martedì 12 febbraio 2019

PROBLEMI ITALIANI


DI SGUBBI GIUSEPPE
ARTIGIANATO
DAL PARADISO ALL’INFERNO
DEBITO PUBBLICO ED EVASIONE FISCALE
DIRITTO AL LAVORO
CHI E SENZA PECCATO
CHI E L’EVASORE?
TERREMOTI
L’ESODATO
LETTERA APERTA AI POSSIBILI E FUTURI ARTIGIANI
SALVATORI O MASSACRATORI ?

PICCOLO ARTIGIANATO, UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE,
(Cosa è, e cosa non può essere un artigiano)
Dal dopoguerra sono scomparse alcune categorie di lavoratori, per esempio, al seguito del diverso sistema del trasporto, i birocciai. Una scomparsa che non ha creato grandi disagi in quanto quasi tutti i birocciai sono diventati camionisti.
Se non si corre ai ripari una importante categoria di lavoratori rischia l’estinzione, ma questa volta non sarà colpa del progresso, e non sarà una scomparsa indolore, si tratta dei piccoli artigiani.
Un colpo che ne mise in discussione l’esistenza fu inferto all’artigianato nel 1992, con la famigerata Minimum Tax, ben 225.000 saracinesche furono definitivamente abbassate
Un duro colpo, forse il mortale, sta per imbattersi su questa categoria. Come è noto i legislatori stanno studiando il sistema per fare in modo che gli artigiani paghino le tasse fino all’ultimo centesimo, cioè che questi diano allo stato tutto quello che lo stato pretende, in parole povere, tutto quello che riscuotono deve essere certificato con la ricevuta fiscale.
I legislatori non sanno che se il loro intento andrà a buon fine, il 90 per cento dei piccoli artigiani sarà costretti a chiudere “PER TASSE”. Se qualcuno crede che questa sia una semplice “battuta”, ha la possibilità di verificare, diventi artigiano, rilasci tutte le ricevute fiscali, poi ne parliamo, sarà costretto a ricredersi.
Gli artigiani sono degli evasori, ma per la stragrande maggioranza di loro, è una evasione “di sopravvivenza”, o meglio, una evasione per “legittima difesa”. Capisco gli i studi di settore, anzi li ritengo giusti, specialmente se vengono fatti a tutte le categorie di lavoratori, ma non capisco questo AUTOGOOL
Degli artigiani si parla poco e solo indirettamente, infatti questi vengono nominati solo quando si parla di tasse, non si cerca di fare nessun approfondimento, viene semplicemente effettuato un confronto con la situazione dei lavoratori dipendenti., e quasi sempre viene emessa una lapidaria sentenza che più o meno suona così:
i lavoratori dipendenti pagano tutto, mentre invece gli autonomi, e perciò anche gli artigiani, non pagano niente , conseguentemente il debito pubblico aumenta”.
Ovviamente chi dice queste cose non conosce per niente l’artigiano, sarà bene perciò informarlo e lo farò spiegando cosa è un artigiano e cosa non può essere, chiunque, se vuole, può confrontarlo con il lavoratore dipendente.
Si tratta di una necessaria chiarezza in quanto grazie ad una ben orchestrata campagna mediatica si è voluto sollevare un grande polverone.
Cosa è un artigiano?
Una lavoratore che a differenza di altri, non considera il posto di lavoro un diritto, infatti se lo è creato da solo, facendo lui stesso i dovuti investimenti. Lavora mediamente dalle 15 alle venti ore in più alla settimana. Quello che va in pensione più tardi e con la pensione più bassa. Non ha le ferie pagate. Non ha la tredicesima Se si ammala, non riceve un salario per sopravvivere. Se chiude bottega, non scattano gli ammortizzatori sociali. L’elenco, come è noto, potrebbe continuare a lungo.
Cosa non può essere
Non può essere un vagabondo, un incapace , oppure una persona con poca salute, in tal caso è costretto a cambiare mestiere.
Di fronte a queste inoppugnabili constatazioni, immagino il tono della ennesima risposta, “ gli artigiani non danno niente allo stato, e giustamente lo stato non da niente agli artigiani”
Al riguardo del dare e dell’avere occorre far chiarezza. Vi è , se si vuole, la possibilità di sapere come stanno veramente le cose, cioè sapere chi allo stato da più di quello che riceve, e chi dallo stato invece, riceve più di quello che dà, si tratta solo di riportare i dati e farne le sottrazioni.
Da trenta anni, per sapere la verità, chiedo inutilmente che siano fatti tali conteggi, ma chissà perché non vengono mai fatti, oppure se li hanno fatti, non me li hanno fatti conoscere.
.Termino questo breve commento, facendo una domanda ben precisa, una domanda che ho fatto a centinaia di”addetti al lavori”, perciò persone che sanno, ma nessuno mi ha risposto. Sono sempre in attesa.
PER QUALE RAGIONE, se un artigiano si ammala, non prende anche lui uno stipendio che gli permetta di vivere?
Perché, facendogli obbligatoriamente pagare il dovuto, come è stato fatto per il servizio sanitario e per le pensioni, non viene messo nelle condizioni che hanno altre categorie di lavoratori?
Non avendo fino ad ora ricevuto alcuna risposta, ho ritenuto opportuno, darmela da solo.
NESSUNA NAZIONE AL MONDO PUO’ PERMETTERSI IL “LUSSO” DI PAGARE TUTTE LE PERSONE, CHE ESSENDO AMMALATE, NON SONO IN GRADO DI LAVORARE, IN QUANTO, PAGANDOLI , IL SISTEMA PREVIDENZIALE CROLLEREBBE.
