domenica 9 dicembre 2018

FUTURA MEMORIA

SGUBBI GIUSEPPE JOSELFSGUBBUS@LIBERO.IT
 Nella quasi totale indifferenza, nel corso dei primi otto mesi del 2012, circa 23.000 piccole aziende italiane hanno definitivamente chiuso i battenti.  Si tratta di 23.000 “colonne” che sostenevano il sistema Italia. Ogni volta che una di queste aziende chiude, occorrerebbe suonare le campane “a morte”. I colpevoli sono anche fin troppo conosciuti: politici, sindacalisti ed opinionisti. Questa è la raccolta degli articoli che ho scritto nell’arco di alcuni mesi, quasi tutti al riguardo di detto tema, scopo: accorato appello ai nostri governanti  per far conoscere a loro l’importanza del lavoro autonomo. (scusandomi per alcune ripetizioni) Sgubbi Giuseppe ex artigiano Solarolo Ravenna ARTIGIANATO DAL PARADISO ALL’INFERNO DEBITO PUBBLICO ED EVASIONE FISCALE DIRITTO AL LAVORO CHI È SENZA PECCATO CHI È L’EVASORE? L’ESODATO LETTERA APERTA AI POSSIBILI E FUTURI ARTIGIANI SALVATORI O MASSACRATORI ?
IL BALLETTO DELLE RESPONSABILITA L’ARTIGIANO UNA CATEGORIA NON PROTETTA LE RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’ VINCERE LE PRIMARIE LETTERA APERTA AL PROFF MONTI SE RENZI VINCE LE PRIMARIE DEBITO PUBBLICO ED EVASIONE IN ITALIA CI SONO TROPPI CIECHI GRILLO LA TELEVISIONE ED I PARTITI BEATI I FURBI ED I NULLAFACENTI AL SEGUITO DELLE PRIMARIE DEL PD LE PARLAMENTARIE DEL PD: L’APPARATO HA PRESENTATO IL “CONTO” A BERSANI
PICCOLO ARTIGIANATO,  UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE, 
(Cosa è  e cosa non può essere  un artigiano)
Dal dopoguerra sono scomparse alcune categorie di lavoratori, per esempio, al seguito del diverso sistema del trasporto,   i  birocciai.  Una scomparsa  che non ha creato grandi disagi in quanto quasi tutti i birocciai  sono diventati camionisti. 
Se non si corre  ai ripari  una importante categoria di lavoratori rischia  l’estinzione, ma questa volta non sarà colpa del progresso, e non sarà una scomparsa indolore, si tratta dei piccoli  artigiani.
Un colpo che ne mise in discussione l’esistenza  fu inferto all’artigianato nel 1992, con la famigerata Minimum Tax,  ben 225.000 saracinesche furono  definitivamente abbassate
Un duro colpo, forse il mortale,   sta per imbattersi  su questa categoria. Come è noto i legislatori stanno studiando il sistema per fare in modo che gli artigiani paghino le tasse fino all’ultimo centesimo, cioè che questi diano allo stato tutto quello che lo stato pretende, in parole povere,  tutto quello che riscuotono deve   essere certificato con la ricevuta fiscale.
I legislatori non sanno che se  il loro intento andrà a buon fine, il 90 per cento dei piccoli  artigiani  sarà costretti a chiudere “PER TASSE”. Se qualcuno crede che questa sia una semplice “battuta”, ha la possibilità di verificare, diventi artigiano, rilasci  tutte le ricevute fiscali,  poi ne parliamo, sarà costretto a ricredersi.
Gli artigiani sono degli evasori, ma per la stragrande  maggioranza di  loro,  è una evasione “di sopravvivenza”, o meglio,  una evasione  per “legittima difesa”. Capisco gli i studi di settore, anzi li ritengo giusti,  specialmente se vengono fatti  a tutte  le categorie di lavoratori,   ma non  capisco questo AUTOGOOL
Degli artigiani si parla poco e  solo indirettamente, infatti  questi vengono nominati solo quando  si parla di  tasse, non si cerca di fare nessun approfondimento, viene semplicemente  effettuato un  confronto con la    situazione dei lavoratori dipendenti e quasi sempre  viene emessa  una lapidaria sentenza che più o meno suona così:
  i   lavoratori dipendenti pagano tutto, mentre invece gli autonomi, e perciò anche gli artigiani, non pagano niente , conseguentemente  il debito pubblico aumenta”.
Ovviamente chi dice queste cose  non conosce per niente l’artigiano, sarà bene perciò informarlo e lo farò spiegando cosa è un artigiano  e cosa non può essere,    chiunque, se vuole,  può confrontarlo   con il lavoratore dipendente.
Si tratta di una necessaria chiarezza in quanto  grazie ad una ben orchestrata  campagna mediatica si è voluto sollevare un grande polverone.
Cosa è un artigiano?
Una lavoratore che a differenza di altri,  non considera il posto di lavoro un diritto, infatti se lo è creato da solo, facendo lui stesso i dovuti  investimenti. Lavora mediamente  dalle 15 alle venti ore  in più alla settimana. Quello che va in pensione più tardi e con la pensione più bassa. Non ha le ferie pagate. Non ha la tredicesima Se si ammala, non riceve un salario per sopravvivere. Se chiude bottega, non scattano gli
ammortizzatori sociali. L’elenco, come è noto,  potrebbe continuare  a lungo.
Cosa non può essere
Non può essere un vagabondo, un incapace , oppure una persona con poca salute, in tal caso è costretto a cambiare mestiere.
Di fronte a queste inoppugnabili constatazioni, immagino il tono della ennesima  risposta,  “gli artigiani non danno niente allo stato,  e giustamente lo stato  non da niente agli artigiani”
Al riguardo  del dare e dell’avere occorre far chiarezza. Vi è ,  se si vuole,  la possibilità di  sapere  come stanno veramente le cose, cioè sapere   chi allo stato  da più di quello che riceve,   e chi dallo stato invece, riceve  più di quello che dà, si tratta solo di riportare i dati e farne le sottrazioni.
Da  trenta anni, per sapere la verità,    chiedo inutilmente che siano fatti  tali conteggi,   ma chissà perché non vengono mai  fatti, oppure se li hanno fatti, non me li hanno fatti conoscere.
Termino questo breve commento,   facendo una domanda ben precisa, una domanda che ho fatto a centinaia di”addetti al lavori”,  perciò persone che sanno, ma nessuno mi ha risposto. Sono sempre in attesa.
PER QUALE RAGIONE,  se un artigiano si ammala,  non prende anche lui uno stipendio che gli permetta di vivere?
Perché,  facendogli obbligatoriamente pagare  il dovuto, come è stato fatto per il servizio sanitario e per le pensioni,  non viene messo nelle condizioni  che hanno  altre categorie di lavoratori?
Non avendo fino ad ora ricevuto alcuna risposta,  ho ritenuto opportuno,  darmela da solo.
NESSUNA NAZIONE AL MONDO  PUO’ PERMETTERSI IL “LUSSO” DI PAGARE  TUTTE LE PERSONE,  CHE ESSENDO AMMALATE,   NON SONO IN GRADO DI LAVORARE, IN QUANTO, PAGANDOLI , IL SISTEMA PREVIDENZIALE CROLLEREBBE.
La frase che ho sottolineato può a prima vista essere considerata una semplice “battuta”, invece potrebbe contenere  una sacrosanta verità,che a sua volta determina una  anticostituzionale differenziazione sociale,
 Che è una verità ne sanno qualcosa le società comuniste dell’est europeo , in quei paesi   si era deciso, giustamente,   di dare  TUTTO A TUTTI E PER SEMPRE ,  praticamente dalla culla alla bara,  ma  sappiamo come è andata a finire, non c’era più niente per nessuno!.
Affinché qualcuno non mi dimostrerà   il contrario, continuerò  ad avere questa profonda  convinzione, una convinzione che  devono avere avuto anche tutti quelli che dal dopoguerra hanno governato l’Italia, infatti,  pur  essendo a conoscenza  di questa  differenziazione , hanno lasciato  e continuano a lasciare le cose come stanno.
Capisco il comportamento dei politici, ma non posso condividerlo, cosi facendo evitano un collasso previdenziale, ma costringono alcune categorie di lavoratori  a “mandare avanti la barca”  anche per chi, temporaneamente,  non è in grado di farlo.
Morale: qualche “pantalone” si trova sempre!. L’artigiano, differentemente da altri, è anche questo!.
 Da tutto questo, una altra domanda diventa spontanea:  considerato che l’artigianato è un lavoro “paradisiaco” cioè il paradiso della evasione,  per quale ragione i disoccupati ed in particolare i giovani  in cerca di lavoro , non diventano artigiani? Qualcosa mi dice che  questi  sanno che ho detto delle verità
DAL “PARADISO” ALL’ INFERNO”
L’Italia  è uno dei più belli paesaggi del mondo.
Migliaia di km  di splendide  spiagge marine, laghi lussureggianti, montagne e colline che offrono orizzonti stupendi, un terreno agricolo che produce praticamente di tutto.  L’elenco di questo “ben di Dio” potrebbe continuare a lungo.
 Non a caso  l’Italia,  da tempi immemorabili, è considerata ,( ma ancora  per quanto?), la meta preferita di tutti i popoli del mondo.
 Nonostante che   nella” fertile mezzaluna”,   Egitto, Mesopotàmia, Grecia,ecc,    vi fossero delle civiltà molto evolute, (mentre l’Italia  si trovava ancora nelle preistoria),  parte di quelle popolazioni , abbandonarono  le  loro terre per venire nelle nostre zone.
 Vi sono buone  ragioni per credere   che la biblica   “ Terra Promessa”  fosse l’Italia.
Non a caso  nonostante che Cristo sia nato in Palestina, il centro della cristianità è diventata  Roma.
Il nostro territorio  era giustamente considerato il paradiso terrestre.
Non deve perciò sorprendere se  questa terra “paradisiaca”  ha dato i natali ai più grandi geni della terra, Leonardo da Vinci,   Michelangelo,  ecc.
L’Italia   detiene, forse immeritatamente, il 70 per cento delle  antichità archeologiche ed artistiche del mondo antico, conseguentemente saremmo una delle pochissime nazioni, forse l’unica,   che potrebbe vivere   benissimo solo col   turismo  e l’agricoltura, cioè senza le grandi fabbriche.
 Anzi saremmo sicuramente la nazione più ricca, invece ci troviamo sull’orlo del fallimento.
Purtroppo  i nostri governanti  hanno voluto fare dell’Italia,   l’ottava potenza industriale del mondo.
“Grazie” a questa scelta  scellerata, l’inquinamento sta distruggendo molto di quello che  giustamente è considerato,  Patrimonio  dell’Umanità.
Non possiamo  guardare come ci siamo ridotti, senza essere  investiti da una profonda angoscia.
Eppure,  anche grazie  all’intraprendenza di gran parte degli italiani, vi erano le premesse   per far si che l’Italia  fosse la nazione più invidiata.
Come è noto,  pur con tutti i suoi difetti, l’italiano ama  anche darsi da fare,   poche sono le nazioni che hanno tanti piccoli imprenditori:   imprenditori  turistici, artigianali, agricoli, come l’Italia,   la   maggior parte  del benessere   italiano  è stato  creato da loro.
Le regioni  ricche d’Italia  non lo sono  grazie al colore politico delle varie giunte regionali,  ma lo sono grazie all’alto numero di questi piccoli imprenditori,
Come è noto, nonostante che vi siano persone non convinte, chi lavora in proprio, lavora per se stesso, ma lavora anche per gli altri.
Quelli che lavorano in proprio,   non hanno grandi pretese,    chiedono solo  di poter lavorare in pace.
Lavorare in pace significa  levare lacci e laccioli  che intralciano  le varie iniziative,    perciò  compito delle istituzioni sarebbe quello di  eliminare  la  burocrazia , una   burocrazia  resa asfissiante dai nostri politicanti in quanto,  grazie a concorsi, spesso fasulli, sono stati messi in  posti importanti anche qualche incompetente.
 Se si sfruttassero le sopra accennate  potenzialità, territoriali ed umane,  che l’Italia può offrire,  molti ministeri sarebbero superflui.
