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DI
SGUBBI GIUSEPPE
JOSELFSGUBBUS@LIBERO.IT
Nella
quasi totale indifferenza, nel corso dei primi otto mesi del 2012,
circa 23.000 piccole aziende italiane hanno definitivamente chiuso i
battenti. Si tratta di 23.000 “colonne” che sostenevano il
sistema Italia.
Ogni
volta che una di queste aziende chiude, occorrerebbe suonare le
campane “a morte”.
I
colpevoli sono anche fin troppo conosciuti: politici, sindacalisti ed
opinionisti.
Questa
è la raccolta degli articoli che ho scritto nell’arco di alcuni
mesi, quasi tutti al riguardo di detto tema, scopo: accorato appello
ai nostri governanti per far conoscere a loro l’importanza del
lavoro autonomo.
(scusandomi
per alcune ripetizioni)
Sgubbi
Giuseppe ex artigiano Solarolo Ravenna
ARTIGIANATO
DAL
PARADISO ALL’INFERNO
DEBITO
PUBBLICO ED EVASIONE FISCALE
DIRITTO
AL LAVORO
CHI
È SENZA PECCATO
CHI
È L’EVASORE?
L’ESODATO
LETTERA
APERTA AI POSSIBILI E FUTURI ARTIGIANI
SALVATORI
O MASSACRATORI ?
IL
BALLETTO DELLE RESPONSABILITA
L’ARTIGIANO
UNA CATEGORIA NON PROTETTA
LE
RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’ VINCERE LE PRIMARIE
LETTERA
APERTA AL PROFF MONTI
SE
RENZI VINCE LE PRIMARIE
DEBITO
PUBBLICO ED EVASIONE
IN
ITALIA CI SONO TROPPI CIECHI
GRILLO
LA TELEVISIONE ED I PARTITI
BEATI
I FURBI ED I NULLAFACENTI
AL
SEGUITO DELLE PRIMARIE DEL PD
LE
PARLAMENTARIE DEL PD: L’APPARATO HA PRESENTATO IL “CONTO” A
BERSANI
QUESTO
E’ IL SECONDO ANNO DI VACCHE MAGRE
LA
RIFORMA BUROCRATICA: LA MADRE DI TUTTE LE RIFORME
PICCOLO
ARTIGIANATO, UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE,
(Cosa è e cosa
non può essere un artigiano)
Dal dopoguerra sono
scomparse alcune categorie di lavoratori, per esempio, al seguito del
diverso sistema del trasporto, i birocciai. Una scomparsa che
non ha creato grandi disagi in quanto quasi tutti i birocciai sono
diventati camionisti.
Se non si corre ai
ripari una importante categoria di lavoratori rischia l’estinzione,
ma questa volta non sarà colpa del progresso, e non sarà una
scomparsa indolore, si tratta dei piccoli artigiani.
Un colpo che ne mise
in discussione l’esistenza fu inferto all’artigianato nel 1992,
con la famigerata Minimum Tax, ben 225.000 saracinesche furono
definitivamente abbassate
Un duro colpo, forse
il mortale, sta per imbattersi su questa categoria. Come è noto i
legislatori stanno studiando il sistema per fare in modo che gli
artigiani paghino le tasse fino all’ultimo centesimo, cioè che
questi diano allo stato tutto quello che lo stato pretende, in parole
povere, tutto quello che riscuotono deve essere certificato con
la ricevuta fiscale.
I legislatori non
sanno che se il loro intento andrà a buon fine, il 90 per cento dei
piccoli artigiani sarà costretti a chiudere “PER TASSE”. Se
qualcuno crede che questa sia una semplice “battuta”, ha la
possibilità di verificare, diventi artigiano, rilasci tutte le
ricevute fiscali, poi ne parliamo, sarà costretto a ricredersi.
Gli artigiani sono
degli evasori, ma per la stragrande maggioranza di loro, è una
evasione “di sopravvivenza”, o meglio, una evasione per
“legittima difesa”. Capisco gli i studi di settore, anzi li
ritengo giusti, specialmente se vengono fatti a tutte le categorie
di lavoratori, ma non capisco questo AUTOGOOL
Degli artigiani si
parla poco e solo indirettamente, infatti questi vengono nominati
solo quando si parla di tasse, non si cerca di fare nessun
approfondimento, viene semplicemente effettuato un confronto con
la situazione dei lavoratori dipendenti e quasi sempre viene
emessa una lapidaria sentenza che più o meno suona così:
i lavoratori
dipendenti pagano tutto, mentre invece gli autonomi, e perciò anche
gli artigiani, non pagano niente , conseguentemente il debito
pubblico aumenta”.
Ovviamente chi dice
queste cose non conosce per niente l’artigiano, sarà bene perciò
informarlo e lo farò spiegando cosa è un artigiano e
cosa non può essere, chiunque, se vuole, può
confrontarlo con il lavoratore dipendente.
Si tratta di una
necessaria chiarezza in quanto grazie ad una ben orchestrata
campagna mediatica si è voluto sollevare un grande polverone.
Cosa è un
artigiano?
Una lavoratore che a
differenza di altri, non considera il posto di lavoro un diritto,
infatti se lo è creato da solo, facendo lui stesso i dovuti
investimenti. Lavora mediamente dalle 15 alle venti ore in più
alla settimana. Quello che va in pensione più tardi e con la
pensione più bassa. Non ha le ferie pagate. Non ha la tredicesima Se
si ammala, non riceve un salario per sopravvivere. Se chiude bottega,
non scattano gli ammortizzatori sociali. L’elenco, come è noto,
potrebbe continuare a lungo.
Cosa non può
essere
Non può essere un
vagabondo, un incapace , oppure una persona con poca salute, in tal
caso è costretto a cambiare mestiere.
Di fronte a queste
inoppugnabili constatazioni, immagino il tono della ennesima
risposta, “gli artigiani non danno niente allo stato, e
giustamente lo stato non da niente agli artigiani”
Al riguardo del dare
e dell’avere occorre far chiarezza. Vi è , se si vuole, la
possibilità di sapere come stanno veramente le cose, cioè sapere
chi allo stato da più di quello che riceve, e chi dallo stato
invece, riceve più di quello che dà, si tratta solo di riportare
i dati e farne le sottrazioni.
Da trenta anni, per
sapere la verità, chiedo inutilmente che siano fatti tali
conteggi, ma chissà perché non vengono mai fatti, oppure se li
hanno fatti, non me li hanno fatti conoscere.
Termino questo breve
commento, facendo una domanda ben precisa, una domanda che ho fatto
a centinaia di”addetti al lavori”, perciò persone che sanno, ma
nessuno mi ha risposto. Sono sempre in attesa.
PER QUALE RAGIONE, se
un artigiano si ammala, non prende anche lui uno stipendio che gli
permetta di vivere?
Perché, facendogli
obbligatoriamente pagare il dovuto, come è stato fatto per il
servizio sanitario e per le pensioni, non viene messo nelle
condizioni che hanno altre categorie di lavoratori?
Non avendo fino ad ora
ricevuto alcuna risposta, ho ritenuto opportuno, darmela da solo.
NESSUNA NAZIONE AL
MONDO PUO’ PERMETTERSI IL “LUSSO” DI PAGARE TUTTE LE PERSONE,
CHE ESSENDO AMMALATE, NON SONO IN GRADO DI LAVORARE, IN QUANTO,
PAGANDOLI , IL SISTEMA PREVIDENZIALE CROLLEREBBE.
La frase che ho
sottolineato può a prima vista essere considerata una semplice
“battuta”, invece potrebbe contenere una sacrosanta verità,che
a sua volta determina una anticostituzionale differenziazione
sociale,
Che è una verità ne
sanno qualcosa le società comuniste dell’est europeo , in quei
paesi si era deciso, giustamente, di dare TUTTO A TUTTI E PER
SEMPRE , praticamente dalla culla alla bara, ma sappiamo come è
andata a finire, non c’era più niente per nessuno!.
Affinché qualcuno non
mi dimostrerà il contrario, continuerò ad avere questa profonda
convinzione, una convinzione che devono avere avuto anche tutti
quelli che dal dopoguerra hanno governato l’Italia, infatti, pur
essendo a conoscenza di questa differenziazione , hanno lasciato e
continuano a lasciare le cose come stanno.
Capisco il
comportamento dei politici, ma non posso condividerlo, cosi facendo
evitano un collasso previdenziale, ma costringono alcune categorie di
lavoratori a “mandare avanti la barca” anche per chi,
temporaneamente, non è in grado di farlo.
Morale: qualche
“pantalone” si trova sempre!. L’artigiano, differentemente da
altri, è anche questo!.
Da tutto questo, una
altra domanda diventa spontanea: considerato che l’artigianato è
un lavoro “paradisiaco” cioè il paradiso della evasione, per
quale ragione i disoccupati ed in particolare i giovani in cerca di
lavoro , non diventano artigiani? Qualcosa mi dice che questi sanno
che ho detto delle verità
DAL
“PARADISO” ALL’ INFERNO”
L’Italia è uno dei
più belli paesaggi del mondo.
Migliaia di km di
splendide spiagge marine, laghi lussureggianti, montagne e colline
che offrono orizzonti stupendi, un terreno agricolo che produce
praticamente di tutto. L’elenco di questo “ben di Dio”
potrebbe continuare a lungo.
Non a caso l’Italia,
da tempi immemorabili, è considerata ,( ma ancora per quanto?), la
meta preferita di tutti i popoli del mondo.
Nonostante che
nella” fertile mezzaluna”, Egitto, Mesopotàmia, Grecia,ecc,
vi fossero delle civiltà molto evolute, (mentre l’Italia si
trovava ancora nelle preistoria), parte di quelle popolazioni ,
abbandonarono le loro terre per venire nelle nostre zone.
Vi sono buone
ragioni per credere che la biblica “ Terra Promessa” fosse
l’Italia.
Non a caso nonostante
che Cristo sia nato in Palestina, il centro della cristianità è
diventata Roma.
Il nostro territorio
era giustamente considerato il paradiso terrestre.
Non deve perciò
sorprendere se questa terra “paradisiaca” ha dato i natali ai
più grandi geni della terra, Leonardo da Vinci, Michelangelo,
ecc.
L’Italia detiene,
forse immeritatamente, il 70 per cento delle antichità
archeologiche ed artistiche del mondo antico, conseguentemente
saremmo una delle pochissime nazioni, forse l’unica, che potrebbe
vivere benissimo solo col turismo e l’agricoltura, cioè
senza le grandi fabbriche.
Anzi saremmo
sicuramente la nazione più ricca, invece ci troviamo sull’orlo del
fallimento.
Purtroppo i nostri
governanti hanno voluto fare dell’Italia, l’ottava
potenza industriale del mondo.
“Grazie” a questa
scelta scellerata, l’inquinamento sta distruggendo molto di quello
che giustamente è considerato, Patrimonio
dell’Umanità.
Non possiamo guardare
come ci siamo ridotti, senza essere investiti da una profonda
angoscia.
Eppure, anche grazie
all’intraprendenza di gran parte degli italiani, vi erano le
premesse per far si che l’Italia fosse la nazione più
invidiata.
Come è noto, pur con
tutti i suoi difetti, l’italiano ama anche darsi da fare, poche
sono le nazioni che hanno tanti piccoli imprenditori: imprenditori
turistici, artigianali, agricoli, come l’Italia, la maggior
parte del benessere italiano è stato creato da loro.
Le regioni ricche
d’Italia non lo sono grazie al colore politico delle varie giunte
regionali, ma lo sono grazie all’alto numero di questi piccoli
imprenditori,
Come è noto,
nonostante che vi siano persone non convinte, chi lavora in proprio,
lavora per se stesso, ma lavora anche per gli altri.
Quelli che lavorano in
proprio, non hanno grandi pretese, chiedono solo di poter
lavorare in pace.
Lavorare in pace
significa levare lacci e laccioli che intralciano le varie
iniziative, perciò compito delle istituzioni sarebbe quello di
eliminare la burocrazia , una burocrazia resa asfissiante dai
nostri politicanti in quanto, grazie a concorsi, spesso fasulli,
sono stati messi in posti importanti anche qualche incompetente.
Se si sfruttassero le
sopra accennate potenzialità, territoriali ed umane, che l’Italia
può offrire, molti ministeri sarebbero superflui.
Tre sarebbero i
ministeri più importanti, quello del turismo, quello della
agricoltura e quello dei beni culturali, tutti gli altri ministeri
potrebbero lavorare, e nessuno se ne accorgerebbe, anche solo a
giorni alterni.
