DI
SGUBBI GIUSEPPE
ARTIGIANATO
DAL
PARADISO ALL’INFERNO
DEBITO
PUBBLICO ED EVASIONE FISCALE
DIRITTO
AL LAVORO
CHI
E SENZA PECCATO
CHI
E L’EVASORE?
TERREMOTI
L’ESODATO
LETTERA
APERTA AI POSSIBILI E FUTURI ARTIGIANI
SALVATORI
O MASSACRATORI ?
PICCOLO
ARTIGIANATO, UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE,
(Cosa è, e cosa
non può essere un artigiano)
Dal dopoguerra sono scomparse alcune
categorie di lavoratori, per esempio, al seguito del diverso sistema
del trasporto, i birocciai. Una scomparsa che non ha creato
grandi disagi in quanto quasi tutti i birocciai sono diventati
camionisti.
Se non si corre ai ripari una
importante categoria di lavoratori rischia l’estinzione, ma questa
volta non sarà colpa del progresso, e non sarà una scomparsa
indolore, si tratta dei piccoli artigiani.
Un colpo che ne mise in discussione
l’esistenza fu inferto all’artigianato nel 1992, con la
famigerata Minimum Tax, ben 225.000 saracinesche furono
definitivamente abbassate
Un duro colpo, forse il mortale,
sta per imbattersi su questa categoria. Come è noto i legislatori
stanno studiando il sistema per fare in modo che gli artigiani
paghino le tasse fino all’ultimo centesimo, cioè che questi diano
allo stato tutto quello che lo stato pretende, in parole povere,
tutto quello che riscuotono deve essere certificato con la
ricevuta fiscale.
I legislatori non sanno che se il
loro intento andrà a buon fine, il 90 per cento dei piccoli
artigiani sarà costretti a chiudere “PER TASSE”. Se qualcuno
crede che questa sia una semplice “battuta”, ha la possibilità
di verificare, diventi artigiano, rilasci tutte le ricevute fiscali,
poi ne parliamo, sarà costretto a ricredersi.
Gli artigiani sono degli evasori, ma
per la stragrande maggioranza di loro, è una evasione “di
sopravvivenza”, o meglio, una evasione per “legittima difesa”.
Capisco gli i studi di settore, anzi li ritengo giusti, specialmente
se vengono fatti a tutte le categorie di lavoratori, ma non
capisco questo AUTOGOOL
Degli artigiani si parla poco e
solo indirettamente, infatti questi vengono nominati solo quando si
parla di tasse, non si cerca di fare nessun approfondimento, viene
semplicemente effettuato un confronto con la situazione dei
lavoratori dipendenti., e quasi sempre viene emessa una lapidaria
sentenza che più o meno suona così:
i lavoratori dipendenti
pagano tutto, mentre invece gli autonomi, e perciò anche gli
artigiani, non pagano niente , conseguentemente il debito pubblico
aumenta”.
Ovviamente chi dice queste cose non
conosce per niente l’artigiano, sarà bene perciò informarlo e lo
farò spiegando cosa è un artigiano e cosa non può
essere, chiunque, se vuole, può confrontarlo con il
lavoratore dipendente.
Si tratta di una necessaria
chiarezza in quanto grazie ad una ben orchestrata campagna
mediatica si è voluto sollevare un grande polverone.
Cosa è un artigiano?
Una lavoratore che a differenza di
altri, non considera il posto di lavoro un diritto, infatti se lo è
creato da solo, facendo lui stesso i dovuti investimenti. Lavora
mediamente dalle 15 alle venti ore in più alla settimana. Quello
che va in pensione più tardi e con la pensione più bassa. Non ha le
ferie pagate. Non ha la tredicesima Se si ammala, non riceve un
salario per sopravvivere. Se chiude bottega, non scattano gli
ammortizzatori sociali. L’elenco, come è noto, potrebbe
continuare a lungo.
Cosa non può essere
Non può essere un vagabondo, un
incapace , oppure una persona con poca salute, in tal caso è
costretto a cambiare mestiere.
Di fronte a queste inoppugnabili
constatazioni, immagino il tono della ennesima risposta, “ gli
artigiani non danno niente allo stato, e giustamente lo stato non
da niente agli artigiani”
Al riguardo del dare e dell’avere
occorre far chiarezza. Vi è , se si vuole, la possibilità di
sapere come stanno veramente le cose, cioè sapere chi allo stato
da più di quello che riceve, e chi dallo stato invece, riceve
più di quello che dà, si tratta solo di riportare i dati e farne le
sottrazioni.
Da trenta anni, per sapere la
verità, chiedo inutilmente che siano fatti tali conteggi, ma
chissà perché non vengono mai fatti, oppure se li hanno fatti, non
me li hanno fatti conoscere.
.Termino questo breve commento,
facendo una domanda ben precisa, una domanda che ho fatto a centinaia
di”addetti al lavori”, perciò persone che sanno, ma nessuno mi
ha risposto. Sono sempre in attesa.
PER QUALE RAGIONE, se un artigiano
si ammala, non prende anche lui uno stipendio che gli permetta di
vivere?
Perché, facendogli
obbligatoriamente pagare il dovuto, come è stato fatto per il
servizio sanitario e per le pensioni, non viene messo nelle
condizioni che hanno altre categorie di lavoratori?
Non avendo fino ad ora ricevuto
alcuna risposta, ho ritenuto opportuno, darmela da solo.
NESSUNA NAZIONE AL MONDO PUO’
PERMETTERSI IL “LUSSO” DI PAGARE TUTTE LE PERSONE, CHE ESSENDO
AMMALATE, NON SONO IN GRADO DI LAVORARE, IN QUANTO, PAGANDOLI , IL
SISTEMA PREVIDENZIALE CROLLEREBBE.
