domenica 9 dicembre 2018

ai romagnoli la loro patria

LA ROMAGNA AI ROMAGNOLI All’insegna del “dividi ed impera”e calpestando la tanto sbandierata “autodeterminazione dei popoli”  il consiglio regionale emiliano-romagnolo, fa di tutto  per impedire  che venga indetto  un  democratico e costituzionale referendum che permetta ai romagnoli di scegliere o meno  la formazione della regione Romagna, che, fra l’altro, metterebbe anche  la parola fine ad un vergognoso smembramento. In   Romagna vi sono dei prodotti tipici romagnoli, si pensi ai prodotti ortofrutticoli, prodotti  legati  alla nostra storia, alla nostra gente, alla nostra  tradizione culturale,  cioè  prodotti DOC, ebbene una delle prime  norme necessarie alla tutela  di questi  prodotti è quella di delimitarne chiaramente  i confini territoriali, diversamente non è possibile esaltarne la necessaria  diversità ed unicità. L’indizione di un  referendum che dia la possibilità ai romagnoli di esprimersi al riguardo  della autonomia romagnola,  mette in evidenza la necessità di  disegnare un confine,  non si vede,  in caso contrario, come sia possibile effettuare una regolare raccolta di firme, come sia possibile sapere quali siano i cittadini chiamati al voto, ed in caso affermativo, come sia possibile sapere quale sarà il confine fra  le due regioni. Da tempo immemorabile esiste un confine fra la Romagna e l’Emilia, non segnato da nessuna parte, ma da tutti conosciuto, si tratta del corso   del fiume Sillaro, dalla sorgente al Reno  e dal corso di questo ultimo fiume al mare. Purtroppo la giunta regionale si oppone anche alla designazione di questo confine, la ragione di questo persistente rifiuto  è fin troppo noto, è un modo come un altro per impedire che venga indetto il sopra citato referendum. I bolognesi guidati dal “romagnolo” Errani,  considerano la Romagna una loro “colonia”, conseguentemente anche noi ravennati siamo  costretti a vivere in una  area a “sovranità limitata”. La primaria funzione dei consiglieri provinciali,  eletti nelle liste del PD,  è quella di essere dei veri e propri “cani da guardia” ad una sudditanza che frena lo sviluppo culturale e turistico della nostra provincia

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