La frase che ho sottolineato può a prima vista essere considerata una semplice “battuta”, invece potrebbe contenere una sacrosanta verità,che a sua volta determina una anticostituzionale differenziazione sociale,
Che è una verità ne sanno qualcosa le società comuniste dell’est europeo , in quei paesi si era deciso, giustamente, di dare TUTTO A TUTTI E PER SEMPRE , praticamente dalla culla alla bara, ma sappiamo come è andata a finire, non c’era più niente per nessuno!.
Affinché qualcuno non mi dimostrerà il contrario, continuerò ad avere questa profonda convinzione, una convinzione che devono avere avuto anche tutti quelli che dal dopoguerra hanno governato l’Italia, infatti, pur essendo a conoscenza di questa differenziazione , hanno lasciato e continuano a lasciare le cose come stanno.
Capisco il comportamento dei politici, ma non posso condividerlo, cosi facendo evitano un collasso previdenziale, ma costringono alcune categorie di lavoratori a “mandare avanti la barca” anche per chi, temporaneamente, non è in grado di farlo.
Morale: qualche “pantalone” si trova sempre!. L’artigiano, differentemente da altri, è anche questo!.
Da tutto questo, una altra domanda diventa spontanea: considerato che l’artigianato è un lavoro “paradisiaco” cioè il paradiso della evasione, per quale ragione i disoccupati ed in particolare i giovani in cerca di lavoro , non diventano artigiani? Qualcosa mi dice che questi sanno che ho detto delle verità
DAL “PARADISO” ALL’ INFERNO
L’Italia è uno dei più belli paesaggi del mondo.
Migliaia di km di splendide spiagge marine, laghi lussureggianti, montagne e colline che offrono orizzonti stupendi, un terreno agricolo che produce praticamente di tutto. L’elenco di questo “ben di Dio” potrebbe continuare a lungo.
Non a caso l’Italia, da tempi immemorabili, è considerata ,( ma ancora per quanto?), la meta preferita di tutti i popoli del mondo.
Nonostante che nella” fertile mezzaluna”, Egitto, Mesopotàmia, Grecia,ecc, vi fossero delle civiltà molto evolute, mentre l’Italia si trovava ancora nelle preistoria, parte di quelle popolazioni , abbandonarono le loro terre per venire nelle nostre zone.
Vi sono buone ragioni per credere che la biblica “ Terra Promessa” fosse l’Italia.
Non a caso nonostante che Cristo sia nato in Palestina, il centro della cristianità è diventata Roma.
Il nostro territorio era giustamente considerato il paradiso terrestre.
Non deve perciò sorprendere se questa terra “paradisiaca” ha dato i natali ai più grandi geni della terra, Leonardo da Vinci, Michelangelo, ecc.
L’Italia detiene, forse immeritatamente, il 70 per cento delle antichità archeologiche ed artistiche del mondo antico, conseguentemente saremmo una delle pochissime nazioni che potremmo vivere benissimo solo col turismo e l’agricoltura., cioè senza le grandi fabbriche.
Anzi saremmo sicuramente la nazione più ricca, invece ci troviamo sull’orlo del fallimento.
Purtroppo i nostri governanti hanno voluto fare dell’Italia, nonostante la quasi totale mancanza di materie prime, l’ottava potenza industriale del mondo.
Grazie” a questa scelta scellerata, l’inquinamento sta distruggendo molto di quello che giustamente è considerato, Patrimonio dell’Umanità.
Non possiamo guardare come ci siamo ridotti, senza essere investiti da una profonda angoscia.
Eppure, anche grazie all’intraprendenza di gran parte degli italiani, vi erano le premesse per far si che l’Italia fosse la nazione più invidiata.
Come è noto, pur con tutti i suoi difetti, l’italiano ama anche darsi da fare, poche sono le nazioni che hanno tanti piccoli imprenditori, imprenditori turistici, artigianali, agricoli, come l’Italia, la maggior parte del benessere italiano è stato creato da loro.
Le regioni ricche d’Italia non lo sono grazie al colore politico delle varie giunte regionali, ma lo sono grazie all’alto numero di questi piccoli imprenditori,
Come è noto, nonostante che vi siano persone non convinte, chi lavora in proprio, lavora per se stesso, ma lavora anche per gli altri.
Quelli che lavorano in proprio, non hanno grandi pretese, chiedono solo di poter lavorare in pace.
Lavorare in pace significa levare lacci e laccioli che intralciano le varie iniziative, perciò compito delle istituzioni sarebbe quello di eliminare la burocrazia , una burocrazia resa asfissiante dai nostri politicanti in quanto, grazie a concorsi, spesso fasulli, sono stati messi in posti importanti anche qualche incompetente.
Se si sfruttassero le sopra accennate potenzialità, territoriali ed umane, che l’Italia può offrire, molti ministeri sarebbero superflui.
Tre sarebbero i ministeri più importanti, quello del turismo, quello della agricoltura e quello dei beni culturali, tutti gli altri ministeri potrebbero lavorare, e nessuno se ne accorgerebbe, anche solo a giorni alterni.
Purtroppo l’unico ministero che lavora a tempo pieno, è quello che riguarda il fisco, ma si distingue per incapacità, moltissime sono ancora le persone e società sconosciute al fisco, e moltissimi sono i lavoratori autonomi che saranno costretti a chiudere per tasse.
Ironia della sorte, l’Italia poteva essere un paradiso, invece sta diventando un inferno


DEBITO PUBBLICO, PRESSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI CONTRADDIZIONI E LEGITTIME DOMANDE)
Dai giornali abbiamo appreso dei dati poco edificanti.