La frase che ho sottolineato può a
prima vista essere considerata una semplice “battuta”, invece
potrebbe contenere una sacrosanta verità,che a sua volta determina
una anticostituzionale differenziazione sociale,
Che è una verità ne sanno
qualcosa le società comuniste dell’est europeo , in quei paesi
si era deciso, giustamente, di dare TUTTO A TUTTI E PER SEMPRE ,
praticamente dalla culla alla bara, ma sappiamo come è andata a
finire, non c’era più niente per nessuno!.
Affinché qualcuno non mi dimostrerà
il contrario, continuerò ad avere questa profonda convinzione,
una convinzione che devono avere avuto anche tutti quelli che dal
dopoguerra hanno governato l’Italia, infatti, pur essendo a
conoscenza di questa differenziazione , hanno lasciato e
continuano a lasciare le cose come stanno.
Capisco il comportamento dei
politici, ma non posso condividerlo, cosi facendo evitano un collasso
previdenziale, ma costringono alcune categorie di lavoratori a
“mandare avanti la barca” anche per chi, temporaneamente, non
è in grado di farlo.
Morale: qualche “pantalone” si
trova sempre!. L’artigiano, differentemente da altri, è anche
questo!.
Da tutto questo, una altra domanda
diventa spontanea: considerato che l’artigianato è un lavoro
“paradisiaco” cioè il paradiso della evasione, per quale
ragione i disoccupati ed in particolare i giovani in cerca di lavoro
, non diventano artigiani? Qualcosa mi dice che questi sanno che ho
detto delle verità
DAL
“PARADISO” ALL’ INFERNO”
L’Italia è uno dei più belli
paesaggi del mondo.
Migliaia di km di splendide
spiagge marine, laghi lussureggianti, montagne e colline che offrono
orizzonti stupendi, un terreno agricolo che produce praticamente di
tutto. L’elenco di questo “ben di Dio” potrebbe continuare a
lungo.
Non a caso l’Italia, da tempi
immemorabili, è considerata ,( ma ancora per quanto?), la meta
preferita di tutti i popoli del mondo.
Nonostante che nella” fertile
mezzaluna”, Egitto, Mesopotàmia, Grecia,ecc, vi fossero delle
civiltà molto evolute, mentre l’Italia si trovava ancora nelle
preistoria, parte di quelle popolazioni , abbandonarono le loro
terre per venire nelle nostre zone.
Vi sono buone ragioni per credere
che la biblica “ Terra Promessa” fosse l’Italia.
Non a caso nonostante che Cristo
sia nato in Palestina, il centro della cristianità è diventata
Roma.
Il nostro territorio era
giustamente considerato il paradiso terrestre.
Non deve perciò sorprendere se
questa terra “paradisiaca” ha dato i natali ai più grandi geni
della terra, Leonardo da Vinci, Michelangelo, ecc.
L’Italia detiene, forse
immeritatamente, il 70 per cento delle antichità archeologiche ed
artistiche del mondo antico, conseguentemente saremmo una delle
pochissime nazioni che potremmo vivere benissimo solo col
turismo e l’agricoltura., cioè senza le grandi fabbriche.
Anzi saremmo sicuramente la nazione
più ricca, invece ci troviamo sull’orlo del fallimento.
Purtroppo i nostri governanti
hanno voluto fare dell’Italia, nonostante la quasi totale mancanza
di materie prime, l’ottava potenza industriale del mondo.
“Grazie” a questa scelta
scellerata, l’inquinamento sta distruggendo molto di quello che
giustamente è considerato, Patrimonio dell’Umanità.
Non possiamo guardare come ci siamo
ridotti, senza essere investiti da una profonda angoscia.
Eppure, anche grazie
all’intraprendenza di gran parte degli italiani, vi erano le
premesse per far si che l’Italia fosse la nazione più
invidiata.
Come è noto, pur con tutti i suoi
difetti, l’italiano ama anche darsi da fare, poche sono le
nazioni che hanno tanti piccoli imprenditori, imprenditori
turistici, artigianali, agricoli, come l’Italia, la maggior
parte del benessere italiano è stato creato da loro.
Le regioni ricche d’Italia non
lo sono grazie al colore politico delle varie giunte regionali, ma
lo sono grazie all’alto numero di questi piccoli imprenditori,
Come è noto, nonostante che vi
siano persone non convinte, chi lavora in proprio, lavora per se
stesso, ma lavora anche per gli altri.
Quelli che lavorano in proprio,
non hanno grandi pretese, chiedono solo di poter lavorare in
pace.
Lavorare in pace significa levare
lacci e laccioli che intralciano le varie iniziative, perciò
compito delle istituzioni sarebbe quello di eliminare la
burocrazia , una burocrazia resa asfissiante dai nostri
politicanti in quanto, grazie a concorsi, spesso fasulli, sono stati
messi in posti importanti anche qualche incompetente.
Se si sfruttassero le sopra
accennate potenzialità, territoriali ed umane, che l’Italia può
offrire, molti ministeri sarebbero superflui.
Tre sarebbero i ministeri più
importanti, quello del turismo, quello della agricoltura e quello dei
beni culturali, tutti gli altri ministeri potrebbero lavorare, e
nessuno se ne accorgerebbe, anche solo a giorni alterni.
Purtroppo l’unico ministero che
lavora a tempo pieno, è quello che riguarda il fisco, ma si
distingue per incapacità, moltissime sono ancora le persone e
società sconosciute al fisco, e moltissimi sono i lavoratori
autonomi che saranno costretti a chiudere per tasse.
Ironia della sorte, l’Italia
poteva essere un paradiso, invece sta
diventando un inferno
DEBITO
PUBBLICO, PRESSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI
CONTRADDIZIONI E LEGITTIME DOMANDE)
Dai giornali abbiamo appreso dei
dati poco edificanti.
L’Italia si trova nei primissimi
posti, e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico,
in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un ben poco onorevole
“podio”.