Purtroppo l’unico
ministero che lavora a tempo pieno, è quello che riguarda il fisco,
ma si distingue per incapacità, moltissime sono ancora le persone
e società sconosciute al fisco, e moltissimi sono i lavoratori
autonomi che saranno costretti a chiudere per tasse.
Sarebbe lungo l’elenco
dei “guasti” creati dalla scelta “potenza industriale”,
di non facili soluzioni, ricordiamone due: disoccupazione e
salute. Un esempio per mettere in evidenza il “problema”,
se una fabbrica inquina con gravissimi danni alla salute, sia di
chi lavora sia di chi vive nei dintorni, che si fa? Qualsiasi
scelta sarà “sbagliata”infatti se verrà chiusa giustamente si
lamenteranno quelli che perdono il lavoro, se non verrà chiusa,
giustamente si lamenteranno quelli che hanno perso la salute. Per
accontentare tutti sarà “promesso” che sarà eliminato
l’inquinamento, gli interessati si preparino ad una grande
illusione.
Non mancheranno
conflitti sociali, ebbene se il turismo fosse stato “privilegiato”
molti “disagi” potevano essere risparmiati. Purtroppo il “dado”
è tratto!!
Ironia della sorte,
l’Italia era un paradiso, ora è diventato
un inferno
DEBITO
PUBBLICO, PRESSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI
CONTRADDIZIONI E LEGITTIME DOMANDE)
Dai giornali abbiamo
appreso dei dati poco edificanti.
L’Italia si trova
nei primissimi posti, e relative nefaste conseguenze, in
debito pubblico, in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un ben
poco onorevole “podio”.
Alla luce di questi
tre dati, se presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che
schifo”, ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”:
diminuire il debito pubblico, calare la pressione fiscale
, combattere la evasione fiscale.
Se invece questi tre
dati, li prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li
analizziamo, cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in
questa situazione, incontreremo delle evidentissime contraddizioni,
e non potremmo non farci delle legittime ed inquietanti
domande.
Si tratta di domande
bisognose di indispensabili risposte, senza le quali la “cura”
potrebbe essere peggio della “malattia”.
Prima contraddizione:
se i dati che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le
tasse riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani.
Domanda: come mai, nonostante questo, le casse italiane, come
dimostrato dal debito pubblico, sono fra le più vuote
del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere
le più piene del mondo. Il problema è
l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere
a questa domanda occorra essere laureati in economia.
Seconda
contraddizione: considerato come già detto, che grazie alla
pressione fiscale, gli italiani risultano quelli che con le tasse
danno più soldi allo stato, come mai invece, considerata l’enorme
evasione fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno
tasse?
Domanda: quale è
la verità? Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che
paghiamo di più? Anche un cieco vede che “qualcosa non torna!
Un necessario chiarimento che stabilisca la verità, non è più
rimandabile.
Altra domanda: la
cifra della presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse
che effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare
alla rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un
pozzo senza fondo, vorrebbe incassare? Non è
la stessa cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se
questa categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende,
il 90 per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.
Considerato che, al
riguardo degli artigiani, la pressione fiscale è assurda,
conseguentemente, al riguardo di questa categoria, è assurda pure
la lotta alla evasione fiscale.
Altra domanda che
meriterebbe una risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato
riuscisse a riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a
quanto ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho
capito bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma
dove arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!
Da queste elementari
considerazioni emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla
di lotta alla evasione fiscale, si deve anzitutto sapere
con precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non
paga niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a
ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo:
i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato
niente, devono essere dati immediatamente a
quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per”
ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle
ovvie ragioni? Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più
degli altri stati, perciò questi soldi devono essere dati ai
“derubati”.
La prima cosa che si
dovrebbe fare è perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma
perché non è ancora stata fatta? Perché si procede solo sulla
“presunzione?”
Spettabile ministro
delle finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso
contrario gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel
mucchio” provocando . tragedie e disastri.
Ultimissima ma
importante considerazione.
Come è noto, una
piccola evasione esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro
dipendente(doppio lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è
dannosa per la società? Sono fermamente convinto,
anche se qualcuno dirà che la mia è una “apologia alla
evasione”, che non solo tale evasione non è dannosa, ma
addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo
tutti che anche “grazie” a questa piccola evasione, molti
cittadini italiani hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali
maggiori stipendi hanno “incoraggiato” molti cittadini ad
intraprendere, fra l’altro, pur con non pochi sacrifici,
la costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla,
sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le
tasse.
Ennesima domanda: il
governo Monti è a conoscenza di questi immensi sacrifici?
Considerato le tasse che questi ha deciso di mettere sulle case, si
deduce che “non sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia
troppo tardi, informarlo.
Ritornando alla
piccola evasione, senza di questa , come saremo messi?
Chiediamocelo! Se questi soldi fossero andati tutti allo stato,
come sarebbero stati spesi? Facile la risposta, lo stato
li avrebbe sperperati. Pur essendo vero, che anche con lo
sperpero si aiuta qualcuno, è però anche vero che con
lo sperpero non si crea ricchezza e conseguentemente gli italiani
sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è
una piccola evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza
bloccare lo sperpero, l’Italia non si salva, e
se continua “l’accanimento” contro il lavoro autonomo e
contro le prime case, l’Italia farà la fine della Costa
Concordia, vittime compreso.
DIRITTO
AL LAVORO? MA CHI LO DEVE CREARE?
Manifesti nei muri,
titoli in prima pagina, striscioni nelle pubbliche manifestazioni,
tutti i politici ne parlano, le persone intervistate lo chiedono
ad alta voce, IL DIRITTO AL LAVORO è diventato l’argomento del
giorno. Qualsiasi iniziativa politica ha al primo posto il
diritto al lavoro.
Senza alcun dubbio la
persona disoccupata è una delle prime emergenze, chi non lavora
non prende lo stipendio, senza stipendio non è possibile fare la
spesa, se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in
crisi il commercio, va in crisi anche il mondo produttivo,
perciò il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che
porta inevitabilmente al collasso,
Non si può anche non
tener presente che, oltre al problema economico, vi è pure
un problema umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie
famigliari collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione è
la madre di tutte le emergenze, ma sorprende una cosa, TUTTI
mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro,
ma NESSUNO propone la cosa più importante,
cioè , chi deve creare il lavoro?
Eppure logica vuole
che chi solleva un problema, debba prima o poi proporre le
ricette per risolverlo,
Premetto che leggo
alcuni giornali, ma non tutti, perciò sicuramente qualche
proposta vi sarà stata e mi sarà sfuggita, ma mi sarei aspettato
che la parola “diritto al lavoro” fosse sempre
seguita dalla indicazione “chi lo deve creare?”. Mai notato!
MA CHI LO DEVE CREARE?
Ho provato a chiederlo
ad alcuni disoccupati in quanto, essendo questi direttamente
interessati, dovrebbero conoscere le varie proposte, ebbene grande
delusione, nessuno ha dato risposte. Ho fatto tale domanda a
qualche persona politicamente informata, ennesima delusione ,
non ho ricevuto chiare risposte. E allora?
Nella totale mancanza
di proposte, qualche risposta si dovrà pur dare.
Una risposta potrebbe
essere, “createvelo da soli”, come hanno fatto gli artigiani,
commercianti, contadini, ecc. La proposta non sarebbe poi tanto
malvagia. Se non erro, a parere di tutti gli osservatori, il
lavoratore autonomo può evadere quanto vuole, perciò sarebbe
il più paradisiaco dei lavori. Si tenga anche
conto che il lavoro non manca, i posti pure, le strade delle città
sono “tappezzate” da saracinesche definitivamente abbassate,
manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà
giustamente obiettare che ad una certa età ad iniziare un lavoro
autonomo, si incontrano delle enormi difficoltà, obiezione accolta,
ma questo non vale per i giovani.
Se nessuno è
disponibile ad “arrangiarsi”, dica almeno chi deve creare i
posti di lavoro, chi? I politici? I sindacalisti? I comuni?
Le provincie? Le regioni? Lo stato? Perché non si dice
chiaramente? Non sarà per caso che i posti di lavoro
dovranno crearli , ancora una volta, i piccoli imprenditori? Ma
che dire del fatto che molti di loro saranno costretti a chiudere per
tasse?
CHI
E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA
( le
colpe dei partiti e le colpe degli elettori)
Criticare il
comportamento dei politici italiani è fin troppo facile.
Eliminato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti,
questi sono riusciti ad intascarne il triplo.
Facendo aumentare in
un modo spropositato il numero dei dipendenti pubblici, in
particolare impiegati, si sono creati un popolo di fidi
“elettori” , che a sua volta hanno creato una paralizzante
burocrazia che “disarma” il volenteroso.
Hanno più volte
promesso di ridurre il numero dei parlamentari, delle provincie,
degli enti inutili, ma la decisione viene continuamente rimandata .
Aver trovato un
politico con le mani “nella marmellata”, non fa più notizia,
fa più notizia non averlo trovato.
Molto ci sarebbe da
dire al riguardo del come i partiti si comportano quando hanno
qualcosa da dirci, essendo autoconvinti di essere gli unici
depositari del” sapere”, il loro non è un parlare, ma un
“pontificare”, infatti ritengono di essere gli unici in grado di
“salire in cattedra”.
Si pensi alla
occupazione partitocratica del territorio e delle istituzioni, ogni
angolo dell’Italia , comuni, provincie regioni, sono diventati
loro “feudi”. Ma chi a dato a loro tale investitura ? Siamo
di nuovo precipitati nel Medioevo?
Non parliamo poi di
tutti i privilegi della cosi detta “casta”, stipendi, pensioni,
auto blu, ecc.
Alcuni di loro, le
classiche mosche bianche, dicono “siamo onesti” “,
“non abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”, ma cosa fanno per
cambiare? Meno di niente. Se veramente fossero “nauseati”
abbandonerebbero tutte le cariche politiche, e denuncerebbero il
comportamento dei loro colleghi. Ma perché non lo fanno? La ragione
è una sola, dove troverebbero un identico lavoro? Non hanno tutti i
torti, hanno fatto tanto per arrivarci, perciò non vedono la
ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.
Ma come si comportano
i partiti al seguito delle nostre giuste critiche, che
prossimamente potrebbero diventare giusti insulti? Logica
vorrebbe che rendendosi contro della situazione in cui si
trovano, decidessero di fare una ” inversione di rotta”, ma
neanche per sogno, a parte una ventilata e sempre rimandata
“rottamazione”, non sono andati oltre. Anzi cercano di
addebitare a noi cittadini , le maggior colpe di questa “deriva
partitocratica”, infatti ci accusano di poco senso civico, di
scarso attaccamento alle istituzioni, qualunquisti, antipolitici,
ecc. Da che parte viene il pulpito!
Con queste critiche
, non si intende dire che se tutto va male, la colpa è tutta
dei partiti, anche noi purtroppo abbiamo delle colpe. Vediamole.
Tralasciamo le colpe
cosi dette “veniali”, cioè cittadini che hanno preso una
tessera, non per “partecipare” alla vita del partito, ma per
chiedere favori. Un comportamento deplorevole, purtroppo molto
diffuso, che sicuramente ha negativamente “contagiato” i
partiti.
Ma qui si vuole
toccare alcuni “tasti” , di cui si parla troppo poco;
iniziamo con le conseguenze dovute alla scarsa preparazione
politica degli elettori.
Alcuni anni fa, fu
fatta una inchiesta-sondagggio per conoscere il grado di conoscenza
che gli elettori avevano al riguardo dei programmi dei vari
partiti. Scopo, constatare se gli elettori erano a conoscenza del
reale comportamento dei partiti, in particolare, se quello che
avevano promesso, fosse o non fosse stato successivamente
mantenuto. Come si è svolto tale sondaggio: agli elettori che
non avevano niente in contrario di dire per quale partito avevano
votato, è stata chiesta per quale ragione hanno votato il tal
partito. Grande delusione degli intervistatori, l’ottanta per
cento di questi elettori avevano votato un partito che in
parlamento aveva continuamente avversato le scelte che invece
l’elettore col voto aveva inteso premiare. Al restante venti
per cento degli elettori che avevano “indovinato”, è stato
chiesto di elencare alcune delle ragioni per cui gli altri partiti
non meritavano di essere votati, altra grande delusione, la
stragrande maggioranza di loro si sono limitarti ad una generica
risposta: perché sono di destra, oppure perché sono di sinistra.
Solo una piccolissima parte di loro, ha dato risposte
qualificate.
Domanda, ci rendiamo
conto delle conseguenze che si creano a causa di questa scarsissima
conoscenza politica? I politici hanno fatto ben poco per
combattere questa nostra poca informazione, anzi si potrebbe dire
che loro sono gli artefici, infatti, quando descrivono le loro
scelte, parlano in politichese, infatti usano parole a doppio o a
triplo senso, difficilmente comprensibili anche ai commentatori
politici.
