande bisognose di indispensabili risposte, senza le quali la “cura” potrebbe essere peggio della “malattia”.
Prima contraddizione: se i dati che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le tasse riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani. Domanda: come mai, nonostante questo, le casse italiane, come dimostrato dal debito pubblico, sono fra le più vuote del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere le più piene del mondo. Il problema è l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere a questa domanda occorra essere laureati in economia.
Seconda contraddizione: considerato come già detto, che grazie alla pressione fiscale, gli italiani risultano quelli che con le tasse danno più soldi allo stato, come mai invece, considerata l’enorme evasione fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno tasse?
Domanda: quale è la verità? Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più? Anche un cieco vede che “qualcosa non torna! Un necessario chiarimento che stabilisca la verità, non è più rimandabile.
Altra domanda: la cifra della presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse che effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare alla rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un pozzo senza fondo, vorrebbe incassare? Non è la stessa cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se questa categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende, il 90 per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.
Considerato che, al riguardo degli artigiani, la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al riguardo di questa categoria, è assurda pure la lotta alla evasione fiscale.
Altra domanda che meriterebbe una risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato riuscisse a riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho capito bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma dove arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!
Da queste elementari considerazioni emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla evasione fiscale, si deve anzitutto sapere con precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non paga niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo: i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato niente, devono essere dati immediatamente a quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per” ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle ovvie ragioni? Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più degli altri stati, perciò questi soldi devono essere dati ai “derubati”.
La prima cosa che si dovrebbe fare è perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora stata fatta? Perché si procede solo sulla “presunzione?”
Spettabile ministro delle finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio” provocando . tragedie e disastri.
Ultimissima ma importante considerazione.
Come è noto, una piccola evasione esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società? Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo tutti che anche “grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra l’altro, pur con non pochi sacrifici, la costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla, sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le tasse.
Ennesima domanda: il governo Monti è a conoscenza di questi immensi sacrifici? Considerato le tasse che questi ha deciso di mettere sulle case, si deduce che “non sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi, informarlo.
Ritornando alla piccola evasione, senza di questa , come saremo messi? Chiediamocelo! Se questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati spesi? Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati. Pur essendo vero, che anche con lo sperpero si aiuta qualcuno, è però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e conseguentemente gli italiani sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è una piccola evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza bloccare lo sperpero, l’Italia non si salva, e se continua “l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro le prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime compreso.

DIRITTO AL LAVORO? MA CHI LO DEVE CREARE?

Manifesti nei muri, titoli in prima pagina, striscioni nelle pubbliche manifestazioni, tutti i politici ne parlano, le persone intervistate lo chiedono ad alta voce, IL DIRITTO AL LAVORO è diventato l’argomento del giorno. Qualsiasi iniziativa politica ha al primo posto il diritto al lavoro.
Senza alcun dubbio la persona disoccupata è una delle prime emergenze, chi non lavora non prende lo stipendio, senza stipendio non è possibile fare la spesa, se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in crisi il commercio, va in crisi anche il mondo produttivo, perciò il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che porta inevitabilmente al collasso,
Non si può anche non tener presente che, oltre al problema economico, vi è pure un problema umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie famigliari collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione è la madre di tutte le emergenze, ma sorprende una cosa, TUTTI mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro, ma NESSUNO propone la cosa più importante, cioè , chi deve creare il lavoro?
Eppure logica vuole che chi solleva un problema, debba prima o poi proporre le ricette per risolverlo,
Premetto che leggo alcuni giornali, ma non tutti, perciò sicuramente qualche proposta vi sarà stata e mi sarà sfuggita, ma mi sarei aspettato che la parola “diritto al lavoro” fosse sempre seguita dalla indicazione “chi lo deve creare?”. Mai notato!
MA CHI LO DEVE CREARE?
Ho provato a chiederlo ad alcuni disoccupati in quanto, essendo questi direttamente interessati, dovrebbero conoscere le varie proposte, ebbene grande delusione, nessuno ha dato risposte. Ho fatto tale domanda a qualche persona politicamente informata, ennesima delusione , non ho ricevuto chiare risposte. E allora?
Nella totale mancanza di proposte, qualche risposta si dovrà pur dare.
Una risposta potrebbe essere, “createvelo da soli”, come hanno fatto gli artigiani, commercianti, contadini, ecc. La proposta non sarebbe poi tanto malvagia. Se non erro, a parere di tutti gli osservatori, il lavoratore autonomo può evadere quanto vuole, perciò sarebbe il più paradisiaco dei lavori. Si tenga anche conto che il lavoro non manca, i posti pure, le strade delle città sono “tappezzate” da saracinesche definitivamente abbassate, manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà giustamente obiettare che ad una certa età ad iniziare un lavoro autonomo, si incontrano delle enormi difficoltà, obiezione accolta, ma questo non vale per i giovani.
Se nessuno è disponibile ad “arrangiarsi”, dica almeno chi deve creare i posti di lavoro, chi? I politici? I sindacalisti? I comuni? Le provincie? Le regioni? Lo stato? Perché non si dice chiaramente? Non sarà per caso che i posti di lavoro dovranno crearli , ancora una volta, i piccoli imprenditori? Ma che dire del fatto che molti di loro saranno costretti a chiudere per tasse?

CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA
( le colpe dei partiti e le colpe degli elettori)
Criticare il comportamento dei politici italiani è fin troppo facile. Eliminato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti, questi sono riusciti ad intascarne il triplo.
Facendo aumentare in un modo spropositato il numero dei dipendenti pubblici, in particolare impiegati, si sono creati un popolo di fidi “elettori” , che a sua volta hanno creato una paralizzante burocrazia che “disarma” il volenteroso.
Hanno più volte promesso di ridurre il numero dei parlamentari, delle provincie, degli enti inutili, ma la decisione viene continuamente rimandata .
Aver trovato un politico con le mani “nella marmellata”, non fa più notizia, fa più notizia non averlo trovato.
Molto ci sarebbe da dire al riguardo del come i partiti si comportano quando hanno qualcosa da dirci, essendo autoconvinti di essere gli unici depositari del” sapere”, il loro non è un parlare, ma un “pontificare”, infatti ritengono di essere gli unici in grado di “salire in cattedra”.
Si pensi alla occupazione partitocratica del territorio e delle istituzioni, ogni angolo dell’Italia , comuni, provincie regioni, sono diventati loro “feudi”. Ma chi a dato a loro tale investitura ? Siamo di nuovo precipitati nel Medioevo?
Non parliamo poi di tutti i privilegi della cosi detta “casta”, stipendi, pensioni, auto blu, ecc.
Alcuni di loro, le classiche mosche bianche, dicono “siamo onesti” “, “non abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”, ma cosa fanno per cambiare? Meno di niente. Se veramente fossero “nauseati” abbandonerebbero tutte le cariche politiche, e denuncerebbero il comportamento dei loro colleghi. Ma perché non lo fanno? La ragione è una sola, dove troverebbero un identico lavoro? Non hanno tutti i torti, hanno fatto tanto per arrivarci, perciò non vedono la ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.
Ma come si comportano i partiti al seguito delle nostre giuste critiche, che prossimamente potrebbero diventare giusti insulti? Logica vorrebbe che rendendosi contro della situazione in cui si trovano, decidessero di fare una ” inversione di rotta”, ma neanche per sogno, a parte una ventilata e sempre rimandata “rottamazione”, non sono andati oltre. Anzi cercano di addebitare a noi cittadini , le maggior colpe di questa “deriva partitocratica”, infatti ci accusano di poco senso civico, di scarso attaccamento alle istituzioni, qualunquisti, antipolitici, ecc. Da che parte viene il pulpito!
Con queste critiche , non si intende dire che se tutto va male, la colpa è tutta dei partiti, anche noi purtroppo abbiamo delle colpe. Vediamole.
Tralasciamo le colpe cosi dette “veniali”, cioè cittadini che hanno preso una tessera, non per “partecipare” alla vita del partito, ma per chiedere favori. Un comportamento deplorevole, purtroppo molto diffuso, che sicuramente ha negativamente “contagiato” i partiti.
Ma qui si vuole toccare alcuni “tasti” , di cui si parla troppo poco; iniziamo con le conseguenze dovute alla scarsa preparazione politica degli elettori.
Alcuni anni fa, fu fatta una inchiesta-sondagggio per conoscere il grado di conoscenza che gli elettori avevano al riguardo dei programmi dei vari partiti. Scopo, constatare se gli elettori erano a conoscenza del reale comportamento dei partiti, in particolare, se quello che avevano promesso, fosse o non fosse stato successivamente mantenuto. Come si è svolto tale sondaggio: agli elettori che non avevano niente in contrario di dire per quale partito avevano votato, è stata chiesta per quale ragione hanno votato il tal partito. Grande delusione degli intervistatori, l’ottanta per cento di questi elettori avevano votato un partito che in parlamento aveva continuamente avversato le scelte che invece l’elettore col voto aveva inteso premiare. Al restante venti per cento degli elettori che avevano “indovinato”, è stato chiesto di elencare alcune delle ragioni per cui gli altri partiti non meritavano di essere votati, altra grande delusione, la stragrande maggioranza di loro si sono limitarti ad una generica risposta: perché sono di destra, oppure perché sono di sinistra. Solo una piccolissima parte di loro, ha dato risposte qualificate.
Domanda, ci rendiamo conto delle conseguenze che si creano a causa di questa scarsissima conoscenza politica? I politici hanno fatto ben poco per combattere questa nostra poca informazione, anzi si potrebbe dire che loro sono gli artefici, infatti, quando descrivono le loro scelte, parlano in politichese, infatti usano parole a doppio o a triplo senso, difficilmente comprensibili anche ai commentatori politici.
Non dimentichiamoci che i legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò che gli elettori chiedono, diversamente non si vede come sia possibile andare incontro alle loro esigenze.
E allora che fare? Ricordo molti anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena affacciato alla politica, mi resi conto dell’esistenza del problema appena accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi “la patente a chi vota”, in parole povere, chi non era interessato ad una seppur minima conoscenza delle proposte e del comportamento dei vari partiti, non poteva votare.
Tocchiamo un altro “tasto” non meno “delicato. Sarebbe idealmente necessario che dando il voto ad un partito, ognuno di noi potesse pronunciarsi anche sul loro comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto, oppure mi hai deluso. Purtroppo il voto non permette la possibilità di spedire “messaggi”di tal genere, infatti il voto ad un partito è solo, e niente altro, che un “consenso” e come tale ovviamente viene inteso.
Troviamoci nei “ piedi” dei partiti, quando dopo ad una tornata elettorale, si apprestano a commentare i voti ricevuti, ad un aumento dei voti, viene dato un ben preciso significato: che i loro programmi , che le loro battaglie, che l loro comportamenti , sono piaciuti, conseguentemente ritengono doveroso continuare sulla strada intrapresa. Qui la contraddizione è evidente, dare un voto ad un partito è un consenso, come dire “continua così ” , perciò non possiamo dire a loro “avanti tutta” e contemporaneamente pretendere un cambiamento. Ed infatti, anche perché a loro non conviene, i partiti non cambiano.
I partiti hanno molte cose da rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo anche noi.