Alla luce di questi tre dati, se
presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”,
ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”: diminuire
il debito pubblico, calare la pressione fiscale , combattere la
evasione fiscale.
Se invece questi tre dati, li
prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo,
cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione,
incontreremo delle evidentissime contraddizioni, e non potremmo
non farci delle legittime ed inquietanti domande.
Si tratta di domande bisognose
di indispensabili risposte, senza le quali la “cura”
potrebbe essere peggio della “malattia”.
Prima contraddizione: se i dati
che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le tasse
riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani. Domanda:
come mai, nonostante questo, le casse italiane, come dimostrato
dal debito pubblico, sono fra le più vuote
del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere
le più piene del mondo. Il problema è
l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere
a questa domanda occorra essere laureati in economia.
Seconda contraddizione:
considerato come già detto, che grazie alla pressione fiscale,
gli italiani risultano quelli che con le tasse danno più soldi
allo stato, come mai invece, considerata l’enorme evasione
fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno tasse?
Domanda: quale è la verità?
Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più?
Anche un cieco vede che “qualcosa non torna! Un necessario
chiarimento che stabilisca la verità, non è più rimandabile.
Altra domanda: la cifra della
presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse che
effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare alla
rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un pozzo
senza fondo, vorrebbe incassare? Non è la stessa
cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se questa
categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende, il 90
per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.
Considerato che, al riguardo degli
artigiani, la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al
riguardo di questa categoria, è assurda pure la lotta alla
evasione fiscale.
Altra domanda che meriterebbe una
risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato riuscisse a
riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto
ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho capito
bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma dove
arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!
Da queste elementari considerazioni
emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla
evasione fiscale, si deve anzitutto sapere con
precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non paga
niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a
ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo:
i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato
niente, devono essere dati immediatamente a
quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per”
ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle ovvie ragioni?
Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più degli altri
stati, perciò questi soldi devono essere dati ai “derubati”.
La prima cosa che si dovrebbe fare è
perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora
stata fatta? Perché si procede solo sulla “presunzione?”
Spettabile ministro delle
finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario
gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio”
provocando . tragedie e disastri.
Ultimissima ma importante
considerazione.
Come è noto, una piccola evasione
esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio
lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società?
Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che
la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale
evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo tutti che anche
“grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani
hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi
hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra
l’altro, pur con non pochi sacrifici, la
costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla,
sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le
tasse.
Ennesima domanda: il governo Monti
è a conoscenza di questi immensi sacrifici? Considerato le tasse
che questi ha deciso di mettere sulle case, si deduce che “non
sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi,
informarlo.
Ritornando alla piccola evasione,
senza di questa , come saremo messi? Chiediamocelo! Se
questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati
spesi? Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati.
Pur essendo vero, che anche con lo sperpero si aiuta qualcuno,
è però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e
conseguentemente gli italiani sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è una piccola
evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza bloccare lo
sperpero, l’Italia non si salva, e se continua
“l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro le
prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime
compreso.
DIRITTO
AL LAVORO? MA CHI’ LO DEVE CREARE?
Manifesti nei muri, titoli in prima
pagina, striscioni nelle pubbliche manifestazioni, tutti i
politici ne parlano, le persone intervistate lo chiedono ad alta
voce, IL DIRITTO AL LAVORO è diventato l’argomento del giorno.
Qualsiasi iniziativa politica ha al primo posto il diritto al
lavoro.
Senza alcun dubbio la persona
disoccupata è una delle prime emergenze, chi non lavora non
prende lo stipendio, senza stipendio non è possibile fare la
spesa, se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in
crisi il commercio, va in crisi anche il mondo produttivo,
perciò il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che
porta inevitabilmente al collasso,
Non si può anche non tener presente
che, oltre al problema economico, vi è pure un problema
umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie famigliari
collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione è la madre di
tutte le emergenze, ma sorprende una cosa, TUTTI
mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro, ma
NESSUNO propone la cosa più importante, cioè
, chi deve creare il lavoro?
Eppure logica vuole che chi solleva
un problema, debba prima o poi proporre le ricette per
risolverlo,
Premetto che leggo alcuni
giornali, ma non tutti, perciò sicuramente qualche proposta vi
sarà stata e mi sarà sfuggita, ma mi sarei aspettato che la
parola “diritto al lavoro” fosse sempre
seguita dalla indicazione “chi lo deve creare?”. Mai notato!
MA CHI LO DEVE CREARE?
Ho provato a chiederlo ad alcuni
disoccupati in quanto, essendo questi direttamente interessati,
dovrebbero conoscere le varie proposte, ebbene grande delusione,
nessuno ha dato risposte. Ho fatto tale domanda a qualche persona
politicamente informata, ennesima delusione , non ho ricevuto
chiare risposte. E allora?
Nella totale mancanza di proposte,
qualche risposta si dovrà pur dare.
Una risposta potrebbe essere,
“createvelo da soli”, come hanno fatto gli artigiani,
commercianti, contadini, ecc. La proposta non sarebbe poi tanto
malvagia. Se non erro, a parere di tutti gli osservatori, il
lavoratore autonomo può evadere quanto vuole, perciò sarebbe
il più paradisiaco dei lavori. Si tenga anche
conto che il lavoro non manca, i posti pure, le strade delle città
sono “tappezzate” da saracinesche definitivamente abbassate,
manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà giustamente
obiettare che ad una certa età ad iniziare un lavoro autonomo, si
incontrano delle enormi difficoltà, obiezione accolta, ma questo
non vale per i giovani.
Se nessuno è disponibile ad
“arrangiarsi”, dica almeno chi deve creare i posti di
lavoro, chi? I politici? I sindacalisti? I comuni? Le
provincie? Le regioni? Lo stato? Perché non si dice
chiaramente? Non sarà per caso che i posti di lavoro
dovranno crearli , ancora una volta, i piccoli imprenditori? Ma
che dire del fatto che molti di loro saranno costretti a chiudere per
tasse?