Non dimentichiamoci
che i legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò
che gli elettori chiedono, diversamente non si vede come sia
possibile andare incontro alle loro esigenze.
E allora che fare?
Ricordo molti anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena
affacciato alla politica, mi resi conto dell’esistenza del problema
appena accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi “la
patente a chi vota”, in parole povere, chi non era interessato
ad una seppur minima conoscenza delle proposte e del comportamento
dei vari partiti, non poteva votare.
Tocchiamo un altro
“tasto” non meno “delicato. Sarebbe idealmente necessario
che dando il voto ad un partito, ognuno di noi potesse pronunciarsi
anche sul loro comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto,
oppure mi hai deluso. Purtroppo il voto non permette la possibilità
di spedire “messaggi”di tal genere, infatti il voto ad un
partito è solo, e niente altro, che un “consenso” e come
tale ovviamente viene inteso.
Troviamoci nei “
piedi” dei partiti, quando dopo ad una tornata elettorale, si
apprestano a commentare i voti ricevuti, ad un aumento dei voti,
viene dato un ben preciso significato: che i loro programmi ,
che le loro battaglie, che l loro comportamenti , sono
piaciuti, conseguentemente ritengono doveroso continuare sulla
strada intrapresa. Qui la contraddizione è evidente, dare un voto
ad un partito è un consenso, come dire “continua così ” ,
perciò non possiamo dire a loro “avanti tutta” e
contemporaneamente pretendere un cambiamento. Ed infatti,
anche perché a loro non conviene, i partiti non cambiano.
I partiti hanno molte
cose da rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo anche noi.
L’EVASORE
FISCALE: MA CHI E’ COSTUI?
Dai giornali e dalle
TV abbiamo appreso che un vero e proprio “flagello” sta
imperversando dalle Alpi alla Sicilia e che se non arrestato metterà
in discussione il “sistema Italia”.
Si tratta dell’evasore
fiscale, cioè di un soggetto che non intende pagare le tasse o le
paga solo in parte.
La situazione sarebbe
talmente grave che oscurerebbe la tristemente nota “peste nera
“Eliminare” l’evasore è perciò diventato il compito
primario dei nostri governanti.
Considerato le forze
che si apprestano a scendere in campo, l’evasore non ha più
scampo, ha le ore contate, ben presto sarà costretto ad arrendersi
“senza condizioni”.
Ma siamo sicuri che
con la decimazione dell’evasore, i problemi che affliggono
l’Italia saranno definitivamente risolti? Se lo stato non
fosse in grado di riscuotere le tasse, oppure le riscuotesse solo in
parte, la lotta all’evasione sarebbe pienamente giustificata, ma
considerato che lo stato italiano è ai primissimi posti nel mondo
come prelievo fiscale pro capite, non sarebbe forse il caso di
pensare che il tal spiegamento di forze dovrebbe essere usato per
combattere ben altri “mali” per esempio lo sperpero, la
corruzione e la burocrazia?
Il problema non è
come riscuotere i soldi, ma bensì come spenderli. Ma
ammettiamo pure , ammesso ma non concesso, che senza “scovare”
l’evasore, l’Italia corra il rischio di “affondare”, la
prima cosa da fare è di individuarlo correttamente, cioè
conoscerlo con nome, cognome, indirizzo, in caso contrario non si
vede come possa essere efficacemente combattuto.
Perciò la prima
domanda da fare è, chi è l’evasore? Purtroppo non lo sa il
governo che deve dare disposizioni per combatterlo, non lo sa il
parlamento che deve approvare il da farsi, non lo sa il finanziere
che deve scovarlo, non lo sa l’agenzia delle entrate che, studi di
settore alla mano, deve determinare l’ammontare dell’evasione,
non lo sa Equitalia che ha il compito di riscuotere il “mal
tolto”. Le conseguenze di questa mancanza di “conoscenza”
le abbiamo sotto gli occhi, ad alcuni viene chiesta una “presunta”
cifra, che moltissimi di loro non possono assolutamente pagarla ,
ad altri, in particolare i grandi evasori, non possono essere neanche
toccati in quanto completamente sconosciuti al fisco. Gli
evasori sono sconosciuti anche al presidente della repubblica
Napolitano, infatti si è limitato a dire che questi non possono
definirsi italiani. Lo scopo di questa frase è evidente, si
dice agli evasori di autovergognarsi e si spera che in massa vadano
a costituirsi. Al presidente Napolitano alcune domande dobbiamo
pur farle. Quelli che si sono suicidati in quanto non erano in
grado di dare allo stato quello che lo stato aveva chiesto, potevano
o non potevano definirsi italiani? Le decine di migliaia di
imprenditori che hanno chiuso le loro aziende “per tasse”,
possono o non possono definirsi italiani?
Le centinaia di
migliaia di piccoli artigiani e piccoli negozianti, che senza una
piccola evasione sarebbero costretti ad abbassare definitivamente la
loro saracinesca, perciò una evasione “per legittima difesa”,
possono o non possono definirsi italiani? Al presidente Napolitano
si può fare una domanda ancor più precisa: signor presidente, se
Lei fosse un pensionato con una pensione inferiore ai 500 euro
mensili, in Italia sono milioni, e nell’intento di fare un piccolo
lavoro in nero, indispensabile per vivere, fosse “scovato” da un
finanziere e che questi lo apostrofasse con la frase lei non può
definirsi italiano, cosa risponderebbe? Signor presidente, la Sua è
stata una frase molto ma molto “infelice”.
Purtroppo, e questo è
il vero dramma italiano, quelli che dicono le tasse bisogna pagarle,
non solo non sanno chi sono gli evasori, perciò non sono in grado
di sapere chi può o non può pagarle, ma sono anche quelli che
avendo uno stipendio o pensione di poco inferiore ai 10.000 euro
mensili, le tasse le possono pagare “senza problemi”, ma che
dire di quelli che senza una piccola evasione, non
arriverebbero alla fine del mese?.
CHI
PUÒ DEFINIRSI “ESODATO”?
(ALLA FORNERO
L’ARDUA SENTENZA)
Grazie ai giornali, ai
dibattiti e alle manifestazioni, tutti gli italiani, dal bambino
all’anziano, sanno che in Italia vi è il problema “esodati”
, anzi lo sanno anche i turisti.
Ma nessuno sa dire
chi è esattamente l’esodato, cioè, chi può senza alcun dubbio
definirsi tale? Inutilmente lo chiederemmo al capo dello stato,
al presidente del consiglio, al ministro del lavoro , ai capi
sindacali, ai responsabili INSP , ai politici ecc. Infatti, o
rispondono “senza rispondere”, oppure danno risposte diverse.
Senza rispondere a questa precisa domanda , non è possibile
risolvere il problema. Nonostante ciò, non si capisce, come abbia
fatto la Fornero ad assicurare che entro il 30 giugno il problema
esodati sarà definitivamente risolto. Considerato che è un
“problema” italiano, occorrerebbe dare ad ogni italiano, la
possibilità di sapere, con precisione, se può o non può definirsi
esodato.
Ma perche non viene
dato una risposta a questa indispensabile domanda? Qualcosa mi dice
che non si risponde in quanto, cercando di rispondere, viene messo
in risalto un “dramma” italiano, la vergognosa ed
anticostituzionale differenziazione che esiste fra un lavoratore ed
un altro lavoratore.
Tutti siamo a
conoscenza di queste differenziazioni, tutti sappiamo chi sono gli
artefici, tutti sappiamo che sono state create per interesse
personale o di gruppo. L’esistenza di tali differenziazioni,
sta complicando la soluzione del problema esodati.
Per elencare queste
evidentissime differenziazioni, alcune le vedremo quando cercheremo
di capire chi è l’esodato, non basta un articolo, occorrerebbe
scrivere un libro.
Vediamo di
approfondire il “problema” premettendo che saranno molte le
domande, ma poche le risposte.
Da dove deriva la
parola esodati? Da quale vicenda è nata?
La parola esodati non
si trova in nessun dizionario della lingua italiana, ma da alcuni
mesi è diventata una delle parole più usate in Italia, complice
una decisione presa dal governo Monti nel corso della presentazione
del decreto “salva Italia”. Di cosa si tratta? Grazie ad
accordi fra aziende e lavoratori, alcuni di questi , avendo una età
compresa fra i 55 ed i 60 anni, hanno avuto la possibilità,
volendo, di uscire dal mondo del lavoro, alcuni anni
prima della pensione. Purtroppo, senza alcun preavviso, il
governo ha cambiato le regole, conseguentemente alcuni verranno a
trovarsi senza stipendio e senza pensione. Inutile negarlo, il
“problema” esiste.
Al seguito di questa
vicenda, la parola esodo ha cambiato significato, non più verso la
terra promessa, ma verso la pensione promessa.
Prima di chiedersi
come il problema potrà essere risolto, si dovrà rispondere ad
alcune ben precise domande: Chi può essere considerato un
esodato? Quanti tipi di esodati esistono? Essere senza stipendio
e senza pensione significa essere esodato, oppure no ?
Iniziamo dagli esodati
“ufficiali” ciò quelli che volontariamente hanno scelto di
abbandonare il lavoro prima di andare in pensione. Di quanti tipi
ce ne sono?
Alcuni si sono
licenziati grazie alla promessa di vedere assunto un famigliare,
altri al seguito di una buona liquidazione. La distanza dalla
pensione non era identica per tutti, alcuni due soli anni, alcuni
molti di più. Come si può vedere diverse le situazioni e diverse
le motivazioni, occorre distinguerle, in quanto diversi
dovrebbero essere i trattamenti elargiti.
Oltre a questi esodati
, ve ne sono altri? Quelli non per propria scelta,
ma per costrizione, sono diventati disoccupati, conseguentemente
rimasti senza stipendio e senza pensione, possono o non possono
pure loro definirsi esodati? Logica vuole che pure questi , anzi
più degli altri, dovrebbero giustamente essere considerati tali.
Purtroppo non è detto chiaramente.
Al riguardo di questo
ultimo tipo di esodati, occorre pure fare qualche distinzione,
infatti anche questi non sono tutti uguali.
Il disoccupato da
lavoro dipendente può , seppur solo per un certo periodo,
usufruire di un qualcosa che gli permette di “tirare avanti”,
cassa integrazione, sussidio di disoccupazione, liquidazione, ecc
, ma che dire dei “disoccupati autonomi “, artigiani,
commercianti ecc, che, come è noto a tutti, non scatta alcun
ammortizzatore sociale? Si tenga presente che questi ultimi,
essendo stati costretti a chiudere “per tasse”
dovranno pure, per alcuni anni, subire l’accanimento
della Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
Ma quanti sono gli
esodati? 35000? 55000? 371125? Saranno contati tutti? Oppure
sarà creata l’ennesima differenziazione sociale?
Ultimissima domanda:
cosa farà il governo per risolvere il problema esodati? Lo stanno
studiando. Per alcuni, ma non per tutti, saranno annullati
gli accordi, cioè possibile rientro nel posto di lavoro. Per alcuni
, ma non per tutti, sarà creato un apposito prepensionamento,
oppure qualche altro ammortizzatore sociale. Alcuni, ma non
tutti, dovranno “arrangiarsi”. Chi saranno
quelli che dovranno, ancora una volta, arrangiarsi? Facile
profezia, i soliti, cioè quelli che a suo tempo diventarono
autonomi.
LETTERA
APERTA AI FUTURI ARTIGIANI
Alcuni giorni fa,
Corrado Passera, ministro per lo sviluppo economico, ha presentato
la bozza di un decreto il cui fine è quello di convincere i
disoccupati a diventare imprenditori. L’offerta è a prima vista
allettante, per alcuni anni, niente Iva, niente Irpef e tasse al
cinque per cento. Una vera e propria “pacchia”.
Conoscendo, al
riguardo del lavoro autonomo, ” l’aria che tira”, sorprende
non poco il silenzio che ha accompagnato la proposta.
Ma cosa sarà
successo? Occorreva forse la crisi, per rendersi conto che la
colonna portante della economia italiana, è stata , lo è tuttora
e sarà sempre, il lavoro autonomo? Occorreva forse il terremoto
emiliano per capire che se le aziende chiudono, i “conti” non
tornano? Indipendentemente dalle ragioni, si tratta di “cambiamento
epocale”. Ma dove sono finiti i commentatori politici ed economici
che nei giorni successivi all’annuale denuncia dei redditi ,
commentando quelli denunciati dagli artigiani, ripetono più volte
l’aggettivo scandaloso? Mi sarei aspettato che
al seguito di una proposta come questa, che permette ad alcuni
artigiani di pagare solo il 5 per cento di tasse , venissero indetti
almeno un paio di scioperi generali.