L’EVASORE FISCALE: MA CHI E’ COSTUI?

Dai giornali e dalle TV abbiamo appreso che un vero e proprio “flagello” sta imperversando dalle Alpi alla Sicilia e che se non arrestato metterà in discussione il “sistema Italia”.
Si tratta dell’evasore fiscale, cioè di un soggetto che non intende pagare le tasse o le paga solo in parte.
La situazione sarebbe talmente grave che oscurerebbe la tristemente nota “peste nera “Eliminare” l’evasore è perciò diventato il compito primario dei nostri governanti.
Considerato le forze che si apprestano a scendere in campo, l’evasore non ha più scampo, ha le ore contate, ben presto sarà costretto ad arrendersi “senza condizioni”.
Ma siamo sicuri che con la decimazione dell’evasore, i problemi che affliggono l’Italia saranno definitivamente risolti? Se lo stato non fosse in grado di riscuotere le tasse, oppure le riscuotesse solo in parte, la lotta all’evasione sarebbe pienamente giustificata, ma considerato che lo stato italiano è ai primissimi posti nel mondo come prelievo fiscale pro capite, non sarebbe forse il caso di pensare che il tal spiegamento di forze dovrebbe essere usato per combattere ben altri “mali” per esempio lo sperpero, la corruzione e la burocrazia?
Il problema non è come riscuotere i soldi, ma bensì come spenderli. Ma ammettiamo pure , ammesso ma non concesso, che senza “scovare” l’evasore, l’Italia corra il rischio di “affondare”, la prima cosa da fare è di individuarlo correttamente, cioè conoscerlo con nome, cognome, indirizzo, in caso contrario non si vede come possa essere efficacemente combattuto.
Perciò la prima domanda da fare è, chi è l’evasore? Purtroppo non lo sa il governo che deve dare disposizioni per combatterlo, non lo sa il parlamento che deve approvare il da farsi, non lo sa il finanziere che deve scovarlo, non lo sa l’agenzia delle entrate che, studi di settore alla mano, deve determinare l’ammontare dell’evasione, non lo sa Equitalia che ha il compito di riscuotere il “mal tolto”. Le conseguenze di questa mancanza di “conoscenza” le abbiamo sotto gli occhi, ad alcuni viene chiesta una “presunta” cifra, che moltissimi di loro non possono assolutamente pagarla , ad altri, in particolare i grandi evasori, non possono essere neanche toccati in quanto completamente sconosciuti al fisco. Gli evasori sono sconosciuti anche al presidente della repubblica Napolitano, infatti si è limitato a dire che questi non possono definirsi italiani. Lo scopo di questa frase è evidente, si dice agli evasori di autovergognarsi e si spera che in massa vadano a costituirsi. Al presidente Napolitano alcune domande dobbiamo pur farle. Quelli che si sono suicidati in quanto non erano in grado di dare allo stato quello che lo stato aveva chiesto, potevano o non potevano definirsi italiani? Le decine di migliaia di imprenditori che hanno chiuso le loro aziende “per tasse”, possono o non possono definirsi italiani?
Le centinaia di migliaia di piccoli artigiani e piccoli negozianti, che senza una piccola evasione sarebbero costretti ad abbassare definitivamente la loro saracinesca, perciò una evasione “per legittima difesa”, possono o non possono definirsi italiani? Al presidente Napolitano si può fare una domanda ancor più precisa: signor presidente, se Lei fosse un pensionato con una pensione inferiore ai 500 euro mensili, in Italia sono milioni, e nell’intento di fare un piccolo lavoro in nero, indispensabile per vivere, fosse “scovato” da un finanziere e che questi lo apostrofasse con la frase lei non può definirsi italiano, cosa risponderebbe? Signor presidente, la Sua è stata una frase molto ma molto “infelice”.
Purtroppo, e questo è il vero dramma italiano, quelli che dicono le tasse bisogna pagarle, non solo non sanno chi sono gli evasori, perciò non sono in grado di sapere chi può o non può pagarle, ma sono anche quelli che avendo uno stipendio o pensione di poco inferiore ai 10.000 euro mensili, le tasse le possono pagare “senza problemi”, ma che dire di quelli che senza una piccola evasione, non arriverebbero alla fine del mese?.

CHI PUÒ DEFINIRSI “ESODATO”?
(ALLA FORNERO L’ARDUA SENTENZA)
Grazie ai giornali, ai dibattiti e alle manifestazioni, tutti gli italiani, dal bambino all’anziano, sanno che in Italia vi è il problema “esodati” , anzi lo sanno anche i turisti.
Ma nessuno sa dire chi è esattamente l’esodato, cioè, chi può senza alcun dubbio definirsi tale? Inutilmente lo chiederemmo al capo dello stato, al presidente del consiglio, al ministro del lavoro , ai capi sindacali, ai responsabili INSP , ai politici ecc. Infatti, o rispondono “senza rispondere”, oppure danno risposte diverse. Senza rispondere a questa precisa domanda , non è possibile risolvere il problema. Nonostante ciò, non si capisce, come abbia fatto la Fornero ad assicurare che entro il 30 giugno il problema esodati sarà definitivamente risolto. Considerato che è un “problema” italiano, occorrerebbe dare ad ogni italiano, la possibilità di sapere, con precisione, se può o non può definirsi esodato.
Ma perche non viene dato una risposta a questa indispensabile domanda? Qualcosa mi dice che non si risponde in quanto, cercando di rispondere, viene messo in risalto un “dramma” italiano, la vergognosa ed anticostituzionale differenziazione che esiste fra un lavoratore ed un altro lavoratore.
Tutti siamo a conoscenza di queste differenziazioni, tutti sappiamo chi sono gli artefici, tutti sappiamo che sono state create per interesse personale o di gruppo. L’esistenza di tali differenziazioni, sta complicando la soluzione del problema esodati.
Per elencare queste evidentissime differenziazioni, alcune le vedremo quando cercheremo di capire chi è l’esodato, non basta un articolo, occorrerebbe scrivere un libro.
Vediamo di approfondire il “problema” premettendo che saranno molte le domande, ma poche le risposte.
Da dove deriva la parola esodati? Da quale vicenda è nata?
La parola esodati non si trova in nessun dizionario della lingua italiana, ma da alcuni mesi è diventata una delle parole più usate in Italia, complice una decisione presa dal governo Monti nel corso della presentazione del decreto “salva Italia”. Di cosa si tratta? Grazie ad accordi fra aziende e lavoratori, alcuni di questi , avendo una età compresa fra i 55 ed i 60 anni, hanno avuto la possibilità, volendo, di uscire dal mondo del lavoro, alcuni anni prima della pensione. Purtroppo, senza alcun preavviso, il governo ha cambiato le regole, conseguentemente alcuni verranno a trovarsi senza stipendio e senza pensione. Inutile negarlo, il “problema” esiste.
Al seguito di questa vicenda, la parola esodo ha cambiato significato, non più verso la terra promessa, ma verso la pensione promessa.
Prima di chiedersi come il problema potrà essere risolto, si dovrà rispondere ad alcune ben precise domande: Chi può essere considerato un esodato? Quanti tipi di esodati esistono? Essere senza stipendio e senza pensione significa essere esodato, oppure no ?
Iniziamo dagli esodati “ufficiali” ciò quelli che volontariamente hanno scelto di abbandonare il lavoro prima di andare in pensione. Di quanti tipi ce ne sono?
Alcuni si sono licenziati grazie alla promessa di vedere assunto un famigliare, altri al seguito di una buona liquidazione. La distanza dalla pensione non era identica per tutti, alcuni due soli anni, alcuni molti di più. Come si può vedere diverse le situazioni e diverse le motivazioni, occorre distinguerle, in quanto diversi dovrebbero essere i trattamenti elargiti.
Oltre a questi esodati , ve ne sono altri? Quelli non per propria scelta, ma per costrizione, sono diventati disoccupati, conseguentemente rimasti senza stipendio e senza pensione, possono o non possono pure loro definirsi esodati? Logica vuole che pure questi , anzi più degli altri, dovrebbero giustamente essere considerati tali. Purtroppo non è detto chiaramente.
Al riguardo di questo ultimo tipo di esodati, occorre pure fare qualche distinzione, infatti anche questi non sono tutti uguali.
Il disoccupato da lavoro dipendente può , seppur solo per un certo periodo, usufruire di un qualcosa che gli permette di “tirare avanti”, cassa integrazione, sussidio di disoccupazione, liquidazione, ecc , ma che dire dei “disoccupati autonomi “, artigiani, commercianti ecc, che, come è noto a tutti, non scatta alcun ammortizzatore sociale? Si tenga presente che questi ultimi, essendo stati costretti a chiudere “per tasse” dovranno pure, per alcuni anni, subire l’accanimento della Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
Ma quanti sono gli esodati? 35000? 55000? 371125? Saranno contati tutti? Oppure sarà creata l’ennesima differenziazione sociale?
Ultimissima domanda: cosa farà il governo per risolvere il problema esodati? Lo stanno studiando. Per alcuni, ma non per tutti, saranno annullati gli accordi, cioè possibile rientro nel posto di lavoro. Per alcuni , ma non per tutti, sarà creato un apposito prepensionamento, oppure qualche altro ammortizzatore sociale. Alcuni, ma non tutti, dovranno “arrangiarsi”. Chi saranno quelli che dovranno, ancora una volta, arrangiarsi? Facile profezia, i soliti, cioè quelli che a suo tempo diventarono autonomi.