L’Italia si trova nei primissimi posti, e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico, in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un ben poco onorevole “podio”.
Alla luce di questi tre dati, se presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”, ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”: diminuire il debito pubblico, calare la pressione fiscale , combattere la evasione fiscale.
Se invece questi tre dati, li prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo, cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione, incontreremo delle evidentissime contraddizioni, e non potremmo non farci delle legittime ed inquietanti domande.
Si tratta di domande bisognose di indispensabili risposte, senza le quali la “cura” potrebbe essere peggio della “malattia”.
Prima contraddizione: se i dati che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le tasse riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani. Domanda: come mai, nonostante questo, le casse italiane, come dimostrato dal debito pubblico, sono fra le più vuote del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere le più piene del mondo. Il problema è l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere a questa domanda occorra essere laureati in economia.
Seconda contraddizione: considerato come già detto, che grazie alla pressione fiscale, gli italiani risultano quelli che con le tasse danno più soldi allo stato, come mai invece, considerata l’enorme evasione fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno tasse?
Domanda: quale è la verità? Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più? Anche un cieco vede che “qualcosa non torna! Un necessario chiarimento che stabilisca la verità, non è più rimandabile.
Altra domanda: la cifra della presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse che effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare alla rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un pozzo senza fondo, vorrebbe incassare? Non è la stessa cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se questa categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende, il 90 per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.
Considerato che, al riguardo degli artigiani, la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al riguardo di questa categoria, è assurda pure la lotta alla evasione fiscale.
Altra domanda che meriterebbe una risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato riuscisse a riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho capito bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma dove arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!
Da queste elementari considerazioni emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla evasione fiscale, si deve anzitutto sapere con precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non paga niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo: i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato niente, devono essere dati immediatamente a quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per” ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle ovvie ragioni? Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più degli altri stati, perciò questi soldi devono essere dati ai “derubati”.
La prima cosa che si dovrebbe fare è perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora stata fatta? Perché si procede solo sulla “presunzione?”
Spettabile ministro delle finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio” provocando . tragedie e disastri.
Ultimissima ma importante considerazione.
Come è noto, una piccola evasione esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società? Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo tutti che anche “grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra l’altro, pur con non pochi sacrifici, la costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla, sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le tasse.
Ennesima domanda: il governo Monti è a conoscenza di questi immensi sacrifici? Considerato le tasse che questi ha deciso di mettere sulle case, si deduce che “non sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi, informarlo.
Ritornando alla piccola evasione, senza di questa , come saremo messi? Chiediamocelo! Se questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati spesi? Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati. Pur essendo vero, che anche con lo sperpero si aiuta qualcuno, è però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e conseguentemente gli italiani sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è una piccola evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza bloccare lo sperpero, l’Italia non si salva, e se continua “l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro le prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime compreso.
DIRITTO AL LAVORO? MA CHI’ LO DEVE CREARE?
Manifesti nei muri, titoli in prima pagina, striscioni nelle pubbliche manifestazioni, tutti i politici ne parlano, le persone intervistate lo chiedono ad alta voce, IL DIRITTO AL LAVORO è diventato l’argomento del giorno. Qualsiasi iniziativa politica ha al primo posto il diritto al lavoro.
Senza alcun dubbio la persona disoccupata è una delle prime emergenze, chi non lavora non prende lo stipendio, senza stipendio non è possibile fare la spesa, se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in crisi il commercio, va in crisi anche il mondo produttivo, perciò il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che porta inevitabilmente al collasso,
Non si può anche non tener presente che, oltre al problema economico, vi è pure un problema umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie famigliari collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione è la madre di tutte le emergenze, ma sorprende una cosa, TUTTI mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro, ma NESSUNO propone la cosa più importante, cioè , chi deve creare il lavoro?
Eppure logica vuole che chi solleva un problema, debba prima o poi proporre le ricette per risolverlo,
Premetto che leggo alcuni giornali, ma non tutti, perciò sicuramente qualche proposta vi sarà stata e mi sarà sfuggita, ma mi sarei aspettato che la parola “diritto al lavoro” fosse sempre seguita dalla indicazione “chi lo deve creare?”. Mai notato!
MA CHI LO DEVE CREARE?
Ho provato a chiederlo ad alcuni disoccupati in quanto, essendo questi direttamente interessati, dovrebbero conoscere le varie proposte, ebbene grande delusione, nessuno ha dato risposte. Ho fatto tale domanda a qualche persona politicamente informata, ennesima delusione , non ho ricevuto chiare risposte. E allora?
Nella totale mancanza di proposte, qualche risposta si dovrà pur dare.
Una risposta potrebbe essere, “createvelo da soli”, come hanno fatto gli artigiani, commercianti, contadini, ecc. La proposta non sarebbe poi tanto malvagia. Se non erro, a parere di tutti gli osservatori, il lavoratore autonomo può evadere quanto vuole, perciò sarebbe il più paradisiaco dei lavori. Si tenga anche conto che il lavoro non manca, i posti pure, le strade delle città sono “tappezzate” da saracinesche definitivamente abbassate, manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà giustamente obiettare che ad una certa età ad iniziare un lavoro autonomo, si incontrano delle enormi difficoltà, obiezione accolta, ma questo non vale per i giovani.
Se nessuno è disponibile ad “arrangiarsi”, dica almeno chi deve creare i posti di lavoro, chi? I politici? I sindacalisti? I comuni? Le provincie? Le regioni? Lo stato? Perché non si dice chiaramente? Non sarà per caso che i posti di lavoro dovranno crearli , ancora una volta, i piccoli imprenditori? Ma che dire del fatto che molti di loro saranno costretti a chiudere per tasse?

CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA
( le colpe dei partiti e le colpe degli elettori)
Criticare il comportamento dei politici italiani è fin troppo facile. Eliminato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti, questi sono riusciti ad intascarne il triplo.
Facendo aumentare in un modo spropositato il numero dei dipendenti pubblici, in particolare impiegati, si sono creati un popolo di fidi “elettori” , che a sua volta hanno creato una paralizzante burocrazia che “disarma” il volenteroso.
Hanno più volte promesso di ridurre il numero dei parlamentari, delle provincie, degli enti inutili, ma la decisione viene continuamente rimandata .
Aver trovato un politico con le mani “nella marmellata”, non fa più notizia, fa più notizia non averlo trovato.
Molto ci sarebbe da dire al riguardo del come i partiti si comportano quando hanno qualcosa da dirci, essendo autoconvinti di essere gli unici depositari del” sapere”, il loro non è un parlare, ma un “pontificare”, infatti ritengono di essere gli unici in grado di “salire in cattedra”.
Si pensi alla occupazione partitocratica del territorio e delle istituzioni, ogni angolo dell’Italia , comuni, provincie regioni, sono diventati loro “feudi”. Ma chi a dato a loro tale investitura ? Siamo di nuovo precipitati nel Medioevo?
Non parliamo poi di tutti i privilegi della cosi detta “casta”, stipendi, pensioni, auto blu, ecc.
Alcuni di loro, le classiche mosche bianche, dicono “siamo onesti” “, “non abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”, ma cosa fanno per cambiare? Meno di niente. Se veramente fossero “nauseati” abbandonerebbero tutte le cariche politiche, e denuncerebbero il comportamento dei loro colleghi. Ma perché non lo fanno? La ragione è una sola, dove troverebbero un identico lavoro? Non hanno tutti i torti, hanno fatto tanto per arrivarci, perciò non vedono la ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.
Ma come si comportano i partiti al seguito delle nostre giuste critiche, che prossimamente potrebbero diventare giusti insulti? Logica vorrebbe che rendendosi contro della situazione in cui si trovano, decidessero di fare una ” inversione di rotta”, ma neanche per sogno, a parte una ventilata e sempre rimandata “rottamazione”, non sono andati oltre. Anzi cercano di addebitare a noi cittadini , le maggior colpe di questa “deriva partitocratica”, infatti ci accusano di poco senso civico, di scarso attaccamento alle istituzioni, qualunquisti, antipolitici, ecc. Da che parte viene il pulpito! La volpe sta facendo la correzione alle galline.
Con queste critiche , non si intende dire che se tutto va male, la colpa è tutta dei partiti, anche noi purtroppo abbiamo delle colpe. Vediamole.
Tralasciamo le colpe cosi dette “veniali”, cioè cittadini che hanno preso una tessera, non per “partecipare” alla vita del partito, ma per chiedere favori. Un comportamento deplorevole, purtroppo molto diffuso, che sicuramente ha negativamente “contagiato” i partiti.
Ma qui si vuole toccare alcuni “tasti” , di cui si parla troppo poco; iniziamo con le conseguenze dovute alla scarsa preparazione politica degli elettori.
Alcuni anni fa, fu fatta una inchiesta-sondagggio per conoscere il grado di conoscenza che gli elettori avevano al riguardo dei programmi dei vari partiti. Scopo, constatare se gli elettori erano a conoscenza del reale comportamento dei partiti, in particolare, se quello che avevano promesso, fosse o non fosse stato successivamente mantenuto. Come si è svolto tale sondaggio: agli elettori che non avevano niente in contrario di dire per quale partito avevano votato, è stata chiesta per quale ragione hanno votato il tal partito. Grande delusione degli intervistatori, l’ottanta per cento di questi elettori avevano votato un partito che in parlamento aveva continuamente avversato le scelte che invece l’elettore col voto aveva inteso premiare. Al restante venti per cento degli elettori che avevano “indovinato”, è stato chiesto di elencare alcune delle ragioni per cui gli altri partiti non meritavano di essere votati, altra grande delusione, la stragrande maggioranza di loro si sono limitarti ad una generica risposta: perché sono di destra, oppure perché sono di sinistra. Solo una piccolissima parte di loro, ha dato risposte qualificate.
Domanda, ci rendiamo conto delle conseguenze che si creano a causa di questa scarsissima conoscenza politica? I politici hanno fatto ben poco per combattere questa nostra poca informazione, anzi si potrebbe dire che loro sono gli artefici, infatti, quando descrivono le loro scelte, parlano in politichese, infatti usano parole a doppio o a triplo senso, difficilmente comprensibili anche ai commentatori politici.
Non dimentichiamoci che i legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò che gli elettori chiedono, diversamente non si vede come sia possibile andare incontro alle loro esigenze.
E allora che fare? Ricordo molti anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena affacciato alla politica, mi resi conto dell’esistenza del problema appena accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi “la patente a chi vota”, in parole povere, chi non era interessato ad una seppur minima conoscenza delle proposte e del comportamento dei vari partiti, non poteva votare.
Tocchiamo un altro “tasto” non meno “delicato. Sarebbe idealmente necessario che dando il voto ad un partito, ognuno di noi potesse pronunciarsi anche sul loro comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto, oppure mi hai deluso. Purtroppo il voto non permette la possibilità di spedire “messaggi”di tal genere, infatti il voto ad un partito è solo, e niente altro, che un “consenso” e come tale ovviamente viene inteso.