A tale proposta non si
può non dare il benvenuto ed augurare grande successo, anche se
alla luce di alcune considerazioni, il grado di credibilità è
abbastanza scarso: quelli che oggi dicono “alzate le saracinesche
“, sono quelli che fino a ieri hanno dato tutte le disposizioni
possibili per farle abbassare. Quelli che oggi invocano la
“natalità” sono sempre quelli che hanno potenziato il “plotone
di esecuzione”, perciò qualche proverbiale “ riserva” occorre
averla. Speriamo che non si tratti di Scherzi a Parte.
Naturalmente, per
poter valutare il contenuto di un decreto, occorre vederlo
operativo, cioè approvato dalle camere, rimandiamo a tale data il
necessario ed indispensabile definitivo giudizio.
Ma anche senza
conoscerne a fondo i contenuti è possibile dare qualche consiglio
ai futuri possibili “lavoratori in proprio” , consigli che non
hanno lo scopo di “frenare ” l’entusiasmo dei coraggiosi,
ma piuttosto di illuminare un percorso non privo di ostacoli. Mi
rivolgo in particolare ai disoccupati da lavoro dipendente, che
con tutto il rispetto che ho per loro , temo, che seppur in buone
fede, siano stati oggetto di un “lavaggio di cervello”, cioè
potrebbero avere le “idee confuse”.
Non mi rivolgo ai
disoccupati da lavoro autonomo, in quanto ciò che dirò lo
conoscono benissimo, infatti lo hanno vissuto sulla loro pelle.
Caro disoccupato e
possibile artigiano: per fare in modo che la proposta del ministro
Passera ti diventi “allettante”, sono scesi in campo molte
“sirene”, conosciamo già gli slogan, “nuove opportunità”,
“opportunità irripetibili che sarebbe un peccato non
approfittarne”, “ interessanti agevolazioni”. Si sta facendo
di tutto per convincerti che finalmente non avrai più padroni,
che potrai lavorare solo quando ne avrai voglia, che finalmente
potrai realizzare tutti i tuoi sogni, che hai la possibilità di
entrare nel ristretto novero degli idealisti, degli indipendenti,
degli appassionati della vita. In parole povere, che finalmente
potrai organizzarti il lavoro da solo, potrai autogestire il tuo
tempo libero, puoi mandare qualcuno “a quel paese”, potrai dare
sfogo alla tua creatività, potrai fare il lavoro che ti piace, non
sarai più un lavoratore alienato, e naturalmente, che se sei abile,
avrai la possibilità di migliorare la tua posizione economica.
Ma la cosa più
interessante, cioè quella che dovrebbe essere la “spinta” più
convincente, già la sai in quanto te l’hanno detta in tutte le
lingue, che finalmente potrai evadere quanto ti pare,
in quanto stai per entrare nel “paradiso della evasione”
Ebbene mi preme
comunicarti che, a parte alcune agevolazioni fiscali, puoi detrarre
dalle tasse oltre gli attrezzi, anche la vettura, tutto il resto
sono verità “teoriche”, ma che alla fine molte di queste si
tramuteranno in “pie illusioni”.
Mi auguro che tu non
sia stato un credulone, in caso contrario il tuo sarà un
risveglio amaro.
Considerato che mi
sono prefisso il compito di “illuminarti”, non posso non farti
presente un dato di fatto “inoppugnabile”, tu ti trovavi in un
“mondo”, ora stai per entrare in un ”altro
mondo”.
Inizio facendoti
presente alcune cose che a te sembravano ovvie, in quanto “diritti
acquisiti”, ma che invece dovrai “dimenticare”per sempre.
Per nessuna ragione potrai prendere soldi non lavorando
Perciò niente in malattia, niente durante le ferie, niente cassa
integrazione, niente prepensionamenti, niente sussidi di
disoccupazione, niente tredicesima, niente liquidazione. Non vi
saranno più permessi pagati, donatore sangue, permessi sindacali,
matrimoniali, ecc.
Tieni presente che non
esiste un artigiano che prende dei soldi senza lavorare!
Non avrai più nessuno
che ti difende, se uno sciopero venisse indetto, non sarà per far
rispettare i tuoi diritti, magari sarà stato indetto per
annullare eventuali tuoi presunti “privilegi”.
Per completezza ti
farò presente anche alcune altre cose che non conosci ma, che
invece sarai obbligato ad affrontare.
Per iniziare
l’attività avrai bisogni di soldi, ebbene ti renderai conto che
le banche sono disponibili ad aiutarti solo se loro si sono resi
conto che non ne hai bisogno. Avendo bisogno di una infinità
di permessi, farai la conoscenza del burocrate, cioè di una
figura che farà di tutto per ostacolare ogni tua iniziativa, e
quasi sempre ci riesce. Conoscerai il finanziere che costantemente ti
terra d’occhio. Conoscerai la giustamente famigerata agenzia
delle entrate. Al riguardo delle tasse, della evasione fiscale e
della agenzia delle entrate, sarà bene che mi soffermi un poco, in
quanto si tratta d temi di “ vitale importanza”. Sicuramente
avrai letto da qualche parte l’assicurante “motto” del
ministro delle finanze, “chi non ha evaso può stare
tranquillo, non gli può succedere niente di
spiacevole”. Questa, lo dico per esperienza diretta, è
una balla colossale.
Mi spiego: se
deciderai di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, a parte il
fatto che senza un pò di evasione fiscale sarai costretto a
chiudere”per tasse”, sicuramente non avrai “problemi”
con i finanzieri, infatti, pur essendo loro dei cercatori
“certosini”, non possono trovare quello che non esiste. Ma con
la agenzia delle entrate è tutta un'altra”musica”, questi,
grazie ai fantasiosi studi di settore, si arrogano il diritto di
farti il conto in tasca, per loro non puoi non aver evaso, perciò ti
chiameranno a giudizio, cioè dovrai subire regolari processi.
Questo significa che dovrai anticipare una cifra di soldi, che
dovrai farti un avvocato, che dovrai perdere giorni di lavoro.
Considerato che non hai evaso, sarai il sicuro vincitore,
sicuramente potrai uscire dai tribunali a testa alta, ma
attenzione, nonostante la vittoria, una parte dei soldi anticipati
non ti saranno restituiti, dovrai pagare l’avvocato, il tempo
perso non ti sarà risarcito. Naturalmente questo non è per un solo
anno, anzi considerato che la prima volta gli è “andata buca”,
riproveranno anche negli anni successivi, alla fine cederai per
“sfinimento”, cioè non avendo altra alternativa per porre fine
ad un vergognoso accanimento, ed anche per il disperato tentativo
di vivere in pace, darai a loro la cifra che ti avevano chiesto.
Diventerai un
“perseguitato fiscale”, senza associazione.
Ma cosa ai fatto di
male? Essere troppo onesto è una colpa? Attenzione, non credere
che per “chiudere” con l’agenzia delle entrate, sia
sufficiente chiudere bottega, neanche per sogno, per un buon numero
anni sarai in balia dei loro asfissianti tentacoli. Eppure ti
avevano detto che senza evasione fiscale avresti potuto “vivere
tranquillo”, purtroppo non ti hanno detto l’unica grande
verità, che chiedendo la partita Iva, diventi un “potenziale
evasore”, un essere”socialmente pericoloso”, perciò
“schedato” per tutta la vita.
Quando ti renderai
conto che ciò che ti sto dicendo corrisponde alla verità,
sicuramente ti verrà la tentazione di fare un pò di evasione,
ebbene avrai la conferma che effettivamente ti trovi in un
altro”mondo”. Se prima facevi un piccolo lavoro in nero, anche
quello era evasione fiscale, passavi praticamente inosservato,
nessuno ti controllava , ma da ora in poi attenzione, sei diventato
un “sorvegliato speciale”, se ti pescano sei fritto. Tu sai
come si è espresso il presidente della repubblica Napolitano, che
naturalmente non si riferiva alla evasione praticata dai dipendenti,
ma a quella praticata dagli artigiani, ha detto che tali evasori
non potranno più “definirsi italiani”. Pensa che roba, il
mafioso, il lestofante, l’assassino, può continuare a definirsi
italiano, ma tu no, per la sola colpa di aver fatto un pò di
evasione, evasione per “sopravvivenza” e per “legittima
difesa”, non puoi più dire ” sono di nazionalità
italiana”, per avere una nazionalità dovrai recarti
all’estero.
Non so se ci tenevi,
ma non potrai più essere considerato un lavoratore, infatti la
tua nuova attività non è prevista nello statuto dei lavoratori.
Ironia della sorte, farai almeno dalle 16 alle venti ore in più
alla settimana, ma non sarai più un “lavoratore”.
Se volessi elencarti
tutte le differenze fra artigiani e dipendenti, che sicuramente ti
sarebbero utili, non basterebbe un articoletto, ma dovrei scrivere
un libro.
Termino facendoti una
domanda, come mai quelli che stanno facendo di tutto per convincerti
che il lavoro autonomo è un lavoro “paradisiaco”, non sono
diventati artigiani?
Non ti do la risposta,
se diventerai artigiano. la scoprirai da solo.
Caro disoccupato, ti
ho parlato “franco”, ma non sono stato “brutale”, se
volevo esserlo mi sarei soffermato su un tema che meritava di essere
approfondito, gli “inspiegabili” suicidi.
SALVATORI
O MASSACRATORI ?
Come è noto, i
funzionari della agenzia delle entrate si sono rivolte a molte
piccole aziende “invitandole caldamente” a versare “una
tantum”, lasciando intendere che sarebbero state lasciate
“fiscalmente in pace”.
Pure noto a tutti è
il risultato finale di queste “scellerate richieste”, quelli
che avevano effettuato una certa evasione, volentieri hanno pagato e
naturalmente continuato ad evadere.
Quelli che invece
avevano effettuato una evasione “per legittima difesa”, cioè
per non essere costretti a chiudere “per tasse”, che sono la
maggioranza, vedendosi “braccati”, pur a costo di rimanere in
“bolletta”, ma nella convinzione ed illusione di “chiudere”
con l’agenzia delle entrate, hanno pure loro pagato, ma
giustamente nauseati ed amareggiati, molti di loro hanno
definitivamente chiuso bottega.
Purtroppo vi sono
pure quelli che non avevano i soldi da pagare, ebbene, questi hanno
avuto due sole alternative: o indebitarsi oppure
suicidarsi, dalle cronache sappiamo che alcuni hanno
scelto questa ultima alternativa.
ATTENZIONE!! Alcuni
di questi hanno pure promesso che prima o poi faranno una strage.
Il fisco è una
“arma”troppo pericolosa, se lasciata in mano a degli
incompetenti, può creare, come infatti è accaduto, delle
tragedie.
Nonostante le
tragedie, consapevolmente od inconsapevolmente create, gli ideatori
di questa “raccolta fondi”, in odore tangentizio e
ricattatorio, hanno ricevuto complimenti anche a livello
internazionale, “per l’ottimo risultato conseguito
nella lotta contro l’evasione”,
conseguentemente sono stati considerati i “salvatori
della patria”.
Altro che “salvatori”,
considerato che il tempo è galantuomo, questi passeranno alla
storia come i “massacratori ” della
“azienda” Italia.
IL “ BALLETTO” DELLE
RESPONSABILITA’
Molti italiani sono sorpresi dallo
scandaloso comportamento dei nostri politici, in verità,
conoscendo “l’andazzo”, dovrebbero essere sorpresi del
contrario.
Ma ancor più sorprendente è il
constatare come i politici si comportano al riguardo di questi
scandali.
Nell’intento di “smarcarsi”
cercano di dimostrare che loro stessi sono “sorpresi”
dell’accaduto, che naturalmente loro sono innocenti, che il loro
comportamento è in linea con le leggi vigenti, che la stragrande
maggioranza di loro sono al servizio del popolo, e chiedono per
queste “schegge impazzite” esemplari punizioni.
Codesti politici fanno finta di non
sapere che vi sono due tipi di responsabilità: una responsabilità
penale, il non rispetto delle leggi, ed una responsabilità
politica, il non rispetto di un codice di comportamento, che è poi
quello di mantenere le promesse fatte nelle campagne elettorali,
cioè onestà, trasparenza, controlli, ecc.
Giustamente è compito della
magistratura giudicare e punire chi non rispetta il codice penale,
ma sarebbe illusorio voler far credere che con un maggiore impegno
dei magistrati si possa porre fine al dilagare degli scandali e
della corruzione politica.Tangentopoli non ha moralizzato un bel
niente. Il rispetto delle leggi è sicuramente una cosa utile, ma
senza l’intervento degli stessi partiti, la situazione non può
cambiare.