Tre sarebbero  i ministeri  più importanti, quello del turismo, quello della agricoltura e quello dei beni culturali,  tutti gli altri ministeri  potrebbero lavorare,    e nessuno se ne accorgerebbe,   anche solo a giorni alterni.
Purtroppo l’unico ministero che lavora a tempo pieno, è quello che  riguarda il fisco, ma si distingue  per incapacità,  moltissime sono ancora le persone e società   sconosciute al fisco, e  moltissimi  sono i lavoratori autonomi che  saranno costretti a chiudere per tasse.
Sarebbe lungo l’elenco  dei “guasti” creati dalla scelta “potenza industriale”,    di non facili soluzioni, ricordiamone due: disoccupazione e  salute. Un esempio per mettere in evidenza il “problema”,  se una fabbrica inquina  con gravissimi danni alla salute, sia di chi lavora sia   di chi vive nei dintorni, che si fa? Qualsiasi scelta sarà “sbagliata”infatti se verrà chiusa giustamente si lamenteranno quelli che perdono il lavoro, se non verrà chiusa, giustamente si lamenteranno quelli che hanno perso la salute.    Per accontentare tutti sarà “promesso” che  sarà eliminato l’inquinamento, gli interessati si preparino  ad una grande illusione.
Non mancheranno conflitti sociali, ebbene se il turismo fosse stato “privilegiato”  molti “disagi” potevano essere risparmiati. Purtroppo il “dado” è tratto!!
Ironia della sorte, l’Italia era  un paradiso, ora è diventato  un inferno
DEBITO PUBBLICO,    PRESSIONE FISCALE    ED   EVASIONE FISCALE
(EVIDENTI    CONTRADDIZIONI     E  LEGITTIME    DOMANDE)
Dai giornali abbiamo appreso  dei dati  poco edificanti.
L’Italia si trova nei primissimi posti,  e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico, in pressione fiscale e in evasione fiscale.
Si tratta di un  ben poco onorevole “podio”.
Alla luce di questi tre dati, se presi  separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”, ognuno di noi  è in grado di  indicare la “cura”: diminuire il debito pubblico, calare  la pressione fiscale , combattere la evasione fiscale.
Se invece  questi tre dati, li  prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo,  cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione,  incontreremo  delle evidentissime contraddizioni,  e  non potremmo  non  farci  delle    legittime ed inquietanti  domande.
 Si tratta di domande    bisognose di indispensabili  risposte, senza le quali  la  “cura” potrebbe essere peggio della “malattia”. 
Prima contraddizione:  se i dati  che conosciamo sono sinceri,    i cittadini che con le tasse riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani.  Domanda:  come mai,  nonostante questo,   le casse italiane, come dimostrato dal debito pubblico, sono  fra  le più vuote del mondo?  Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere le più piene del mondo.           Il problema è l’evasione oppure è dello sperpero? Non  credo che per rispondere a questa domanda occorra essere  laureati in economia.
 Seconda contraddizione:   considerato  come già detto, che grazie alla   pressione fiscale, gli italiani risultano quelli che con le tasse  danno più  soldi allo stato, come mai invece,  considerata l’enorme evasione fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano  meno tasse?
 Domanda:   quale è la verità? Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più? Anche un cieco  vede che “qualcosa non torna!   Un  necessario chiarimento che stabilisca la verità,  non è più rimandabile.
Altra  domanda:     la cifra della presunta evasione fiscale,  su cosa si basa?  Su  tasse che effettivamente i contribuenti potrebbero pagare ,   senza andare alla rovina,  oppure  è basata su quello che lo stato, che è un pozzo senza fondo,  vorrebbe incassare?    Non è la stessa cosa!  Mi risulta ,   essendo stato un artigiano , che  se questa categoria versasse  allo stato quello che lo stato pretende, il 90 per cento degli artigiani, sarebbero  costretti  a chiudere.
Considerato che, al riguardo degli artigiani,  la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al riguardo di questa categoria, è  assurda pure la  lotta alla evasione fiscale.
Altra domanda che meriterebbe una risposta ben precisa;  se ipoteticamente lo stato riuscisse a riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto ammonterebbe in totale  il prelievo fiscale italiano? Se ho capito bene attualmente  è un po’ al di sopra al  50x cento, ma dove arriverebbe?   60 x cento? 65x cento?   Pazzesco!
Da queste elementari considerazioni emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla evasione fiscale,  si deve anzitutto sapere  con precisione  chi paga troppo,  chi paga troppo poco, e chi non paga   niente.  Fatta questa  doverosa constatazione, si proceda a ristabilire  l’equità  e questa si può fare in un  solo  modo:     i soldi  che si riesce ad incassare  da quelli che non hanno pagato niente, devono essere dati    immediatamente a quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per” ovvie ragioni,” dalle mani dello stato.
Quali sono quelle ovvie ragioni? Sono note a tutti,  lo stato italiano incassa già più  degli altri stati, perciò questi soldi  devono essere dati ai     “derubati”. 
La prima cosa che si dovrebbe fare è perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora stata fatta?   Perché si procede solo  sulla “presunzione?”
Spettabile ministro delle finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio” provocando  . tragedie e  disastri.
Ultimissima ma importante  considerazione.
Come è noto,  una piccola evasione esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società?               Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che  la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.
Mi spiego: sappiamo tutti che anche “grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra l’altro, pur con non pochi sacrifici, la costruzione oppure   l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla, sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le tasse.
 Ennesima domanda: il governo  Monti  è a conoscenza di questi immensi sacrifici?  Considerato le tasse che questi ha deciso di mettere  sulle case, si deduce  che  “non sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi,  informarlo.
Ritornando alla piccola evasione, senza di questa ,  come saremo messi?     Chiediamocelo!     Se  questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati spesi?  Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati. Pur essendo vero,  che anche con lo  sperpero si aiuta qualcuno,   è  però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e conseguentemente  gli italiani sarebbero più poveri.
Per fortuna che c’è una piccola evasione, se venisse tolta  “saremmo rovinati”.
Riassumendo: senza bloccare lo sperpero, l’Italia non si salva, e se continua    “l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro  le  prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime compreso.
DIRITTO AL LAVORO?  MA CHI LO DEVE CREARE?
Manifesti nei muri,  titoli in prima pagina,  striscioni nelle pubbliche manifestazioni,   tutti i politici ne parlano,   le persone  intervistate lo chiedono ad alta voce, IL DIRITTO AL LAVORO  è diventato l’argomento del  giorno.   Qualsiasi iniziativa politica  ha al primo posto  il diritto al lavoro.
Senza alcun dubbio la persona disoccupata è una delle prime emergenze,    chi non lavora non prende lo stipendio,    senza stipendio  non è possibile fare la spesa,    se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in crisi il commercio,    va in crisi anche il mondo produttivo,    perciò  il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che porta inevitabilmente  al collasso,
Non si può anche non tener presente  che,   oltre al problema   economico,    vi è pure un problema umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie famigliari collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione  è la madre di tutte le emergenze, ma sorprende una cosa,    TUTTI  mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro,     ma NESSUNO   propone la cosa più importante, cioè ,  chi deve creare il lavoro?
Eppure logica vuole che chi solleva un problema,   debba  prima o poi  proporre le ricette per risolverlo,
Premetto che  leggo alcuni  giornali, ma non tutti,   perciò sicuramente qualche proposta vi sarà stata e mi sarà sfuggita,  ma mi  sarei aspettato  che  la   parola “diritto al lavoro” fosse  sempre   seguita dalla indicazione “chi lo deve creare?”.   Mai notato!
MA CHI LO DEVE CREARE?
Ho provato a chiederlo ad alcuni   disoccupati in quanto,  essendo questi direttamente interessati, dovrebbero conoscere   le varie proposte, ebbene grande delusione, nessuno ha dato risposte.    Ho fatto tale domanda a qualche  persona politicamente informata,    ennesima delusione ,  non   ho ricevuto chiare risposte.   E allora?
Nella totale mancanza di proposte, qualche risposta  si dovrà pur  dare.
Una risposta potrebbe essere,   “createvelo  da soli”, come hanno fatto gli artigiani, commercianti, contadini, ecc.   La proposta non sarebbe poi tanto  malvagia.   Se non erro, a parere di tutti gli osservatori,  il lavoratore  autonomo può evadere  quanto  vuole,  perciò  sarebbe il  più  paradisiaco dei lavori.                Si   tenga anche  conto che il lavoro non manca, i posti  pure, le strade delle città sono “tappezzate” da  saracinesche  definitivamente abbassate,    manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà giustamente obiettare che ad una certa età ad  iniziare un lavoro autonomo, si incontrano delle enormi difficoltà,  obiezione accolta, ma questo non vale per i giovani.
Se nessuno è disponibile ad “arrangiarsi”,   dica almeno  chi deve creare   i posti di lavoro, chi?    I politici? I sindacalisti?   I comuni?   Le provincie?   Le regioni?     Lo stato?     Perché non si dice chiaramente? Non  sarà per caso che i posti  di lavoro dovranno crearli , ancora una volta, i piccoli imprenditori?    Ma che dire del fatto che molti di loro saranno costretti a chiudere per tasse?
CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA
( le colpe dei partiti e  le colpe degli elettori)
Criticare il comportamento dei  politici italiani è fin troppo facile.   Eliminato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti,   questi sono riusciti ad intascarne il triplo.
Facendo aumentare in un modo spropositato  il numero dei  dipendenti  pubblici,   in particolare impiegati,   si sono creati  un popolo di  fidi “elettori” ,   che a sua volta  hanno creato una paralizzante burocrazia che “disarma” il volenteroso.
Hanno più volte promesso di ridurre il numero dei parlamentari,  delle provincie,  degli enti inutili,  ma la decisione viene continuamente rimandata .
Aver trovato  un politico con le mani “nella marmellata”,  non fa più notizia,  fa più notizia non averlo trovato.   
 Molto ci sarebbe da dire al riguardo del  come  i partiti si  comportano quando hanno qualcosa da dirci, essendo   autoconvinti  di essere gli unici depositari  del” sapere”,    il loro non è un parlare, ma un “pontificare”, infatti  ritengono di essere gli unici in grado di “salire in cattedra”.        
Si pensi alla occupazione partitocratica del territorio e delle istituzioni,  ogni angolo dell’Italia , comuni, provincie regioni, sono  diventati   loro “feudi”.   Ma chi a dato a loro tale investitura ?     Siamo di nuovo precipitati nel Medioevo?
Non parliamo poi di tutti i privilegi della cosi detta “casta”,   stipendi, pensioni, auto blu,  ecc.
Alcuni  di loro, le classiche  mosche  bianche,    dicono  “siamo   onesti” “,   “non abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”,  ma cosa fanno per cambiare? Meno di niente.  Se veramente  fossero “nauseati” abbandonerebbero   tutte le cariche politiche, e denuncerebbero  il comportamento dei loro colleghi.  Ma perché non lo fanno? La ragione è una sola, dove troverebbero un identico lavoro?  Non hanno tutti i torti, hanno fatto tanto per arrivarci,  perciò non vedono la ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.
Ma come si comportano i  partiti  al seguito delle  nostre giuste critiche, che prossimamente potrebbero diventare giusti  insulti?    Logica vorrebbe  che rendendosi   contro  della situazione in cui si trovano, decidessero di fare una    ” inversione di rotta”, ma neanche per sogno, a parte una ventilata e sempre rimandata “rottamazione”,   non sono andati oltre.  Anzi  cercano di  addebitare  a noi cittadini , le maggior colpe di questa “deriva partitocratica”, infatti ci accusano di poco senso civico,  di scarso attaccamento alle istituzioni,  qualunquisti, antipolitici, ecc.            Da che parte viene il pulpito!   
 Con queste  critiche ,  non si intende dire  che se  tutto va male,   la colpa è tutta dei partiti,   anche noi purtroppo abbiamo delle colpe.   Vediamole.
Tralasciamo le colpe cosi dette “veniali”,  cioè cittadini che hanno preso una tessera,  non per “partecipare”  alla vita del partito,  ma per chiedere favori.    Un comportamento deplorevole,  purtroppo molto diffuso,  che sicuramente ha  negativamente  “contagiato” i partiti.
Ma qui  si vuole  toccare alcuni “tasti” ,    di cui si parla troppo poco;  iniziamo con le conseguenze dovute alla   scarsa preparazione politica degli elettori.