Troviamoci nei “ piedi” dei partiti, quando dopo ad una tornata elettorale, si apprestano a commentare i voti ricevuti, ad un aumento dei voti, viene dato un ben preciso significato: che i loro programmi , che le loro battaglie, che l loro comportamenti , sono piaciuti, conseguentemente ritengono doveroso continuare sulla strada intrapresa. Qui la contraddizione è evidente, dare un voto ad un partito è un consenso, come dire “continua così ” , perciò non possiamo dire a loro “avanti tutta” e contemporaneamente pretendere un cambiamento. Ed infatti, anche perché a loro non conviene, i partiti non cambiano.
I partiti hanno molte cose da rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo anche noi.
L’EVASORE FISCALE: MA CHI E’ COSTUI ??
Dai giornali e dalle TV abbiamo appreso che un vero e proprio “flagello” sta imperversando dalle Alpi alla Sicilia e che se non arrestato metterà in discussione il “sistema Italia”.
Si tratta dell’evasore fiscale, cioè di un soggetto che non intende pagare le tasse o le paga solo in parte.
La situazione sarebbe talmente grave che oscurerebbe la tristemente nota “peste nera “Eliminare” l’evasore è perciò diventato il compito primario dei nostri governanti.
Considerato le forze che si apprestano a scendere in campo, l’evasore non ha più scampo, ha le ore contate, ben presto sarà costretto ad arrendersi “senza condizioni”.
Ma siamo sicuri che con la decimazione dell’evasore, i problemi che affliggono l’Italia saranno definitivamente risolti? Se lo stato non fosse in grado di riscuotere le tasse, oppure le riscuotesse solo in parte, la lotta all’evasione sarebbe pienamente giustificata, ma considerato che lo stato italiano è ai primissimi posti nel mondo come prelievo fiscale pro capite, non sarebbe forse il caso di pensare che il tal spiegamento di forze dovrebbe essere usato per combattere ben altri “mali” per esempio lo sperpero, la corruzione e la burocrazia?
Il problema non è come riscuotere i soldi, ma bensì come spenderli. Ma ammettiamo pure , ammesso ma non concesso, che senza “scovare” l’evasore, l’Italia corra il rischio di “affondare”, la prima cosa da fare è di individuarlo correttamente, cioè conoscerlo con nome, cognome, indirizzo, in caso contrario non si vede come possa essere efficacemente combattuto.
Perciò la prima domanda da fare è, chi è l’evasore? Purtroppo non lo sa il governo che deve dare disposizioni per combatterlo, non lo sa il parlamento che deve approvare il da farsi, non lo sa il finanziere che deve scovarlo, non lo sa l’agenzia delle entrate che, studi di settore alla mano, deve determinare l’ammontare dell’evasione, non lo sa Equitalia che ha il compito di riscuotere il “mal tolto”. Le conseguenze di questa mancanza di “conoscenza” le abbiamo sotto gli occhi, ad alcuni viene chiesta una “presunta” cifra, che moltissimi di loro non possono assolutamente pagarla , ad altri, in particolare i grandi evasori, non possono essere neanche toccati in quanto completamente sconosciuti al fisco. Gli evasori sono sconosciuti anche al presidente della repubblica Napolitano, infatti si è limitato a dire che questi non possono definirsi italiani. Lo scopo di questa frase è evidente, si dice agli evasori di autovergognarsi e si spera che in massa vadano a costituirsi. Al presidente Napolitano alcune domande dobbiamo pur farle. Quelli che si sono suicidati in quanto non erano in grado di dare allo stato quello che lo stato aveva chiesto, potevano o non potevano definirsi italiani? Le decine di migliaia di imprenditori che hanno chiuso le loro aziende “per tasse”, possono o non possono definirsi italiani?
Le centinaia di migliaia di piccoli artigiani e piccoli negozianti, che senza una piccola evasione sarebbero costretti ad abbassare definitivamente la loro saracinesca, perciò una evasione “per legittima difesa”, possono o non possono definirsi italiani? Al presidente Napolitano si può fare una domanda ancor più precisa: signor presidente, se Lei fosse un pensionato con una pensione inferiore ai 500 euro mensili, in Italia sono milioni, e nell’intento di fare un piccolo lavoro in nero, indispensabile per vivere, fosse “scovato” da un finanziere e che questi lo apostrofasse con la frase lei non può definirsi italiano, cosa risponderebbe? Signor presidente, la Sua è stata una frase molto ma molto “infelice”.
Purtroppo, e questo è il vero dramma italiano, quelli che dicono le tasse bisogna pagarle, non solo non sanno chi sono gli evasori, perciò non sono in grado di sapere chi può o non può pagarle, ma sono anche quelli che avendo uno stipendio o pensione di poco inferiore ai 10.000 euro mensili, le tasse le possono pagare “senza problemi”, ma che dire di quelli che senza una piccola evasione, non arriverebbero alla fine del mese?
I TERREMOTI E GLI INSEGNAMENTI DELLA STORIA
Come è noto, nel corso dei terremoti che stanno devastando una parte della regione Emilia, si sono aperte delle crepe nel terreno dalle quali è uscita acqua e sabbia.
Tali fenomeni sono stati definiti “strani” e mai accaduti.
Se leggiamo la storia apprendiamo invece che sono accaduti altre volte e neanche tanto lontano, infatti sono accaduti nel ravennate.
Tralasciando di descrivere i devastanti terremoti del 467, del 743, e del 1302, appare doveroso descrivere quelli che si sono verificati nel 1591, in quanto hanno avuto delle caratteristiche quasi identiche a quelli del modenese.
