Non
molto tempo fa, con tre articoletti, Quintario una
importantissima strada della centuriazione
romana,
Leggendo
il catasto Faventino, e I confini in epoca romana,
ho sollevato il problema QUINTARIO. Non ho fatto altro che far
conoscere agli studiosi ciò che avevo appreso sul quintario, al
seguito di trentennali ricerche effettuate sulla centuriazione ove
io abito, Solarolo provincia Ravenna.
Naturalmente
ho precisato che per poter fare delle affermazioni di un certo
spessore, occorreva estendere l’indagine anche verso altre zone
del mondo romano. Essendo stato invitato a tenere conferenze
in zone extra romagnole, ed avendo potuto effettuare utilissimi
confronti con altre zone centuriate, ho la possibilità di fare
alcune utili precisazioni e di aggiungere qualcosa a quello già
detto nei sopra citati articoli. Pertanto, ciò che riporterò
in questo articolo, sono i risultati delle mie ricerche, fino
ad ora conseguiti,
perciò risultati ancora provvisori , in quanto, a mio modesto
parere, il “problema quintario” , è ancora ben lontano dall’
essere definitivamente risolto.
Anticipo
i risultarti conseguiti, che naturalmente nel corso
dell’articolo cercherò di spiegare nei minimi particolari, al
riguardo della sistemazione dei quintari, ho affermato, senza tema
di essere smentito, che in alcune aree centuriate è stato usato lo
“schema Frontino”, un quintario ogni quattro centurie, in
altre è stato invece usato lo “schema Igino Gromatico” , un
quintario ogni cinque centurie. Naturalmente non posso escludere che
in “altre” aree siano stati usati altri “schemi.” Per
quanto riguarda la numerazione delle strade, sia le centuriali che i
quintari, “barcollo ancora nel buio”, infatti ho aggiunto
“ipotesi alle ipotesi”. La prima cosa che intendo
sottolineare è la “colpevole latitanza “ degli studiosi, al
riguardo di questo importante aspetto della centuriazione. Porto
un esempio che ne descrive l’evidente trascuratezza, prendiamo
in mano il bellissimo volume Misurare
la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano.
Modena, dicembre 1983- febbraio 1984. Questo libro contiene saggi
di qualificatissimi studiosi della centuriazione romana: Settis,
Gabba, Capogrossi Colognesi , Tozzi, Favory, Laveque, Chouquer,
Carandini, Castagnetti, Vallat, Pagano, ed altri, ma fino a
pagina 128 non troveremo la parola quintario,
la troveremo in alcune pagine successive, ove ci si limita a far
presente che in epoca romana, fra le altre strade, venivano
tratteggiati pure i quintari. Decisamente troppo poco. Di questi
esempi potrei portarne a decine, infatti, in moltissimi articoli
sulla centuriazione, tale parola non compare. Mi rendo
perfettamente conto che per rintracciare i quintari si incontrano
grande difficoltà: la pratica della centuriazione ha durato
almeno 600 anni, nel corso di un cosi lungo periodo tale pratica
è stata regolata da diverse disposizioni di leggi , gli
agrimensori sono stati costretti ad adattarsi ad innumerevoli e
diverse situazioni paesaggistiche, situazioni paesaggistiche che
nel corso dei secoli hanno sicuramente subito ulteriori
trasformazioni, perciò non è possibile rintracciarli basandosi
solamente nei segni che queste strade hanno lasciato sulla terra.
Si tenga anche conto che, al riguardo di tale pratica, gli
agrimensori ci hanno tramandato ben poco, perciò alla luce di
queste considerazioni, non deve sorprendere se non esiste una
“regola aurea”che descriva lo schema usato per tracciare i
quintari, una regola che avrebbe potuto favorire un facile
rintracciamento. Questo però non deve giustificare il
disinteresse verso questo importante aspetto della centuriazione,
infatti la bibliografia, al riguardo del quintario, è
praticamente inesistente. Nel corso delle conferenze che ho
effettuato, ho cercato di descrivere nei minimi particolari quelle
che a mio parere sono state le funzioni del quintario, che
brevemente sintetizzo: strade di grande traffico nell’interno degli
ager, perciò usate sia da quelli che potremmo chiamare “pubblica
utilità”, ma, nella occorrenza, usati anche per spostamento di
truppe. Lungo il loro tragitto sono stati costruiti i vici , i pagi
ed eventuali agglomerati umani, funzioni catastali e postali,
delimitazione dei saltus, una di queste strade era riservata alla
transumanza, cioè i calles, diventati in epoca medioevali i
tratturi.