Alcuni anni fa,   fu fatta una inchiesta-sondagggio per conoscere il grado di conoscenza che gli elettori avevano  al riguardo dei programmi  dei vari partiti.  Scopo, constatare se gli elettori  erano a conoscenza del reale comportamento dei partiti, in particolare,  se quello che avevano promesso,  fosse  o non fosse stato  successivamente    mantenuto.   Come si è svolto tale  sondaggio:   agli elettori che non avevano niente in contrario di  dire per quale partito avevano votato,  è stata chiesta  per quale   ragione  hanno votato il tal partito.  Grande delusione degli  intervistatori, l’ottanta per cento  di questi  elettori avevano votato un partito  che in parlamento aveva continuamente  avversato le  scelte che invece l’elettore  col voto aveva inteso premiare.  Al restante  venti   per cento degli elettori che avevano  “indovinato”,   è stato chiesto  di elencare  alcune delle ragioni per cui  gli altri partiti non meritavano  di essere votati, altra grande delusione, la stragrande maggioranza di  loro si sono limitarti  ad una generica risposta: perché sono di destra,   oppure perché sono di sinistra.  Solo una piccolissima parte di loro,   ha dato risposte  qualificate.
Domanda, ci rendiamo conto  delle conseguenze che si creano  a causa di questa scarsissima conoscenza politica?   I politici hanno fatto ben poco per combattere questa nostra poca  informazione,  anzi si potrebbe dire che  loro sono gli artefici, infatti, quando  descrivono le loro scelte, parlano in politichese, infatti usano  parole a doppio o a triplo senso,  difficilmente comprensibili anche ai commentatori politici.
 Non dimentichiamoci  che i    legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò che gli elettori chiedono,  diversamente non si vede come sia possibile   andare incontro alle loro esigenze.
E allora che fare?   Ricordo molti anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena   affacciato alla politica, mi resi conto dell’esistenza del problema appena accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi  “la patente a chi vota”,  in parole povere, chi non era  interessato  ad una seppur minima conoscenza  delle  proposte e del comportamento  dei vari partiti, non poteva votare.   
Tocchiamo un altro “tasto” non meno “delicato.    Sarebbe idealmente necessario che dando il voto ad un partito, ognuno di noi  potesse  pronunciarsi  anche  sul loro comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto, oppure  mi hai deluso. Purtroppo  il voto non permette la possibilità di spedire “messaggi”di tal genere, infatti    il voto ad un partito è solo,    e niente altro,   che un “consenso” e come tale ovviamente viene inteso.
Troviamoci   nei “ piedi” dei partiti, quando dopo ad una tornata elettorale,  si apprestano a commentare i voti ricevuti,   ad un  aumento dei voti,   viene dato  un ben preciso significato:   che  i loro programmi , che  le loro battaglie,  che  l   loro comportamenti ,  sono piaciuti,   conseguentemente ritengono  doveroso  continuare sulla  strada intrapresa.  Qui la contraddizione è evidente,   dare un voto ad un partito  è un consenso, come dire “continua così ” ,   perciò non possiamo dire a loro “avanti tutta” e contemporaneamente   pretendere  un cambiamento.    Ed   infatti,  anche perché a loro non conviene, i partiti non cambiano.         
 I partiti hanno molte cose da rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo   anche noi.
L’EVASORE FISCALE: MA CHI E’  COSTUI?
Dai giornali e dalle TV  abbiamo appreso che un  vero e proprio  “flagello”  sta  imperversando dalle Alpi alla Sicilia e che se non arrestato metterà in discussione il “sistema Italia”.
Si tratta dell’evasore fiscale,  cioè di un soggetto  che non intende pagare le tasse o le paga solo in parte.
La situazione sarebbe talmente grave  che oscurerebbe  la tristemente nota “peste nera       “Eliminare” l’evasore  è perciò diventato  il compito primario dei nostri governanti.
Considerato  le forze che si apprestano a scendere in campo,  l’evasore non ha più scampo, ha le ore contate, ben presto  sarà costretto ad arrendersi “senza condizioni”.
Ma siamo sicuri che con la decimazione dell’evasore,   i problemi  che affliggono l’Italia  saranno definitivamente risolti?      Se lo stato non fosse in grado di riscuotere le tasse,  oppure le riscuotesse solo in parte, la lotta all’evasione  sarebbe pienamente giustificata, ma considerato che lo stato italiano è ai primissimi posti nel mondo come prelievo fiscale pro capite, non sarebbe forse il caso di pensare che il tal spiegamento di forze dovrebbe essere usato  per combattere ben altri “mali” per esempio  lo sperpero, la corruzione e la burocrazia?
Il problema non è come riscuotere i soldi,  ma bensì come spenderli.      Ma ammettiamo pure , ammesso ma non concesso, che senza  “scovare” l’evasore,  l’Italia corra il  rischio  di  “affondare”,   la  prima cosa da fare è di individuarlo correttamente, cioè conoscerlo con   nome, cognome, indirizzo,  in caso contrario non si vede come  possa essere  efficacemente combattuto.
Perciò la prima domanda da fare è, chi è l’evasore?     Purtroppo  non lo sa il governo che deve dare disposizioni per combatterlo, non lo sa il parlamento che deve approvare il da farsi, non lo sa il finanziere che deve scovarlo, non lo sa l’agenzia delle entrate che, studi di settore alla  mano,  deve determinare l’ammontare dell’evasione, non lo sa Equitalia che ha il compito di riscuotere  il  “mal tolto”.    Le conseguenze di questa  mancanza di “conoscenza” le abbiamo sotto gli occhi, ad alcuni  viene chiesta una “presunta” cifra,  che  moltissimi di loro non  possono assolutamente pagarla , ad altri, in particolare i grandi evasori, non possono essere neanche  toccati in quanto completamente sconosciuti  al fisco.     Gli evasori sono sconosciuti anche al presidente della repubblica Napolitano, infatti si è limitato a dire che questi  non possono definirsi italiani.      Lo scopo di questa frase è evidente, si dice agli evasori di autovergognarsi  e si spera che  in massa vadano a costituirsi.     Al presidente Napolitano alcune domande dobbiamo pur farle.     Quelli che si sono suicidati in quanto non erano in grado di dare allo stato quello che lo stato aveva chiesto,  potevano  o non potevano definirsi italiani?   Le decine di migliaia di imprenditori che hanno chiuso le loro aziende “per tasse”,   possono o non possono definirsi italiani?
Le centinaia di migliaia di piccoli artigiani e piccoli  negozianti, che senza una piccola evasione sarebbero costretti ad abbassare definitivamente la loro saracinesca, perciò una evasione “per legittima difesa”, possono o non possono definirsi italiani?  Al presidente Napolitano  si può fare una domanda ancor più precisa:  signor presidente, se Lei fosse un pensionato con una pensione inferiore ai 500 euro mensili, in Italia sono milioni, e nell’intento di fare un piccolo lavoro in nero, indispensabile per vivere,  fosse “scovato” da un finanziere e che questi lo apostrofasse con la frase  lei non può definirsi italiano, cosa risponderebbe? Signor presidente, la Sua è stata una frase  molto ma molto “infelice”.
Purtroppo, e  questo è il vero dramma italiano, quelli che dicono  le tasse bisogna pagarle,  non solo non sanno chi sono gli evasori, perciò non sono in grado di sapere chi può o non può pagarle, ma  sono anche quelli che avendo uno stipendio o pensione  di poco inferiore ai 10.000 euro mensili, le tasse le  possono pagare  “senza problemi”, ma che dire di quelli che senza una piccola evasione,  non arriverebbero alla fine del mese?.
CHI  PUÒ  DEFINIRSI “ESODATO”?
(ALLA  FORNERO  L’ARDUA  SENTENZA)
Grazie ai giornali, ai dibattiti e alle manifestazioni, tutti gli italiani, dal bambino all’anziano, sanno che in Italia vi è il problema  “esodati” ,  anzi lo sanno anche i turisti.
Ma nessuno sa dire  chi è  esattamente l’esodato, cioè,  chi può  senza alcun dubbio definirsi  tale? Inutilmente lo chiederemmo al capo dello stato,  al presidente del consiglio, al ministro del lavoro , ai capi sindacali,   ai responsabili  INSP , ai politici ecc.   Infatti,  o rispondono “senza rispondere”,   oppure danno risposte diverse.    Senza   rispondere a questa precisa domanda  , non è possibile  risolvere il problema. Nonostante ciò,  non si capisce,  come abbia fatto la Fornero ad assicurare che entro il 30 giugno il problema   esodati  sarà  definitivamente  risolto.       Considerato che è un “problema” italiano, occorrerebbe   dare ad ogni italiano,  la possibilità di sapere, con precisione,  se può o non può definirsi esodato.
Ma perche non viene dato una risposta a questa indispensabile domanda?  Qualcosa mi dice che non si risponde in quanto,  cercando di rispondere,  viene  messo in risalto un “dramma” italiano, la vergognosa ed anticostituzionale  differenziazione  che esiste fra un lavoratore ed un altro lavoratore. 
 Tutti siamo a conoscenza  di queste differenziazioni, tutti sappiamo chi sono gli artefici, tutti sappiamo che sono state create per interesse personale o di gruppo.    L’esistenza di tali  differenziazioni, sta complicando la soluzione del  problema  esodati. 
 Per elencare  queste  evidentissime  differenziazioni, alcune le vedremo quando cercheremo di capire chi è l’esodato,  non basta un articolo, occorrerebbe scrivere un libro.
Vediamo di approfondire il “problema”    premettendo  che saranno molte le domande, ma poche le risposte.
Da dove deriva la parola esodati?   Da quale vicenda è nata?
La parola esodati  non si trova in nessun dizionario della lingua italiana, ma da alcuni mesi è diventata una delle parole più usate  in Italia, complice  una decisione  presa dal governo Monti nel corso della presentazione del decreto “salva Italia”.    Di cosa si tratta?  Grazie ad accordi fra aziende e lavoratori, alcuni di questi , avendo una età compresa fra i 55 ed i 60 anni, hanno avuto la possibilità, volendo, di uscire dal mondo del lavoro,  alcuni anni prima della  pensione.  Purtroppo,   senza alcun preavviso, il governo ha cambiato le regole,  conseguentemente  alcuni verranno a trovarsi  senza stipendio e senza pensione.   Inutile negarlo, il “problema” esiste.
 Al seguito di questa vicenda,  la parola esodo  ha cambiato significato, non più verso la terra promessa, ma verso la  pensione promessa.
Prima  di chiedersi  come il problema potrà  essere risolto, si dovrà rispondere ad alcune  ben precise domande: Chi può essere  considerato un  esodato?     Quanti tipi di esodati esistono?  Essere senza stipendio e senza pensione  significa essere  esodato, oppure no ?
Iniziamo dagli esodati “ufficiali” ciò quelli che volontariamente hanno scelto di abbandonare il lavoro prima di andare in pensione.    Di quanti tipi ce ne sono?
Alcuni   si sono licenziati  grazie alla  promessa di vedere assunto un famigliare, altri al seguito di  una buona liquidazione.  La distanza dalla pensione non era identica per tutti, alcuni due soli anni, alcuni molti di più.  Come si può vedere diverse le situazioni  e diverse le motivazioni,   occorre distinguerle,  in quanto  diversi dovrebbero essere  i   trattamenti elargiti.
Oltre a questi esodati ,  ve ne sono altri?   Quelli   non per propria scelta,   ma per costrizione,   sono diventati  disoccupati, conseguentemente  rimasti senza stipendio e senza pensione,  possono o non possono pure loro  definirsi  esodati?   Logica vuole  che pure questi , anzi più degli altri,  dovrebbero giustamente essere  considerati  tali.   Purtroppo  non è detto chiaramente.
Al riguardo di questo ultimo tipo di esodati,   occorre pure fare qualche distinzione, infatti anche questi non sono  tutti   uguali.
Il  disoccupato   da lavoro dipendente  può , seppur  solo per un certo periodo,  usufruire   di  un qualcosa che gli permette di “tirare avanti”,    cassa integrazione,  sussidio di disoccupazione, liquidazione, ecc , ma che dire dei “disoccupati   autonomi “, artigiani,  commercianti ecc,  che,  come è noto a tutti,  non scatta   alcun ammortizzatore sociale?     Si tenga presente che questi ultimi,  essendo stati costretti a chiudere “per tasse” dovranno pure,   per alcuni anni,  subire l’accanimento della Agenzia delle Entrate e di Equitalia.