La prima cosa che serve all’Italia
è che venga creato un “codice di comportamento” valido
per i politici di ogni livello, compito dei singoli partiti è
controllare che tali norme siano da tutti rispettate, chi non lo
rispetta, deve dal partito essere definitivamente allontanato.
Cosa deve contenere il codice di
comportamento?
Per scriverne il contenuto non
occorre essere un professore di scienze politiche, è sufficiente una
persona dotata di un briciolo di buon senso.
Un concetto deve comunque entrare
bene nella mentalità dei politici, i soldi che gestite
sono soldi di tutti e perciò dovreste gestirli come gestireste i
vostri.
Purtroppo questo concetto lo hanno
volutamente travisato, i soldi di tutti li considerate vostri
e spesso li avete usati per finanziare le vostre campagne elettorali.
Chi è chiamato al rispetto delle
regole contenute nel codice di comportamento?
Tutti i politici investiti da
qualche responsabilità politica, dal consigliere del più piccolo
comune italiano, al presidente del consiglio.
Se scoppia uno scandalo in una
qualsiasi amministrazione politica, tutti i rappresentanti devono
ritenersi politicamente responsabili e conseguentemente tutti
dovrebbero dare le dimissioni.
Anche in assenza di uno scandalo,
possono esistere gravi responsabilità politiche, esempio: un
consigliere comunale di un piccolo comune, sia di maggioranza che di
minoranza, che spesso ha solo il compito di alzare o non alzare la
mano, magari senza sapere la ragione di tale gesto, deve avere
invece il dovere di controllare le decisioni che vengono prese
dalla giunta. Ebbene, se queste decisioni contrastano col codice di
comportamento, questi deve farlo presente in consiglio, in mancanza
di alcuna revisione, questi deve dimettersi e far conoscere al
pubblico l’accaduto.
Se tale consigliere non si comporta
in questo modo, non può avere scusanti, avendo accettato di andare
in lista, doveva essere a conoscenza degli impegni che si assumeva,
perciò deve essere considerato complice e responsabile
dell’accaduto.
Se diamo uno sguardo gli scandali
quotidiani ci rendiamo conto che solo qualche politico è
penalmente responsabile, ma ci rendiamo pure conto che nessun
politico è immune da gravi responsabilità politiche.
Cosa dovrebbero fare i politici per
salvare “la faccia” , ammesso che questo sia un loro sincero
desiderio?
Non hanno alternativa: scrivere a
chiare lettere il codice di comportamento e considerato che nessun
di loro può ritenersi “non colpevole”, dimettersi tutti e
chiedere scusa agli italiani.
Forse, anzi senza forse, ho chiesto
troppo
()
L’ARTIGIANO, UN LAVORATORE PRIVO DI TUTELA
Come è noto, i lavoratori
dipendenti hanno i loro sindacati, il cui compito è quello di
tutelarli.
Pur essendo vero che non sempre le
lotte sindacali hanno favorito i reali interessi dei lavoratori,
è però anche vero che quando necessita un loro intervento,
questi, anche senza essere sollecitati, intervengono in prima
persona, con ogni tipo di lotta, (dibattiti, interpellanze,
scioperi).
Si può tranquillamente affermare
che i sindacalisti sono sempre stati e saranno sempre ben vigili e
ben presenti.
Purtroppo, per una insieme di
ragioni, non tutte le categorie dei lavoratori usufruiscono di una
altrettanto adeguata tutela, una di queste è l’artigianato.
Qualcuno potrebbe far presente che
in Italia gli artigiani hanno le loro associazioni, ma purtroppo,
come sarà facilmente dimostrato, la funzione di queste
associazioni non sono quelle, come invece dovrebbero essere, di
tutelare i loro iscritti. La loro è una semplice funzione
amministrativa, infatti si comportano più o meno come fossero dei
commercialisti.
Se diamo uno sguardo ai risultarti,
grazie alle lotte sindacali, ottenuti dai lavoratori dipendenti, e
li confrontiamo con i risultati, grazie alle lotte delle
confederazioni dell’artigianato, ottenuti dagli artigiani, ci
renderemo facilmente conto della diversa operosità ed efficienza
che contraddistingue le rispettive associazioni.
Qualche esempio: giustamente il
lavoratore dipendente, riceve lo stipendio anche quando è ammalato.
Domanda, perché anche l’artigiano in malattia, pagando
naturalmente il dovuto, non viene messo nelle stesse condizioni?
Altro esempio: se un lavoratore dipendente rimane disoccupato,
scattano, giustamente per lui, alcuni ammortizzatori sociali, cassa
integrazione, disoccupazione, ebbene, per quale ragione anche
l’artigiano, pagando naturalmente il dovuto, non può essere messo
nelle condizioni di usufruire di tali ammortizzatori?
Lungo sarebbe l’elenco dei
“diritti acquisiti” che i lavoratori dipendenti hanno ricevuto
grazie alle lotte indette dai loro sindacati, ebbene, nonostante che
le confederazioni dell’artigianato siano nate oltre 50 anni fa,
non sono riuscite a fare in modo che nessuno di questi “diritti
acquisiti” diventassero patrimonio anche degli artigiani, da
quello che mi risulta non sono state neanche proposte. Non era
forse un loro compito ed un loro dovere rivolgersi alle sedi
competenti per fare in modo che anche gli artigiani potessero
usufruire di alcune “coperture”? Perché non è stato fatto?
Come si spiega questa colpevole latitanza?
Premetto che da oltre 50 anni
“rompo le scatole” alle confederazioni degli artigiani, facendo
tali
domande, ebbene sono ancora in
attesa di una risposta.
Ironia della sorte, i dipendenti
delle confederazioni degli artigiani, nate per “tutelare” gli
artigiani usufruiscono di tutti i “diritti acquisiti”, gli
artigiani “tutelati” dalle confederazioni dell’artigianato, non
ne usufruiscono e non ne usufruiranno mai.
Ingenuamente pensavo che più che
“difendere” era meglio essere “difeso”, i fatti dicono che
mi sono sbagliato.
Più volte mi sono chiesto la
ragione per cui gli artigiani si trovano in questa deplorevole
situazione, ebbene, pur senza aver la pretesa di dare una risposta
definitiva, porterò un dato di fatto che già da solo potrebbe
dare la dovuta spiegazione. Logica vuole che il direttivo di una
associazione di lavoratori sia formata da persone che conoscono bene
i problemi della categoria, in parole povere: nessuno meglio di un
dipendente conosce i problemi dei dipendenti, non a caso, i sindacati
dei lavoratori dipendenti intervengono prontamente quando qualche
loro conquista viene messa in discussione, oppure intervengono con
tutte l loro forze per dare a loro maggior potere contrattuale. Si
tratta di interventi facilitati dal fatto che gli interessi dei
lavoratori dipendenti combaciano esattamente con gli interessi dei
sindacalisti.
Altrettanto dicasi al riguardo degli
artigiani, solo degli artigiani possono conoscere le necessita ed i
problemi degli artigiani.
Purtroppo nessun componente delle
confederazioni artigiane, dal presidente al semplice impiegato, ha
mai fatto l’artigiano, conseguentemente non può conoscere i
problemi di questa categoria. Occorre pure tener presente che i
problemi degli artigiani difficilmente combaciano con i problemi
dei loro “difensori” , anzi, in qualche caso sono addirittura
contrastanti , perciò non è possibile pretendere da loro uno
spontaneo e deciso intervento.
Non escludo che siano anche altre
le ragioni per cui gli artigiani siano privi di tutela, ma
sicuramente questo è il “problema dei problemi”.
Molti sono i “problemi” che
affliggono l’artigiano, problemi non sempre risolvibili, questo è
uno di quelli.
E i risultati si vedono
LE RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’
VINCERE LE PRIMARIE E LE RAGIONI PER CUI LA SITUAZIONE
ITALIANA NON PUO’ CAMBIARE
Ho fatto un sondaggio, scopo capire
tre cose: come la gente vede la situazione italiana, se sono
intenzionati a cambiarla, e, se intenzionati, cosa propongono per
cambiarla. Ho interrogato persone di ogni ceto sociale, volutamente
ho evitato, ritenendo i loro pareri troppo “interessati”, ad
intervistare persone particolarmente politicizzate, diciamo che ho
cercato di capire cosa ne pensa il popolo.
Anzitutto un giudizio generale,
alcuni non hanno dato alcuna risposta, un discreto numero ha dato una
rispostaccia, questo per dire che “l’acqua bolle”, ma con mia
grande sorpresa ho constatato che non solo la stragrande maggioranza
degli intervistati sono ben felici di esprimere un loro parere, ma
che sono pure dotati di una eccezionale maturità,
conseguentemente, i loro suggerimenti meriterebbero di essere
ascoltati.
Vediamo, pur con tutti i limiti, i
risultati che sono scaturiti da questo sondaggio.
Per la stragrande maggioranza di
loro, l’era berlusconiana è finita e sta per iniziare l’era
del Pd, cioè, per almeno due legislature i governi saranno guidati
dal Pd.
Essendo ben radicato su tutto il
territorio italiano ed essendo ben disposto a dialogare con i
sindacati, il Pd sarebbe l’unico partito italiano in grado di
governare l’Italia.
Ma questi aggiungono un importante
particolare, per risolvere i gravi problemi che travagliano
l’Italia, questo partito, come tutti gli altri partiti, deve
rivedere molte cose, deve rinnovarsi, deve fare una salutare
“rottamazione”, in caso contrario i problemi rimarranno
irrisolti, anzi potrebbero peggiorare.
Cercando di sintetizzare il parere
di questi non “sprovveduti”osservatori, occorre che Renzi
vinca le primarie, vincendole diventerà il candidato per la
presidenza del consiglio, in tal caso il popolo italiano gli darà
una ampia maggioranza.
A questo punto, tenendo naturalmente
conto di ciò che è “voce del popolo”, esprimo alcune mie
riflessioni.
Le volontà espresse dalle persone
che ho intervistato possono essere realizzate?
Ne dubito, sicuramente il popolo
italiano, alle elezioni politiche, voterebbe Renzi, ma considerato
che le primarie le vincerà Bersani, Renzi non può essere
votato. Se le primarie saranno di partito e non di coalizione, Renzi
arriverà secondo.
Ma perché non può vincere Renzi?
Per due ragioni ben precise: 1)
l’attuale segreteria firmerà e consiglierà di firmare per
Bersani, 2) per Bersani firmeranno tantissimi elettori del Pd,
specialmente quelli non intenzionati a cambiare radicalmente la
società, cioè dipendenti pubblici, pensionati Baby, sindacalisti,
funzionari di partito.
Paradossalmente, se gli intervistati
hanno visto bene, l’Italia non potrà cambiare per colpa della
attuale segreteria e per colpa di una parte degli elettori del Pd.
Bersani è sicuramente una persona
onesta, come pure la Bindi, D’Alema e tutti quelli della
segreteria politica, ma questi non possono essere considerati il
“nuovo che avanza”, non possono fare in poco tempo quello che per
decenni non hanno voluto o non potuto fare.
Proviamo ad ascoltare gli iscritti
del Pd delusi dal comportamento del loro partito, ascoltiamo in
particolare gli operai che lavoravano nelle piccole aziende, ora
disoccupati, in quanto ben 33000 di queste aziende hanno chiuso
definitivamente i battenti, ebbene ne sentiremo delle belle: che il
partito non crea un posto di lavoro produttivo, da anni creano solo
posti per dipendenti pubblici , cioè lavori non produttivi, che
non hanno difeso le piccole aziende, che non hanno voluto fare la
riforma burocratica, che non hanno combattuto gli sperperi, che
non si sono dati da fare per intaccare i privilegi della casta.
In parole povere, che sarebbe diventato un partito più o meno come
gli altri.
Fa pena constatare la profonda
delusione in cui si trovano persone che al partito avevano dato tanto
e che tanto avevano sperato.
Queste persone non voteranno mai un
altro partito, sono disponibili a votare solo per un Pd diverso, un
partito che sia intenzionato ad una vera svolta.
Questi disoccupati, alle primarie
firmeranno per Renzi, ed in caso di vittoria lo voteranno , ma
considerato che questi non sono la maggioranza nel partito,
sicuramente rimarranno delusi e conseguentemente dovranno
rassegnarsi.
Una importante precisazione,
l’amarezza di molti elettori del Pd è grande, ma ancor più grande
è l’amarezza degli altri elettori.
Una domanda è d’obbligo, se Renzi
vincesse le primarie, per quale ragione sarebbe un sicuro vincitore
delle elezioni politiche?