CHI
E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA
( le colpe
dei partiti e le colpe degli elettori)
Criticare il comportamento dei
politici italiani è fin troppo facile. Eliminato con un referendum
il finanziamento pubblico ai partiti, questi sono riusciti ad
intascarne il triplo.
Facendo aumentare in un modo
spropositato il numero dei dipendenti pubblici, in particolare
impiegati, si sono creati un popolo di fidi “elettori” ,
che a sua volta hanno creato una paralizzante burocrazia che
“disarma” il volenteroso.
Hanno più volte promesso di ridurre
il numero dei parlamentari, delle provincie, degli enti inutili,
ma la decisione viene continuamente rimandata .
Aver trovato un politico con le
mani “nella marmellata”, non fa più notizia, fa più notizia
non averlo trovato.
Molto ci sarebbe da dire al
riguardo del come i partiti si comportano quando hanno qualcosa da
dirci, essendo autoconvinti di essere gli unici depositari del”
sapere”, il loro non è un parlare, ma un “pontificare”,
infatti ritengono di essere gli unici in grado di “salire in
cattedra”.
Si pensi alla occupazione
partitocratica del territorio e delle istituzioni, ogni angolo
dell’Italia , comuni, provincie regioni, sono diventati loro
“feudi”. Ma chi a dato a loro tale investitura ? Siamo di
nuovo precipitati nel Medioevo?
Non parliamo poi di tutti i
privilegi della cosi detta “casta”, stipendi, pensioni, auto
blu, ecc.
Alcuni di loro, le classiche
mosche bianche, dicono “siamo onesti” “, “non
abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”, ma cosa fanno per
cambiare? Meno di niente. Se veramente fossero “nauseati”
abbandonerebbero tutte le cariche politiche, e denuncerebbero il
comportamento dei loro colleghi. Ma perché non lo fanno? La ragione
è una sola, dove troverebbero un identico lavoro? Non hanno tutti i
torti, hanno fatto tanto per arrivarci, perciò non vedono la
ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.
Ma come si comportano i partiti al
seguito delle nostre giuste critiche, che prossimamente potrebbero
diventare giusti insulti? Logica vorrebbe che rendendosi
contro della situazione in cui si trovano, decidessero di fare una
” inversione di rotta”, ma neanche per sogno, a parte una
ventilata e sempre rimandata “rottamazione”, non sono andati
oltre. Anzi cercano di addebitare a noi cittadini , le maggior
colpe di questa “deriva partitocratica”, infatti ci accusano di
poco senso civico, di scarso attaccamento alle istituzioni,
qualunquisti, antipolitici, ecc. Da che parte viene il
pulpito! La volpe sta facendo la correzione alle galline.
Con queste critiche , non si
intende dire che se tutto va male, la colpa è tutta dei partiti,
anche noi purtroppo abbiamo delle colpe. Vediamole.
Tralasciamo le colpe cosi dette
“veniali”, cioè cittadini che hanno preso una tessera, non per
“partecipare” alla vita del partito, ma per chiedere favori.
Un comportamento deplorevole, purtroppo molto diffuso, che
sicuramente ha negativamente “contagiato” i partiti.
Ma qui si vuole toccare alcuni
“tasti” , di cui si parla troppo poco; iniziamo con le
conseguenze dovute alla scarsa preparazione politica degli
elettori.
Alcuni anni fa, fu fatta una
inchiesta-sondagggio per conoscere il grado di conoscenza che gli
elettori avevano al riguardo dei programmi dei vari partiti.
Scopo, constatare se gli elettori erano a conoscenza del reale
comportamento dei partiti, in particolare, se quello che avevano
promesso, fosse o non fosse stato successivamente mantenuto.
Come si è svolto tale sondaggio: agli elettori che non avevano
niente in contrario di dire per quale partito avevano votato, è
stata chiesta per quale ragione hanno votato il tal partito.
Grande delusione degli intervistatori, l’ottanta per cento di
questi elettori avevano votato un partito che in parlamento aveva
continuamente avversato le scelte che invece l’elettore col
voto aveva inteso premiare. Al restante venti per cento degli
elettori che avevano “indovinato”, è stato chiesto di
elencare alcune delle ragioni per cui gli altri partiti non
meritavano di essere votati, altra grande delusione, la
stragrande maggioranza di loro si sono limitarti ad una generica
risposta: perché sono di destra, oppure perché sono di sinistra.
Solo una piccolissima parte di loro, ha dato risposte
qualificate.
Domanda, ci rendiamo conto delle
conseguenze che si creano a causa di questa scarsissima conoscenza
politica? I politici hanno fatto ben poco per combattere questa
nostra poca informazione, anzi si potrebbe dire che loro sono gli
artefici, infatti, quando descrivono le loro scelte, parlano in
politichese, infatti usano parole a doppio o a triplo senso,
difficilmente comprensibili anche ai commentatori politici.
Non dimentichiamoci che i
legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò che gli
elettori chiedono, diversamente non si vede come sia possibile
andare incontro alle loro esigenze.
E allora che fare? Ricordo molti
anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena affacciato alla
politica, mi resi conto dell’esistenza del problema appena
accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi “la patente a
chi vota”, in parole povere, chi non era interessato ad una
seppur minima conoscenza delle proposte e del comportamento dei
vari partiti, non poteva votare.
Tocchiamo un altro “tasto” non
meno “delicato. Sarebbe idealmente necessario che dando il voto
ad un partito, ognuno di noi potesse pronunciarsi anche sul loro
comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto, oppure mi hai
deluso. Purtroppo il voto non permette la possibilità di spedire
“messaggi”di tal genere, infatti il voto ad un partito è
solo, e niente altro, che un “consenso” e come tale
ovviamente viene inteso.