LETTERA APERTA AI FUTURI ARTIGIANI

Alcuni giorni fa, Corrado Passera, ministro per lo sviluppo economico, ha presentato la bozza di un decreto il cui fine è quello di convincere i disoccupati a diventare imprenditori. L’offerta è a prima vista allettante, per alcuni anni, niente Iva, niente Irpef e tasse al cinque per cento. Una vera e propria “pacchia”.
Conoscendo, al riguardo del lavoro autonomo, ” l’aria che tira”, sorprende non poco il silenzio che ha accompagnato la proposta.
Ma cosa sarà successo? Occorreva forse la crisi, per rendersi conto che la colonna portante della economia italiana, è stata , lo è tuttora e sarà sempre, il lavoro autonomo? Occorreva forse il terremoto emiliano per capire che se le aziende chiudono, i “conti” non tornano? Indipendentemente dalle ragioni, si tratta di “cambiamento epocale”. Ma dove sono finiti i commentatori politici ed economici che nei giorni successivi all’annuale denuncia dei redditi , commentando quelli denunciati dagli artigiani, ripetono più volte l’aggettivo scandaloso? Mi sarei aspettato che al seguito di una proposta come questa, che permette ad alcuni artigiani di pagare solo il 5 per cento di tasse , venissero indetti almeno un paio di scioperi generali.
A tale proposta non si può non dare il benvenuto ed augurare grande successo, anche se alla luce di alcune considerazioni, il grado di credibilità è abbastanza scarso: quelli che oggi dicono “alzate le saracinesche “, sono quelli che fino a ieri hanno dato tutte le disposizioni possibili per farle abbassare. Quelli che oggi invocano la “natalità” sono sempre quelli che hanno potenziato il “plotone di esecuzione”, perciò qualche proverbiale “ riserva” occorre averla. Speriamo che non si tratti di Scherzi a Parte.
Naturalmente, per poter valutare il contenuto di un decreto, occorre vederlo operativo, cioè approvato dalle camere, rimandiamo a tale data il necessario ed indispensabile definitivo giudizio.
Ma anche senza conoscerne a fondo i contenuti è possibile dare qualche consiglio ai futuri possibili “lavoratori in proprio” , consigli che non hanno lo scopo di “frenare ” l’entusiasmo dei coraggiosi, ma piuttosto di illuminare un percorso non privo di ostacoli. Mi rivolgo in particolare ai disoccupati da lavoro dipendente, che con tutto il rispetto che ho per loro , temo, che seppur in buone fede, siano stati oggetto di un “lavaggio di cervello”, cioè potrebbero avere le “idee confuse”.
Non mi rivolgo ai disoccupati da lavoro autonomo, in quanto ciò che dirò lo conoscono benissimo, infatti lo hanno vissuto sulla loro pelle.
Caro disoccupato e possibile artigiano: per fare in modo che la proposta del ministro Passera ti diventi “allettante”, sono scesi in campo molte “sirene”, conosciamo già gli slogan, “nuove opportunità”, “opportunità irripetibili che sarebbe un peccato non approfittarne”, “ interessanti agevolazioni”. Si sta facendo di tutto per convincerti che finalmente non avrai più padroni, che potrai lavorare solo quando ne avrai voglia, che finalmente potrai realizzare tutti i tuoi sogni, che hai la possibilità di entrare nel ristretto novero degli idealisti, degli indipendenti, degli appassionati della vita. In parole povere, che finalmente potrai organizzarti il lavoro da solo, potrai autogestire il tuo tempo libero, puoi mandare qualcuno “a quel paese”, potrai dare sfogo alla tua creatività, potrai fare il lavoro che ti piace, non sarai più un lavoratore alienato, e naturalmente, che se sei abile, avrai la possibilità di migliorare la tua posizione economica.
Ma la cosa più interessante, cioè quella che dovrebbe essere la “spinta” più convincente, già la sai in quanto te l’hanno detta in tutte le lingue, che finalmente potrai evadere quanto ti pare, in quanto stai per entrare nel “paradiso della evasione”
Ebbene mi preme comunicarti che, a parte alcune agevolazioni fiscali, puoi detrarre dalle tasse oltre gli attrezzi, anche la vettura, tutto il resto sono verità “teoriche”, ma che alla fine molte di queste si tramuteranno in “pie illusioni”.
Mi auguro che tu non sia stato un credulone, in caso contrario il tuo sarà un risveglio amaro.
Considerato che mi sono prefisso il compito di “illuminarti”, non posso non farti presente un dato di fatto “inoppugnabile”, tu ti trovavi in un “mondo”, ora stai per entrare in un ”altro mondo”.
Inizio facendoti presente alcune cose che a te sembravano ovvie, in quanto “diritti acquisiti”, ma che invece dovrai “dimenticare”per sempre. Per nessuna ragione potrai prendere soldi non lavorando Perciò niente in malattia, niente durante le ferie, niente cassa integrazione, niente prepensionamenti, niente sussidi di disoccupazione, niente tredicesima, niente liquidazione. Non vi saranno più permessi pagati, donatore sangue, permessi sindacali, matrimoniali, ecc.
Tieni presente che non esiste un artigiano che prende dei soldi senza lavorare!
Non avrai più nessuno che ti difende, se uno sciopero venisse indetto, non sarà per far rispettare i tuoi diritti, magari sarà stato indetto per annullare eventuali tuoi presunti “privilegi”.
Per completezza ti farò presente anche alcune altre cose che non conosci ma, che invece sarai obbligato ad affrontare.
Per iniziare l’attività avrai bisogni di soldi, ebbene ti renderai conto che le banche sono disponibili ad aiutarti solo se loro si sono resi conto che non ne hai bisogno. Avendo bisogno di una infinità di permessi, farai la conoscenza del burocrate, cioè di una figura che farà di tutto per ostacolare ogni tua iniziativa, e quasi sempre ci riesce. Conoscerai il finanziere che costantemente ti terra d’occhio. Conoscerai la giustamente famigerata agenzia delle entrate. Al riguardo delle tasse, della evasione fiscale e della agenzia delle entrate, sarà bene che mi soffermi un poco, in quanto si tratta d temi di “ vitale importanza”. Sicuramente avrai letto da qualche parte l’assicurante “motto” del ministro delle finanze, “chi non ha evaso può stare tranquillo, non gli può succedere niente di spiacevole”. Questa, lo dico per esperienza diretta, è una balla colossale.
Mi spiego: se deciderai di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, a parte il fatto che senza un pò di evasione fiscale sarai costretto a chiudere”per tasse”, sicuramente non avrai “problemi” con i finanzieri, infatti, pur essendo loro dei cercatori “certosini”, non possono trovare quello che non esiste. Ma con la agenzia delle entrate è tutta un'altra”musica”, questi, grazie ai fantasiosi studi di settore, si arrogano il diritto di farti il conto in tasca, per loro non puoi non aver evaso, perciò ti chiameranno a giudizio, cioè dovrai subire regolari processi. Questo significa che dovrai anticipare una cifra di soldi, che dovrai farti un avvocato, che dovrai perdere giorni di lavoro. Considerato che non hai evaso, sarai il sicuro vincitore, sicuramente potrai uscire dai tribunali a testa alta, ma attenzione, nonostante la vittoria, una parte dei soldi anticipati non ti saranno restituiti, dovrai pagare l’avvocato, il tempo perso non ti sarà risarcito. Naturalmente questo non è per un solo anno, anzi considerato che la prima volta gli è “andata buca”, riproveranno anche negli anni successivi, alla fine cederai per “sfinimento”, cioè non avendo altra alternativa per porre fine ad un vergognoso accanimento, ed anche per il disperato tentativo di vivere in pace, darai a loro la cifra che ti avevano chiesto.
Diventerai un “perseguitato fiscale”, senza associazione.
Ma cosa ai fatto di male? Essere troppo onesto è una colpa? Attenzione, non credere che per “chiudere” con l’agenzia delle entrate, sia sufficiente chiudere bottega, neanche per sogno, per un buon numero anni sarai in balia dei loro asfissianti tentacoli. Eppure ti avevano detto che senza evasione fiscale avresti potuto “vivere tranquillo”, purtroppo non ti hanno detto l’unica grande verità, che chiedendo la partita Iva, diventi un “potenziale evasore”, un essere”socialmente pericoloso”, perciò “schedato” per tutta la vita.
Quando ti renderai conto che ciò che ti sto dicendo corrisponde alla verità, sicuramente ti verrà la tentazione di fare un pò di evasione, ebbene avrai la conferma che effettivamente ti trovi in un altro”mondo”. Se prima facevi un piccolo lavoro in nero, anche quello era evasione fiscale, passavi praticamente inosservato, nessuno ti controllava , ma da ora in poi attenzione, sei diventato un “sorvegliato speciale”, se ti pescano sei fritto. Tu sai come si è espresso il presidente della repubblica Napolitano, che naturalmente non si riferiva alla evasione praticata dai dipendenti, ma a quella praticata dagli artigiani, ha detto che tali evasori non potranno più “definirsi italiani”. Pensa che roba, il mafioso, il lestofante, l’assassino, può continuare a definirsi italiano, ma tu no, per la sola colpa di aver fatto un pò di evasione, evasione per “sopravvivenza” e per “legittima difesa”, non puoi più dire ” sono di nazionalità italiana”, per avere una nazionalità dovrai recarti all’estero.
Non so se ci tenevi, ma non potrai più essere considerato un lavoratore, infatti la tua nuova attività non è prevista nello statuto dei lavoratori. Ironia della sorte, farai almeno dalle 16 alle venti ore in più alla settimana, ma non sarai più un “lavoratore”.
Se volessi elencarti tutte le differenze fra artigiani e dipendenti, che sicuramente ti sarebbero utili, non basterebbe un articoletto, ma dovrei scrivere un libro.
Termino facendoti una domanda, come mai quelli che stanno facendo di tutto per convincerti che il lavoro autonomo è un lavoro “paradisiaco”, non sono diventati artigiani?
Non ti do la risposta, se diventerai artigiano. la scoprirai da solo.
Caro disoccupato, ti ho parlato “franco”, ma non sono stato “brutale”, se volevo esserlo mi sarei soffermato su un tema che meritava di essere approfondito, gli “inspiegabili” suicidi.

SALVATORI O MASSACRATORI ?