Ma
la funzione più importante che aveva il quintario era quello di
segnare i confini degli ager, sul come veniva segnalato questo
importante confine, si e detto tutto ed il contrario di tutto,
fiumi, cippi, diversa orientamento della centuriazione, distanza
equidistante, ecc, il fatto stesso che ogni studioso ha fatto al
riguardo proposte diverse, la dice lunga sulla comprensione del
come veniva effettivamente tracciato.
Uno
sguardo alla situazione attuale, conferma che effettivamente i
quintari hanno avuto le funzioni che ho appena accennato, infatti
su queste antiche strade si trovano le pievi, le parrocchie, i
castelli, i santuari, piccoli e grandi agglomerati umani. Molti
confini provinciali e comunali sono tuttora contrassegnati dai
loro antichi percorsi. Non credo che tutto questo possa essere
annoverato fra le “inspiegabili coincidenze”. Alla luce
di queste considerazioni, mi pare che il problema quintario,
meriti di essere approfondito in quanto permette di aprire una
importante “finestra “ sul nostro passato, infatti offre
concrete possibilità di rintracciare gli antichi agglomerati
scomparsi, sia di epoca romana che di epoca altomedioevali.
Come
rintracciare i quintari Iniziano
questo non facile compito analizzando quel poco che ci hanno
tramandato i gromatici, per vedere se è possibile trarne qualche
utile indicazione: Igino Gromatico ci fa sapere che dalla
sistemazione dei quintari doveva scaturire un saltus quadrato di
25 centurie, cinque centurie per ogni lato. Da Frontino
apprendiamo che per una insieme di ragioni, forse per errore, sono
scaturiti anche dei saltus di 16 centurie, perciò un quintario
ogni quattro centurie. Esistono anche altre proposte ed altri
esempi, ma da quello che ho potuto constatare, nella stragrande
maggioranza delle centuriazioni sono stati usati le indicazioni
di Igino, oppure gli “errori” segnalati da Frontino.
Sono
fermamente convinto che il saltus corretto sia quello consigliato da
Igino, non solo perché il significato della parola quintario
significa uno ogni 5 centurie, ma anche perché solo con tale
saltus è possibile effettuare una corretta variazione della
centuriazione. Nel corso delle conferenze che ho effettuato, mi
sono lungamente soffermato sul significato e sulle molteplici
funzioni dei saltus, un aspetto che tralascio,
in quanto per rintracciare i quintari, scopo primario di questo
articolo, occorre approfondire ben altri aspetti.
Cerchiamo
ora di dare una risposta ad una importante domanda: considerato
che l’apparato stradale romano aveva come punto di partenza e di
riferimento il decumano massimo ed il cardine massimo, il
conteggio delle strade per poi tracciare il quintario, da dove
iniziava? A parere degli agrimensori e dei pochissimi studiosi che
si sono interessati di questo problema, il conteggio doveva iniziare
con l’inclusione del cardine o decumano massimo, cioè contare
anche quello. In apparenza, doveva essere una operazione facile,
ma evidentemente non lo era, più spesso di quello che si crede
e per ragioni che non conosciamo, come i fatti dimostrano,
l’operazione deve avere incontrato delle enormi difficoltà.
Difficoltà giustamente evidenziate da Igino Gromatico, questi,
sicuramente uno dei più preparati agrimensori di epoca romana, si
chiede e chiede, se la prima linea alla destra del cardine o
decumano massimo debba essere chiamata prima, oppure seconda.
Considerato che anche Igino consiglia l’inclusione, la domanda
appare superflua e troppo ovvia la a risposta, se il conteggio
doveva iniziare dalla prima strada, la linea successiva doveva
essere considerata la seconda. Invece, come già detto, forse per
regole poco chiare, spesso venivano commessi errori.