Troviamoci nei “ piedi” dei
partiti, quando dopo ad una tornata elettorale, si apprestano a
commentare i voti ricevuti, ad un aumento dei voti, viene dato
un ben preciso significato: che i loro programmi , che le loro
battaglie, che l loro comportamenti , sono piaciuti,
conseguentemente ritengono doveroso continuare sulla strada
intrapresa. Qui la contraddizione è evidente, dare un voto ad un
partito è un consenso, come dire “continua così ” , perciò
non possiamo dire a loro “avanti tutta” e contemporaneamente
pretendere un cambiamento. Ed infatti, anche perché a loro
non conviene, i partiti non cambiano.
I partiti hanno molte cose da
rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo anche noi.
L’EVASORE
FISCALE: MA CHI E’ COSTUI ??
Dai giornali e dalle TV abbiamo
appreso che un vero e proprio “flagello” sta imperversando
dalle Alpi alla Sicilia e che se non arrestato metterà in
discussione il “sistema Italia”.
Si tratta dell’evasore fiscale,
cioè di un soggetto che non intende pagare le tasse o le paga solo
in parte.
La situazione sarebbe talmente grave
che oscurerebbe la tristemente nota “peste nera “Eliminare”
l’evasore è perciò diventato il compito primario dei nostri
governanti.
Considerato le forze che si
apprestano a scendere in campo, l’evasore non ha più scampo, ha
le ore contate, ben presto sarà costretto ad arrendersi “senza
condizioni”.
Ma siamo sicuri che con la
decimazione dell’evasore, i problemi che affliggono l’Italia
saranno definitivamente risolti? Se lo stato non fosse in grado
di riscuotere le tasse, oppure le riscuotesse solo in parte, la
lotta all’evasione sarebbe pienamente giustificata, ma considerato
che lo stato italiano è ai primissimi posti nel mondo come prelievo
fiscale pro capite, non sarebbe forse il caso di pensare che il tal
spiegamento di forze dovrebbe essere usato per combattere ben altri
“mali” per esempio lo sperpero, la corruzione e la burocrazia?
Il problema non è come riscuotere i
soldi, ma bensì come spenderli. Ma ammettiamo pure , ammesso
ma non concesso, che senza “scovare” l’evasore, l’Italia
corra il rischio di “affondare”, la prima cosa da fare è
di individuarlo correttamente, cioè conoscerlo con nome, cognome,
indirizzo, in caso contrario non si vede come possa essere
efficacemente combattuto.
Perciò la prima domanda da fare è,
chi è l’evasore? Purtroppo non lo sa il governo che deve dare
disposizioni per combatterlo, non lo sa il parlamento che deve
approvare il da farsi, non lo sa il finanziere che deve scovarlo, non
lo sa l’agenzia delle entrate che, studi di settore alla mano,
deve determinare l’ammontare dell’evasione, non lo sa Equitalia
che ha il compito di riscuotere il “mal tolto”. Le
conseguenze di questa mancanza di “conoscenza” le abbiamo sotto
gli occhi, ad alcuni viene chiesta una “presunta” cifra, che
moltissimi di loro non possono assolutamente pagarla , ad altri, in
particolare i grandi evasori, non possono essere neanche toccati in
quanto completamente sconosciuti al fisco. Gli evasori sono
sconosciuti anche al presidente della repubblica Napolitano, infatti
si è limitato a dire che questi non possono definirsi italiani.
Lo scopo di questa frase è evidente, si dice agli evasori di
autovergognarsi e si spera che in massa vadano a costituirsi.
Al presidente Napolitano alcune domande dobbiamo pur farle.
Quelli che si sono suicidati in quanto non erano in grado di dare
allo stato quello che lo stato aveva chiesto, potevano o non
potevano definirsi italiani? Le decine di migliaia di imprenditori
che hanno chiuso le loro aziende “per tasse”, possono o non
possono definirsi italiani?
Le centinaia di migliaia di piccoli
artigiani e piccoli negozianti, che senza una piccola evasione
sarebbero costretti ad abbassare definitivamente la loro saracinesca,
perciò una evasione “per legittima difesa”, possono o non
possono definirsi italiani? Al presidente Napolitano si può fare
una domanda ancor più precisa: signor presidente, se Lei fosse un
pensionato con una pensione inferiore ai 500 euro mensili, in Italia
sono milioni, e nell’intento di fare un piccolo lavoro in nero,
indispensabile per vivere, fosse “scovato” da un finanziere e
che questi lo apostrofasse con la frase lei non può definirsi
italiano, cosa risponderebbe? Signor presidente, la Sua è stata una
frase molto ma molto “infelice”.
Purtroppo, e questo è il vero
dramma italiano, quelli che dicono le tasse bisogna pagarle, non
solo non sanno chi sono gli evasori, perciò non sono in grado di
sapere chi può o non può pagarle, ma sono anche quelli che avendo
uno stipendio o pensione di poco inferiore ai 10.000 euro mensili,
le tasse le possono pagare “senza problemi”, ma che dire di
quelli che senza una piccola evasione, non arriverebbero
alla fine del mese?
I
TERREMOTI E GLI INSEGNAMENTI DELLA STORIA
Come è noto, nel corso dei
terremoti che stanno devastando una parte della regione Emilia, si
sono aperte delle crepe nel terreno dalle quali è uscita acqua e
sabbia.
Tali fenomeni sono stati definiti
“strani” e mai accaduti.
Se leggiamo la storia apprendiamo
invece che sono accaduti altre volte e neanche tanto lontano,
infatti sono accaduti nel ravennate.
Tralasciando di descrivere i
devastanti terremoti del 467, del 743, e del 1302, appare doveroso
descrivere quelli che si sono verificati nel 1591, in quanto hanno
avuto delle caratteristiche quasi identiche a quelli del modenese.