Come è noto, i funzionari della agenzia delle entrate si sono rivolte a molte piccole aziende “invitandole caldamente” a versare “una tantum”, lasciando intendere che sarebbero state lasciate “fiscalmente in pace”.
Pure noto a tutti è il risultato finale di queste “scellerate richieste”, quelli che avevano effettuato una certa evasione, volentieri hanno pagato e naturalmente continuato ad evadere.
Quelli che invece avevano effettuato una evasione “per legittima difesa”, cioè per non essere costretti a chiudere “per tasse”, che sono la maggioranza, vedendosi “braccati”, pur a costo di rimanere in “bolletta”, ma nella convinzione ed illusione di “chiudere” con l’agenzia delle entrate, hanno pure loro pagato, ma giustamente nauseati ed amareggiati, molti di loro hanno definitivamente chiuso bottega.
Purtroppo vi sono pure quelli che non avevano i soldi da pagare, ebbene, questi hanno avuto due sole alternative: o indebitarsi oppure suicidarsi, dalle cronache sappiamo che alcuni hanno scelto questa ultima alternativa.
ATTENZIONE!! Alcuni di questi hanno pure promesso che prima o poi faranno una strage.
Il fisco è una “arma”troppo pericolosa, se lasciata in mano a degli incompetenti, può creare, come infatti è accaduto, delle tragedie.
Nonostante le tragedie, consapevolmente od inconsapevolmente create, gli ideatori di questa “raccolta fondi”, in odore tangentizio e ricattatorio, hanno ricevuto complimenti anche a livello internazionale, “per l’ottimo risultato conseguito nella lotta contro l’evasione”, conseguentemente sono stati considerati i “salvatori della patria”.
Altro che “salvatori”, considerato che il tempo è galantuomo, questi passeranno alla storia come i “massacratori ” della “azienda” Italia.




IL “ BALLETTO” DELLE RESPONSABILITA’
Molti italiani sono sorpresi dallo scandaloso comportamento dei nostri politici, in verità, conoscendo “l’andazzo”, dovrebbero essere sorpresi del contrario.
Ma ancor più sorprendente è il constatare come i politici si comportano al riguardo di questi scandali.
Nell’intento di “smarcarsi” cercano di dimostrare che loro stessi sono “sorpresi” dell’accaduto, che naturalmente loro sono innocenti, che il loro comportamento è in linea con le leggi vigenti, che la stragrande maggioranza di loro sono al servizio del popolo, e chiedono per queste “schegge impazzite” esemplari punizioni.
Codesti politici fanno finta di non sapere che vi sono due tipi di responsabilità: una responsabilità penale, il non rispetto delle leggi, ed una responsabilità politica, il non rispetto di un codice di comportamento, che è poi quello di mantenere le promesse fatte nelle campagne elettorali, cioè onestà, trasparenza, controlli, ecc.
Giustamente è compito della magistratura giudicare e punire chi non rispetta il codice penale, ma sarebbe illusorio voler far credere che con un maggiore impegno dei magistrati si possa porre fine al dilagare degli scandali e della corruzione politica.Tangentopoli non ha moralizzato un bel niente. Il rispetto delle leggi è sicuramente una cosa utile, ma senza l’intervento degli stessi partiti, la situazione non può cambiare.
La prima cosa che serve all’Italia è che venga creato un “codice di comportamento” valido per i politici di ogni livello, compito dei singoli partiti è controllare che tali norme siano da tutti rispettate, chi non lo rispetta, deve dal partito essere definitivamente allontanato.
Cosa deve contenere il codice di comportamento?
Per scriverne il contenuto non occorre essere un professore di scienze politiche, è sufficiente una persona dotata di un briciolo di buon senso.
Un concetto deve comunque entrare bene nella mentalità dei politici, i soldi che gestite sono soldi di tutti e perciò dovreste gestirli come gestireste i vostri.
Purtroppo questo concetto lo hanno volutamente travisato, i soldi di tutti li considerate vostri e spesso li avete usati per finanziare le vostre campagne elettorali.
Chi è chiamato al rispetto delle regole contenute nel codice di comportamento?
Tutti i politici investiti da qualche responsabilità politica, dal consigliere del più piccolo comune italiano, al presidente del consiglio.
Se scoppia uno scandalo in una qualsiasi amministrazione politica, tutti i rappresentanti devono ritenersi politicamente responsabili e conseguentemente tutti dovrebbero dare le dimissioni.
Anche in assenza di uno scandalo, possono esistere gravi responsabilità politiche, esempio: un consigliere comunale di un piccolo comune, sia di maggioranza che di minoranza, che spesso ha solo il compito di alzare o non alzare la mano, magari senza sapere la ragione di tale gesto, deve avere invece il dovere di controllare le decisioni che vengono prese dalla giunta. Ebbene, se queste decisioni contrastano col codice di comportamento, questi deve farlo presente in consiglio, in mancanza di alcuna revisione, questi deve dimettersi e far conoscere al pubblico l’accaduto.
Se tale consigliere non si comporta in questo modo, non può avere scusanti, avendo accettato di andare in lista, doveva essere a conoscenza degli impegni che si assumeva, perciò deve essere considerato complice e responsabile dell’accaduto.
Se diamo uno sguardo gli scandali quotidiani ci rendiamo conto che solo qualche politico è penalmente responsabile, ma ci rendiamo pure conto che nessun politico è immune da gravi responsabilità politiche.
Cosa dovrebbero fare i politici per salvare “la faccia” , ammesso che questo sia un loro sincero desiderio?
Non hanno alternativa: scrivere a chiare lettere il codice di comportamento e considerato che nessun di loro può ritenersi “non colpevole”, dimettersi tutti e chiedere scusa agli italiani.
Forse, anzi senza forse, ho chiesto troppo



() L’ARTIGIANO, UN LAVORATORE PRIVO DI TUTELA

Come è noto, i lavoratori dipendenti hanno i loro sindacati, il cui compito è quello di tutelarli.
Pur essendo vero che non sempre le lotte sindacali hanno favorito i reali interessi dei lavoratori, è però anche vero che quando necessita un loro intervento, questi, anche senza essere sollecitati, intervengono in prima persona, con ogni tipo di lotta, (dibattiti, interpellanze, scioperi).
Si può tranquillamente affermare che i sindacalisti sono sempre stati e saranno sempre ben vigili e ben presenti.
Purtroppo, per una insieme di ragioni, non tutte le categorie dei lavoratori usufruiscono di una altrettanto adeguata tutela, una di queste è l’artigianato.
Qualcuno potrebbe far presente che in Italia gli artigiani hanno le loro associazioni, ma purtroppo, come sarà facilmente dimostrato, la funzione di queste associazioni non sono quelle, come invece dovrebbero essere, di tutelare i loro iscritti. La loro è una semplice funzione amministrativa, infatti si comportano più o meno come fossero dei commercialisti.
Se diamo uno sguardo ai risultarti, grazie alle lotte sindacali, ottenuti dai lavoratori dipendenti, e li confrontiamo con i risultati, grazie alle lotte delle confederazioni dell’artigianato, ottenuti dagli artigiani, ci renderemo facilmente conto della diversa operosità ed efficienza che contraddistingue le rispettive associazioni.
Qualche esempio: giustamente il lavoratore dipendente, riceve lo stipendio anche quando è ammalato. Domanda, perché anche l’artigiano in malattia, pagando naturalmente il dovuto, non viene messo nelle stesse condizioni? Altro esempio: se un lavoratore dipendente rimane disoccupato, scattano, giustamente per lui, alcuni ammortizzatori sociali, cassa integrazione, disoccupazione, ebbene, per quale ragione anche l’artigiano, pagando naturalmente il dovuto, non può essere messo nelle condizioni di usufruire di tali ammortizzatori?
Lungo sarebbe l’elenco dei “diritti acquisiti” che i lavoratori dipendenti hanno ricevuto grazie alle lotte indette dai loro sindacati, ebbene, nonostante che le confederazioni dell’artigianato siano nate oltre 50 anni fa, non sono riuscite a fare in modo che nessuno di questi “diritti acquisiti” diventassero patrimonio anche degli artigiani, da quello che mi risulta non sono state neanche proposte. Non era forse un loro compito ed un loro dovere rivolgersi alle sedi competenti per fare in modo che anche gli artigiani potessero usufruire di alcune “coperture”? Perché non è stato fatto? Come si spiega questa colpevole latitanza?
Premetto che da oltre 50 anni “rompo le scatole” alle confederazioni degli artigiani, facendo tali
domande, ebbene sono ancora in attesa di una risposta.
Ironia della sorte, i dipendenti delle confederazioni degli artigiani, nate per “tutelare” gli artigiani usufruiscono di tutti i “diritti acquisiti”, gli artigiani “tutelati” dalle confederazioni dell’artigianato, non ne usufruiscono e non ne usufruiranno mai.
Ingenuamente pensavo che più che “difendere” era meglio essere “difeso”, i fatti dicono che mi sono sbagliato.
Più volte mi sono chiesto la ragione per cui gli artigiani si trovano in questa deplorevole situazione, ebbene, pur senza aver la pretesa di dare una risposta definitiva, porterò un dato di fatto che già da solo potrebbe dare la dovuta spiegazione. Logica vuole che il direttivo di una associazione di lavoratori sia formata da persone che conoscono bene i problemi della categoria, in parole povere: nessuno meglio di un dipendente conosce i problemi dei dipendenti, non a caso, i sindacati dei lavoratori dipendenti intervengono prontamente quando qualche loro conquista viene messa in discussione, oppure intervengono con tutte l loro forze per dare a loro maggior potere contrattuale. Si tratta di interventi facilitati dal fatto che gli interessi dei lavoratori dipendenti combaciano esattamente con gli interessi dei sindacalisti.
Altrettanto dicasi al riguardo degli artigiani, solo degli artigiani possono conoscere le necessita ed i problemi degli artigiani.
Purtroppo nessun componente delle confederazioni artigiane, dal presidente al semplice impiegato, ha mai fatto l’artigiano, conseguentemente non può conoscere i problemi di questa categoria. Occorre pure tener presente che i problemi degli artigiani difficilmente combaciano con i problemi dei loro “difensori” , anzi, in qualche caso sono addirittura contrastanti , perciò non è possibile pretendere da loro uno spontaneo e deciso intervento.
Non escludo che siano anche altre le ragioni per cui gli artigiani siano privi di tutela, ma sicuramente questo è il “problema dei problemi”.
Molti sono i “problemi” che affliggono l’artigiano, problemi non sempre risolvibili, questo è uno di quelli.
E i risultati si vedono