Prima
di iniziare il conteggio delle strade, scopo rintracciare i
quintari, occorre rispondere ad una altra precisa domanda: in
epoca romana le strade come erano classificate e contrassegnate? La
nomenclatura attuale delle strade la conosciamo bene, ogni strada
è contrassegnata da iniziali. Una A ed un numero, per le
autostrade. SS con un numero, per le statali. SP con un numero e
con un nome, per le provinciali. SC senza alcun numero( in
verità occorreva), ma con un nome, per le comunali. In tale
maniera si riesce facilmente a distinguere le strade dalla più
grande alla più piccola. Ma la situazione in epoca romana non è
altrettanto chiara. Pur senza aver fatto particolari
approfondimenti, mi risulta che le consolari erano contrassegnate
con un nome, Emilia, Flaminia ecc. I decumani ed i cardini massimi
, venivano individuati con le semplici iniziali, DM (decumano
massimo), e KM ( cardine massimo). Le strade centuriali , cioè
quelle che delimitavano le centurie, venivano contrassegnate con
la iniziale K, se cardine, e con la iniziale D, se decumani,
seguite da un numero, e con la dicitura destra
oppure sinistra
a seconda della loro posizione rispetto ai cardini e decumani
massimi. A parere di qualche studioso, queste ultime strade non
venivano numerate, in quanto non avevano alcuna funzione.
Effettivamente, le centurie venivano contrassegnate con un numero,
senza aver bisogno di nominare le strade che le delimitavano, ma ,
considerato che se Igino ha sentito il bisogno di chiedere come
deve essere chiamata una di quelle strade, significa che , per
ragioni che non conosciamo, vi era la necessità di distinguere le
une dalle altre. L’incertezza rimane, una incertezza che riguarda
particolarmente i quintari, considerato che queste erano strade di
grande traffico, aventi pure funzioni postali e catastali, vi sono
buone ragioni per credere che oltre al nome quintario, nome dato a
questo tipo di strada, venisse pure numerato, sia per essere
distinto dagli altri quintari, sia che per essere facilmente
localizzato.
Più
avanti, nel corso delle “indagini preliminari” dovrò
volutamente omettere di sottolineare anche la necessita di
consultare anche ciò che altri hanno scritto al riguardo della
locale centuriazione, eppure la grande utilità è fin troppo
evidente, ma attenzione, al riguardo della sistemazione dei
quintari, alcuni scritti potrebbero essere fuorvianti. Porto un
esempio illuminante: ho sotto agli occhi il contributo del
padovano Legnazzi, riguardante la centuriazione fra Imola e
Faenza. Questi , fermamente convinto che tale centuriazione fosse
stata tracciata come nel padovano, cioè con lo schema Igino,
(tracciamento padovano comunque meritevole di essere verificato),
fece in modo che dalla sistemazione dei quintari, scaturissero dei
saltus di 25 centurie.
Questi,
non essendosi reso conto che in detta zona la centuriazione era
stata invece tracciata con l’erroneo schema Frontino, commise,
seppur involontariamente, una lunga fila di errori. Mi
sorprende una cosa, nonostante che da anni faccio presente agli
studiosi che la carta Legnazzi è inaffidabile, una inaffidabilità
ampiamente documentata, la totalità degli studiosi della attuale
centuriazione continua a riportare tale carta, come esempio di
“centuriazione romagnola”. Questo per dire che occorre
evitare di partire ” col piede sbagliato”.
Pur
tenendo conto che ogni area è “una storia a sé”, le
indicazioni che seguiranno, se seguite con attenzione, permettono,
come più volte è accaduto, di rintracciare i quintari, con
una certa facilità.
Per
prima cosa, dovremo fare alcune indagini preliminari, valide per
ogni area centuriata. Avendo trovato alcune tracce di
centuriazione, ricostruiamola tutta, per una area abbastanza
grande, più o meno come doveva o poteva essere, sia per il
verso dei cardini (Sud- Nord), che per il verso dei decumani (
Est-Ovest).