La stragrande maggioranza degli
italiani non ha più fiducia negli attuali dirigenti politici,
vuole un cambiamento radicale, ebbene per loro, l’unico politico
disposto a tale cambiamento sarebbe Renzi, perciò lo voterebbero in
tantissimi, sia di sinistra che di destra.
Inoltre riceverebbe la fiducia di
tanti delusi dalla politica.
Da decenni alle politiche non voto,
ma se Renzi vince le primarie, il mio voto lo avrà sicuramente.
LETTERA APERTA AL PROFF
MONTI
(per ricordagli i
madornali errori commessi)
Spettabile Proff Monti
Non mi aggrego alla moltitudine di
osservatori politici che vorrebbero far credere agli italiani che
Lei è il responsabile di tutti i mali che travagliano la nostra
disgraziata nazione.
Sappiamo tutti che Lei ha ereditato
una situazione disperata, per portare un esempio di “pronto
soccorso”, potremmo dire che si è trovato al capezzale di un
infermo che era più di là, che di quà.
Non farò neanche un elenco di
scelte fatte, che lei sa benissimo e i fatti lo dicono, che
era meglio non averle fatte, ma farò invece un brevissimo
elenco di alcune cose che avrebbe dovuto fare, ma che non
ha fatto, anzi, e questo è molto grave, insiste ancora a non
volerle fare.
Inizio da quel giorno che Lei
ricevette l’incarico di formare un nuovo governo.
Senza alcun dubbio avrà incontrato
anzitutto i “grandi” della finanza, i segretari di partito, i
segretari delle confederazioni sindacali e delle associazioni di
categoria, i presidenti degli enti , in particolare di quelli
inutili, cioè le persone che contano.
Non essendo stato presente, non
posso sapere cosa vi siete detti, ma so cosa NON vi siete detti,
nessuno di loro ha chiesto che venga fatta la riforma burocratica,
cioè la madre di tutte le riforme, infatti non se ne parla, nessuno
ha chiesto di intaccare i vergognosi privilegi della casta, infatti
ne parlano solo le cronache, nessuno ha chiesto di mettere un
tetto ai vergognosi stipendi di tanti manager pubblici, infatti ci si
limita solo a parlarne, nessuno ha chiesto di porre un freno agli
sperperi, non a caso continuano come prima.
Cosa invece doveva fare e non ha
fatto?
Doveva invitare tre anziani: un
artigiano, un commerciante ed un coltivatore diretto, non doveva
preoccuparsi del loro grado di istruzione, potevano essere anche
degli analfabeti, doveva solo farsi raccontare la loro vita.
Quante cose avrebbe imparato e
come le sarebbero servite.
Era sufficiente che avesse dedicato
a ciascuno di loro 20 minuti, questo significa che in una ora di
tempo avrebbe imparato economicamente molto di più di quello che ha
imparato a scuola, e molto di più di quello che ha appreso nel
corso delle sue molteplici attività.
Avrebbe sicuramente appreso
molto cose a Lei completamente ignote, in quanto nei giornali non
vengono scritte e non si apprendono vivendo in mezzo ai
nullafacenti
Avrebbe appreso chi veramente tira
la carretta, chi nel dopo guerra ha creato il cosi detto miracolo
economico, chi veramente lavora, che lavora anche con la febbre,
chi dà allo stato, molto più di quello che dallo stato riceve, in
parole povere, chi sono i pilastri della società.
Avrebbe anche appreso, ma non mi
dica che non se ne è accorto, che questi. pur lavorando più
degli altri , sono pure anche quelli che prendono la pensione più
bassa.
Ascoltando questi tre saggi
anziani, avrebbe fatto le 4 scelte che potevano salvare l’Italia:
1) ordinare ai finanzieri di lasciare in pace per almeno due anni,
queste tre categorie e di cercare invece gli evasori totali, 2) dare
ordine alle banche di dare a queste categorie i soldi necessari per i
loro investimenti, garante lo stato. 3)abbassare per queste categorie
la pressione fiscale, per permettere a loro di essere competitive nel
mercato, 4) porre mano, senza esitazione o condizionamenti alla
riforma burocratica.
Sicuramente vi sono anche altre
cose da fare, ma queste sono indispensabili.
Lei sa meglio di me che se avesse
fatto queste cose ci troveremmo in ben altra situazione, per esempio
non occorrevano finanziarie magari mascherate da non chiare
“leggi di stabilità, in tal caso avremmo veramente visto le luce
della fine del tunnel, ma che non sono quelle di un treno che sta
per investirci.
Come sappiamo tutti, ogni giorno
chiudono un migliaio di piccole aziende, cioè migliaia di colonne
che sostenevano l’edificio Italia, ci stiamo incamminando verso ad
una catastrofe di immani proporzioni.
Lei conosce come sono messi i conti
dello stato, si sarà perciò reso conto che con la chiusura di
queste piccole aziende, i conti non possono tornare, purtroppo il
misfatto e fatto, il suo ottimismo non può bastare a porne un
qualche rimedio.
Avendo avuto in Lei un iniziale
fiducia, sapevo che vi era la possibilità di salvare la “barca
Italia”, ho invano sperato in un suo ravvedimento, purtroppo
sono rimasto deluso, Lei continua imperturbabile nel suo cammino
suicida.
Errare humanum est, perseverare
autem diabolicum
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna
SE RENZI VINCE LE
PRIMARIE
Nel caso che Renzi vincesse le
primarie, si avrebbero ripercussioni particolarmente favorevoli
per il Partito Democratico.
1)Moltissimi cittadini italiani,
intenzionati a votare Grillo, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
2)Moltissimi cittadini italiani,
intenzionati a disertare il voto, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
3)Alcuni elettori del centro destra,
politicamente delusi dal comportamento di alcuni componenti dei
loro partiti, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
4)Molti voti a Renzi, e perciò Pd,
impedirebbero di fatto una non impossibile vittoria del centro
destra.
5)Si tenga pure presente che il
popolo è molto arrabbiato e sfiduciato, la presenza di Renzi, cioè
la speranza di qualcosa di nuovo, servirebbe ad evitare scontri,
conflitti e sommosse che potrebbero mettere in discussione la vita
democratica della nostra nazione.
Tutto questo porta “acqua”, in
particolare, al “mulino” del Pd, perciò mi riesce difficile
capire la ragione per cui la segreteria di questo partito, si stia
mobilitando per impedire la vittoria di Renzi alle primarie.
Si tratta di una mobilitazione che
potrebbe arrecare al partito danni forse irreparabili, infatti con
l’inevitabile acutizzazione della battaglia, potrebbero non
mancare dure accuse all’indirizzo di Renzi.
Attenzione, le accuse sono una arma
a doppio taglio, se corrette, servono alla comprensione, ma se
fossero dettate da spirito demonizzatore, le conseguenze per il
Pd, sarebbero devastanti, Renzi e moltissimi di quelli che si
recheranno a firmarlo, potrebbero allontanarsi dal Pd.
Si cadrebbe dalla padella alla brace
DEBITO PUBBLICO E L’ EVASIONE
FISCALE DEI LAVORATORI AUTONOMI
L’Erostat, ufficio statistico
dell’unione europea, ha comunicato ai nostri “salvatori della
patria” che il debito pubblico italiano è salito al 126,1% ,
che salvo drastiche contromisure, crescerà ancora, e che il grado
di sostenibilità sta per essere superato.
Eppure qualcuno ci aveva assicurato
che i “conti”erano saldamente sotto controllo.
Il problema debito pubblico è ben
presente nelle intenzioni del governo, come pure nei programmi
elettorali dei vari partiti, come pure negli editoriali dei vari
commentatori politici.
Tutti questi mettono in evidenza
che si tratta di una pesantissima “palla al piede” che
impedisce lo sviluppo sociale ed economico dell’Italia.
Correre ai ripari non è solo una
impellente necessità di ordine economico, ma anche un dovere
morale, occorre evitare che l’onere ricada sulle generazioni
future, cioè, che queste siano costrette a pagare errori, da
loro non commessi.
Fioccano le proposte per ridurlo:
vendita beni dello stato, lotta agli sprechi, tetto a stipendi e
pensioni d’oro, scovare i falsi invalidi, ridurre i privilegi
della caste.
Si tratta di proposte che se rese
operative ridurrebbero drasticamente il debito e non avrebbero
controindicazioni.
Ma vi è una proposta, che pur
avendo trovato unanimi consensi, contiene molte controindicazioni, e
che, se resa operativa senza le necessarie precauzioni, potrebbe
provocare danni devastanti.
Come è tristemente noto, la “cura”
che più di altre viene invocata per ridurre il debito pubblico è
la sistematica eliminazione dell’evasione praticata dai lavoratori
autonomi
Al seguito di una ben orchestrata
campagna mediatica, in prima fila alcuni dirigenti sindacali,
si è riuscito ha far credere che senza la totale eliminazione
di questo tipo di evasione, il debito pubblico non può essere
ridotto.
Come pure si è riuscito a far
credere che eliminando tale evasione, il debito pubblico
automaticamente scomparirebbe.
Se le parole hanno un senso, il
messaggio lanciato da questi “interessati” commentatori è
questo: i lavoratori autonomi sono quelli che hanno fatto
salire il debito pubblico, tocca a loro farlo scendere.
A parere di questa “corrente di
pensiero”, il messaggio si presta ad essere letto anche con una
altra chiave di lettura: se i lavoratori autonomi diventassero
tutti dipendenti, scomparirebbe il nucleo più importante della
evasione fiscale e conseguentemente scomparirebbe anche il debito
pubblico.
I fatti smentiscono questa assurda
teoria: considerato che ogni giorno chiudono l’attività un
migliaio di autonomi, se la teoria fosse esatta, significherebbe
anche l’automatica scomparsa di un migliaio di evasori, che, con
la conseguente riduzione dell’evasione fiscale da loro praticata,
dovrebbe essere seguita da una sostanziale riduzione del debito
pubblico.
Contrariamente a ciò che si
vorrebbe far credere, al seguito di tali chiusure, il debito
pubblico, invece di diminuire, aumenta, e se non si arresta questa
vera e propria “mattanza”, sarà condannato ad aumentare
all’infinito.
Non mi pare che occorresse questa
plateale constatazione per rendersi conto di come stanno veramente
le cose, era sufficiente dare uno sguardo alla situazione in cui si
erano venuti a trovare i paesi dell’Est europeo, nonostante che
non vi fossero lavoratori autonomi, perciò totale mancanza di
evasione, tali paesi sono finiti ugualmente in miseria.
Non capisco la ragione di questa
premeditata criminalizzazione dei lavoratori autonomi, forse questi
commentatori ignorano la vera consistenza dell’evasione, sarà
bene perciò informarli.
Grazie ad una ricerca effettuata
dalla associazione contribuenti italiani, è possibile conoscere
l’ammontare della evasione per ogni categoria.
Le cifre riportate sono state
desunte dall’incrocio di dati rilasciati da banche centrali, da
istituti di statistica, da alcuni ministeri e dalle polizie
tributarie.
Su 180 miliardi di evasione stimate
in un anno, queste sono le cifre corrispondenti:
1)Economia criminale( mafia e
malavita): 78 miliardi di euro.
2)Grandi aziende: 38 miliardi.
3)Economia sommersa( doppio lavoro
dei lavoratori dipendenti e lavoratori provenienti da paesi
extraeuropei: 34 miliardi
4)Società di capitali:22 miliardi.
5) Autonomi e piccole imprese: 9
miliardi.
Trattandosi di stime, ognuno può
giustamente farne i commenti che ritiene più opportuno, l’unico
commento che mi sento di fare è che l’evasione degli artigiani e
delle piccole aziende sarebbe solo il 5 x cento dell’intera
presunta somma evasa.
Al seguito del sopradetto, sento il
bisogno di rivolgere un accorato appello a quelli che detengono il
potere in Italia, si tratta di un vero e proprio SOS: 45 mila
piccole aziende hanno già chiuso “per tasse”, perciò prima che
sia troppo tardi, occorre ridurre la pressione fiscale a quelli che
non hanno ancora chiuso, in caso contrario la “barca” Italia
affonderà e non ci saranno superstiti.
IN ITALIA CI SONO
TROPPI “CIECHI”
Quotidianamente apprendiamo che i
finanzieri hanno scoperto dei falsi ciechi, cioè persone che
dovevano essere non vedenti, ma che invece leggevano il giornale,
guardavano l’orologio, attraversavano la strada senza alcun aiuto,
non avevano il bastone bianco e non erano accompagnati, ma,
nonostante ciò, ricevevano un assegno per cecità totale.
