Intermezzo sul "Sangue
Romagnolo". Esiste ancora?
Blog 17 agosto 2010
Considerato che al riguardo della Autonomia
Romagnola, intendo dire molte cose, mi si
permetta un anticipato "sfogo". Nonostante che per Massimo
D'Azeglio, la razza romagnola, non mucche ma persone,
era la migliore del mondo, per l'antropologo Ferrero,
noi eravamo invece solo dei potenziali delinquenti e
conseguentemente la nostra era " terra di malfattori". Più che
malfattori i nostri nonni sono stati degli eroi, non esiste
contrada del mondo in cui qualche romagnolo non sia
andato a combattere per l'altrui libertà. Si guardi ai
componenti dei moti dal 1821 al 1853, si guardi
pure come i nostri nonni hanno risposto
agli appelli mazziniani e garibaldini, giustamente
eravamo considerati "vulcani in eruzione
permanente". Eppure per il Ferrero e per
l'opinione pubblica del tempo, noi eravamo i "componenti di
una società rimasta allo stato primitivo" , cioè poco
meno che dei beduini. Le malignità dette su di noi hanno avuto
un deleterio effetto, smembrati e condannati ad un
eterno "protettorato". Un protettorato gradito ai nostri
"cugini" bolognesi, infatti fanno di tutto per lasciare le
cose come stanno: ostacolano l'autonomia romagnola, cioè
la sacrosanta autodeterminazione dei popoli, ed
ostacolano un costituzionale e democratico
pronunciamento referendario. Posso capire il
comportamente dei bolognesi, ma non capisco il comportamente
della grande maggioranza dei romagnoli. Ma come, abbiamo
"rotto" le catene di un mezzo mondo e non siamo in grado
di rompere quelle che ci tengono legate ai
bolognesi? Quando penso a questa situazione,
non posso non chiedermi dove sia andato a finire
il "Sangue Romagnolo", e sconsolatamente canticchio
alcune frasi, tema oppressi, estratte dalla
canzone "Addio Lugano bella". Saluti romagnolisti.
Giuseppe Sgubbi
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