LE RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’ VINCERE LE PRIMARIE E LE RAGIONI PER CUI LA SITUAZIONE ITALIANA NON PUO’ CAMBIARE

Ho fatto un sondaggio, scopo capire tre cose: come la gente vede la situazione italiana, se sono intenzionati a cambiarla, e, se intenzionati, cosa propongono per cambiarla. Ho interrogato persone di ogni ceto sociale, volutamente ho evitato, ritenendo i loro pareri troppo “interessati”, ad intervistare persone particolarmente politicizzate, diciamo che ho cercato di capire cosa ne pensa il popolo.
Anzitutto un giudizio generale, alcuni non hanno dato alcuna risposta, un discreto numero ha dato una rispostaccia, questo per dire che “l’acqua bolle”, ma con mia grande sorpresa ho constatato che non solo la stragrande maggioranza degli intervistati sono ben felici di esprimere un loro parere, ma che sono pure dotati di una eccezionale maturità, conseguentemente, i loro suggerimenti meriterebbero di essere ascoltati.
Vediamo, pur con tutti i limiti, i risultati che sono scaturiti da questo sondaggio.
Per la stragrande maggioranza di loro, l’era berlusconiana è finita e sta per iniziare l’era del Pd, cioè, per almeno due legislature i governi saranno guidati dal Pd.
Essendo ben radicato su tutto il territorio italiano ed essendo ben disposto a dialogare con i sindacati, il Pd sarebbe l’unico partito italiano in grado di governare l’Italia.
Ma questi aggiungono un importante particolare, per risolvere i gravi problemi che travagliano l’Italia, questo partito, come tutti gli altri partiti, deve rivedere molte cose, deve rinnovarsi, deve fare una salutare “rottamazione”, in caso contrario i problemi rimarranno irrisolti, anzi potrebbero peggiorare.
Cercando di sintetizzare il parere di questi non “sprovveduti”osservatori, occorre che Renzi vinca le primarie, vincendole diventerà il candidato per la presidenza del consiglio, in tal caso il popolo italiano gli darà una ampia maggioranza.
A questo punto, tenendo naturalmente conto di ciò che è “voce del popolo”, esprimo alcune mie riflessioni.
Le volontà espresse dalle persone che ho intervistato possono essere realizzate?
Ne dubito, sicuramente il popolo italiano, alle elezioni politiche, voterebbe Renzi, ma considerato che le primarie le vincerà Bersani, Renzi non può essere votato. Se le primarie saranno di partito e non di coalizione, Renzi arriverà secondo.
Ma perché non può vincere Renzi?
Per due ragioni ben precise: 1) l’attuale segreteria firmerà e consiglierà di firmare per Bersani, 2) per Bersani firmeranno tantissimi elettori del Pd, specialmente quelli non intenzionati a cambiare radicalmente la società, cioè dipendenti pubblici, pensionati Baby, sindacalisti, funzionari di partito.
Paradossalmente, se gli intervistati hanno visto bene, l’Italia non potrà cambiare per colpa della attuale segreteria e per colpa di una parte degli elettori del Pd.
Bersani è sicuramente una persona onesta, come pure la Bindi, D’Alema e tutti quelli della segreteria politica, ma questi non possono essere considerati il “nuovo che avanza”, non possono fare in poco tempo quello che per decenni non hanno voluto o non potuto fare.
Proviamo ad ascoltare gli iscritti del Pd delusi dal comportamento del loro partito, ascoltiamo in particolare gli operai che lavoravano nelle piccole aziende, ora disoccupati, in quanto ben 33000 di queste aziende hanno chiuso definitivamente i battenti, ebbene ne sentiremo delle belle: che il partito non crea un posto di lavoro produttivo, da anni creano solo posti per dipendenti pubblici , cioè lavori non produttivi, che non hanno difeso le piccole aziende, che non hanno voluto fare la riforma burocratica, che non hanno combattuto gli sperperi, che non si sono dati da fare per intaccare i privilegi della casta. In parole povere, che sarebbe diventato un partito più o meno come gli altri.
Fa pena constatare la profonda delusione in cui si trovano persone che al partito avevano dato tanto e che tanto avevano sperato.
Queste persone non voteranno mai un altro partito, sono disponibili a votare solo per un Pd diverso, un partito che sia intenzionato ad una vera svolta.
Questi disoccupati, alle primarie firmeranno per Renzi, ed in caso di vittoria lo voteranno , ma considerato che questi non sono la maggioranza nel partito, sicuramente rimarranno delusi e conseguentemente dovranno rassegnarsi.
Una importante precisazione, l’amarezza di molti elettori del Pd è grande, ma ancor più grande è l’amarezza degli altri elettori.
Una domanda è d’obbligo, se Renzi vincesse le primarie, per quale ragione sarebbe un sicuro vincitore delle elezioni politiche?
La stragrande maggioranza degli italiani non ha più fiducia negli attuali dirigenti politici, vuole un cambiamento radicale, ebbene per loro, l’unico politico disposto a tale cambiamento sarebbe Renzi, perciò lo voterebbero in tantissimi, sia di sinistra che di destra.
Inoltre riceverebbe la fiducia di tanti delusi dalla politica.
Da decenni alle politiche non voto, ma se Renzi vince le primarie, il mio voto lo avrà sicuramente.


LETTERA APERTA AL PROFF MONTI

(per ricordagli i madornali errori commessi)

Spettabile Proff Monti
Non mi aggrego alla moltitudine di osservatori politici che vorrebbero far credere agli italiani che Lei è il responsabile di tutti i mali che travagliano la nostra disgraziata nazione.
Sappiamo tutti che Lei ha ereditato una situazione disperata, per portare un esempio di “pronto soccorso”, potremmo dire che si è trovato al capezzale di un infermo che era più di là, che di quà.
Non farò neanche un elenco di scelte fatte, che lei sa benissimo e i fatti lo dicono, che era meglio non averle fatte, ma farò invece un brevissimo elenco di alcune cose che avrebbe dovuto fare, ma che non ha fatto, anzi, e questo è molto grave, insiste ancora a non volerle fare.
Inizio da quel giorno che Lei ricevette l’incarico di formare un nuovo governo.
Senza alcun dubbio avrà incontrato anzitutto i “grandi” della finanza, i segretari di partito, i segretari delle confederazioni sindacali e delle associazioni di categoria, i presidenti degli enti , in particolare di quelli inutili, cioè le persone che contano.
Non essendo stato presente, non posso sapere cosa vi siete detti, ma so cosa NON vi siete detti, nessuno di loro ha chiesto che venga fatta la riforma burocratica, cioè la madre di tutte le riforme, infatti non se ne parla, nessuno ha chiesto di intaccare i vergognosi privilegi della casta, infatti ne parlano solo le cronache, nessuno ha chiesto di mettere un tetto ai vergognosi stipendi di tanti manager pubblici, infatti ci si limita solo a parlarne, nessuno ha chiesto di porre un freno agli sperperi, non a caso continuano come prima.
Cosa invece doveva fare e non ha fatto?
Doveva invitare tre anziani: un artigiano, un commerciante ed un coltivatore diretto, non doveva preoccuparsi del loro grado di istruzione, potevano essere anche degli analfabeti, doveva solo farsi raccontare la loro vita.
Quante cose avrebbe imparato e come le sarebbero servite.
Era sufficiente che avesse dedicato a ciascuno di loro 20 minuti, questo significa che in una ora di tempo avrebbe imparato economicamente molto di più di quello che ha imparato a scuola, e molto di più di quello che ha appreso nel corso delle sue molteplici attività.
Avrebbe sicuramente appreso molto cose a Lei completamente ignote, in quanto nei giornali non vengono scritte e non si apprendono vivendo in mezzo ai nullafacenti
Avrebbe appreso chi veramente tira la carretta, chi nel dopo guerra ha creato il cosi detto miracolo economico, chi veramente lavora, che lavora anche con la febbre, chi dà allo stato, molto più di quello che dallo stato riceve, in parole povere, chi sono i pilastri della società.
Avrebbe anche appreso, ma non mi dica che non se ne è accorto, che questi. pur lavorando più degli altri , sono pure anche quelli che prendono la pensione più bassa.
Ascoltando questi tre saggi anziani, avrebbe fatto le 4 scelte che potevano salvare l’Italia: 1) ordinare ai finanzieri di lasciare in pace per almeno due anni, queste tre categorie e di cercare invece gli evasori totali, 2) dare ordine alle banche di dare a queste categorie i soldi necessari per i loro investimenti, garante lo stato. 3)abbassare per queste categorie la pressione fiscale, per permettere a loro di essere competitive nel mercato, 4) porre mano, senza esitazione o condizionamenti alla riforma burocratica.
Sicuramente vi sono anche altre cose da fare, ma queste sono indispensabili.
Lei sa meglio di me che se avesse fatto queste cose ci troveremmo in ben altra situazione, per esempio non occorrevano finanziarie magari mascherate da non chiare “leggi di stabilità, in tal caso avremmo veramente visto le luce della fine del tunnel, ma che non sono quelle di un treno che sta per investirci.
Come sappiamo tutti, ogni giorno chiudono un migliaio di piccole aziende, cioè migliaia di colonne che sostenevano l’edificio Italia, ci stiamo incamminando verso ad una catastrofe di immani proporzioni.
Lei conosce come sono messi i conti dello stato, si sarà perciò reso conto che con la chiusura di queste piccole aziende, i conti non possono tornare, purtroppo il misfatto e fatto, il suo ottimismo non può bastare a porne un qualche rimedio.
Avendo avuto in Lei un iniziale fiducia, sapevo che vi era la possibilità di salvare la “barca Italia”, ho invano sperato in un suo ravvedimento, purtroppo sono rimasto deluso, Lei continua imperturbabile nel suo cammino suicida.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna


SE RENZI VINCE LE PRIMARIE
Nel caso che Renzi vincesse le primarie, si avrebbero ripercussioni particolarmente favorevoli per il Partito Democratico.
1)Moltissimi cittadini italiani, intenzionati a votare Grillo, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
2)Moltissimi cittadini italiani, intenzionati a disertare il voto, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
3)Alcuni elettori del centro destra, politicamente delusi dal comportamento di alcuni componenti dei loro partiti, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
4)Molti voti a Renzi, e perciò Pd, impedirebbero di fatto una non impossibile vittoria del centro destra.
5)Si tenga pure presente che il popolo è molto arrabbiato e sfiduciato, la presenza di Renzi, cioè la speranza di qualcosa di nuovo, servirebbe ad evitare scontri, conflitti e sommosse che potrebbero mettere in discussione la vita democratica della nostra nazione.
Tutto questo porta “acqua”, in particolare, al “mulino” del Pd, perciò mi riesce difficile capire la ragione per cui la segreteria di questo partito, si stia mobilitando per impedire la vittoria di Renzi alle primarie.
Si tratta di una mobilitazione che potrebbe arrecare al partito danni forse irreparabili, infatti con l’inevitabile acutizzazione della battaglia, potrebbero non mancare dure accuse all’indirizzo di Renzi.
Attenzione, le accuse sono una arma a doppio taglio, se corrette, servono alla comprensione, ma se fossero dettate da spirito demonizzatore, le conseguenze per il Pd, sarebbero devastanti, Renzi e moltissimi di quelli che si recheranno a firmarlo, potrebbero allontanarsi dal Pd.
Si cadrebbe dalla padella alla brace



DEBITO PUBBLICO E L’ EVASIONE FISCALE DEI LAVORATORI AUTONOMI
L’Erostat, ufficio statistico dell’unione europea, ha comunicato ai nostri “salvatori della patria” che il debito pubblico italiano è salito al 126,1% , che salvo drastiche contromisure, crescerà ancora, e che il grado di sostenibilità sta per essere superato.
Eppure qualcuno ci aveva assicurato che i “conti”erano saldamente sotto controllo.
Il problema debito pubblico è ben presente nelle intenzioni del governo, come pure nei programmi elettorali dei vari partiti, come pure negli editoriali dei vari commentatori politici.
Tutti questi mettono in evidenza che si tratta di una pesantissima “palla al piede” che impedisce lo sviluppo sociale ed economico dell’Italia.
Correre ai ripari non è solo una impellente necessità di ordine economico, ma anche un dovere morale, occorre evitare che l’onere ricada sulle generazioni future, cioè, che queste siano costrette a pagare errori, da loro non commessi.
Fioccano le proposte per ridurlo: vendita beni dello stato, lotta agli sprechi, tetto a stipendi e pensioni d’oro, scovare i falsi invalidi, ridurre i privilegi della caste.
Si tratta di proposte che se rese operative ridurrebbero drasticamente il debito e non avrebbero controindicazioni.
Ma vi è una proposta, che pur avendo trovato unanimi consensi, contiene molte controindicazioni, e che, se resa operativa senza le necessarie precauzioni, potrebbe provocare danni devastanti.
Come è tristemente noto, la “cura” che più di altre viene invocata per ridurre il debito pubblico è la sistematica eliminazione dell’evasione praticata dai lavoratori autonomi
Al seguito di una ben orchestrata campagna mediatica, in prima fila alcuni dirigenti sindacali, si è riuscito ha far credere che senza la totale eliminazione di questo tipo di evasione, il debito pubblico non può essere ridotto.
Come pure si è riuscito a far credere che eliminando tale evasione, il debito pubblico automaticamente scomparirebbe.
Se le parole hanno un senso, il messaggio lanciato da questi “interessati” commentatori è questo: i lavoratori autonomi sono quelli che hanno fatto salire il debito pubblico, tocca a loro farlo scendere.
A parere di questa “corrente di pensiero”, il messaggio si presta ad essere letto anche con una altra chiave di lettura: se i lavoratori autonomi diventassero tutti dipendenti, scomparirebbe il nucleo più importante della evasione fiscale e conseguentemente scomparirebbe anche il debito pubblico.
I fatti smentiscono questa assurda teoria: considerato che ogni giorno chiudono l’attività un migliaio di autonomi, se la teoria fosse esatta, significherebbe anche l’automatica scomparsa di un migliaio di evasori, che, con la conseguente riduzione dell’evasione fiscale da loro praticata, dovrebbe essere seguita da una sostanziale riduzione del debito pubblico.
Contrariamente a ciò che si vorrebbe far credere, al seguito di tali chiusure, il debito pubblico, invece di diminuire, aumenta, e se non si arresta questa vera e propria “mattanza”, sarà condannato ad aumentare all’infinito.
Non mi pare che occorresse questa plateale constatazione per rendersi conto di come stanno veramente le cose, era sufficiente dare uno sguardo alla situazione in cui si erano venuti a trovare i paesi dell’Est europeo, nonostante che non vi fossero lavoratori autonomi, perciò totale mancanza di evasione, tali paesi sono finiti ugualmente in miseria.
Non capisco la ragione di questa premeditata criminalizzazione dei lavoratori autonomi, forse questi commentatori ignorano la vera consistenza dell’evasione, sarà bene perciò informarli.
Grazie ad una ricerca effettuata dalla associazione contribuenti italiani, è possibile conoscere l’ammontare della evasione per ogni categoria.
Le cifre riportate sono state desunte dall’incrocio di dati rilasciati da banche centrali, da istituti di statistica, da alcuni ministeri e dalle polizie tributarie.
Su 180 miliardi di evasione stimate in un anno, queste sono le cifre corrispondenti:
1)Economia criminale( mafia e malavita): 78 miliardi di euro.
2)Grandi aziende: 38 miliardi.
3)Economia sommersa( doppio lavoro dei lavoratori dipendenti e lavoratori provenienti da paesi extraeuropei: 34 miliardi
4)Società di capitali:22 miliardi.
5) Autonomi e piccole imprese: 9 miliardi.
Trattandosi di stime, ognuno può giustamente farne i commenti che ritiene più opportuno, l’unico commento che mi sento di fare è che l’evasione degli artigiani e delle piccole aziende sarebbe solo il 5 x cento dell’intera presunta somma evasa.
Al seguito del sopradetto, sento il bisogno di rivolgere un accorato appello a quelli che detengono il potere in Italia, si tratta di un vero e proprio SOS: 45 mila piccole aziende hanno già chiuso “per tasse”, perciò prima che sia troppo tardi, occorre ridurre la pressione fiscale a quelli che non hanno ancora chiuso, in caso contrario la “barca” Italia affonderà e non ci saranno superstiti.


IN ITALIA CI SONO TROPPI “CIECHI”
Quotidianamente apprendiamo che i finanzieri hanno scoperto dei falsi ciechi, cioè persone che dovevano essere non vedenti, ma che invece leggevano il giornale, guardavano l’orologio, attraversavano la strada senza alcun aiuto, non avevano il bastone bianco e non erano accompagnati, ma, nonostante ciò, ricevevano un assegno per cecità totale.
Gli abitanti dei quartieri dove abitano questi falsi ciechi, non hanno visto che questi non erano ciechi, forse gli abitanti di questi quartieri sono pure loro tutti ciechi.
Le persone che ricevano l’assegno di accompagnamento, essendo ciechi, non avevano visto che questi ciechi, non erano ciechi.
Non si riesce a capire come questi “ciechi” siano riusciti a farla franca, infatti sono riusciti a fare in modo che nessuno si accorgesse che loro non erano ciechi.
Non se ne sono accorti quelli che hanno scritto la domanda, per esempio i sindacalisti o chi per loro, in quanto tutti ciechi, cieco il medico di base che ha fatto la necessaria richiesta per la visita, naturalmente completamente ciechi i componenti della commissione che hanno giudicato il grado di cecità.
Come è noto un buon numero di dipendenti pubblici, pur avendo firmato il cartellino, sono stati trovati lontani dal posto di lavoro, ma nessuno dei loro colleghi avevano visto la sedia vuota, purtroppo tutti ciechi.
Ogni capitolo di spesa pubblica, compreso i soldi dati ai partiti, ha per legge, un organismo di controllo, ebbene i componenti di questi organismi non sono in grado, in quanto tutti ciechi, di vedere la lunghissima serie di spese ingiustificate, che quotidianamente apprendiamo dai giornali.
L’elenco delle gesti dei “non vedenti”, ma pagati per vedere, sarebbe lunghissimo.
Attenzione a girare: ovunque possiamo incontrare dei ciechi.
Senza alcun dubbio l’Italia è il paese del mondo che ha più cechi.
C’è un proverbio che dice” ladro è chi ruba e ladro è chi tiene il sacco”, ebbene giustamente apprendiamo dai giornali che saranno puniti quelli che hanno “rubato” , ma non ho ancora letto nei giornali che altrettanto giustamente saranno puniti anche quelli che hanno “tenuto il sacco”.
Nonostante profondi studi non è chiara la ragione di questa diffusa cecità, ma a parere di qualche “addetto ai lavori” non sarebbe altro che le conseguenze del troppo “ungere le ruote”.
Considerato che si tratta di un grosso problema , sicuramente sarà promossa una campagna “per la vista”, tutti gli italiani dovranno obbligatoriamente effettuare una visita “oculistica”.
Sicuramente il governo presenterà alle camere un provvedimento d’urgenza. Speriamo che i ministri non siano pure loro tutti ciechi.