Ma  quanti sono  gli esodati?   35000? 55000?  371125?    Saranno contati tutti?    Oppure  sarà creata l’ennesima   differenziazione sociale?
Ultimissima domanda:  cosa farà  il governo per risolvere il problema esodati?  Lo stanno studiando. Per alcuni, ma non per tutti, saranno annullati  gli accordi, cioè possibile rientro nel posto di lavoro. Per alcuni , ma non per tutti, sarà creato  un apposito prepensionamento,  oppure  qualche altro ammortizzatore sociale.  Alcuni,  ma non  tutti, dovranno “arrangiarsi”.   Chi saranno quelli che dovranno, ancora  una volta,  arrangiarsi? Facile profezia, i soliti, cioè quelli che a suo tempo  diventarono autonomi.
LETTERA APERTA AI FUTURI ARTIGIANI
Alcuni giorni fa,  Corrado Passera,  ministro per lo sviluppo economico,  ha presentato  la bozza di un decreto il cui fine è quello di  convincere i disoccupati a diventare imprenditori. L’offerta è a prima vista allettante, per alcuni anni,   niente Iva,  niente Irpef   e tasse al cinque per cento. Una vera e propria “pacchia”.
Conoscendo,  al riguardo del lavoro autonomo, ” l’aria che tira”,   sorprende non poco il silenzio che ha accompagnato la proposta.
Ma cosa sarà successo? Occorreva forse la crisi,  per rendersi conto  che la colonna portante della economia  italiana,  è stata , lo è tuttora   e  sarà sempre,  il lavoro autonomo? Occorreva forse il terremoto emiliano per capire che se le  aziende  chiudono,   i “conti” non tornano? Indipendentemente dalle ragioni, si tratta di “cambiamento epocale”. Ma dove sono finiti i commentatori politici ed economici che nei  giorni successivi all’annuale denuncia dei redditi ,  commentando quelli denunciati dagli  artigiani,  ripetono più volte  l’aggettivo scandaloso? Mi sarei aspettato che al seguito di una proposta come questa,   che permette ad  alcuni  artigiani di pagare solo il 5 per cento di tasse , venissero indetti almeno un paio di scioperi generali. 
A tale proposta non si può non dare il benvenuto  ed augurare grande successo, anche se alla luce di alcune considerazioni,  il grado di credibilità è abbastanza scarso: quelli che oggi  dicono  “alzate le saracinesche “,    sono quelli che fino a ieri hanno dato  tutte le disposizioni possibili per farle abbassare. Quelli che oggi  invocano la “natalità” sono sempre quelli  che hanno potenziato il “plotone di esecuzione”, perciò qualche proverbiale “ riserva” occorre averla.  Speriamo che non si tratti di  Scherzi a Parte.
Naturalmente,  per poter valutare  il contenuto di un decreto, occorre vederlo operativo, cioè approvato dalle camere,  rimandiamo a tale data il necessario ed indispensabile definitivo  giudizio.
Ma anche senza conoscerne a fondo i contenuti è possibile dare qualche consiglio  ai futuri possibili “lavoratori in proprio” ,  consigli che non hanno lo scopo di “frenare ”  l’entusiasmo dei    coraggiosi, ma piuttosto di illuminare  un percorso non privo di ostacoli. Mi rivolgo  in particolare  ai  disoccupati da lavoro dipendente,  che con  tutto il rispetto che ho per loro , temo, che seppur in buone fede, siano stati oggetto di un “lavaggio di cervello”,   cioè potrebbero avere le “idee confuse”.
 Non mi rivolgo ai disoccupati da lavoro autonomo, in quanto  ciò che dirò lo conoscono  benissimo, infatti   lo hanno vissuto sulla loro pelle.
Caro disoccupato e possibile  artigiano:  per fare in modo che la proposta del ministro Passera ti  diventi “allettante”,  sono scesi  in campo molte “sirene”, conosciamo già  gli slogan,  “nuove  opportunità”, “opportunità irripetibili  che sarebbe  un peccato non approfittarne”, “ interessanti agevolazioni”.   Si sta facendo  di tutto per  convincerti che finalmente non avrai  più padroni,  che potrai lavorare  solo quando ne avrai  voglia, che finalmente potrai realizzare tutti i tuoi sogni, che hai la possibilità  di entrare nel ristretto novero  degli  idealisti, degli indipendenti, degli appassionati della vita. In parole povere,   che finalmente  potrai organizzarti il lavoro da solo,  potrai  autogestire il tuo  tempo libero,   puoi mandare qualcuno “a quel paese”, potrai dare sfogo alla tua creatività, potrai fare il lavoro che ti piace,  non sarai più un lavoratore alienato, e naturalmente, che se sei abile, avrai la possibilità di  migliorare  la tua
posizione economica.
Ma la cosa più interessante, cioè quella che dovrebbe essere la “spinta” più convincente,  già la sai  in quanto te l’hanno detta in tutte le lingue,  che finalmente  potrai evadere  quanto ti pare, in quanto stai per  entrare nel “paradiso della evasione” 
Ebbene mi preme comunicarti che, a parte alcune  agevolazioni fiscali, puoi detrarre  dalle tasse  oltre gli attrezzi, anche la vettura,  tutto il resto  sono verità “teoriche”,  ma che alla fine molte di queste  si tramuteranno  in “pie illusioni”.
Mi auguro che tu non sia stato un credulone,  in caso contrario  il  tuo sarà un risveglio amaro.
Considerato che mi sono prefisso il compito di “illuminarti”,   non posso non farti presente un dato di fatto “inoppugnabile”,  tu ti trovavi in un  “mondo”,  ora stai per entrare in un ”altro mondo”.
Inizio facendoti presente alcune cose che a te  sembravano ovvie, in quanto “diritti acquisiti”,  ma che invece dovrai    “dimenticare”per sempre.  Per nessuna ragione potrai prendere soldi non  lavorando Perciò niente in malattia, niente durante le  ferie, niente cassa integrazione, niente prepensionamenti, niente sussidi di disoccupazione, niente tredicesima, niente liquidazione. Non vi saranno più permessi pagati,   donatore sangue, permessi sindacali, matrimoniali, ecc. 
Tieni presente che non esiste un artigiano  che prende dei soldi senza lavorare!
Non avrai più nessuno che ti difende, se uno sciopero venisse indetto, non sarà per far rispettare i tuoi diritti, magari   sarà stato  indetto per annullare eventuali tuoi presunti “privilegi”.
Per completezza ti farò presente anche  alcune altre  cose che non conosci ma, che invece  sarai obbligato ad affrontare.
Per iniziare l’attività avrai bisogni di soldi, ebbene ti renderai conto  che le  banche sono disponibili ad aiutarti  solo se loro si sono resi  conto   che non ne  hai  bisogno.  Avendo  bisogno  di una infinità  di permessi,   farai la conoscenza del burocrate,  cioè di una figura  che farà di tutto  per ostacolare ogni tua iniziativa, e quasi sempre ci riesce. Conoscerai il finanziere che costantemente ti terra d’occhio. Conoscerai   la giustamente famigerata  agenzia delle entrate.  Al riguardo delle tasse, della evasione fiscale  e della agenzia delle entrate, sarà bene che mi soffermi un poco, in quanto si tratta d temi di “ vitale importanza”.  Sicuramente avrai letto da qualche parte  l’assicurante “motto” del ministro delle finanze, “chi non ha evaso può stare tranquillo, non gli può succedere niente di spiacevole”.  Questa, lo dico per esperienza diretta,  è una balla colossale.
 Mi spiego: se deciderai di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, a parte il fatto che senza un pò di evasione fiscale   sarai costretto a chiudere”per tasse”,    sicuramente  non avrai “problemi”  con i finanzieri,  infatti,  pur essendo loro dei  cercatori “certosini”,   non possono trovare quello che non esiste. Ma con la agenzia delle entrate è tutta un'altra”musica”,  questi,   grazie ai fantasiosi studi di settore, si arrogano il diritto di farti il conto in tasca, per loro non puoi non aver evaso, perciò ti chiameranno  a giudizio, cioè dovrai subire regolari processi. Questo significa  che  dovrai anticipare una cifra di soldi,  che dovrai farti  un avvocato,  che  dovrai perdere giorni di lavoro. Considerato che non hai evaso,  sarai il sicuro vincitore, sicuramente potrai   uscire dai tribunali   a testa alta, ma attenzione, nonostante la vittoria,   una parte dei soldi anticipati non ti saranno restituiti, dovrai pagare l’avvocato,  il tempo perso non ti sarà risarcito. Naturalmente questo non  è per un solo anno, anzi considerato che la
prima volta  gli è “andata buca”, riproveranno anche negli anni successivi, alla fine  cederai per “sfinimento”,  cioè non avendo altra alternativa per porre fine ad un vergognoso  accanimento, ed  anche per il disperato  tentativo di vivere in pace,  darai a loro  la cifra che  ti avevano chiesto.
 Diventerai   un “perseguitato fiscale”,  senza  associazione. 
 Ma cosa ai fatto di male? Essere troppo onesto è una colpa?  Attenzione,  non credere che per “chiudere”  con l’agenzia delle entrate, sia sufficiente chiudere bottega, neanche per sogno,   per un buon numero anni  sarai in balia dei  loro asfissianti tentacoli.  Eppure ti avevano detto che senza evasione fiscale  avresti potuto “vivere tranquillo”,    purtroppo non ti hanno detto l’unica grande verità, che chiedendo la partita Iva, diventi un “potenziale evasore”, un essere”socialmente pericoloso”,  perciò “schedato” per tutta la vita.
 Quando ti renderai conto  che ciò che ti sto dicendo corrisponde alla verità, sicuramente ti verrà la tentazione di  fare  un pò di evasione, ebbene avrai la conferma  che effettivamente ti trovi in un altro”mondo”.  Se prima facevi un piccolo lavoro in nero,  anche quello era evasione fiscale, passavi praticamente inosservato,  nessuno ti controllava , ma da ora in poi  attenzione, sei diventato un “sorvegliato speciale”,  se  ti pescano sei fritto.  Tu sai come si è espresso  il presidente della repubblica Napolitano,  che naturalmente non si riferiva alla evasione  praticata dai dipendenti,  ma a  quella praticata dagli artigiani,  ha detto che  tali evasori   non potranno  più “definirsi  italiani”.  Pensa che roba, il mafioso, il  lestofante, l’assassino,  può continuare a definirsi  italiano, ma tu no, per la sola colpa di aver fatto un pò di evasione, evasione per “sopravvivenza” e per “legittima difesa”,   non puoi più dire  ” sono di nazionalità italiana”,  per avere una nazionalità dovrai  recarti all’estero.  
 Non so se ci tenevi, ma non potrai più essere considerato un lavoratore,    infatti la tua nuova attività non è  prevista nello statuto dei lavoratori. Ironia della sorte,  farai almeno dalle 16 alle venti ore in più alla settimana,  ma non sarai più un “lavoratore”.
Se volessi elencarti  tutte le differenze fra artigiani e dipendenti, che sicuramente ti sarebbero utili,   non basterebbe un articoletto, ma dovrei scrivere un libro.
Termino facendoti una domanda, come mai quelli che stanno facendo di tutto per convincerti  che il lavoro autonomo  è un lavoro “paradisiaco”,   non  sono diventati artigiani? 
Non ti do la risposta,  se diventerai artigiano. la scoprirai da solo.
Caro disoccupato, ti ho parlato “franco”,   ma non sono stato “brutale”,   se volevo esserlo mi sarei soffermato  su un tema che meritava di essere approfondito, gli “inspiegabili”  suicidi.
SALVATORI   O   MASSACRATORI  ?
Come è noto,  i funzionari della agenzia delle entrate  si sono rivolte a molte piccole  aziende “invitandole caldamente”   a versare   “una tantum”, lasciando intendere che sarebbero state   lasciate “fiscalmente in pace”.
Pure noto a tutti è il  risultato finale di queste “scellerate richieste”,  quelli che  avevano effettuato una certa evasione, volentieri hanno pagato e naturalmente continuato   ad  evadere.