Fig.1
Area
centuriata con cardine e decumano massimo
Al
seguito di questa indispensabile operazione, disponiamo di una
mappa a forma di scacchiera della zona che vogliamo indagare, che,
fra l’altro, ci da la possibilità di fare una importante
verifica, rendersi conto con quale tipo di centurie è stata
tracciata tale centuriazione. La più comune era quella di centurie
da 20x 20 actus, cioè di circa 705 metri di lato, ma a volte
sono state usate centurie diverse, in tal caso occorre controllare
che la lunghezza dei lati abbiano una corrispondenza con gli actus,
se così non fosse, la centuriazione potrebbe anche non essere
romana. Ad ogni modo, per procedere occorre verificare con esattezza
quale tipo di centuria è stata usata. Due utili controlli: dopo
aver controllato se alcune strade tuttora praticabili,
corrispondono alle maglie della centuriazione, si controlli pure
se in alcune di queste si trovano allineati edifici religiosi,
(pievi, parrocchie, santuari), oppure edifici civili, ( castelli,
agglomerati piccoli e grandi), in quanto in tal caso potremmo aver
già individuato un quintario, ma per sincerarsene occorre, oltre
naturalmente al conteggio che sarà spiegato, fare uno scavo in
detta strada, se la larghezza è attorno ai 4 metri, potremmo dire
che siamo stati “baciati dalla fortuna” in quanto faciliterebbe
il proseguo della ricerca. Dovremo pure darci da fare, per
rintracciare il cardine ed il decumano massimo, impresa non
facile, il più delle volte queste due strade si incrociavano al
centro del forum romano, ma non sempre, in alcuni casi, per svariate
ragioni, si incrociavano fuori dal centro urbano, ma occorre
rintracciali. Il rintracciarli è una operazione praticamente
indispensabile. Sperando in un esito positivo.
Come
individuare correntemente i quintari se la centuriazione è stata
tracciata con lo schema Iginio Gromatico.
Fig.2
Saltus
di Igino Gromatico
Iniziamo
dal cardine o decumano massimo. Punto di riferimento di queste
strade è quello di effettuare la sistemazione dei quintari e di
iniziare l’eventuale numerazione delle strade, come a suo tempo fu
il punto di riferimento per iniziare la centuriazione.
L’individuazione
dei quintari è abbastanza facile, dopo 5 centurie troveremo il
primo quintario, dopo altre 5 il secondo, e cosi via. Così facendo
vengono a formarsi dei saltus di 25 centurie.
Più
problematico il conteggio e la numerazione sia delle strade
centuriali che dei quintari. A mio parere, contrariamente alle
indicazioni dei gromatici, e della totalità degli studiosi, il
conteggio NON deve iniziare dal Cardine o decumano massimo, se
proprio vogliamo dare un numero a questa strada, metteremo uno
zero. Conseguentemente la prima strada centuriale avrà il numero
uno ed altrettanto il primo quintario.
Qualcuno
potrebbe giustamente chiedere la ragione per cui il conteggio non
deve iniziare dal Cardine e decumano massimo. Domanda pertinente, una
ragione c’è, se fosse quello l’inizio, ci troveremmo nella
paradossale situazione, che ad una unica linea corrisponderebbe ben
tre strade: il cardine o decumano massimo, un quintario ed una
strada centuriate. Essendo tutte e tre incorporate in una unica
linea, come potranno essere citate in una mappa? Nell’impossibilità
ci citarle tutte e tre, sicuramente sarà citata solo la più
importante , cioè il cardine o il decumano massimo, e delle altre
due che ne facciamo? Le lasciamo lì, facendo confusione? Oppure le
cancelliamo? Sono fermamente convinto che alcuni agrimensori
romani si saranno resi conto che seguendo alla lettera le
indicazioni di Igino, cioè iniziare il conteggio sia dei quintari
che delle strade centuriali, includendo il cardine o decumano
massimo, avrebbero creato una confusione interpretativa,
confusione che col metodo sopra indicato, veniva eliminata.
Il
metodo è praticamente perfetto, le strade centuriali ci sono
tutte, e tutte progressivamente numerate, altrettanto i quintari.