Da una antica cronaca si apprende che nel giorno 20 luglio e nel giorno 28 agosto , di detto anno, “nelle valli di Classe e nelle valli di San Vitale al seguito di due fortissime scosse si aprirono nel terreno grandissime bocche dalle quali usci un fumo puzzolente”
Vi sono buone ragioni per credere che l’artefice di tale fenomeno sia stata la placca che nel corso del suo cammino verso le Alpi, sta creando non pochi problemi agli abitanti di varie zone.
Se così fosse non deve sorprendere se il territorio dell’oltre Po, sarà prossimamente interessato a detti fenomeni.
Prevedere i terremoti è praticamente impossibile, ma considerata la successione di tali eventi, logica sarebbe prendere le dovute precauzioni
A volte la storia ci dà degli insegnamenti, purtroppo spesso non l’ascoltiamo.
CHI PUO DEFINIRSI “ESODATO”?
(ALLA FORNERO L’ARDUA SENTENZA)
Grazie ai giornali, ai dibattiti e alle manifestazioni, tutti gli italiani, dal bambino all’anziano, sanno che in Italia vi è il problema “esodati” , anzi lo sanno anche i turisti.
Ma nessuno sa dire chi è esattamente l’esodato, cioè, chi può senza alcun dubbio definirsi tale? Inutilmente lo chiederemmo al capo dello stato, al presidente del consiglio, al ministro del lavoro , ai capi sindacali, ai responsabili INSP , ai politici ecc. Infatti, o rispondono “senza rispondere”, oppure danno risposte diverse. Senza rispondere a questa precisa domanda , non è possibile risolvere il problema. Nonostante ciò, non si capisce, come abbia fatto la Fornero ad assicurare che entro il 30 giugno il problema esodati sarà definitivamente risolto. Considerato che è un “problema” italiano, occorrerebbe dare ad ogni italiano, la possibilità di sapere, con precisione, se può o non può definirsi esodato.
Ma perche non viene dato una risposta a questa indispensabile domanda? Qualcosa mi dice che non si risponde in quanto, cercando di rispondere, viene messo in risalto un “dramma” italiano, la vergognosa ed anticostituzionale differenziazione che esiste fra un lavoratore ed un altro lavoratore.
Tutti siamo a conoscenza di queste differenziazioni, tutti sappiamo chi sono gli artefici, tutti sappiamo che sono state create per interesse personale o di gruppo. L’esistenza di tali differenziazioni, sta complicando la soluzione del problema esodati.
Per elencare queste evidentissime differenziazioni, alcune le vedremo quando cercheremo di capire chi è l’esodato, non basta un articolo, occorrerebbe scrivere un libro.
Vediamo di approfondire il “problema” premettendo che saranno molte le domande, ma poche le risposte.
Da dove deriva la parola esodati? Da quale vicenda è nata?
La parola esodati non si trova in nessun dizionario della lingua italiana, ma da alcuni mesi è diventata una delle parole più usate in Italia, complice una decisione presa dal governo Monti nel corso della presentazione del decreto “salva Italia”. Di cosa si tratta? Grazie ad accordi fra aziende e lavoratori, alcuni di questi , avendo una età compresa fra i 55 ed i 60 anni, hanno avuto la possibilità, volendo, di uscire dal mondo del lavoro, alcuni anni prima della pensione. Purtroppo, senza alcun preavviso, il governo ha cambiato le regole, conseguentemente alcuni verranno a trovarsi senza stipendio e senza pensione. Inutile negarlo, il “problema” esiste.
Al seguito di questa vicenda, la parola esodo ha cambiato significato, non più verso la terra promessa, ma verso la pensione promessa.
Prima di chiedersi come il problema potrà essere risolto, si dovrà rispondere ad alcune ben precise domande: Chi può essere considerato un esodato? Quanti tipi di esodati esistono? Essere senza stipendio e senza pensione significa essere esodato, oppure no ?
Iniziamo dagli esodati “ufficiali” ciò quelli che volontariamente hanno scelto di abbandonare il lavoro prima di andare in pensione. Di quanti tipi ce ne sono?
Alcuni si sono licenziati grazie alla promessa di vedere assunto un famigliare, altri al seguito di una buona liquidazione. La distanza dalla pensione non era identica per tutti, alcuni due soli anni, alcuni molti di più. Come si può vedere diverse le situazioni e diverse le motivazioni, occorre distinguerle, in quanto diversi dovrebbero essere i trattamenti elargiti.
Oltre a questi esodati , ve ne sono altri? Quelli non per propria scelta, ma per costrizione, sono diventati disoccupati, conseguentemente rimasti senza stipendio e senza pensione, possono o non possono pure loro definirsi esodati? Logica vuole che pure questi , anzi più degli altri, dovrebbero giustamente essere considerati tali. Purtroppo non è detto chiaramente.
Al riguardo di questo ultimo tipo di esodati, occorre pure fare qualche distinzione, infatti anche questi non sono tutti uguali.
Il disoccupato da lavoro dipendente può , seppur solo per un certo periodo, usufruire di un qualcosa che gli permette di “tirare avanti”, cassa integrazione, sussidio di disoccupazione, liquidazione, ecc , ma che dire dei “disoccupati autonomi “, artigiani, commercianti ecc, che, come è noto a tutti, non scatta alcun ammortizzatore sociale? Si tenga presente che questi ultimi, essendo stati costretti a chiudere “per tasse” dovranno pure, per alcuni anni, subire l’accanimento della Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
Ma quanti sono gli esodati? 35000? 55000? 371125? Saranno contati tutti? Oppure sarà creata l’ennesima differenziazione sociale?