Quelli che invece  avevano effettuato  una evasione “per  legittima difesa”, cioè per non essere costretti a chiudere “per tasse”,  che sono la maggioranza, vedendosi “braccati”,  pur  a costo di rimanere in “bolletta”,   ma nella  convinzione ed illusione di “chiudere” con l’agenzia delle entrate,     hanno  pure loro pagato,  ma  giustamente  nauseati ed amareggiati,  molti di loro hanno definitivamente  chiuso bottega.    
Purtroppo  vi  sono pure quelli  che non avevano i soldi da pagare, ebbene,  questi hanno avuto  due sole alternative: o indebitarsi  oppure suicidarsi, dalle cronache sappiamo che alcuni hanno scelto  questa ultima alternativa.
 ATTENZIONE!!  Alcuni di questi hanno pure promesso  che prima o poi faranno una strage.
Il fisco è una “arma”troppo pericolosa, se lasciata in mano a degli incompetenti,  può creare,  come infatti è accaduto,   delle tragedie.
Nonostante le tragedie,   consapevolmente od inconsapevolmente create, gli ideatori di questa “raccolta fondi”,   in odore  tangentizio e ricattatorio, hanno ricevuto complimenti anche a livello  internazionale, “per  l’ottimo risultato conseguito nella lotta contro l’evasione”, conseguentemente sono stati considerati i “salvatori della patria”.
Altro che “salvatori”,     considerato che il tempo è galantuomo, questi passeranno alla storia come i “massacratori ” della “azienda” Italia.  
IL “ BALLETTO” DELLE RESPONSABILITA’
Molti italiani sono sorpresi  dallo scandaloso  comportamento  dei nostri politici,  in verità, conoscendo “l’andazzo”,  dovrebbero  essere  sorpresi del contrario.
Ma ancor più sorprendente è il constatare come i politici   si comportano al riguardo  di questi scandali.
  Nell’intento  di “smarcarsi” cercano di dimostrare che loro stessi sono “sorpresi”  dell’accaduto,   che naturalmente loro  sono innocenti, che il loro comportamento  è in linea con le leggi vigenti, che la stragrande maggioranza di loro sono al servizio del popolo, e chiedono per queste  “schegge impazzite” esemplari punizioni.
Codesti politici fanno finta di non sapere che vi sono due tipi di responsabilità: una responsabilità penale, il non rispetto delle leggi, ed una  responsabilità politica, il non rispetto di un codice di comportamento, che è poi quello di mantenere le promesse fatte  nelle campagne elettorali, cioè onestà, trasparenza, controlli, ecc.
Giustamente è compito della  magistratura giudicare e punire  chi non rispetta  il codice penale, ma sarebbe illusorio voler far credere  che con un maggiore impegno dei magistrati si possa porre fine al dilagare  degli scandali e della corruzione politica.Tangentopoli non ha moralizzato un bel niente. Il rispetto delle leggi è sicuramente  una cosa utile, ma senza l’intervento degli stessi partiti, la situazione non può cambiare.
La prima cosa che serve all’Italia è che venga creato un “codice di comportamento” valido per  i politici  di ogni livello,  compito dei singoli partiti è controllare che tali norme siano da tutti  rispettate, chi non lo rispetta,  deve dal partito essere definitivamente allontanato.
Cosa deve contenere  il codice di comportamento?
Per scriverne il contenuto non occorre essere un professore di scienze politiche, è sufficiente una persona dotata di un briciolo di buon senso.
Un concetto  deve comunque entrare bene nella  mentalità dei politici, i soldi che gestite  sono soldi di tutti e perciò dovreste gestirli come gestireste i vostri.
Purtroppo questo  concetto lo hanno volutamente travisato,  i soldi di tutti li considerate vostri e spesso li avete usati per finanziare le vostre campagne elettorali.
Chi è chiamato al rispetto delle regole contenute nel codice di comportamento?
Tutti i politici investiti  da qualche responsabilità politica, dal consigliere del  più piccolo comune italiano, al presidente del consiglio.
 Se scoppia uno scandalo in una qualsiasi amministrazione politica,    tutti i rappresentanti devono ritenersi politicamente responsabili e conseguentemente tutti  dovrebbero  dare le dimissioni.
Anche in assenza di uno scandalo, possono esistere  gravi responsabilità politiche, esempio: un consigliere comunale di un piccolo comune, sia di maggioranza che di minoranza, che spesso  ha  solo il compito  di alzare o non alzare la mano, magari senza sapere la ragione di tale gesto,  deve avere invece il  dovere di  controllare le decisioni che vengono prese dalla giunta. Ebbene,  se  queste decisioni
contrastano col codice di comportamento, questi deve farlo presente in consiglio, in mancanza di  alcuna revisione, questi deve dimettersi e far conoscere al pubblico l’accaduto.
 Se tale consigliere non si comporta in questo modo, non  può avere scusanti, avendo accettato di andare in lista,  doveva essere a conoscenza degli impegni che si assumeva, perciò  deve essere considerato complice e responsabile dell’accaduto.
Se diamo uno sguardo gli scandali quotidiani ci rendiamo conto che   solo qualche politico è penalmente responsabile, ma ci rendiamo pure conto che    nessun politico  è immune da gravi responsabilità politiche.
 Cosa dovrebbero fare i politici per salvare “la faccia” ,   ammesso che questo sia un loro sincero desiderio?
Non hanno alternativa: scrivere a chiare lettere il codice  di comportamento e considerato che nessun di loro può ritenersi “non colpevole”, dimettersi tutti e chiedere scusa agli italiani.
Forse, anzi senza forse, ho chiesto troppo
 L’ARTIGIANO, UN LAVORATORE PRIVO DI TUTELA
Come è noto,   i lavoratori dipendenti hanno i loro sindacati,  il cui compito è quello di tutelarli. 
Pur essendo vero che non sempre   le lotte sindacali hanno   favorito  i reali interessi dei lavoratori,  è però anche  vero che  quando necessita un loro intervento, questi, anche senza essere sollecitati, intervengono in prima persona,  con ogni tipo di lotta, (dibattiti, interpellanze, scioperi).
 Si può tranquillamente affermare che i sindacalisti  sono sempre  stati e saranno sempre  ben vigili e ben presenti.
Purtroppo, per una insieme di ragioni, non tutte le categorie dei  lavoratori usufruiscono di una altrettanto  adeguata  tutela, una di queste è l’artigianato.
Qualcuno potrebbe far presente che in Italia gli artigiani hanno le loro associazioni,   ma purtroppo, come sarà facilmente  dimostrato,  la funzione di queste associazioni  non sono quelle, come invece dovrebbero essere,   di   tutelare  i loro iscritti.   La loro è una semplice  funzione amministrativa, infatti si comportano più o meno come fossero dei commercialisti.
Se  diamo uno sguardo ai risultarti, grazie alle lotte sindacali,  ottenuti  dai lavoratori dipendenti, e li confrontiamo con  i risultati, grazie alle lotte delle confederazioni dell’artigianato,  ottenuti dagli artigiani, ci renderemo facilmente  conto della diversa operosità ed efficienza  che contraddistingue le rispettive  associazioni.
Qualche esempio: giustamente il lavoratore dipendente, riceve lo stipendio anche  quando è ammalato. Domanda, perché anche l’artigiano in malattia, pagando naturalmente il dovuto, non viene messo nelle stesse condizioni? Altro esempio: se un lavoratore dipendente rimane disoccupato,  scattano, giustamente per lui, alcuni ammortizzatori sociali, cassa integrazione, disoccupazione, ebbene, per quale ragione anche l’artigiano, pagando naturalmente il dovuto, non può essere messo nelle condizioni di usufruire di tali ammortizzatori?
 Lungo sarebbe l’elenco dei “diritti acquisiti” che i lavoratori dipendenti hanno ricevuto grazie alle lotte indette dai loro sindacati, ebbene, nonostante che le confederazioni dell’artigianato siano nate oltre 50 anni fa,  non sono riuscite a fare in modo che nessuno di questi  “diritti acquisiti”  diventassero patrimonio anche  degli artigiani, da quello che mi risulta  non sono state  neanche proposte.  Non era forse un  loro  compito ed un loro dovere   rivolgersi alle sedi competenti per fare in modo che anche gli artigiani potessero usufruire di alcune  “coperture”? Perché non è stato fatto?  Come si spiega   questa colpevole  latitanza?
Premetto che da oltre 50 anni  “rompo le scatole” alle confederazioni degli artigiani, facendo tali
domande, ebbene sono ancora in attesa di una  risposta.
Ironia della sorte, i dipendenti  delle confederazioni degli artigiani, nate per “tutelare” gli artigiani usufruiscono di tutti i “diritti acquisiti”, gli artigiani “tutelati” dalle confederazioni dell’artigianato, non ne usufruiscono e non ne usufruiranno mai.
Ingenuamente pensavo  che più che “difendere” era meglio essere “difeso”,   i  fatti dicono che mi sono
sbagliato.
Più volte mi sono chiesto la ragione per cui gli artigiani si trovano in questa deplorevole situazione, ebbene, pur senza aver la pretesa  di dare una risposta definitiva,   porterò un dato di fatto che già da solo potrebbe dare la dovuta spiegazione.   Logica vuole   che il direttivo  di una associazione di lavoratori sia formata da persone che conoscono bene i problemi della  categoria, in parole povere: nessuno meglio di un dipendente conosce i problemi dei dipendenti, non a caso, i sindacati  dei lavoratori dipendenti intervengono prontamente  quando qualche loro  conquista   viene messa in discussione, oppure intervengono con tutte l loro forze per dare a loro maggior potere contrattuale. Si tratta di interventi facilitati dal fatto che gli interessi dei lavoratori dipendenti combaciano esattamente  con gli interessi  dei sindacalisti.
Altrettanto dicasi al riguardo degli artigiani, solo degli artigiani possono conoscere  le necessita ed i problemi degli artigiani.
 Purtroppo nessun  componente delle confederazioni artigiane, dal presidente al semplice impiegato,  ha mai fatto l’artigiano, conseguentemente non può conoscere  i problemi di questa categoria. Occorre pure tener presente che i  problemi degli artigiani difficilmente  combaciano    con i problemi dei loro “difensori” , anzi, in qualche caso sono  addirittura contrastanti ,   perciò non è possibile  pretendere da loro uno  spontaneo e deciso intervento.
Non escludo che   siano anche altre le ragioni  per cui gli artigiani siano privi di  tutela, ma sicuramente questo è il “problema dei problemi”.
Molti sono i “problemi” che affliggono l’artigiano, problemi non sempre risolvibili, questo è uno di quelli.
  E   i    risultati  si  vedono
LE RAGIONI PER CUI RENZI NON PUO’ VINCERE LE PRIMARIE E LE RAGIONI PER CUI  LA SITUAZIONE ITALIANA NON PUO’ CAMBIARE
Ho fatto un sondaggio, scopo capire tre cose: come la gente vede la situazione italiana, se sono intenzionati a cambiarla, e,   se intenzionati, cosa propongono  per cambiarla.  Ho interrogato  persone di ogni ceto sociale, volutamente ho evitato, ritenendo i loro pareri troppo “interessati”,  ad  intervistare persone particolarmente politicizzate, diciamo che ho cercato di capire cosa ne pensa il popolo.
Anzitutto un giudizio generale, alcuni non hanno dato alcuna risposta, un discreto numero ha dato una rispostaccia, questo per dire che “l’acqua bolle”,   ma con mia grande sorpresa ho constatato che non solo  la stragrande maggioranza degli intervistati  sono  ben felici di esprimere un loro parere, ma  che sono pure   dotati di  una eccezionale maturità, conseguentemente, i  loro suggerimenti  meriterebbero di essere ascoltati.
Vediamo, pur con tutti i limiti,   i risultati  che sono scaturiti da questo sondaggio.
Per la stragrande maggioranza di loro,   l’era berlusconiana è finita e sta per iniziare l’era del Pd,  cioè, per almeno due legislature  i governi saranno guidati dal Pd.
Essendo ben radicato su tutto il territorio italiano ed essendo  ben disposto a dialogare con i sindacati, il Pd  sarebbe  l’unico partito italiano  in grado di governare l’Italia.