Da una antica cronaca si apprende
che nel giorno 20 luglio e nel giorno 28 agosto , di detto anno,
“nelle valli di Classe e nelle valli di San Vitale al seguito di
due fortissime scosse si aprirono nel terreno grandissime bocche
dalle quali usci un fumo puzzolente”
Vi sono buone ragioni per credere
che l’artefice di tale fenomeno sia stata la placca che nel
corso del suo cammino verso le Alpi, sta creando non pochi problemi
agli abitanti di varie zone.
Se così fosse non deve sorprendere
se il territorio dell’oltre Po, sarà prossimamente
interessato a detti fenomeni.
Prevedere i terremoti è
praticamente impossibile, ma considerata la successione di tali
eventi, logica sarebbe prendere le dovute precauzioni
A volte la storia ci dà degli
insegnamenti, purtroppo spesso non l’ascoltiamo.
CHI
PUO DEFINIRSI “ESODATO”?
(ALLA FORNERO
L’ARDUA SENTENZA)
Grazie ai giornali, ai dibattiti e
alle manifestazioni, tutti gli italiani, dal bambino all’anziano,
sanno che in Italia vi è il problema “esodati”
, anzi lo sanno anche i turisti.
Ma nessuno sa dire chi è
esattamente l’esodato, cioè, chi può senza alcun dubbio
definirsi tale? Inutilmente lo chiederemmo al capo dello stato,
al presidente del consiglio, al ministro del lavoro , ai capi
sindacali, ai responsabili INSP , ai politici ecc. Infatti, o
rispondono “senza rispondere”, oppure danno risposte diverse.
Senza rispondere a questa precisa domanda , non è possibile
risolvere il problema. Nonostante ciò, non si capisce, come abbia
fatto la Fornero ad assicurare che entro il 30 giugno il problema
esodati sarà definitivamente risolto. Considerato che è un
“problema” italiano, occorrerebbe dare ad ogni italiano, la
possibilità di sapere, con precisione, se può o non può definirsi
esodato.
Ma perche non viene dato una
risposta a questa indispensabile domanda? Qualcosa mi dice che non
si risponde in quanto, cercando di rispondere, viene messo in
risalto un “dramma” italiano, la vergognosa ed anticostituzionale
differenziazione che esiste fra un lavoratore ed un altro
lavoratore.
Tutti siamo a conoscenza di queste
differenziazioni, tutti sappiamo chi sono gli artefici, tutti
sappiamo che sono state create per interesse personale o di gruppo.
L’esistenza di tali differenziazioni, sta complicando la
soluzione del problema esodati.
Per elencare queste evidentissime
differenziazioni, alcune le vedremo quando cercheremo di capire chi
è l’esodato, non basta un articolo, occorrerebbe scrivere un
libro.
Vediamo di approfondire il
“problema” premettendo che saranno molte le domande, ma poche
le risposte.
Da dove deriva la parola esodati?
Da quale vicenda è nata?
La parola esodati non si trova in
nessun dizionario della lingua italiana, ma da alcuni mesi è
diventata una delle parole più usate in Italia, complice una
decisione presa dal governo Monti nel corso della presentazione del
decreto “salva Italia”. Di cosa si tratta? Grazie ad accordi
fra aziende e lavoratori, alcuni di questi , avendo una età compresa
fra i 55 ed i 60 anni, hanno avuto la possibilità,
volendo, di uscire dal mondo del lavoro, alcuni anni
prima della pensione. Purtroppo, senza alcun preavviso, il
governo ha cambiato le regole, conseguentemente alcuni verranno a
trovarsi senza stipendio e senza pensione. Inutile negarlo, il
“problema” esiste.
Al seguito di questa vicenda, la
parola esodo ha cambiato significato, non più verso la terra
promessa, ma verso la pensione promessa.
Prima di chiedersi come il
problema potrà essere risolto, si dovrà rispondere ad alcune ben
precise domande: Chi può essere considerato un esodato? Quanti
tipi di esodati esistono? Essere senza stipendio e senza pensione
significa essere esodato, oppure no ?
Iniziamo dagli esodati “ufficiali”
ciò quelli che volontariamente hanno scelto di abbandonare il lavoro
prima di andare in pensione. Di quanti tipi ce ne sono?
Alcuni si sono licenziati grazie
alla promessa di vedere assunto un famigliare, altri al seguito di
una buona liquidazione. La distanza dalla pensione non era identica
per tutti, alcuni due soli anni, alcuni molti di più. Come si può
vedere diverse le situazioni e diverse le motivazioni, occorre
distinguerle, in quanto diversi dovrebbero essere i trattamenti
elargiti.
Oltre a questi esodati , ve ne sono
altri? Quelli non per propria scelta, ma
per costrizione, sono diventati disoccupati, conseguentemente
rimasti senza stipendio e senza pensione, possono o non possono pure
loro definirsi esodati? Logica vuole che pure questi , anzi più
degli altri, dovrebbero giustamente essere considerati tali.
Purtroppo non è detto chiaramente.
Al riguardo di questo ultimo tipo di
esodati, occorre pure fare qualche distinzione, infatti anche
questi non sono tutti uguali.
Il disoccupato da lavoro
dipendente può , seppur solo per un certo periodo, usufruire di
un qualcosa che gli permette di “tirare avanti”, cassa
integrazione, sussidio di disoccupazione, liquidazione, ecc , ma
che dire dei “disoccupati autonomi “, artigiani, commercianti
ecc, che, come è noto a tutti, non scatta alcun ammortizzatore
sociale? Si tenga presente che questi ultimi, essendo stati
costretti a chiudere “per tasse”
dovranno pure, per alcuni anni, subire l’accanimento
della Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
Ma quanti sono gli esodati?
35000? 55000? 371125? Saranno contati tutti? Oppure sarà
creata l’ennesima differenziazione sociale?
Ultimissima domanda: cosa farà il
governo per risolvere il problema esodati? Lo stanno studiando.