Gli abitanti dei quartieri dove
abitano questi falsi ciechi, non hanno visto che questi non erano
ciechi, forse gli abitanti di questi quartieri sono pure loro tutti
ciechi.
Le persone che ricevano l’assegno
di accompagnamento, essendo ciechi, non avevano visto che questi
ciechi, non erano ciechi.
Non si riesce a capire come
questi “ciechi” siano riusciti a farla franca, infatti sono
riusciti a fare in modo che nessuno si accorgesse che loro non erano
ciechi.
Non se ne sono accorti quelli che
hanno scritto la domanda, per esempio i sindacalisti o chi per loro,
in quanto tutti ciechi, cieco il medico di base che ha fatto la
necessaria richiesta per la visita, naturalmente completamente
ciechi i componenti della commissione che hanno giudicato il grado
di cecità.
Come è noto un buon numero di
dipendenti pubblici, pur avendo firmato il cartellino, sono stati
trovati lontani dal posto di lavoro, ma nessuno dei loro colleghi
avevano visto la sedia vuota, purtroppo tutti ciechi.
Ogni capitolo di spesa pubblica,
compreso i soldi dati ai partiti, ha per legge, un organismo di
controllo, ebbene i componenti di questi organismi non sono in
grado, in quanto tutti ciechi, di vedere la lunghissima serie di
spese ingiustificate, che quotidianamente apprendiamo dai giornali.
L’elenco delle gesti dei “non
vedenti”, ma pagati per vedere, sarebbe lunghissimo.
Attenzione a girare: ovunque
possiamo incontrare dei ciechi.
Senza alcun dubbio l’Italia è
il paese del mondo che ha più cechi.
C’è un proverbio che dice”
ladro è chi ruba e ladro è chi tiene il sacco”, ebbene
giustamente apprendiamo dai giornali che saranno puniti quelli che
hanno “rubato” , ma non ho ancora letto nei giornali che
altrettanto giustamente saranno puniti anche quelli che hanno
“tenuto il sacco”.
Nonostante profondi studi non è
chiara la ragione di questa diffusa cecità, ma a parere di qualche
“addetto ai lavori” non sarebbe altro che le conseguenze del
troppo “ungere le ruote”.
Considerato che si tratta di un
grosso problema , sicuramente sarà promossa una campagna “per
la vista”, tutti gli italiani dovranno obbligatoriamente
effettuare una visita “oculistica”.
Sicuramente il governo presenterà
alle camere un provvedimento d’urgenza.
Speriamo che i ministri non siano pure loro
tutti ciechi.
GRILLO, LA TELEVISIONE
ED I PARTITI
Grillo ha deciso che i componenti
del movimento 5 stelle non devono partecipare ai vari dibattiti
televisivi. A parere di molti esponenti dei partiti tradizionali,
sarebbe una scelta “antidemocratica” in quanto non darebbe la
possibilità ad una parte della popolazione italiana di conoscere
le proposte di un partito che alle prossime elezioni potrebbe
mettere in parlamento un centinaio di parlamentari.
Dare la possibilità a tutti i
cittadini, anche quelli che non sono collegati ad Internet, di
conoscere le proposte dei grillini, sarebbe sicuramente una cosa
utile, ma che siano gli esponenti dei vecchi partiti a sollevare
il “problema” , considerandolo addirittura un rischio per la
democrazia, è una cosa ridicola.
Che questi politici non abbiano
più argomenti credibili, si sa da tempo, ma che per attaccare
qualcuno usino tali argomenti, significa offendere l’intelligenza
degli italiani.
Un rischio per la democrazia sarebbe
se a qualcuno venisse negata la possibilità di far conoscere i
propri programmi, ma non se qualcuno, per ragioni sue, li fa
conoscere con i mezzi che ritiene più opportuno.
A questi “puritani”o
“difensori della democrazia”, mi preme ricordagli una cosa, ma
potrei ricordargliene altre: a metà degli anni settanta, il gruppo
del Manifesto, un gruppo uscito dal Pci, ritenne opportuno
presentarsi alle elezioni politiche e nonostante che fosse presente
in quasi tutti i collegi elettorali italiani, non gli fu permesso,
decisione presa dai partiti che detenevano il potere sulle tre
uniche reti, di presentare il loro programma alla televisione.
Quella fu una scelta antidemocratica.
Molte sono le ragioni per cui i
grillini devono declinare l’invito di partecipare a tali
dibattiti, infatti lo scopo dell’invito non è quello di fare una
utile informazione, ma piuttosto di fare opera di”sputtanamento”
sia personale, che al loro movimento.
Tutti sappiamo come sono organizzati
tali dibattiti, i conduttori, salvo lodevolissime eccezioni, sono
“schierati” verso un ben preciso schieramento politico, perciò
lasciano ad alcuni la possibilità di spiegare il loro punto di
vista, senza alcuna interruzione, mentre ad altri , oltre che dare
poco spazio, li interrompono continuamente.
Perciò, in considerazione del sopra
detto e del fatto che la stragrande maggioranza dei grillini, pur
essendo persone oneste, politicamente parlando sono dei “novizi”,
ecco che entrando in dette “tane” ed essendo costretti a
confrontarsi con delle vecchie” volpi” , farebbero la fine dei
“polli”.
Quando i grillini saranno in
parlamento, giustamente la popolazione vorrà conoscere le leggi o
le regole che questi saranno intenzionati a votare, ma come è
consuetudine, le sedute parlamentari vengono seguite in diretta
Tv, perciò chi volesse potrà seguirne lo volgimento.
Sentire i politici che danno
dell’antidemocratico a Grillo, è il classico caso delle volpi
che fanno le correzioni alle galline.
Non vorrei essere frainteso, non
sono un grillino, se Renzi vince le primarie, voto Renzi, se non
vince, come faccio da decenni, non voto.
Sgubbi Giuseppe ex artigiano
“BEATI” I
NULLAFACENTI E “BEATI” I FURBI
Questa è la società di chi ha
deciso di essere un nullafacente. Il nullafacente si è reso conto
che questa società non merita il lavoratore, non merita l’onesto,
non merita quello che si vergogna di essere un mantenuto, non merita
quello che ritiene opportuno fare il proprio dovere. Paradossalmente
si può dire che la società italiana non merita quello che ha deciso
di essere un cittadino italiano con la C maiuscola.
Naturalmente non posso condividere
il comportamento del nullafacente, questo non ha coscienza, questo
non può guardarsi allo specchio senza arrossire, questo deve sapere
che quello che lui non fa, sarà costretto a farlo chi già sta
facendo il proprio dovere, perciò dovrebbe vergognarsi.
Portiamo qualche esempio di queste
“furbizie”.
“Furbo” è chi essendo un
lavoratore del pubblico impiego, approfittando della colpevole
complicità di chi ha il compito di controllarlo, timbra il
cartellino e non va a lavorare.
Chissà se questo “furbo” si
rende conto delle conseguenze del suo gesto. Non solo in quanto
riceve uno stipendio non dovuto, ma in particolare per l’intralcio
che crea alla collettività, infatti crea grossi problemi al
volenteroso che per poter svolgere la sua attività ha bisogno di
un timbro, oppure di un permesso. Chissà se questo tipo di “furbo”
è al corrente del fatto che se riceve lo stipendio è proprio grazie
alla persone che quotidianamente intralcia! Con che diritto questo
“furbo” si lamenta del degrado della società?
I danni provocati da questi tipi
di “furbi”, non sono facilmente quantificabili, quando si dice
che la riforma burocrati non è più rimandabile, si intende anche
mettere fine a questa vergognosa pratica.
Dotati di una discreta “furbizia”
lo sono anche quelli che per vivere hanno scelto di diventare dei
politici di” professione”.
Questi sanno che per fare i
politici dovranno prima o poi mettere in discussione la propria
coscienza. Ma questi sanno pure che il mestiere del politico è un
mestiere ben remunerato, ma in particolare che viene dato a loro
un potere immenso. Giustamente Andreotti diceva che il potere non
logora i detentori del potere, ma logora i sudditi.
Purtroppo non sempre il potere viene dato a persone di grande
capacità, l’unico requisito che si richiede è “cieca
ubbidienza” al segretario politico. I politici di professione
sanno pure che “la cieca ubbidienza” sarà successivamente
premiata, mal che vada un posto da “funzionario” non mancherà
mai.
Non a caso il finanziamento pubblico
ai partiti non sarà dai partiti completamente eliminato, ne hanno
bisogno anche per stipendiare i loro “fedeli servi”.
Il politico può giustamente dire
che il potere gli viene dato anche dalla “volontà popolare”,
ma di questo ne stanno approfittando troppo, non si può
impunentemente tradirla.
Con questo non si vuol dire che si
può vivere senza la politica, questa occorre, senza sarebbe
anarchia, ma i cittadini non sono più disponibili ad assistere a dei
cosi poco edificanti comportamenti.
Considerato che si è esagerato,
cioè si è toccato il fondo, e considerato che la pazienza degli
italiani “non è riciclabile”, vi sono buone ragioni per credere
che non sarà lontano quel giorno che qualcuno dirà a questi
politici, agli assenteisti, e naturalmente ai “furbastri” di
ogni genere, che “la ricreazione è finita”.
L’elenco dei “furbi” è fin
troppo lungo, ve ne sono in tutti i campi e di tutti i tipi, ho
ricordato solo quelli in quanto essendo io tutto il contrario di
un “nullafacente” e di un “politico di professione”, sono
quelli che più di altri mi hanno ostacolato.
Fortunatamente in Italia vi sono
pure delle persone che prima della convenienza hanno ritenuto
opportuno pensare alla coscienza, cioè che hanno ritenuto opportuno
fare “il proprio dovere”.
Penso a chi, avendo bisogno di una
abitazione, invece che chiederla alla associazione case popolari, ha
fatto di tutto, con immensi sacrifici, per farsela da solo, se
continua di questo passo molti dovranno venderla. Penso a chi,
invece di chiedere il lavoro ad altri, se lo è creato da solo, con
tutte le conseguenze che ne derivano, cioè è diventato autonomo,
se continua di questo passo, molti saranno costretti a chiudere per
tasse.
Delle persone che stanno facendo
il “proprio dovere” ce ne sono tantissime, ho ricordato solo
queste in quanto essendo io uno di loro, li conosco nel bene ed
in particolare nel male.
Questi “non furbi” invece di
essere dalla società premiati, sono dalla società
“criminalizzati”con incredibile accanimento, non mi sorprendo se
alcuni di questi, non avendo trovato l’antidoto contro la nausea,
hanno deciso di espatriare.
Un commento al riguardo dei nostri
governanti: sarebbe assurdo sperare che questi, in massima parte pure
loro “furbastri”, richiamino i “furbi” al rispetto delle
regole, al contrario, li difendono.
Abito in Romagna, tempo fa le nostre
contrade erano infestate da un bandito, Stefano Pelloni,
detto il Passatore, ebbene al confronto dei nostri governanti, mi stò
convincendo che questo era un “santo”.
Non sarei affatto sorpreso se
qualcuno proporrà la “beatificazione” di Stefano Pelloni.
AL SEGUITO DELLE
PRIMARIE DEL PD
Le primarie si sono concluse, si sa
chi ha vinto, chi ha perso e chi sarà per la sinistra il candidato
a primo ministro. Essendo questa una iniziativa portata avanti dal
Pd, giustamente questo partito può esserne fiero, una iniziativa
che tutti i partiti si apprestano a “copiare”.
Il movimento di Grillo le ha già
fatte, il PDL le stava facendo, vi sono buone ragioni per ritenere
che da ora in avanti ogni scelta dei partiti sarà fatta a “suon di
primarie”.
Le primarie del Pd sono terminate,
per qualcuno queste sarebbero già “materiale da archivio”.
Non è così, se facciamo una
attenta analisi ci renderemo conto che per almeno un decennio, la
politica, l’economia, la democrazia italiana e tutti gli
avvenimenti che ci riguarderanno, saranno condizionati dal
risultato di queste primarie.
Facciamo una breve rassegna su ciò
che è accaduto, su ciò che sta accadendo, su ciò che potrà
accadere e su ciò che avrebbe potuto accadere, se le primarie
avessero avuto un risultato diverso.
IL MOMENTO IN CUI SONO STATE
INDETTE.
Queste per il Pd, non sono state
le prime primarie, ma a differenza delle altre, sono state indette
in un periodo particolare della vita italiana, grave crisi politica,
grave crisi economica, grave crisi morale, conseguentemente non sono
state solo un “affare interno” della sinistra, ma hanno
“interessato” la quasi totalità degli elettori italiani.
Pur essendo vero che a firmare sono
andati solo 3.500.000 persone, è anche vero che almeno altri 35
milioni sono stati direttamente o indirettamente coinvolti.