Ultimissima domanda: cosa farà il governo per risolvere il problema esodati? Lo stanno studiando. Per alcuni, ma non per tutti, saranno annullati gli accordi, cioè possibile rientro nel posto di lavoro. Per alcuni , ma non per tutti, sarà creato un apposito prepensionamento, oppure qualche altro ammortizzatore sociale. Alcuni, ma non tutti, dovranno “arrangiarsi”. Chi saranno quelli che dovranno, ancora una volta, arrangiarsi? Facile profezia, i soliti, cioè quelli che a suo tempo diventarono autonomi.


LETTERA APERTA AI POSSIBILI “FUTURI” ARTIGIANI
Alcuni giorni fa, Corrado Passera, ministro per lo sviluppo economico, ha presentato la bozza di un decreto il cui fine è quello di convincere i disoccupati a diventare imprenditori. L’offerta è a prima vista allettante, per alcuni anni, niente Iva, niente Irpef e tasse al cinque per cento. Una vera e propria “pacchia”.
Conoscendo, al riguardo del lavoro autonomo, ” l’aria che tira”, sorprende non poco il silenzio che ha accompagnato la proposta.
Ma cosa sarà successo? Occorreva forse la crisi, per rendersi conto che la colonna portante della economia italiana, è stata , lo è tuttora e sarà sempre, il lavoro autonomo? Occorreva forse il terremoto emiliano per capire che se le aziende chiudono, i “conti” non tornano? Indipendentemente dalle ragioni, si tratta di “cambiamento epocale”. Ma dove sono finiti i commentatori politici ed economici che nei giorni successivi all’annuale denuncia dei redditi , commentando quelli denunciati dagli artigiani, ripetono più volte l’aggettivo scandaloso? Mi sarei aspettato che al seguito di una proposta come questa, che permette ad alcuni artigiani di pagare solo il 5 per cento di tasse , venissero indetti almeno un paio di scioperi generali.
A tale proposta non si può non dare il benvenuto ed augurare grande successo, anche se alla luce di alcune considerazioni, il grado di credibilità è abbastanza scarso: quelli che oggi dicono “alzate le saracinesche “, sono quelli che fino a ieri hanno dato tutte le disposizioni possibili per farle abbassare. Quelli che oggi invocano la “natalità” sono sempre quelli che hanno potenziato il “plotone di esecuzione”, perciò qualche proverbiale “ riserva” occorre averla. Speriamo che non si tratti di Scherzi a Parte.
Naturalmente, per poter valutare il contenuto di un decreto, occorre vederlo operativo, cioè approvato dalle camere, rimandiamo a tale data il necessario ed indispensabile definitivo giudizio.
Ma anche senza conoscerne a fondo i contenuti è possibile dare qualche consiglio ai futuri possibili “lavoratori in proprio” , consigli che non hanno lo scopo di “frenare ” l’entusiasmo dei coraggiosi, ma piuttosto di illuminare un percorso non privo di ostacoli. Mi rivolgo in particolare ai disoccupati da lavoro dipendente, che con tutto il rispetto che ho per loro , temo, che seppur in buone fede, siano stati oggetto di un “lavaggio di cervello”, cioè potrebbero avere le “idee confuse”.
Non mi rivolgo ai disoccupati da lavoro autonomo, in quanto ciò che dirò lo conoscono benissimo, infatti lo hanno vissuto sulla loro pelle.
Caro disoccupato e possibile artigiano: per fare in modo che la proposta del ministro Passera ti diventi “allettante”, sono scesi in campo molte “sirene”, conosciamo già gli slogan, “nuove opportunità”, “opportunità irripetibili che sarebbe un peccato non approfittarne”, “ interessanti agevolazioni”. Si sta facendo di tutto per convincerti che finalmente non avrai più padroni, che potrai lavorare solo quando ne avrai voglia, che finalmente potrai realizzare tutti i tuoi sogni, che hai la possibilità di entrare nel ristretto novero degli idealisti, degli indipendenti, degli appassionati della vita. In parole povere, che finalmente potrai organizzarti il lavoro da solo, potrai autogestire il tuo tempo libero, puoi mandare qualcuno “a quel paese”, potrai dare sfogo alla tua creatività, potrai fare il lavoro che ti piace, non sarai più un lavoratore alienato, e naturalmente, che se sei abile, avrai la possibilità di migliorare la tua posizione economica.
Ma la cosa più interessante, cioè quella che dovrebbe essere la “spinta” più convincente, già la sai in quanto te l’hanno detta in tutte le lingue, che finalmente potrai evadere quanto ti pare, in quanto stai per entrare nel “paradiso della evasione”
Ebbene mi preme comunicarti che, a parte alcune agevolazioni fiscali, puoi detrarre dalle tasse oltre gli attrezzi, anche la vettura, tutto il resto sono verità “teoriche”, ma che alla fine molte di queste si tramuteranno in “pie illusioni”.
Mi auguro che tu non sia stato un credulone, in caso contrario il tuo sarà un risveglio amaro.
Considerato che mi sono prefisso il compito di “illuminarti”, non posso non farti presente un dato di fatto “inoppugnabile”, tu ti trovavi in un “mondo”, ora stai per entrare in un ”altro mondo”.
Inizio facendoti presente alcune cose che a te sembravano ovvie, in quanto “diritti acquisiti”, ma che invece dovrai “dimenticare”per sempre. Per nessuna ragione potrai prendere soldi non lavorando Perciò niente in malattia, niente durante le ferie, niente cassa integrazione, niente prepensionamenti, niente sussidi di disoccupazione, niente tredicesima, niente liquidazione. Non vi saranno più permessi pagati, donatore sangue, permessi sindacali, matrimoniali, ecc.