Per alcuni, ma non per tutti, saranno annullati gli accordi,
cioè possibile rientro nel posto di lavoro. Per alcuni , ma non per
tutti, sarà creato un apposito prepensionamento, oppure qualche
altro ammortizzatore sociale. Alcuni, ma non tutti, dovranno
“arrangiarsi”. Chi saranno quelli che
dovranno, ancora una volta, arrangiarsi? Facile profezia, i soliti,
cioè quelli che a suo tempo diventarono autonomi.
LETTERA APERTA AI
POSSIBILI “FUTURI” ARTIGIANI
Alcuni giorni fa, Corrado Passera,
ministro per lo sviluppo economico, ha presentato la bozza di un
decreto il cui fine è quello di convincere i disoccupati a
diventare imprenditori. L’offerta è a prima vista allettante, per
alcuni anni, niente Iva, niente Irpef e tasse al cinque per
cento. Una vera e propria “pacchia”.
Conoscendo, al riguardo del lavoro
autonomo, ” l’aria che tira”, sorprende non poco il silenzio
che ha accompagnato la proposta.
Ma cosa sarà successo? Occorreva
forse la crisi, per rendersi conto che la colonna portante della
economia italiana, è stata , lo è tuttora e sarà sempre, il
lavoro autonomo? Occorreva forse il terremoto emiliano per capire che
se le aziende chiudono, i “conti” non tornano?
Indipendentemente dalle ragioni, si tratta di “cambiamento
epocale”. Ma dove sono finiti i commentatori politici ed economici
che nei giorni successivi all’annuale denuncia dei redditi ,
commentando quelli denunciati dagli artigiani, ripetono più volte
l’aggettivo scandaloso? Mi sarei aspettato che
al seguito di una proposta come questa, che permette ad alcuni
artigiani di pagare solo il 5 per cento di tasse , venissero indetti
almeno un paio di scioperi generali.
A tale proposta non si può non dare
il benvenuto ed augurare grande successo, anche se alla luce di
alcune considerazioni, il grado di credibilità è abbastanza
scarso: quelli che oggi dicono “alzate le saracinesche “,
sono quelli che fino a ieri hanno dato tutte le disposizioni
possibili per farle abbassare. Quelli che oggi invocano la
“natalità” sono sempre quelli che hanno potenziato il “plotone
di esecuzione”, perciò qualche proverbiale “ riserva” occorre
averla. Speriamo che non si tratti di Scherzi a Parte.
Naturalmente, per poter valutare
il contenuto di un decreto, occorre vederlo operativo, cioè
approvato dalle camere, rimandiamo a tale data il necessario ed
indispensabile definitivo giudizio.
Ma anche senza conoscerne a fondo i
contenuti è possibile dare qualche consiglio ai futuri possibili
“lavoratori in proprio” , consigli che non hanno lo scopo di
“frenare ” l’entusiasmo dei coraggiosi, ma piuttosto di
illuminare un percorso non privo di ostacoli. Mi rivolgo in
particolare ai disoccupati da lavoro dipendente, che con tutto il
rispetto che ho per loro , temo, che seppur in buone fede, siano
stati oggetto di un “lavaggio di cervello”, cioè potrebbero
avere le “idee confuse”.
Non mi rivolgo ai disoccupati da
lavoro autonomo, in quanto ciò che dirò lo conoscono benissimo,
infatti lo hanno vissuto sulla loro pelle.
Caro disoccupato e possibile
artigiano: per fare in modo che la proposta del ministro Passera ti
diventi “allettante”, sono scesi in campo molte “sirene”,
conosciamo già gli slogan, “nuove opportunità”,
“opportunità irripetibili che sarebbe un peccato non
approfittarne”, “ interessanti agevolazioni”. Si sta facendo
di tutto per convincerti che finalmente non avrai più padroni,
che potrai lavorare solo quando ne avrai voglia, che finalmente
potrai realizzare tutti i tuoi sogni, che hai la possibilità di
entrare nel ristretto novero degli idealisti, degli indipendenti,
degli appassionati della vita. In parole povere, che finalmente
potrai organizzarti il lavoro da solo, potrai autogestire il tuo
tempo libero, puoi mandare qualcuno “a quel paese”, potrai dare
sfogo alla tua creatività, potrai fare il lavoro che ti piace, non
sarai più un lavoratore alienato, e naturalmente, che se sei abile,
avrai la possibilità di migliorare la tua posizione economica.
Ma la cosa più interessante, cioè
quella che dovrebbe essere la “spinta” più convincente, già la
sai in quanto te l’hanno detta in tutte le lingue, che
finalmente potrai evadere quanto ti pare, in quanto stai
per entrare nel “paradiso della evasione”
Ebbene mi preme comunicarti che, a
parte alcune agevolazioni fiscali, puoi detrarre dalle tasse oltre
gli attrezzi, anche la vettura, tutto il resto sono verità
“teoriche”, ma che alla fine molte di queste si tramuteranno
in “pie illusioni”.
Mi auguro che tu non sia stato un
credulone, in caso contrario il tuo sarà un risveglio amaro.
Considerato che mi sono prefisso il
compito di “illuminarti”, non posso non farti presente un dato
di fatto “inoppugnabile”, tu ti trovavi in un “mondo”,
ora stai per entrare in un ”altro mondo”.
Inizio facendoti presente alcune
cose che a te sembravano ovvie, in quanto “diritti acquisiti”,
ma che invece dovrai “dimenticare”per sempre. Per
nessuna ragione potrai prendere soldi non lavorando
Perciò niente in malattia, niente durante le ferie, niente cassa
integrazione, niente prepensionamenti, niente sussidi di
disoccupazione, niente tredicesima, niente liquidazione. Non vi
saranno più permessi pagati, donatore sangue, permessi sindacali,
matrimoniali, ecc.