Persone che non si sono mai
interessati di politica, spinti dalla crisi, spinti dalla necessità
di capire cosa dovranno aspettarsi dal futuro, hanno seguito con
grande interesse il dibattito delle primarie con la speranza di
conoscere il “da farsi”. Prossimamente, magari in occasione
delle prossime elezioni politiche, sapremo cosa hanno appreso, di
sicuro non mancheranno sorprese.
SE AVESSE VINTO RENZI
L’apparato del Pd si è
mobilitato per far vincere Bersani, questo significa che tale
apparato si è preso una grande responsabilità, sia nel bene che nel
male.
Visti da sinistra sono già accadute
alcune cose non particolarmente piacevoli: l’entrata in campo di
Berlusconi e la conseguente “crisi” del governo Monti. Se
vinceva Renzi , sicuramente tutto questo non sarebbe accaduto.
Se Renzi vinceva le primarie, molto
probabilmente avrebbe, con largo margine, vinto pure le prossime
elezioni politiche, ed avrebbe avuto la possibilità di fare un
governo senza bisogno di inciuci, inciuci che invece sarà
costretto a fare Bersani.
Renzi era in grado di raccogliere
votanti da ogni parte, da destra, dal centro, ma in particolare dai
delusi dalla politica, (intenzionati a non votare, intenzionati a
votare Grillo).
Come è noto, numerosissime sono
persone che hanno perso la fiducia su tutto, si tratta di persone
che potrebbero commettere atti inconsulti, ebbene la presenza di
Renzi poteva dare a loro qualche speranza.
Le conseguenze “positive” della
vittoria di Renzi, sono conosciute da tutti:una non più rimandabile
“rottamazione”(chi è stato al governo 20 anni deve cambiare
mestiere), e “salvare” dalle tasse le piccole imprese. Queste
sono l’unico “motore” che può permettere alla “macchina”
Italia di ripartire.
Purtroppo Renzi non ha vinto,
conseguentemente può accadere di tutto, spiacevoli eventi
potrebbero creare altri eventi, che possono mettere in discussione
la stabilità democratica del nostro paese. Senza alcun dubbio il
risultato delle primarie avrà ripercussioni anche a livello europeo.
Per il Pd e purtroppo anche per
l’Italia, il risultato delle primarie è stato un “autogol”.
Con questo non si intende dire che
tutto quello che di grave accadrà, debba essere necessariamente
attribuito all’apparato del Pd, ma vi sono buone ragioni per
credere che se questi non avessero strettamente “consigliato”
di firmare per Bersani, il risultato sarebbe stato diverso e diversi
i risultati.
LE PARLAMENTARIE DEL PD:
“L’APPARATO” HA PRESENTATO IL “CONTO” A BERSANI.
Come è noto nelle giornate del 28 e
29 dicembre, il popolo della sinistra è chiamato ha designare
i candidati per le prossime elezioni politiche.
Le intenzioni degli organizzatori
sono ottime, una volta tanto, i candidati non saranno designati
dalla segreteria politica, ma dagli elettori.
Purtroppo, come è capitato altre
volte, le buone intenzioni non sempre vanno a buon fine, infatti,
come in questo caso, vi sono buone ragioni per pensare che andranno
a “farsi benedire”.
Se diamo uno sguardo alle “regole”,
ai “paletti”, alle “eccezioni”, agli “intoccabili”,
alle “deroghe”, ci rendiamo conto che il popolo è chiamato a
scegliere i candidati, in una “rosa” scelta da altri.
Troppi gli ostacoli artificialmente
creati, senza alcun dubbio ancora una volta c’è stato lo
“zampino” dell’apparato. L’intervento dei componenti
dell’apparato era ampiamente previsto, questi hanno aiutato
Bersani a sconfiggere Renzi, conseguentemente hanno presentato a
Bersani il conto, un conto molto “salato”. Notoriamente
l’apparato non fa niente per niente. Bersani, seppur a
malincuore ha dovuto arrendersi”senza condizioni”: una decina di
“intoccabili” hanno chiesto per presunti meriti acquisiti, la
deroga di non essere obbligati a rispettare le regole, perciò,
diversamente dagli altri “mortali”, possono concorrere per una
altra legislatura.
Bersani ha ceduto anche al riguardo
di un importante “filtro”, saranno le segreterie provinciali ha
decidere quali saranno i nominativi che possono chiedere il
responso elettorale. Per i “Renziani” sono previsti tempi
duri.
Bersani è riuscito a spuntarla in
un solo punto, è riuscito a tenere per sé alcune “sedie” che
potrà usarle come riterrà opportuno. Sedie che possono servire per
fare entrare in parlamento persone di un certo livello, come
possono pure servire come un grimaldello per eliminare qualcuno che
non gli è “simpatico”, come pure per fare opera di
“ripescaggio”.
Le parlamentarie di Grillo sono
state accolte con sorrisini ironici, ma nonostante ciò anche
delle casalinghe hanno potuto diventare candidate ad un seggio
parlamentare.
Domanda. una casalinga tesserata
Pd, quante probabilità avrà per arrivare a tanto? Considerate
le forche caudine a cui sarà chiamata a superare, senza un
“provvidenziale” aiuto dall’alto, le probabilità saranno
praticamente nulle.
Qualcosa mi dice che questa volta,
nonostante tutto, non mancheranno le sorprese, intanto queste,
confrontate con quelle di novembre, sono molto più complicate,
perciò il numero dei partecipanti potrebbe essere più basso, ma
lo saranno in particolare in quanto la stragrande maggioranza degli
elettori è nauseata dal comportamento dell’apparato, è stanca
dei loro privilegi. Da un po’ di tempo a questa parte, questi hanno
iniziato a controllare il comportamento dei loro parlamentari,
hanno notato come questi si sono comportati in occasione del taglio
ai grossi stipendi, come pure si sono comportati in occasione del
salvataggio dei loro vitalizi, perciò non vedono la ragione di
continuare pazientemente a stringere la cinghia, senza reagire.
Una cinghia che fra l’altro non ha più niente da stringere. Molti
di questi elettori, alla luce di queste constatazioni, sono
intenzionati a disertare queste primarie. Sarebbe un gravissimo
errore, occorre presentarsi, dare uno sguardo ai nominativi, vedere
se per caso vi sono alcuni “rottamatori” e in tal caso dare a
loro la possibilità, di essere eletti. Per salvare il
“salvabile”occorre partecipare, in caso contrario saremo
costretti a vedere sempre le solite facce.
L’apparato deve rendersi conto
che non potranno continuamente durare a farla franca, devono
rendersi conto che la pazienza del popolo della sinistra non è
riciclabile, che non potranno continuamente rimandare
l’indispensabile diverso modo di far politica, più volte
promesso, ma mai mantenuto. Alcuni di loro, nonostante i “paletti”
che hanno voluto mettere, non potranno evitare di essere
meritatamente “bocciati” .
Un discreto numero di appartenenti
all’apparato, hanno deciso di non ricandidarsi, questi non lo
hanno fatto in quanto non si sentono più in grado di sopportare le
“fatiche apostoliche”che la presenza in parlamento richiede, ma
in quanto si sono resi conto che tira una “brutta aria”. Hanno
capito che la ricreazione è finita, che presentarsi nelle piazze
significa poter ricevere qualche insulto, se non qualche pomodoro, se
non qualcosa di più pesante. Il loro sarà comunque un
abbandono, senza rimpianti
L’apparato ha fatto di tutto
per frenare il rinnovamento, ma non sarà lontano quel giorno
che a furor di popolo, le parlamentarie saranno indette, non per
eleggere qualcuno, ma per eliminare qualcuno, in tal caso
il successo di presenze sarà assicurato in quanto parteciperanno
anche gli invalidi
QUESTO E’ IL SECONDO
ANNO DI “VACCHE MAGRE”
L’Italia è ricoverata al “pronto
soccorso”, col codice rosso. Senza una energica “cura da
cavallo” questa nostra disgraziata nazione sarà condannata ad un
collasso sociale ed economico.
Cosa si intende per “cure da
cavallo”? Si tratta di 6 indispensabili “medicine” che se
prontamente somministrate provocheranno benefici e duraturi
risultati. 1) Arrestare l’emorragia delle piccole imprese. 2) Fare
la riforma burocratica per permettere al volenteroso di poter
esprimere le sue potenzialità. 3)Eliminare completamente i
vergognosi privilegi della “casta”, finanziamento pubblico ai
partiti, vitalizi, ecc. 4)Eliminare gli sprechi. 5) Ridurre al
minimo le tasse sulla prima casa. 6) Ridurre il numero del personale
dei comuni, province e regioni, si tratta di un altissimo numero di
persone, non sempre indispensabili, che, dissanguando le finanze
pubbliche, hanno creato un “salasso” di immense proporzioni.
Sarà bene che questi ben poco
onorevoli “medici”, prima che sia troppo tardi, si diano una
mossa, cioè, una volta tanto, non pensino solo ai loro interessi
personali o di gruppo, ma indirizzino le loro immeritate
potenzialità al nobile tentativo di salvare l’Italia. Perciò,
senza indugi, si inizi la “cura” con le sopra accennate
“medicine”.
Qualche domanda: ma i nostri
politici si sono resi conto come hanno ridotto l’Italia? Si sono
resi conto che “l’acqua bolle”? Si sono resi conto che il
grado di esasperazione ha già abbondantemente superato il livello di
guardia? Si sono resi conto che facendo “finta di niente” si
stanno assumendo delle pesantissime responsabilità?
Il 2013 doveva essere l’anno
delle ripresa, invece passerà alla storia come il secondo anno di
una biblica carestia che, come è noto, ha durato 7 anni
LA RIFORMA BUROCRATICA: LA MADRE DI
TUTTE LE RIFORME
Nella più completa indifferenza,
ogni giorno in Italia chiudono mille piccole aziende.
Non sono mancate anche scene di
compiacimento, recentemente ho sentito una frase emblematica: ogni
chiusura di una piccola azienda significa pure “un evasore in
meno”. Siamo a livello di ricovero!
Non occorre essere laureati in
scienze politiche per capire che se tale emorragia non sarà
prontamente arrestata, fra non molto la nostra disgraziata nazione
sarà immancabilmente costretta a portare i registri in tribunale e
dichiarare fallimento.
Ascoltando i commenti di quelli
che hanno il compito di gestire gli affari italiani, cioè politici,
sindacalisti, banchieri e burocrati, si ha l’impressione che
questi non si siano resi conto della situazione in cui ci troviamo.
Sarà bene che qualcuno li informi.
Ammesso, ma non concesso, che si
riesca ad arginare tale emorragia, occorre poi dare la possibilità
ai “volenterosi” , sia italiani che esteri, di poter
ricreare le strutture che avevano prodotto il vero e proprio
“miracolo” italiano.
Purtroppo i “volenterosi”
saranno “bloccati” dalla asfissiante burocrazia, asfissiante non
solo in quanto le leggi frenano gli investimenti, ma anche dal
comportamento degli stessi burocrati.
Ai burocrati è stato dato un
compito importante, fare in modo che tutto venga fatto nel rispetto
delle leggi vigenti, ma questi, abusando di un potere che non gli è
stato dato, si sono pure arrogati il diritto di poter bloccare
ogni iniziativa.
Non a caso si dice che “non muove
foglia che il burocrate non voglia”.
Compito dei burocrati sarebbe pure
quello di snellire le pratiche, ma, salvo lodevolissime eccezioni,
si comportano all’opposto, riescono a complicare anche le
cose più semplici.
Si provi, per esempio, a
chiedere il semplicissimo permesso per tinteggiare la casa, ebbene
anche in tal caso, questi riusciranno a mettersi di “traverso”.
Trovo difficoltà a capire il
loro maldestro comportamento, c’è chi dice che si tratta della
vendetta dei mediocri, sui capaci.
Ma chi sono i burocrati? Di loro si
sa poco, si sa solo che molti si sono “imboscati” in una “selva”
di sportelli, che il volenteroso, pratica alla mano, dovrà
obbligatoriamente rivolgersi per elemosinare gli indispensabili
timbri. Siamo nel ridicolo, ci troviamo in piena era della
telematica, ma la burocrazia italiana è ancora ferma nel Medioevo.
I danni creati dai burocrati
alla economia, non sono facilmente quantificabili, se la
legislazione italiana considerasse reato il “frenare il progresso”,
alcuni di loro potrebbero essere penalmente puniti.
La riforma burocratica è una delle
“vere emergenze”, ma considerato che solo i burocrati sono in
grado di farla, tale riforma non sarà mai fatta, e conseguentemente
non sarà possibile fare le altre.
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna
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