Di
fronte a questo tipo di centuriazione, Igino troverebbe la risposta
al suo interrogativo, anzi non l’avrebbe neanche formulata.
Vi
sono molte tracce di questo tipo di centuriazione, cioè col saltus
da 25 centurie, ma sono convinto che al seguito di una attenta
indagine, constateremo che invece, più spesso di quello che
crediamo, sia stato usato l’erroneo schema Frontino, cioè
saltus di 16 centurie.
Come
individuare correntemente i quintari se la centuriazione è stata
tracciata con l’erroneo schema Frontino.
Fig.3
Saltus
Frontino
Anche
in questo caso, l’individuazione è facile, ogni 4 centurie un
quintario, percio saltus di 16 centurie. Che questa è la
sistemazione dei quintari, non vi sono dubbi, l’ho potuto
constatare nel corso delle mie ricerche, per quanto riguarda il
conteggio e la numerazione delle strade, la situazione si fa
complicata.
Abbiamo
già visto la confusione che si può creare iniziando il conteggio
dal cardine e decumano massimo, considerato che in questo caso è
stata usata tale pratica, non è facile ipotizzarne le conseguenze.
Tentiamo una possibile ipotesi, considerato che il primo quintario e
la prima strada centuriale, essendo incorporate ai cardini o
decumani massimi, non possono essere visibilmente numerate, dovremo
per forza numerare solo le successive, conseguentemente la prima
strada centuriale che troveremo, dovrà essere contrassegnata col
numero 2 , come pure con un 2 dovrà essere contrassegnato il primo
quintario. Ipoteticamente questo sarebbe il modo per “limitare”
i danni, ma rimangono molti interrogativi, che solo con il
ritrovamento di un catasto, avente questo tipo di centuriazione, si
potrà dare adeguate risposte.
La
centuriazione di Imola e Faenza è stata tracciata con questo
schema, errori e confusione compresi. Tracce di tale centuriazione,
sono state riscontrate anche altrove, Minturno, Terracina ed in
alcune zone della Francia, ma a mio parere è più diffusa di quello
che pensiamo.
Pur
senza spiegarne le ragioni, Frontino dice che questa è una
centuriazione “sbagliata”, aveva ragione, la confusione è ed
era evidente, due strade, pur essendo esistenti, non risultano nelle
mappe, non solo, con tale schema venivano formati dei saltus di
16 centurie, un saltus che mal si prestava a creare un diverso
orientamento centuriale.
Fig.4
Centuriazione
con diverso orientamento
Se
per una insieme di ragioni poteva esserci la necessita di cambiare
l’orientamento della centuriazione, per esempio, a causa della non
perfetta pendenza del terreno, oppure per creare un ben visibile
confine di ager, si ricorreva alla pratica qui presentata. In questa
maniera venivano risolti molti “problemi” fra cui il rovinare
il minor numero di centurie, e fare in modo che le strade dei due
ager continuassero a combaciare.
Per
far questo era indispensabile tracciare il confine con un quintario,
(ecco un esempio dimostrante che i confini di ager venivano
tracciati con dei quintari), e la centuriazione doveva essere stata
tracciata con lo schema delle 25 centurie. Come ben dimostrato dal
disegno, dopo 5 centurie di “apertura”, troveremo lo spazio
esatto di una centuria, dopo dieci centurie lo spazio esatto di due
centurie, dopo 15 centurie lo spazio esatto di tre centurie ecc. Con
un saltus formato da 16 centurie questo non era possibile, infatti
occorreva tagliare moltissime centurie.
Una
curiosità da tenere presente, da Varrone si apprende che esistevano
pure dei saltus formati da quattro centurie, un quintario ogni due
centurie, ebbene se queste quattro centurie venissero divise per 4,
le centurie diventerebbero 16 , come il saltus di Frontino, ma in
tal caso le centurie sarebbero più piccole.
Come
è noto, quando si dice che i quintari , hanno pure il compito di
delimitare i saltus, di 25, oppure 16 centurie, non sempre viene
specificato la superficie di tali centurie, come pure non viene
specificato se queste devono essere quadrate, oppure rettangolari,
considerato che vi sono tracce di almeno una ventina di diverse
centurie, i saltus delimitati dai quintari, potrebbero essere
diversi nella forma e nella superficie.
