mercoledì 13 febbraio 2019

SE ESISTE ANCORA IL "SANGUE ROMAGNOLO"

ESISTE ANCORA “IL SANGUE ROMAGNOLO”?
Mi si permetta uno “sfogo”
Nonostante che per Massimo D’Azeglio, la razza romagnola, non mucche ma persone, era la migliore del mondo, per l’antropologo Ferrero, noi eravamo invece solo dei potenziali delinquenti e
conseguentemente la nostra era “terra di malfattori”.
Più che malfattori, i nostri nonni sono stati degli eroi, non esiste contrada al mondo in cui qualche romagnolo non sia andato a combattere per l’altrui libertà.
Si guardi ai componenti dei moti dal 1821 al 1853, si guardi pure come i nostri nonni hanno risposto agli appelli mazziniani e garibaldini, giustamente eravamo considerati ”vulcani in eruzione permanente”. Eppure per il Ferrero e per l’opinione pubblica del tempo, noi eravamo i “componenti di una civiltà rimasta allo stato primitivo “ cioè poco meno che dei beduini.
Le malignità dette su di noi, hanno avuto un deleterio effetto, smembrati e condannati ad un eterno “protettorato”. Un protettorato gradito ai nostri “cugini” bolognesi, infatti loro fanno di tutto per lasciare le cose come stanno: ostacolano l’autonomia romagnola, cioè la sacrosanta autodeterminazione dei popoli ed ostacolano un costituzionale e democratico pronunciamento referendario. Posso capire il comportamento dei bolognesi, siamo la loro “colonia” e cercano di tenerla ben stretta, ma non capisco il comportamento della grande maggioranza dei romagnoli. Ma come: abbiamo “rotto” le catene di mezzo mondo, e non siamo in grado di rompere quelle che ci tengono legate ai bolognesi? Quando penso a questa situazione, non posso non chiedermi dove sia andato a finire il “Sangue Romagnolo”, e sconsolatamente canticchio alcune frasi, tema oppressi, estratti dalla canzone “Addio Lugano bella”.
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna

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