GRILLO, LA TELEVISIONE ED I PARTITI

Grillo ha deciso che i componenti del movimento 5 stelle non devono partecipare ai vari dibattiti televisivi. A parere di molti esponenti dei partiti tradizionali, sarebbe una scelta “antidemocratica” in quanto non darebbe la possibilità ad una parte della popolazione italiana di conoscere le proposte di un partito che alle prossime elezioni potrebbe mettere in parlamento un centinaio di parlamentari.
Dare la possibilità a tutti i cittadini, anche quelli che non sono collegati ad Internet, di conoscere le proposte dei grillini, sarebbe sicuramente una cosa utile, ma che siano gli esponenti dei vecchi partiti a sollevare il “problema” , considerandolo addirittura un rischio per la democrazia, è una cosa ridicola.
Che questi politici non abbiano più argomenti credibili, si sa da tempo, ma che per attaccare qualcuno usino tali argomenti, significa offendere l’intelligenza degli italiani.
Un rischio per la democrazia sarebbe se a qualcuno venisse negata la possibilità di far conoscere i propri programmi, ma non se qualcuno, per ragioni sue, li fa conoscere con i mezzi che ritiene più opportuno.
A questi “puritani”o “difensori della democrazia”, mi preme ricordagli una cosa, ma potrei ricordargliene altre: a metà degli anni settanta, il gruppo del Manifesto, un gruppo uscito dal Pci, ritenne opportuno presentarsi alle elezioni politiche e nonostante che fosse presente in quasi tutti i collegi elettorali italiani, non gli fu permesso, decisione presa dai partiti che detenevano il potere sulle tre uniche reti, di presentare il loro programma alla televisione. Quella fu una scelta antidemocratica.
Molte sono le ragioni per cui i grillini devono declinare l’invito di partecipare a tali dibattiti, infatti lo scopo dell’invito non è quello di fare una utile informazione, ma piuttosto di fare opera di”sputtanamento” sia personale, che al loro movimento.
Tutti sappiamo come sono organizzati tali dibattiti, i conduttori, salvo lodevolissime eccezioni, sono “schierati” verso un ben preciso schieramento politico, perciò lasciano ad alcuni la possibilità di spiegare il loro punto di vista, senza alcuna interruzione, mentre ad altri , oltre che dare poco spazio, li interrompono continuamente.
Perciò, in considerazione del sopra detto e del fatto che la stragrande maggioranza dei grillini, pur essendo persone oneste, politicamente parlando sono dei “novizi”, ecco che entrando in dette “tane” ed essendo costretti a confrontarsi con delle vecchie” volpi” , farebbero la fine dei “polli”.
Quando i grillini saranno in parlamento, giustamente la popolazione vorrà conoscere le leggi o le regole che questi saranno intenzionati a votare, ma come è consuetudine, le sedute parlamentari vengono seguite in diretta Tv, perciò chi volesse potrà seguirne lo volgimento.
Sentire i politici che danno dell’antidemocratico a Grillo, è il classico caso delle volpi che fanno le correzioni alle galline.
Non vorrei essere frainteso, non sono un grillino, se Renzi vince le primarie, voto Renzi, se non vince, come faccio da decenni, non voto.
Sgubbi Giuseppe ex artigiano


BEATI” I NULLAFACENTI E “BEATI” I FURBI
Questa è la società di chi ha deciso di essere un nullafacente. Il nullafacente si è reso conto che questa società non merita il lavoratore, non merita l’onesto, non merita quello che si vergogna di essere un mantenuto, non merita quello che ritiene opportuno fare il proprio dovere. Paradossalmente si può dire che la società italiana non merita quello che ha deciso di essere un cittadino italiano con la C maiuscola.
Naturalmente non posso condividere il comportamento del nullafacente, questo non ha coscienza, questo non può guardarsi allo specchio senza arrossire, questo deve sapere che quello che lui non fa, sarà costretto a farlo chi già sta facendo il proprio dovere, perciò dovrebbe vergognarsi.
Portiamo qualche esempio di queste “furbizie”.
Furbo” è chi essendo un lavoratore del pubblico impiego, approfittando della colpevole complicità di chi ha il compito di controllarlo, timbra il cartellino e non va a lavorare.
Chissà se questo “furbo” si rende conto delle conseguenze del suo gesto. Non solo in quanto riceve uno stipendio non dovuto, ma in particolare per l’intralcio che crea alla collettività, infatti crea grossi problemi al volenteroso che per poter svolgere la sua attività ha bisogno di un timbro, oppure di un permesso. Chissà se questo tipo di “furbo” è al corrente del fatto che se riceve lo stipendio è proprio grazie alla persone che quotidianamente intralcia! Con che diritto questo “furbo” si lamenta del degrado della società?
I danni provocati da questi tipi di “furbi”, non sono facilmente quantificabili, quando si dice che la riforma burocrati non è più rimandabile, si intende anche mettere fine a questa vergognosa pratica.
Dotati di una discreta “furbizia” lo sono anche quelli che per vivere hanno scelto di diventare dei politici di” professione”.
Questi sanno che per fare i politici dovranno prima o poi mettere in discussione la propria coscienza. Ma questi sanno pure che il mestiere del politico è un mestiere ben remunerato, ma in particolare che viene dato a loro un potere immenso. Giustamente Andreotti diceva che il potere non logora i detentori del potere, ma logora i sudditi. Purtroppo non sempre il potere viene dato a persone di grande capacità, l’unico requisito che si richiede è “cieca ubbidienza” al segretario politico. I politici di professione sanno pure che “la cieca ubbidienza” sarà successivamente premiata, mal che vada un posto da “funzionario” non mancherà mai.
Non a caso il finanziamento pubblico ai partiti non sarà dai partiti completamente eliminato, ne hanno bisogno anche per stipendiare i loro “fedeli servi”.
Il politico può giustamente dire che il potere gli viene dato anche dalla “volontà popolare”, ma di questo ne stanno approfittando troppo, non si può impunentemente tradirla.
Con questo non si vuol dire che si può vivere senza la politica, questa occorre, senza sarebbe anarchia, ma i cittadini non sono più disponibili ad assistere a dei cosi poco edificanti comportamenti.
Considerato che si è esagerato, cioè si è toccato il fondo, e considerato che la pazienza degli italiani “non è riciclabile”, vi sono buone ragioni per credere che non sarà lontano quel giorno che qualcuno dirà a questi politici, agli assenteisti, e naturalmente ai “furbastri” di ogni genere, che “la ricreazione è finita”.
L’elenco dei “furbi” è fin troppo lungo, ve ne sono in tutti i campi e di tutti i tipi, ho ricordato solo quelli in quanto essendo io tutto il contrario di un “nullafacente” e di un “politico di professione”, sono quelli che più di altri mi hanno ostacolato.
Fortunatamente in Italia vi sono pure delle persone che prima della convenienza hanno ritenuto opportuno pensare alla coscienza, cioè che hanno ritenuto opportuno fare “il proprio dovere”.
Penso a chi, avendo bisogno di una abitazione, invece che chiederla alla associazione case popolari, ha fatto di tutto, con immensi sacrifici, per farsela da solo, se continua di questo passo molti dovranno venderla. Penso a chi, invece di chiedere il lavoro ad altri, se lo è creato da solo, con tutte le conseguenze che ne derivano, cioè è diventato autonomo, se continua di questo passo, molti saranno costretti a chiudere per tasse.
Delle persone che stanno facendo il “proprio dovere” ce ne sono tantissime, ho ricordato solo queste in quanto essendo io uno di loro, li conosco nel bene ed in particolare nel male.
Questi “non furbi” invece di essere dalla società premiati, sono dalla società “criminalizzati”con incredibile accanimento, non mi sorprendo se alcuni di questi, non avendo trovato l’antidoto contro la nausea, hanno deciso di espatriare.
Un commento al riguardo dei nostri governanti: sarebbe assurdo sperare che questi, in massima parte pure loro “furbastri”, richiamino i “furbi” al rispetto delle regole, al contrario, li difendono.
Abito in Romagna, tempo fa le nostre contrade erano infestate da un bandito, Stefano Pelloni, detto il Passatore, ebbene al confronto dei nostri governanti, mi stò convincendo che questo era un “santo”.
Non sarei affatto sorpreso se qualcuno proporrà la “beatificazione” di Stefano Pelloni.

AL SEGUITO DELLE PRIMARIE DEL PD
Le primarie si sono concluse, si sa chi ha vinto, chi ha perso e chi sarà per la sinistra il candidato a primo ministro. Essendo questa una iniziativa portata avanti dal Pd, giustamente questo partito può esserne fiero, una iniziativa che tutti i partiti si apprestano a “copiare”.
Il movimento di Grillo le ha già fatte, il PDL le stava facendo, vi sono buone ragioni per ritenere che da ora in avanti ogni scelta dei partiti sarà fatta a “suon di primarie”.
Le primarie del Pd sono terminate, per qualcuno queste sarebbero già “materiale da archivio”.
Non è così, se facciamo una attenta analisi ci renderemo conto che per almeno un decennio, la politica, l’economia, la democrazia italiana e tutti gli avvenimenti che ci riguarderanno, saranno condizionati dal risultato di queste primarie.
Facciamo una breve rassegna su ciò che è accaduto, su ciò che sta accadendo, su ciò che potrà accadere e su ciò che avrebbe potuto accadere, se le primarie avessero avuto un risultato diverso.
IL MOMENTO IN CUI SONO STATE INDETTE.
Queste per il Pd, non sono state le prime primarie, ma a differenza delle altre, sono state indette in un periodo particolare della vita italiana, grave crisi politica, grave crisi economica, grave crisi morale, conseguentemente non sono state solo un “affare interno” della sinistra, ma hanno “interessato” la quasi totalità degli elettori italiani.
Pur essendo vero che a firmare sono andati solo 3.500.000 persone, è anche vero che almeno altri 35 milioni sono stati direttamente o indirettamente coinvolti.
Persone che non si sono mai interessati di politica, spinti dalla crisi, spinti dalla necessità di capire cosa dovranno aspettarsi dal futuro, hanno seguito con grande interesse il dibattito delle primarie con la speranza di conoscere il “da farsi”. Prossimamente, magari in occasione delle prossime elezioni politiche, sapremo cosa hanno appreso, di sicuro non mancheranno sorprese.
SE AVESSE VINTO RENZI
L’apparato del Pd si è mobilitato per far vincere Bersani, questo significa che tale apparato si è preso una grande responsabilità, sia nel bene che nel male.
Visti da sinistra sono già accadute alcune cose non particolarmente piacevoli: l’entrata in campo di Berlusconi e la conseguente “crisi” del governo Monti. Se vinceva Renzi , sicuramente tutto questo non sarebbe accaduto.
Se Renzi vinceva le primarie, molto probabilmente avrebbe, con largo margine, vinto pure le prossime elezioni politiche, ed avrebbe avuto la possibilità di fare un governo senza bisogno di inciuci, inciuci che invece sarà costretto a fare Bersani.
Renzi era in grado di raccogliere votanti da ogni parte, da destra, dal centro, ma in particolare dai delusi dalla politica, (intenzionati a non votare, intenzionati a votare Grillo).
Come è noto, numerosissime sono persone che hanno perso la fiducia su tutto, si tratta di persone che potrebbero commettere atti inconsulti, ebbene la presenza di Renzi poteva dare a loro qualche speranza.
Le conseguenze “positive” della vittoria di Renzi, sono conosciute da tutti:una non più rimandabile “rottamazione”(chi è stato al governo 20 anni deve cambiare mestiere), e “salvare” dalle tasse le piccole imprese. Queste sono l’unico “motore” che può permettere alla “macchina” Italia di ripartire.
Purtroppo Renzi non ha vinto, conseguentemente può accadere di tutto, spiacevoli eventi potrebbero creare altri eventi, che possono mettere in discussione la stabilità democratica del nostro paese. Senza alcun dubbio il risultato delle primarie avrà ripercussioni anche a livello europeo.
Per il Pd e purtroppo anche per l’Italia, il risultato delle primarie è stato un “autogol”.
Con questo non si intende dire che tutto quello che di grave accadrà, debba essere necessariamente attribuito all’apparato del Pd, ma vi sono buone ragioni per credere che se questi non avessero strettamente “consigliato” di firmare per Bersani, il risultato sarebbe stato diverso e diversi i risultati.