Ma questi  aggiungono un  importante particolare,  per risolvere i  gravi problemi che travagliano  l’Italia, questo partito, come tutti gli altri partiti,  deve  rivedere molte cose, deve rinnovarsi,  deve fare una salutare “rottamazione”,  in caso contrario i problemi rimarranno irrisolti, anzi potrebbero peggiorare.  
Cercando di sintetizzare il parere di questi  non “sprovveduti”osservatori,    occorre che Renzi vinca le primarie, vincendole diventerà il candidato per la presidenza del consiglio,  in tal caso il popolo italiano gli  darà una ampia maggioranza.
A questo punto, tenendo naturalmente conto  di ciò che è “voce del popolo”, esprimo  alcune mie riflessioni.
Le volontà espresse  dalle persone che ho intervistato possono essere  realizzate?
Ne dubito, sicuramente  il popolo italiano,  alle elezioni politiche, voterebbe Renzi, ma considerato che le primarie le vincerà Bersani,    Renzi non può essere votato.  Se le primarie saranno di partito e non di coalizione, Renzi  arriverà secondo.
 Ma perché non può vincere Renzi?
Per due ragioni ben precise: 1) l’attuale segreteria  firmerà   e consiglierà di firmare per   Bersani, 2)  per Bersani firmeranno   tantissimi elettori del Pd, specialmente quelli   non intenzionati a cambiare radicalmente la società, cioè dipendenti pubblici, pensionati Baby, sindacalisti,  funzionari di partito.
Paradossalmente, se gli intervistati hanno visto bene,  l’Italia non potrà cambiare  per colpa della attuale segreteria e per colpa di una parte degli elettori del Pd.
Bersani è  sicuramente  una persona onesta,  come pure la Bindi, D’Alema e  tutti quelli della segreteria politica, ma questi non possono essere considerati il “nuovo che avanza”, non possono fare in poco tempo quello che per decenni non hanno  voluto o non potuto fare.
Proviamo ad ascoltare gli  iscritti del Pd delusi dal comportamento del loro partito, ascoltiamo in particolare gli operai che lavoravano nelle piccole aziende, ora disoccupati, in quanto ben 33000 di queste aziende hanno chiuso definitivamente i battenti, ebbene  ne sentiremo delle belle:  che il partito non  crea un posto di lavoro produttivo, da anni  creano solo  posti per   dipendenti pubblici , cioè lavori non produttivi,   che non hanno difeso le piccole aziende,   che non hanno voluto fare   la riforma burocratica,     che non hanno combattuto gli sperperi,   che non si sono dati da fare per intaccare  i privilegi della casta.    In parole povere, che sarebbe diventato un partito più o meno come gli altri.
Fa  pena  constatare la profonda delusione in cui si trovano persone che al partito avevano dato tanto e che tanto avevano sperato.
Queste persone non voteranno mai un altro partito,  sono disponibili a votare solo per un Pd diverso,  un partito  che sia intenzionato  ad una vera svolta.
Questi disoccupati, alle primarie firmeranno per Renzi, ed in caso di vittoria   lo  voteranno , ma considerato che questi non sono   la maggioranza  nel partito,   sicuramente  rimarranno delusi e conseguentemente  dovranno rassegnarsi.
 Una importante precisazione, l’amarezza di molti elettori del Pd è grande, ma ancor più grande è l’amarezza degli altri elettori.
Una domanda è d’obbligo, se Renzi vincesse le primarie, per quale ragione  sarebbe un sicuro vincitore delle elezioni politiche?
La stragrande maggioranza degli italiani non ha più fiducia  negli attuali dirigenti  politici, vuole un cambiamento radicale, ebbene per loro,  l’unico politico disposto a tale cambiamento sarebbe  Renzi, perciò lo voterebbero in tantissimi, sia di sinistra che di destra.
Inoltre riceverebbe  la fiducia di tanti delusi dalla politica.
Da decenni alle politiche non voto, ma se Renzi vince le primarie, il mio voto lo avrà sicuramente.

LETTERA APERTA AL PROFF MONTI
(per ricordagli i madornali errori commessi)
Spettabile  Proff Monti
Non mi aggrego alla moltitudine di osservatori politici che vorrebbero  far credere agli italiani che Lei è il responsabile di tutti i mali  che travagliano la nostra disgraziata nazione.
Sappiamo tutti che Lei ha  ereditato una situazione disperata, per portare un esempio di  “pronto soccorso”,  potremmo dire che  si è trovato  al capezzale di un infermo  che era più di là, che di quà.
Non farò neanche un elenco di scelte fatte,  che lei sa benissimo e i fatti lo dicono, che era meglio non averle  fatte, ma farò invece un brevissimo elenco di alcune cose che avrebbe dovuto fare, ma che non ha fatto, anzi, e questo è molto grave, insiste ancora  a non volerle  fare.
Inizio  da quel giorno che Lei ricevette l’incarico di formare un nuovo governo.
Senza alcun dubbio  avrà incontrato  anzitutto  i “grandi” della finanza, i segretari di partito,  i segretari delle confederazioni sindacali e delle associazioni di categoria, i presidenti degli enti , in particolare  di quelli inutili, cioè le persone che contano.
Non essendo stato presente, non posso sapere cosa vi siete detti, ma so cosa NON vi siete detti, nessuno di loro ha  chiesto che venga fatta la riforma burocratica, cioè la madre di tutte le riforme, infatti non se ne parla, nessuno ha chiesto di  intaccare i vergognosi privilegi della casta, infatti  ne parlano solo le cronache,     nessuno ha chiesto  di mettere un tetto ai vergognosi stipendi di tanti manager pubblici, infatti ci si limita solo a parlarne, nessuno ha chiesto di porre un freno agli sperperi, non a caso continuano come prima.
Cosa invece doveva fare e non ha fatto?
  Doveva invitare  tre anziani: un artigiano, un commerciante ed un coltivatore diretto, non doveva preoccuparsi del loro grado di istruzione, potevano essere anche degli analfabeti, doveva solo  farsi raccontare  la loro vita.
 Quante cose avrebbe imparato e come le sarebbero servite.
Era sufficiente che avesse dedicato a ciascuno di loro  20 minuti,  questo significa che in una ora di tempo avrebbe imparato economicamente molto di più di quello che ha imparato a scuola, e molto di più di quello che   ha appreso nel corso delle sue molteplici  attività.
 Avrebbe sicuramente  appreso   molto cose a Lei completamente ignote,  in quanto   nei giornali non vengono scritte e   non si apprendono vivendo  in mezzo ai  nullafacenti
Avrebbe appreso  chi veramente tira la carretta, chi nel dopo guerra ha creato  il cosi detto miracolo economico, chi veramente lavora,  che lavora anche con la febbre,  chi dà allo stato, molto più di quello che dallo stato riceve, in parole povere,  chi  sono i pilastri della società.
 Avrebbe anche appreso, ma non mi dica che non se ne è accorto,   che questi. pur lavorando più  degli
altri , sono pure anche quelli che prendono la pensione più bassa.
Ascoltando  questi tre saggi anziani,  avrebbe fatto le 4 scelte  che potevano  salvare l’Italia: 1) ordinare ai finanzieri  di lasciare in pace per almeno due anni, queste tre categorie e di cercare invece gli evasori totali, 2)  dare ordine alle banche di dare a queste categorie i soldi necessari per i loro investimenti, garante lo stato. 3)abbassare per queste categorie la pressione fiscale, per permettere a loro di essere competitive nel mercato, 4) porre mano, senza esitazione o condizionamenti alla  riforma burocratica.
 Sicuramente vi sono anche altre cose da fare, ma queste sono  indispensabili.
Lei sa meglio di me che se avesse fatto  queste cose ci troveremmo in ben altra situazione, per esempio non occorrevano  finanziarie magari  mascherate da  non chiare “leggi di stabilità, in tal caso avremmo veramente visto le luce della fine del tunnel, ma che non sono  quelle di un treno che  sta  per  investirci.
Come sappiamo tutti,  ogni giorno chiudono un migliaio di piccole aziende, cioè migliaia di colonne che sostenevano l’edificio Italia, ci stiamo incamminando  verso ad  una catastrofe di immani proporzioni.
Lei conosce come sono messi i conti dello stato, si sarà perciò reso conto che con la chiusura di queste piccole aziende,   i conti non possono tornare, purtroppo il misfatto e fatto, il suo ottimismo non  può bastare  a  porne  un qualche   rimedio.
Avendo avuto in Lei un iniziale fiducia,  sapevo che vi era la possibilità di salvare la “barca Italia”,     ho invano sperato in un suo  ravvedimento,   purtroppo sono rimasto deluso, Lei continua  imperturbabile nel suo cammino suicida.
Errare  humanum est, perseverare autem diabolicum
Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna
SE RENZI VINCE LE PRIMARIE
Nel caso che Renzi vincesse  le primarie, si avrebbero   ripercussioni  particolarmente  favorevoli per il Partito Democratico.
1)Moltissimi cittadini italiani,  intenzionati a votare Grillo, voterebbero Renzi,   e perciò Pd.
2)Moltissimi  cittadini italiani, intenzionati a disertare il voto, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
3)Alcuni elettori del centro destra, politicamente delusi  dal comportamento di alcuni  componenti dei loro partiti, voterebbero Renzi, e perciò Pd.
4)Molti voti a Renzi, e perciò Pd, impedirebbero di fatto una    non impossibile vittoria del centro destra.
5)Si tenga pure presente che il  popolo è molto arrabbiato e sfiduciato,   la presenza di Renzi, cioè la speranza di qualcosa di nuovo, servirebbe  ad evitare scontri, conflitti e sommosse che potrebbero mettere in discussione la vita democratica della nostra nazione.
Tutto questo porta “acqua”,  in particolare,  al “mulino” del Pd, perciò mi riesce difficile capire la  ragione per cui la segreteria di  questo partito, si stia mobilitando per impedire la vittoria di Renzi alle primarie.
Si tratta di una  mobilitazione che potrebbe arrecare al partito danni forse irreparabili, infatti con l’inevitabile acutizzazione della battaglia,  potrebbero non mancare   dure accuse all’indirizzo di Renzi.
Attenzione, le accuse sono una arma a doppio taglio, se corrette, servono alla comprensione, ma se fossero   dettate da spirito demonizzatore,  le conseguenze per il Pd, sarebbero devastanti, Renzi e moltissimi di quelli che si recheranno a firmarlo, potrebbero   allontanarsi dal Pd.
Si cadrebbe dalla padella alla brace
DEBITO PUBBLICO   E    L’ EVASIONE FISCALE DEI LAVORATORI AUTONOMI
L’Erostat, ufficio statistico  dell’unione europea, ha comunicato ai nostri “salvatori della patria” che il debito pubblico italiano è salito al 126,1% ,     che salvo drastiche contromisure,  crescerà ancora,  e che il grado di sostenibilità sta per essere  superato.
Eppure  qualcuno ci aveva assicurato che i “conti”erano saldamente sotto controllo.
Il problema debito pubblico è ben presente nelle intenzioni del governo, come pure  nei programmi elettorali dei vari partiti, come pure negli editoriali dei vari commentatori politici. 
Tutti  questi mettono in evidenza che si tratta di una pesantissima  “palla al piede”  che impedisce lo sviluppo sociale ed economico  dell’Italia.
  Correre ai ripari  non è solo una impellente  necessità di ordine economico, ma anche un dovere morale, occorre evitare  che l’onere  ricada sulle generazioni future, cioè,  che queste  siano costrette a pagare errori,   da loro non commessi.
Fioccano le proposte  per ridurlo: vendita beni dello stato, lotta agli sprechi,  tetto a stipendi e pensioni d’oro,   scovare i falsi invalidi, ridurre i privilegi della caste.
Si  tratta di proposte  che se rese operative ridurrebbero drasticamente il debito e non avrebbero controindicazioni.
Ma vi è una proposta, che pur avendo trovato unanimi consensi,  contiene molte controindicazioni, e che, se resa operativa senza le necessarie precauzioni, potrebbe provocare danni devastanti.
Come è tristemente noto, la “cura” che più di altre viene invocata per ridurre il debito pubblico  è la sistematica eliminazione  dell’evasione praticata dai lavoratori autonomi
  Al seguito di una ben orchestrata campagna mediatica,    in prima fila  alcuni dirigenti sindacali,   si è riuscito ha  far credere    che senza la totale  eliminazione di  questo tipo di evasione,  il debito pubblico non può essere ridotto. 