Tieni presente che non esiste un
artigiano che prende dei soldi senza lavorare!
Non avrai più nessuno che ti
difende, se uno sciopero venisse indetto, non sarà per far
rispettare i tuoi diritti, magari sarà stato indetto per
annullare eventuali tuoi presunti “privilegi”.
Per completezza ti farò presente
anche alcune altre cose che non conosci ma, che invece sarai
obbligato ad affrontare.
Per iniziare l’attività avrai
bisogni di soldi, ebbene ti renderai conto che le banche sono
disponibili ad aiutarti solo se loro si sono resi conto che non
ne hai bisogno. Avendo bisogno di una infinità di permessi,
farai la conoscenza del burocrate, cioè di una figura che farà di
tutto per ostacolare ogni tua iniziativa, e quasi sempre ci riesce.
Conoscerai il finanziere che costantemente ti terra d’occhio.
Conoscerai la giustamente famigerata agenzia delle entrate. Al
riguardo delle tasse, della evasione fiscale e della agenzia delle
entrate, sarà bene che mi soffermi un poco, in quanto si tratta d
temi di “ vitale importanza”. Sicuramente avrai letto da qualche
parte l’assicurante “motto” del ministro delle finanze, “chi
non ha evaso può stare tranquillo, non gli può succedere
niente di spiacevole”. Questa, lo dico per esperienza
diretta, è una balla colossale.
Mi spiego: se deciderai di pagare
le tasse fino all’ultimo centesimo, a parte il fatto che senza un
pò di evasione fiscale sarai costretto a chiudere”per tasse”,
sicuramente non avrai “problemi” con i finanzieri, infatti,
pur essendo loro dei cercatori “certosini”, non possono
trovare quello che non esiste. Ma con la agenzia delle entrate è
tutta un'altra”musica”, questi, grazie ai fantasiosi studi di
settore, si arrogano il diritto di farti il conto in tasca, per loro
non puoi non aver evaso, perciò ti chiameranno a giudizio, cioè
dovrai subire regolari processi. Questo significa che dovrai
anticipare una cifra di soldi, che dovrai farti un avvocato, che
dovrai perdere giorni di lavoro. Considerato che non hai evaso,
sarai il sicuro vincitore, sicuramente potrai uscire dai tribunali
a testa alta, ma attenzione, nonostante la vittoria, una parte dei
soldi anticipati non ti saranno restituiti, dovrai pagare l’avvocato,
il tempo perso non ti sarà risarcito. Naturalmente questo non è
per un solo anno, anzi considerato che la prima volta gli è “andata
buca”, riproveranno anche negli anni successivi, alla fine cederai
per “sfinimento”, cioè non avendo altra alternativa per porre
fine ad un vergognoso accanimento, ed anche per il disperato
tentativo di vivere in pace, darai a loro la cifra che ti avevano
chiesto.
Diventerai un “perseguitato
fiscale”, senza associazione.
Ma cosa ai fatto di male? Essere
troppo onesto è una colpa? Attenzione, non credere che per
“chiudere” con l’agenzia delle entrate, sia sufficiente
chiudere bottega, neanche per sogno, per un buon numero anni sarai
in balia dei loro asfissianti tentacoli. Eppure ti avevano detto
che senza evasione fiscale avresti potuto “vivere tranquillo”,
purtroppo non ti hanno detto l’unica grande verità, che
chiedendo la partita Iva, diventi un “potenziale evasore”, un
essere”socialmente pericoloso”, perciò “schedato” per tutta
la vita.
Quando ti renderai conto che ciò
che ti sto dicendo corrisponde alla verità, sicuramente ti verrà la
tentazione di fare un pò di evasione, ebbene avrai la conferma
che effettivamente ti trovi in un altro”mondo”. Se prima facevi
un piccolo lavoro in nero, anche quello era evasione fiscale,
passavi praticamente inosservato, nessuno ti controllava , ma da ora
in poi attenzione, sei diventato un “sorvegliato speciale”, se
ti pescano sei fritto. Tu sai come si è espresso il presidente
della repubblica Napolitano, che naturalmente non si riferiva alla
evasione praticata dai dipendenti, ma a quella praticata dagli
artigiani, ha detto che tali evasori non potranno più
“definirsi italiani”. Pensa che roba, il mafioso, il
lestofante, l’assassino, può continuare a definirsi italiano, ma
tu no, per la sola colpa di aver fatto un pò di evasione, evasione
per “sopravvivenza” e per “legittima difesa”, non puoi più
dire ” sono di nazionalità italiana”, per
avere una nazionalità dovrai recarti all’estero.
Non so se ci tenevi, ma non potrai
più essere considerato un lavoratore, infatti la tua nuova
attività non è prevista nello statuto dei lavoratori. Ironia
della sorte, farai almeno dalle 16 alle venti ore in più alla
settimana, ma non sarai più un “lavoratore”.
Se volessi elencarti tutte le
differenze fra artigiani e dipendenti, che sicuramente ti sarebbero
utili, non basterebbe un articoletto, ma dovrei scrivere un libro.
Termino facendoti una domanda, come
mai quelli che stanno facendo di tutto per convincerti che il lavoro
autonomo è un lavoro “paradisiaco”, non sono diventati
artigiani?
Non ti do la risposta, se
diventerai artigiano. la scoprirai da solo.
Caro disoccupato, ti ho parlato
“franco”, ma non sono stato “brutale”, se volevo esserlo
mi sarei soffermato su un tema che meritava di essere approfondito,
gli “inspiegabili” suicidi.
Da
tempo mi interesso solo di storia, ma i vergognosi attacchi contro il
lavoro autonomo, mi hanno indotto a difendere quello che considero il
“pilastro” della economia italiana.
Serenamente,
cioè convinto di aver fatto il mio dovere, riprendo a “tempo
pieno”, le mie ricerche sul passato. Sgubbi Giuseppe
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