Tieni presente che non esiste un artigiano che prende dei soldi senza lavorare!
Non avrai più nessuno che ti difende, se uno sciopero venisse indetto, non sarà per far rispettare i tuoi diritti, magari sarà stato indetto per annullare eventuali tuoi presunti “privilegi”.
Per completezza ti farò presente anche alcune altre cose che non conosci ma, che invece sarai obbligato ad affrontare.
Per iniziare l’attività avrai bisogni di soldi, ebbene ti renderai conto che le banche sono disponibili ad aiutarti solo se loro si sono resi conto che non ne hai bisogno. Avendo bisogno di una infinità di permessi, farai la conoscenza del burocrate, cioè di una figura che farà di tutto per ostacolare ogni tua iniziativa, e quasi sempre ci riesce. Conoscerai il finanziere che costantemente ti terra d’occhio. Conoscerai la giustamente famigerata agenzia delle entrate. Al riguardo delle tasse, della evasione fiscale e della agenzia delle entrate, sarà bene che mi soffermi un poco, in quanto si tratta d temi di “ vitale importanza”. Sicuramente avrai letto da qualche parte l’assicurante “motto” del ministro delle finanze, “chi non ha evaso può stare tranquillo, non gli può succedere niente di spiacevole”. Questa, lo dico per esperienza diretta, è una balla colossale.
Mi spiego: se deciderai di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, a parte il fatto che senza un pò di evasione fiscale sarai costretto a chiudere”per tasse”, sicuramente non avrai “problemi” con i finanzieri, infatti, pur essendo loro dei cercatori “certosini”, non possono trovare quello che non esiste. Ma con la agenzia delle entrate è tutta un'altra”musica”, questi, grazie ai fantasiosi studi di settore, si arrogano il diritto di farti il conto in tasca, per loro non puoi non aver evaso, perciò ti chiameranno a giudizio, cioè dovrai subire regolari processi. Questo significa che dovrai anticipare una cifra di soldi, che dovrai farti un avvocato, che dovrai perdere giorni di lavoro. Considerato che non hai evaso, sarai il sicuro vincitore, sicuramente potrai uscire dai tribunali a testa alta, ma attenzione, nonostante la vittoria, una parte dei soldi anticipati non ti saranno restituiti, dovrai pagare l’avvocato, il tempo perso non ti sarà risarcito. Naturalmente questo non è per un solo anno, anzi considerato che la prima volta gli è “andata buca”, riproveranno anche negli anni successivi, alla fine cederai per “sfinimento”, cioè non avendo altra alternativa per porre fine ad un vergognoso accanimento, ed anche per il disperato tentativo di vivere in pace, darai a loro la cifra che ti avevano chiesto.
Diventerai un “perseguitato fiscale”, senza associazione.
Ma cosa ai fatto di male? Essere troppo onesto è una colpa? Attenzione, non credere che per “chiudere” con l’agenzia delle entrate, sia sufficiente chiudere bottega, neanche per sogno, per un buon numero anni sarai in balia dei loro asfissianti tentacoli. Eppure ti avevano detto che senza evasione fiscale avresti potuto “vivere tranquillo”, purtroppo non ti hanno detto l’unica grande verità, che chiedendo la partita Iva, diventi un “potenziale evasore”, un essere”socialmente pericoloso”, perciò “schedato” per tutta la vita.
Quando ti renderai conto che ciò che ti sto dicendo corrisponde alla verità, sicuramente ti verrà la tentazione di fare un pò di evasione, ebbene avrai la conferma che effettivamente ti trovi in un altro”mondo”. Se prima facevi un piccolo lavoro in nero, anche quello era evasione fiscale, passavi praticamente inosservato, nessuno ti controllava , ma da ora in poi attenzione, sei diventato un “sorvegliato speciale”, se ti pescano sei fritto. Tu sai come si è espresso il presidente della repubblica Napolitano, che naturalmente non si riferiva alla evasione praticata dai dipendenti, ma a quella praticata dagli artigiani, ha detto che tali evasori non potranno più “definirsi italiani”. Pensa che roba, il mafioso, il lestofante, l’assassino, può continuare a definirsi italiano, ma tu no, per la sola colpa di aver fatto un pò di evasione, evasione per “sopravvivenza” e per “legittima difesa”, non puoi più dire ” sono di nazionalità italiana”, per avere una nazionalità dovrai recarti all’estero.
Non so se ci tenevi, ma non potrai più essere considerato un lavoratore, infatti la tua nuova attività non è prevista nello statuto dei lavoratori. Ironia della sorte, farai almeno dalle 16 alle venti ore in più alla settimana, ma non sarai più un “lavoratore”.
Se volessi elencarti tutte le differenze fra artigiani e dipendenti, che sicuramente ti sarebbero utili, non basterebbe un articoletto, ma dovrei scrivere un libro.
Termino facendoti una domanda, come mai quelli che stanno facendo di tutto per convincerti che il lavoro autonomo è un lavoro “paradisiaco”, non sono diventati artigiani?
Non ti do la risposta, se diventerai artigiano. la scoprirai da solo.
Caro disoccupato, ti ho parlato “franco”, ma non sono stato “brutale”, se volevo esserlo mi sarei soffermato su un tema che meritava di essere approfondito, gli “inspiegabili” suicidi.

Da tempo mi interesso solo di storia, ma i vergognosi attacchi contro il lavoro autonomo, mi hanno indotto a difendere quello che considero il “pilastro” della economia italiana.
Serenamente, cioè convinto di aver fatto il mio dovere, riprendo a “tempo pieno”, le mie ricerche sul passato. Sgubbi Giuseppe

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