 Come pure si è riuscito a far credere che  eliminando tale evasione,  il debito pubblico automaticamente scomparirebbe.
Se  le parole hanno un senso, il messaggio  lanciato da questi  “interessati” commentatori è questo:  i lavoratori autonomi sono quelli che hanno fatto salire  il debito pubblico, tocca a loro farlo scendere. 
A parere di questa “corrente di pensiero”,  il messaggio si presta ad  essere letto anche con  una altra chiave di lettura:     se i lavoratori autonomi diventassero tutti dipendenti, scomparirebbe il nucleo più importante della  evasione fiscale e conseguentemente scomparirebbe anche il debito pubblico.
I fatti smentiscono questa assurda teoria: considerato che ogni giorno chiudono l’attività un migliaio di autonomi, se la teoria fosse esatta,   significherebbe anche l’automatica scomparsa di   un migliaio di evasori, che, con la  conseguente  riduzione dell’evasione fiscale da loro praticata, dovrebbe essere seguita  da  una sostanziale  riduzione del debito pubblico.
Contrariamente  a ciò che si vorrebbe far credere,   al seguito di tali  chiusure, il debito pubblico,  invece di diminuire, aumenta,  e se non si arresta  questa vera e propria “mattanza”,  sarà condannato ad aumentare all’infinito.
Non mi pare che occorresse questa plateale constatazione per rendersi conto di come stanno veramente le cose, era sufficiente dare uno sguardo  alla situazione in cui si erano  venuti  a trovare i paesi dell’Est europeo, nonostante che non vi fossero lavoratori autonomi, perciò  totale mancanza  di evasione,   tali paesi sono finiti ugualmente in miseria.
Non capisco la ragione  di questa premeditata criminalizzazione  dei lavoratori autonomi, forse questi commentatori  ignorano la vera consistenza dell’evasione, sarà bene perciò informarli.
Grazie ad una ricerca effettuata dalla associazione contribuenti italiani, è possibile conoscere l’ammontare della evasione per ogni categoria.
Le cifre riportate  sono state desunte dall’incrocio di dati rilasciati da banche centrali, da istituti di statistica, da alcuni ministeri e dalle polizie tributarie.
Su 180 miliardi di evasione stimate  in un anno, queste sono le cifre corrispondenti:
1)Economia criminale( mafia e malavita): 78 miliardi di euro.
2)Grandi aziende: 38 miliardi.
3)Economia sommersa( doppio lavoro dei lavoratori dipendenti e lavoratori provenienti da paesi extraeuropei: 34  miliardi
4)Società di capitali:22 miliardi.
5) Autonomi e piccole imprese: 9 miliardi.
Trattandosi di stime, ognuno può giustamente farne i commenti che ritiene più opportuno, l’unico commento che mi sento di fare è che l’evasione degli artigiani e delle piccole aziende  sarebbe solo il  5 x cento  dell’intera presunta  somma evasa.
Al seguito del sopradetto, sento il bisogno di  rivolgere un accorato appello a quelli  che detengono  il potere in Italia, si tratta di un vero e proprio  SOS:  45 mila piccole aziende hanno già chiuso “per tasse”, perciò prima che sia troppo tardi, occorre ridurre   la pressione fiscale a quelli che non hanno ancora chiuso, in caso contrario la “barca” Italia affonderà e non ci saranno  superstiti.
IN  ITALIA CI SONO TROPPI “CIECHI”
Quotidianamente apprendiamo che i finanzieri hanno scoperto dei falsi ciechi, cioè persone che dovevano essere non vedenti, ma che invece leggevano il giornale, guardavano l’orologio, attraversavano la strada senza alcun aiuto, non avevano il bastone bianco e  non erano accompagnati, ma,  nonostante ciò, ricevevano un assegno per   cecità totale.
Gli   abitanti dei quartieri dove abitano  questi falsi ciechi, non hanno  visto che questi non erano  ciechi, forse  gli abitanti di questi quartieri sono  pure loro tutti  ciechi.
Le persone che ricevano l’assegno di accompagnamento, essendo ciechi, non avevano visto che questi ciechi,  non erano ciechi.
 Non si riesce a capire   come questi  “ciechi” siano riusciti a farla franca, infatti  sono riusciti a fare in modo che nessuno si accorgesse che loro non erano ciechi. 
Non se ne sono   accorti quelli che hanno scritto la domanda, per esempio  i sindacalisti o chi per loro, in quanto tutti ciechi,  cieco il medico di base che ha fatto la necessaria richiesta per la visita,  naturalmente completamente ciechi i componenti della commissione  che hanno  giudicato il grado di  cecità.
 Come è noto un buon numero di dipendenti pubblici, pur avendo firmato il cartellino, sono stati trovati lontani dal posto di lavoro, ma nessuno dei loro colleghi avevano visto la sedia vuota, purtroppo tutti ciechi.
Ogni capitolo di spesa pubblica, compreso i soldi dati ai partiti, ha  per legge,  un  organismo di controllo, ebbene i componenti   di questi  organismi  non sono  in grado, in quanto tutti ciechi, di vedere la lunghissima serie di    spese ingiustificate, che quotidianamente apprendiamo  dai giornali.
L’elenco delle gesti dei “non vedenti”,   ma  pagati per vedere, sarebbe lunghissimo.
Attenzione a girare:   ovunque possiamo  incontrare dei ciechi.
Senza alcun dubbio l’Italia   è il paese del mondo che ha più cechi.
C’è un proverbio che dice” ladro è chi ruba e ladro è chi tiene il sacco”, ebbene  giustamente apprendiamo dai giornali che  saranno puniti quelli che hanno “rubato” ,   ma non ho ancora letto nei giornali  che altrettanto giustamente saranno  puniti anche quelli che hanno “tenuto il sacco”.
Nonostante profondi studi non è chiara la ragione di questa diffusa cecità, ma a parere di qualche “addetto ai lavori”  non sarebbe altro che le conseguenze del troppo “ungere le ruote”.
Considerato che si tratta  di un grosso  problema ,  sicuramente sarà promossa   una campagna “per la vista”,  tutti gli italiani dovranno obbligatoriamente  effettuare una visita “oculistica”.
Sicuramente il governo  presenterà  alle camere  un provvedimento d’urgenza. Speriamo  che  i ministri   non siano  pure loro tutti ciechi.
GRILLO,  LA TELEVISIONE ED I PARTITI
Grillo ha deciso che i componenti del movimento 5 stelle non devono partecipare ai vari dibattiti televisivi. A parere di molti esponenti dei partiti tradizionali, sarebbe una scelta “antidemocratica” in quanto non darebbe la possibilità  ad una parte della popolazione italiana di conoscere  le proposte di un partito  che alle prossime elezioni potrebbe  mettere in parlamento  un centinaio di parlamentari.
Dare la possibilità a tutti i cittadini, anche quelli che non sono collegati ad Internet, di conoscere le proposte dei grillini, sarebbe sicuramente una cosa utile, ma che  siano  gli  esponenti dei vecchi partiti a sollevare il “problema” ,  considerandolo  addirittura un  rischio per la democrazia, è  una cosa ridicola.
Che  questi politici  non abbiano più  argomenti credibili, si sa da tempo, ma che  per attaccare qualcuno usino tali argomenti, significa offendere l’intelligenza degli italiani.
Un rischio per la democrazia sarebbe   se a qualcuno   venisse negata  la possibilità di far conoscere i propri   programmi, ma non se qualcuno, per  ragioni sue,  li fa conoscere    con i mezzi che ritiene più opportuno.
 A questi  “puritani”o  “difensori della democrazia”,   mi preme ricordagli una cosa, ma potrei ricordargliene altre: a metà degli anni settanta, il gruppo del Manifesto, un gruppo uscito dal Pci,  ritenne opportuno presentarsi alle elezioni politiche e nonostante che fosse presente in quasi tutti i collegi elettorali italiani,  non gli fu permesso, decisione presa  dai  partiti che detenevano il potere sulle  tre uniche reti,  di  presentare il loro programma alla televisione.  Quella fu una  scelta antidemocratica.
Molte sono le ragioni per cui i grillini  devono declinare l’invito  di  partecipare a tali dibattiti, infatti lo scopo  dell’invito non è quello di fare una utile informazione, ma piuttosto  di fare opera di”sputtanamento” sia personale, che al loro movimento.
Tutti sappiamo come sono organizzati tali dibattiti, i conduttori, salvo lodevolissime eccezioni,  sono “schierati” verso un ben preciso schieramento politico, perciò lasciano  ad alcuni la possibilità di spiegare il loro punto di vista, senza alcuna interruzione,  mentre ad  altri , oltre che dare   poco spazio,  li interrompono  continuamente.
Perciò, in considerazione del sopra detto e del fatto che la stragrande maggioranza dei grillini, pur essendo persone  oneste, politicamente parlando sono dei “novizi”, ecco  che entrando in dette  “tane” ed essendo  costretti a confrontarsi con delle vecchie” volpi” , farebbero la fine dei “polli”.
Quando i grillini saranno in parlamento,  giustamente la popolazione vorrà conoscere  le leggi  o le regole che questi  saranno  intenzionati a votare, ma come è consuetudine,    le sedute parlamentari vengono seguite in diretta Tv, perciò chi volesse  potrà  seguirne lo volgimento.
Sentire i politici che danno dell’antidemocratico a Grillo, è il classico caso  delle volpi che fanno le correzioni alle galline.
Non vorrei essere frainteso, non sono un grillino, se Renzi vince le primarie, voto Renzi, se non vince, come faccio da decenni, non voto.
Sgubbi Giuseppe ex artigiano
“BEATI” I   NULLAFACENTI  E “BEATI” I FURBI
Questa è la società di chi ha deciso di essere un nullafacente. Il nullafacente  si è reso conto  che questa società non merita  il lavoratore, non merita l’onesto, non merita quello che si vergogna di essere un mantenuto, non merita quello che ritiene opportuno fare il proprio dovere. Paradossalmente  si può dire che la società italiana non merita quello che ha deciso di essere un cittadino italiano con la  C   maiuscola.
 Naturalmente non posso  condividere il comportamento del  nullafacente, questo non ha coscienza, questo non può guardarsi allo specchio senza arrossire, questo deve sapere   che quello che lui non fa, sarà costretto a farlo  chi già sta facendo il proprio dovere, perciò dovrebbe vergognarsi.
Portiamo qualche esempio di queste “furbizie”.
“Furbo” è chi  essendo un lavoratore del pubblico impiego, approfittando della colpevole  complicità di chi ha  il compito di controllarlo, timbra  il cartellino e non va a lavorare.
Chissà se questo “furbo” si rende conto  delle conseguenze del suo gesto.  Non solo in quanto riceve uno stipendio non dovuto, ma in particolare per l’intralcio che crea alla collettività, infatti crea grossi problemi al volenteroso che per poter svolgere la sua attività ha  bisogno  di un timbro, oppure di un permesso. Chissà se questo tipo di “furbo” è al corrente del fatto che se riceve lo stipendio è proprio grazie alla persone che quotidianamente  intralcia! Con che diritto questo “furbo” si lamenta del degrado della società?
I danni provocati da questi  tipi  di “furbi”, non sono  facilmente quantificabili, quando si dice che  la riforma burocrati non è più rimandabile, si intende  anche mettere fine a questa vergognosa pratica. 
 Dotati di una discreta “furbizia” lo sono anche quelli che per vivere hanno scelto di diventare  dei politici di” professione”.
Questi sanno che  per fare i politici dovranno prima o poi  mettere in discussione la propria coscienza. Ma questi sanno  pure che il mestiere del politico è un mestiere ben remunerato, ma in particolare che  viene dato  a loro  un potere immenso.   Giustamente Andreotti diceva che il potere non  logora  i detentori del potere, ma logora i sudditi.             Purtroppo non sempre il potere viene dato a persone di grande capacità, l’unico requisito  che si richiede è “cieca ubbidienza” al segretario politico.   I politici di professione sanno pure che  “la cieca ubbidienza” sarà successivamente premiata, mal che vada  un posto  da “funzionario” non mancherà mai.