Come
si può notare rintracciare i quintari non è una “impresa”
facile, ma neanche impossibile. Il cercare di rintracciarli,
indipendentemente dal risultato, è pur sempre un approfondimento
che sicuramente migliora la conoscenza della propria centuriazione,
perciò, una azione utile.
Ultimissima
curiosità, potrebbe anche accadere di trovare due quintari
appaiati, cioè alla distanza di una sola centuria, ebbene in tal
caso il problema si complica. Nel mio territorio ho trovato una
situazione di questo tipo, ma penso di aver dato una esauriente
spiegazione: esistenza in loco di una antichissima via, che per un
certo periodo ha avuto anche funzioni transumanti, area interessata
da antichissimi confini e da due percorsi di fiumi. Naturalmente,
non è detto che in altri luoghi le ragioni siano identiche,
occorre studiarle.
Un
appello agli studiosi. Sono fermamente interessato a conoscere le
varie realtà locali, come pure sono interessato a conoscere i vostri
commenti. Gli antichi dicevano una cosa giusta:
I complimenti fanno piacere, ma non servono a niente, le critiche
non piacciono, ma sono utilissime.
Prego perciò sintonizzarsi sull’utile,
Buona
ricerca.
Sgubbi
Giuseppe Solarolo Ravenna Ulteriore mio recapito
Joselfsgubbus@libero.it
POSTILLA
Ad articolo ultimato e spedito ad
alcuni “addetti ai lavori”, uno studioso di Pavia mi ha scritto
rivolgendomi una serie di domande: ”per quale ragione,
nel conteggio delle strade del saltus di 16
centurie, lei ha ipotizzato la possibile scomparsa di due
strade, sia la prima centuriale, che il primo quintario?
Quali le controindicazioni se nel
conteggio venivano indicate entrambe le strade col numero uno,
come infatti è stato fatto nel saltus da 25 centurie?
Giustissime domande che giustamente
meritano una risposta. Considerato che non vi sono fonti che
spieghino il comportamento degli agrimensori, ho provato ad
immaginarlo e per prima cosa mi sono fatto due domande: i quintari
venivano tracciati subito, oppure in un secondo momento? La
numerazione delle strade veniva effettuata subito, oppure in un
secondo momento? La risposta alla prima domanda sembra ovvia,
sicuramente i quintari saranno stati tracciati subito, anche perchè
tale strada doveva essere più larga delle centuriali. Per la
seconda domanda la riposta è dubbiosa, subito o dopo? Se fatta
subito, potevano rendersi conto degli errori che stavano commettendo
e rimediare, per rimedio si intende fare invece il saltus da 25
centurie e conteggio relativo, se fatta dopo, constatavano gli
errori commessi, ma non vi era più la possibilità di rimediare.
Vi sono buone ragioni per credere
che la numerazione venisse effettuata in un secondo tempo, mentre i
quintari venivano tracciati subito.
Tracciando subito i quintari, si
saranno resi conto che creavano dei saltus da 16 centurie, ma non
è detto che fosse considerato “un errore”.
Conseguentemente: gli agrimensori
esperti non includevano il cardine e decumano massimo. Subito
od in seguito, numeravano progressivamente sia i quintari, che le
strade centuriate, e vediamo la loro opera nei saltus da 25
centurie,
Gli agrimensori con poca esperienza:
hanno incluso il decumano e cardine massimo, hanno creato dei
saltus da 16 centurie, conseguentemente hanno creato la confusione
che constatiamo nei saltus da 16 centurie.
La risposta che ho dato all’amico
di Pavia è questa: se gli agrimensori avessero iniziato il conteggio
non includendo, avrebbero di fatto costruito
solo dei saltus da 25 centurie, perciò nessun
problema.
Purtroppo i fatti
, cioè l’effettiva esistenza dei satus da 16 centurie, ci dicono
che gli errori sono stati commessi e conseguentemente, come io ho
ipotizzato, due strade, pur essendoci, risultano”scomparse”.
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