DEBITO PUBBLICO,
PRESSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI
CONTRADDIZIONI E LEGITTIME DOMANDE)
Dai giornali abbiamo appreso dei
dati poco edificanti.
L’Italia si trova nei primissimi
posti, e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico,
in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un ben poco onorevole
“podio”.
Alla luce di questi tre dati, se
presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”,
ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”: diminuire
il debito pubblico, calare la pressione fiscale , combattere la
evasione fiscale.
Se invece questi tre dati, li
prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo,
cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione,
incontreremo delle evidentissime contraddizioni, e non potremmo
non farci delle legittime ed inquietanti domande.
Si tratta di domande bisognose
di indispensabili risposte, senza le quali la “cura”
potrebbe essere peggio della “malattia”.
Prima contraddizione: se i dati
che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le tasse
riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani. Domanda:
come mai, nonostante questo, le casse italiane, come dimostrato
dal debito pubblico, sono fra le più vuote
del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere
le più piene del mondo. Il problema è
l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere
a questa domanda occorra essere laureati in economia.
Seconda contraddizione:
considerato come già detto, che grazie alla pressione fiscale,
gli italiani risultano quelli che con le tasse danno più soldi
allo stato, come mai invece, considerata l’enorme evasione
fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno tasse?
Domanda: quale è la verità?
Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più?
Anche un cieco vede che “qualcosa non torna! Un necessario
chiarimento che stabilisca la verità, non è più rimandabile.
Altra domanda: la cifra della
presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse che
effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare alla
rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un pozzo
senza fondo, vorrebbe incassare? Non è la stessa
cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se questa
categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende, il 90
per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.
Considerato che, al riguardo degli
artigiani, la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al
riguardo di questa categoria, è assurda pure la lotta alla
evasione fiscale.
Altra domanda che meriterebbe una
risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato riuscisse a
riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto
ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho capito
bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma dove
arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!
Da queste elementari considerazioni
emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla
evasione fiscale, si deve anzitutto sapere con
precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non paga
niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a
ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo:
i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato
niente, devono essere dati immediatamente a
quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per”
ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle ovvie ragioni?
Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più degli altri
stati, perciò questi soldi devono essere dati ai “derubati”.
La prima cosa che si dovrebbe fare è
perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora
stata fatta? Perché si procede solo sulla “presunzione?”
Spettabile ministro delle
finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario
gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio”
provocando . tragedie e disastri.
Ultimissima ma importante
considerazione.
Come è noto, una piccola evasione
esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio
lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società?
Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che
la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale
evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo tutti che anche
“grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani
hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi
hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra
l’altro, pur con non pochi sacrifici, la
costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla,
sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le
tasse.
Ennesima domanda: il governo Monti
è a conoscenza di questi immensi sacrifici? Considerato le tasse
che questi ha deciso di mettere sulle case, si deduce che “non
sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi,
informarlo.
Ritornando alla piccola evasione,
senza di questa , come saremo messi? Chiediamocelo! Se
questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati
spesi? Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati.
Pur essendo vero, che anche con lo sperpero si aiuta qualcuno,
è però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e
conseguentemente gli italiani sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è una piccola
evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza bloccare lo
sperpero, l’Italia non si salva, e se continua
“l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro le
prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime
compreso.
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna
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