Non a caso il finanziamento pubblico ai partiti non sarà dai partiti completamente eliminato, ne hanno bisogno  anche per stipendiare  i loro  “fedeli servi”.
 Il politico può giustamente dire  che il potere gli viene dato anche  dalla “volontà popolare”,   ma di questo ne stanno approfittando troppo, non si può impunentemente  tradirla.
Con questo non si vuol dire che si può  vivere senza la politica, questa occorre,  senza  sarebbe anarchia, ma i cittadini non sono più disponibili ad assistere a dei cosi poco edificanti comportamenti. 
  Considerato che si è esagerato, cioè si è  toccato il fondo, e considerato che la pazienza degli italiani “non è riciclabile”, vi sono buone ragioni per credere  che non sarà lontano  quel giorno che   qualcuno dirà a  questi   politici, agli assenteisti,  e naturalmente ai   “furbastri” di ogni genere, che  “la ricreazione è finita”.
 L’elenco dei “furbi”  è fin troppo lungo, ve ne sono in tutti i campi e di tutti i tipi, ho ricordato solo  quelli in quanto essendo  io tutto il contrario di un “nullafacente” e di un “politico di professione”, sono quelli che più di altri mi hanno ostacolato. 
Fortunatamente  in Italia vi sono pure  delle persone che prima della convenienza  hanno ritenuto opportuno pensare alla coscienza, cioè  che hanno ritenuto opportuno fare “il proprio dovere”.
Penso a chi, avendo bisogno di una abitazione, invece che chiederla alla associazione case popolari, ha fatto di tutto, con immensi sacrifici, per  farsela da solo,  se continua di questo passo molti dovranno venderla.     Penso a chi, invece di chiedere il lavoro ad altri, se lo è creato da solo, con tutte le conseguenze  che ne derivano, cioè è diventato autonomo, se continua di questo passo, molti saranno costretti a chiudere per tasse. 
Delle persone che stanno facendo   il “proprio dovere”  ce ne sono tantissime, ho ricordato solo queste in quanto essendo  io uno di loro,  li conosco nel bene ed in particolare  nel male.
Questi “non furbi” invece di essere dalla società premiati, sono dalla società “criminalizzati”con incredibile accanimento, non mi sorprendo se alcuni di questi, non avendo trovato l’antidoto contro la nausea, hanno deciso  di espatriare.   
Un commento  al riguardo dei nostri governanti: sarebbe assurdo sperare che questi, in massima parte pure loro  “furbastri”,   richiamino i “furbi” al rispetto delle regole, al contrario, li difendono.
Abito in Romagna, tempo fa le nostre contrade erano  infestate da un bandito, Stefano Pelloni,  detto il Passatore, ebbene al confronto dei nostri governanti, mi stò convincendo che  questo era un  “santo”.
Non sarei affatto sorpreso se   qualcuno  proporrà  la “beatificazione”  di Stefano Pelloni.
AL SEGUITO DELLE PRIMARIE DEL PD
Le primarie si sono concluse, si sa chi ha vinto, chi ha perso e  chi sarà per la sinistra il candidato a  primo ministro.  Essendo questa una iniziativa  portata avanti dal Pd, giustamente  questo partito può esserne fiero,  una iniziativa  che tutti  i partiti si apprestano a “copiare”.
 Il movimento di Grillo le ha già fatte, il PDL  le stava facendo, vi sono buone ragioni per ritenere che da ora in avanti ogni scelta dei partiti sarà fatta a “suon di primarie”.
Le primarie  del Pd sono terminate,  per qualcuno  queste  sarebbero già  “materiale da archivio”.
Non è così, se facciamo una attenta analisi ci renderemo conto che  per almeno un decennio, la politica, l’economia,  la democrazia italiana e tutti gli avvenimenti che ci riguarderanno,   saranno  condizionati dal risultato di queste primarie.
Facciamo una breve rassegna  su ciò che è accaduto, su ciò che sta accadendo, su  ciò che potrà  accadere e su ciò che avrebbe potuto accadere, se le primarie avessero avuto un risultato diverso.
IL MOMENTO IN CUI SONO STATE INDETTE.
Queste per il Pd,   non sono state le prime primarie, ma a differenza delle altre,  sono state indette in un periodo particolare della vita italiana, grave crisi politica, grave crisi economica, grave crisi morale, conseguentemente non  sono state solo  un “affare interno” della  sinistra,  ma  hanno “interessato”  la quasi totalità degli elettori italiani.
Pur essendo vero che a firmare sono andati  solo 3.500.000 persone, è anche vero che almeno altri 35 milioni sono stati direttamente o indirettamente coinvolti.
Persone che non si sono mai interessati di politica,  spinti dalla crisi, spinti dalla necessità di capire  cosa dovranno aspettarsi dal futuro,  hanno seguito con grande interesse il dibattito  delle primarie con la speranza di  conoscere il “da farsi”.     Prossimamente, magari in occasione delle prossime elezioni politiche,   sapremo cosa hanno appreso,   di sicuro  non mancheranno sorprese.
SE AVESSE VINTO RENZI
L’apparato del Pd  si è mobilitato per far vincere Bersani, questo significa che tale apparato si è preso una grande responsabilità, sia nel bene che nel male.
Visti da sinistra sono già accadute alcune cose non  particolarmente piacevoli: l’entrata in campo di Berlusconi  e la  conseguente  “crisi”  del governo Monti.   Se vinceva Renzi ,  sicuramente tutto  questo non sarebbe accaduto.
Se Renzi vinceva le primarie,  molto probabilmente avrebbe, con largo margine,   vinto pure  le prossime elezioni politiche,  ed avrebbe avuto  la possibilità  di  fare un governo  senza bisogno di inciuci,     inciuci che invece sarà costretto a fare Bersani.
Renzi era in grado di raccogliere  votanti da ogni parte,  da destra, dal centro,  ma in particolare dai delusi dalla politica, (intenzionati a non votare,    intenzionati a votare Grillo).
Come è noto,    numerosissime sono  persone  che hanno perso la fiducia su tutto, si tratta di persone che potrebbero commettere atti inconsulti, ebbene la presenza di Renzi  poteva dare a loro  qualche
speranza.
Le conseguenze “positive” della vittoria di Renzi, sono conosciute da tutti:una non più rimandabile “rottamazione”(chi è stato al governo 20 anni deve cambiare mestiere), e “salvare” dalle tasse le piccole imprese. Queste sono l’unico “motore” che  può  permettere alla “macchina” Italia di ripartire.
Purtroppo  Renzi non ha vinto, conseguentemente può accadere di tutto,  spiacevoli eventi potrebbero creare altri  eventi, che possono  mettere in discussione la stabilità democratica del nostro paese. Senza alcun dubbio il risultato delle primarie avrà ripercussioni anche a livello europeo.
Per il Pd e purtroppo anche per  l’Italia, il risultato delle primarie è stato un “autogol”.
Con questo non si intende dire che tutto quello che di grave accadrà, debba essere necessariamente attribuito  all’apparato del Pd, ma vi sono buone ragioni per credere che se questi  non  avessero strettamente  “consigliato” di firmare per Bersani, il risultato sarebbe stato diverso e diversi  i risultati.
LE PARLAMENTARIE DEL PD: “L’APPARATO” HA PRESENTATO IL “CONTO” A BERSANI.
Come è noto nelle giornate del 28 e 29 dicembre, il popolo della sinistra  è chiamato  ha designare  i candidati  per le prossime elezioni politiche.
Le intenzioni degli organizzatori sono ottime, una volta tanto, i candidati non saranno  designati dalla segreteria politica, ma dagli elettori.
Purtroppo, come è capitato altre volte,  le buone intenzioni non sempre vanno a buon fine, infatti, come in questo caso, vi sono buone ragioni per pensare  che andranno a “farsi benedire”. 
Se diamo uno sguardo  alle “regole”,   ai “paletti”,    alle “eccezioni”, agli “intoccabili”,  alle “deroghe”, ci rendiamo conto  che il popolo è chiamato  a scegliere  i candidati, in una “rosa” scelta da altri. 
Troppi gli ostacoli artificialmente creati,  senza alcun dubbio ancora una volta c’è stato lo “zampino” dell’apparato. L’intervento  dei componenti dell’apparato era ampiamente previsto,  questi hanno aiutato Bersani a sconfiggere  Renzi, conseguentemente hanno presentato  a Bersani il conto, un conto molto “salato”. Notoriamente l’apparato non fa niente per niente.     Bersani, seppur a malincuore  ha dovuto arrendersi”senza condizioni”: una decina di “intoccabili” hanno chiesto per presunti meriti acquisiti, la  deroga di non essere obbligati a rispettare le regole, perciò, diversamente dagli altri “mortali”, possono concorrere  per una altra legislatura.  
Bersani ha ceduto anche al riguardo di un importante “filtro”, saranno le segreterie provinciali ha decidere  quali saranno i nominativi  che possono chiedere il responso elettorale.     Per i “Renziani” sono previsti tempi duri.
 Bersani è riuscito a spuntarla in un solo punto, è riuscito  a tenere per sé  alcune “sedie” che potrà usarle come riterrà opportuno. Sedie che possono servire per fare entrare in parlamento  persone di un certo livello, come  possono pure  servire come un grimaldello per eliminare qualcuno che non gli è “simpatico”,  come pure  per fare opera di “ripescaggio”.  
Le parlamentarie di Grillo  sono state accolte con  sorrisini ironici,    ma nonostante ciò  anche delle casalinghe  hanno potuto diventare candidate ad un seggio parlamentare. 
Domanda. una casalinga  tesserata Pd,  quante probabilità avrà per arrivare a tanto?   Considerate   le forche caudine a cui sarà chiamata a superare,  senza un “provvidenziale”  aiuto dall’alto,  le probabilità saranno  praticamente nulle.
Qualcosa mi dice che  questa volta, nonostante tutto,   non mancheranno le sorprese, intanto  queste, confrontate con quelle di novembre, sono molto più complicate,  perciò  il numero dei partecipanti potrebbe essere  più basso, ma lo saranno in particolare in quanto la stragrande maggioranza degli elettori  è nauseata dal comportamento dell’apparato, è stanca dei loro privilegi. Da un po’ di tempo a questa parte, questi hanno iniziato a controllare il  comportamento dei loro parlamentari,  hanno notato come questi si sono comportati in occasione  del taglio ai grossi stipendi, come pure si sono comportati in occasione del salvataggio dei loro vitalizi,  perciò non vedono la ragione di   continuare pazientemente  a stringere  la cinghia, senza reagire.    Una cinghia che fra l’altro  non ha più niente da stringere. Molti di
questi elettori, alla luce di queste constatazioni,   sono intenzionati  a  disertare queste  primarie. Sarebbe un  gravissimo errore, occorre presentarsi, dare uno sguardo ai nominativi, vedere  se per caso vi sono alcuni  “rottamatori” e in tal caso dare a loro la possibilità,  di essere eletti. Per salvare il “salvabile”occorre partecipare, in caso contrario saremo costretti a vedere sempre le solite facce.
 L’apparato deve rendersi conto che non potranno  continuamente durare a farla franca, devono rendersi conto che la pazienza del popolo della sinistra non è riciclabile, che non potranno continuamente rimandare l’indispensabile diverso modo di far politica, più volte promesso, ma mai mantenuto.  Alcuni di loro, nonostante i “paletti”  che hanno voluto mettere,     non potranno evitare di essere meritatamente “bocciati” .
Un discreto  numero  di appartenenti all’apparato,   hanno deciso di non ricandidarsi, questi non lo hanno fatto in quanto non si sentono più in grado di sopportare  le “fatiche apostoliche”che la presenza in parlamento richiede, ma in quanto si sono resi conto che tira una “brutta aria”.   Hanno capito che la ricreazione è finita,  che presentarsi nelle piazze  significa poter ricevere qualche insulto, se non qualche pomodoro, se non qualcosa di più pesante.    Il loro sarà  comunque un abbandono, senza rimpianti
L’apparato ha fatto  di tutto   per  frenare  il rinnovamento,   ma non sarà lontano quel giorno  che a furor di popolo,  le parlamentarie  saranno indette, non per eleggere qualcuno, ma per eliminare qualcuno,    in tal caso il successo di presenze  sarà assicurato in quanto parteciperanno anche gli invalidi.
Sgubbi Giuseppe Solarolo

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