LE PARLAMENTARIE DEL PD: “L’APPARATO” HA PRESENTATO IL “CONTO” A BERSANI.

Come è noto nelle giornate del 28 e 29 dicembre, il popolo della sinistra è chiamato ha designare i candidati per le prossime elezioni politiche.
Le intenzioni degli organizzatori sono ottime, una volta tanto, i candidati non saranno designati dalla segreteria politica, ma dagli elettori.
Purtroppo, come è capitato altre volte, le buone intenzioni non sempre vanno a buon fine, infatti, come in questo caso, vi sono buone ragioni per pensare che andranno a “farsi benedire”.
Se diamo uno sguardo alle “regole”, ai “paletti”, alle “eccezioni”, agli “intoccabili”, alle “deroghe”, ci rendiamo conto che il popolo è chiamato a scegliere i candidati, in una “rosa” scelta da altri.
Troppi gli ostacoli artificialmente creati, senza alcun dubbio ancora una volta c’è stato lo “zampino” dell’apparato. L’intervento dei componenti dell’apparato era ampiamente previsto, questi hanno aiutato Bersani a sconfiggere Renzi, conseguentemente hanno presentato a Bersani il conto, un conto molto “salato”. Notoriamente l’apparato non fa niente per niente. Bersani, seppur a malincuore ha dovuto arrendersi”senza condizioni”: una decina di “intoccabili” hanno chiesto per presunti meriti acquisiti, la deroga di non essere obbligati a rispettare le regole, perciò, diversamente dagli altri “mortali”, possono concorrere per una altra legislatura.
Bersani ha ceduto anche al riguardo di un importante “filtro”, saranno le segreterie provinciali ha decidere quali saranno i nominativi che possono chiedere il responso elettorale. Per i “Renziani” sono previsti tempi duri.
Bersani è riuscito a spuntarla in un solo punto, è riuscito a tenere per sé alcune “sedie” che potrà usarle come riterrà opportuno. Sedie che possono servire per fare entrare in parlamento persone di un certo livello, come possono pure servire come un grimaldello per eliminare qualcuno che non gli è “simpatico”, come pure per fare opera di “ripescaggio”.
Le parlamentarie di Grillo sono state accolte con sorrisini ironici, ma nonostante ciò anche delle casalinghe hanno potuto diventare candidate ad un seggio parlamentare.
Domanda. una casalinga tesserata Pd, quante probabilità avrà per arrivare a tanto? Considerate le forche caudine a cui sarà chiamata a superare, senza un “provvidenziale” aiuto dall’alto, le probabilità saranno praticamente nulle.
Qualcosa mi dice che questa volta, nonostante tutto, non mancheranno le sorprese, intanto queste, confrontate con quelle di novembre, sono molto più complicate, perciò il numero dei partecipanti potrebbe essere più basso, ma lo saranno in particolare in quanto la stragrande maggioranza degli elettori è nauseata dal comportamento dell’apparato, è stanca dei loro privilegi. Da un po’ di tempo a questa parte, questi hanno iniziato a controllare il comportamento dei loro parlamentari, hanno notato come questi si sono comportati in occasione del taglio ai grossi stipendi, come pure si sono comportati in occasione del salvataggio dei loro vitalizi, perciò non vedono la ragione di continuare pazientemente a stringere la cinghia, senza reagire. Una cinghia che fra l’altro non ha più niente da stringere. Molti di questi elettori, alla luce di queste constatazioni, sono intenzionati a disertare queste primarie. Sarebbe un gravissimo errore, occorre presentarsi, dare uno sguardo ai nominativi, vedere se per caso vi sono alcuni “rottamatori” e in tal caso dare a loro la possibilità, di essere eletti. Per salvare il “salvabile”occorre partecipare, in caso contrario saremo costretti a vedere sempre le solite facce.
L’apparato deve rendersi conto che non potranno continuamente durare a farla franca, devono rendersi conto che la pazienza del popolo della sinistra non è riciclabile, che non potranno continuamente rimandare l’indispensabile diverso modo di far politica, più volte promesso, ma mai mantenuto. Alcuni di loro, nonostante i “paletti” che hanno voluto mettere, non potranno evitare di essere meritatamente “bocciati” .
Un discreto numero di appartenenti all’apparato, hanno deciso di non ricandidarsi, questi non lo hanno fatto in quanto non si sentono più in grado di sopportare le “fatiche apostoliche”che la presenza in parlamento richiede, ma in quanto si sono resi conto che tira una “brutta aria”. Hanno capito che la ricreazione è finita, che presentarsi nelle piazze significa poter ricevere qualche insulto, se non qualche pomodoro, se non qualcosa di più pesante. Il loro sarà comunque un abbandono, senza rimpianti
L’apparato ha fatto di tutto per frenare il rinnovamento, ma non sarà lontano quel giorno che a furor di popolo, le parlamentarie saranno indette, non per eleggere qualcuno, ma per eliminare qualcuno, in tal caso il successo di presenze sarà assicurato in quanto parteciperanno anche gli invalidi
QUESTO E’ IL SECONDO ANNO DI “VACCHE MAGRE”
L’Italia è ricoverata al “pronto soccorso”, col codice rosso. Senza una energica “cura da cavallo” questa nostra disgraziata nazione sarà condannata ad un collasso sociale ed economico.
Cosa si intende per “cure da cavallo”? Si tratta di 6 indispensabili “medicine” che se prontamente somministrate provocheranno benefici e duraturi risultati. 1) Arrestare l’emorragia delle piccole imprese. 2) Fare la riforma burocratica per permettere al volenteroso di poter esprimere le sue potenzialità. 3)Eliminare completamente i vergognosi privilegi della “casta”, finanziamento pubblico ai partiti, vitalizi, ecc. 4)Eliminare gli sprechi. 5) Ridurre al minimo le tasse sulla prima casa. 6) Ridurre il numero del personale dei comuni, province e regioni, si tratta di un altissimo numero di persone, non sempre indispensabili, che, dissanguando le finanze pubbliche, hanno creato un “salasso” di immense proporzioni.
Sarà bene che questi ben poco onorevoli “medici”, prima che sia troppo tardi, si diano una mossa, cioè, una volta tanto, non pensino solo ai loro interessi personali o di gruppo, ma indirizzino le loro immeritate potenzialità al nobile tentativo di salvare l’Italia. Perciò, senza indugi, si inizi la “cura” con le sopra accennate “medicine”.
Qualche domanda: ma i nostri politici si sono resi conto come hanno ridotto l’Italia? Si sono resi conto che “l’acqua bolle”? Si sono resi conto che il grado di esasperazione ha già abbondantemente superato il livello di guardia? Si sono resi conto che facendo “finta di niente” si stanno assumendo delle pesantissime responsabilità?
Il 2013 doveva essere l’anno delle ripresa, invece passerà alla storia come il secondo anno di una biblica carestia che, come è noto, ha durato 7 anni
LA RIFORMA BUROCRATICA: LA MADRE DI TUTTE LE RIFORME
Nella più completa indifferenza, ogni giorno in Italia chiudono mille piccole aziende.
Non sono mancate anche scene di compiacimento, recentemente ho sentito una frase emblematica: ogni chiusura di una piccola azienda significa pure “un evasore in meno”. Siamo a livello di ricovero!
Non occorre essere laureati in scienze politiche per capire che se tale emorragia non sarà prontamente arrestata, fra non molto la nostra disgraziata nazione sarà immancabilmente costretta a portare i registri in tribunale e dichiarare fallimento.
Ascoltando i commenti di quelli che hanno il compito di gestire gli affari italiani, cioè politici, sindacalisti, banchieri e burocrati, si ha l’impressione che questi non si siano resi conto della situazione in cui ci troviamo. Sarà bene che qualcuno li informi.
Ammesso, ma non concesso, che si riesca ad arginare tale emorragia, occorre poi dare la possibilità ai “volenterosi” , sia italiani che esteri, di poter ricreare le strutture che avevano prodotto il vero e proprio “miracolo” italiano.
Purtroppo i “volenterosi” saranno “bloccati” dalla asfissiante burocrazia, asfissiante non solo in quanto le leggi frenano gli investimenti, ma anche dal comportamento degli stessi burocrati.
Ai burocrati è stato dato un compito importante, fare in modo che tutto venga fatto nel rispetto delle leggi vigenti, ma questi, abusando di un potere che non gli è stato dato, si sono pure arrogati il diritto di poter bloccare ogni iniziativa.
Non a caso si dice che “non muove foglia che il burocrate non voglia”.
Compito dei burocrati sarebbe pure quello di snellire le pratiche, ma, salvo lodevolissime eccezioni, si comportano all’opposto, riescono a complicare anche le cose più semplici.
Si provi, per esempio, a chiedere il semplicissimo permesso per tinteggiare la casa, ebbene anche in tal caso, questi riusciranno a mettersi di “traverso”.
Trovo difficoltà a capire il loro maldestro comportamento, c’è chi dice che si tratta della vendetta dei mediocri, sui capaci.
Ma chi sono i burocrati? Di loro si sa poco, si sa solo che molti si sono “imboscati” in una “selva” di sportelli, che il volenteroso, pratica alla mano, dovrà obbligatoriamente rivolgersi per elemosinare gli indispensabili timbri. Siamo nel ridicolo, ci troviamo in piena era della telematica, ma la burocrazia italiana è ancora ferma nel Medioevo.
I danni creati dai burocrati alla economia, non sono facilmente quantificabili, se la legislazione italiana considerasse reato il “frenare il progresso”, alcuni di loro potrebbero essere penalmente puniti.
La riforma burocratica è una delle “vere emergenze”, ma considerato che solo i burocrati sono in grado di farla, tale riforma non sarà mai fatta, e conseguentemente non sarà possibile fare le altre.
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna

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