VICENDE AGIOGRAFICHE INEDITE DEL V SECOLO,
RIGUARDANTI IL TERRITORIO FAENTINO.
Da un documento
agiografico inedito, attualmente in possesso ad
un professore milanese, riguardante un viaggio di Papa
Celestino I (422-432), da Roma a Milano , con tappa a Faenza, nel documento detta Flavia, è stato estratto un episodio riguardante la chiesa di San Procolo ed il fiume Senio.
……giunsero tutti
piangenti ed addolorati per la tristezza dell’imminente partenza fino al fiume
che si chiamava Acqua Viva perché scorre veloce come una freccia. A
lui(Celestino) venne incontro un vecchio che era così curco da non riuscire a
guardare il cielo e gli disse “Padre Santo, aiutami, ho questa malattia da
dieci anni, ho speso tutto con i medici e non ho ottenuto alcun giovamento”
L’uomo di Dio
gli rispose,” Se credi con tutto il cuore nel figlio di Dio, sarai salvo e otterrai la salute”. Lui disse “Credo Signore” e si prostrò ai
suoi piedi. Celestino, uomo di Dio gli
prese entrambe le mani, lo fece alzare e lavare nel fiume dicendo “Sia lui
mondato e dritto nel nome di Gesù
Cristo” e subito quello fu sanato, senza che rimanesse traccia della sua
infermità. Per questo motivo quel fiume si chiama ora Senio, cambiato il nome
perché il vecchio(senex) si lavò lì.
Li vicino fu fabbricata una chiesa in onore
del Salvatore e di San Procolo che il
vecchio diresse finchè visse in santa religione e pura condotta.
Si tratta senza alcun dubbio di un racconto leggendario,
conseguentemente deve essere annoverato
fra le leggende agiografiche.
Sicuramente l’anonimo agiografo del XIII° ha avuto
molta fantasia, ma vi sono buone ragioni per credere che avesse fra le
mani alcuni documenti storici, infatti non può essersi inventato tutto.
Sicuramente desta
qualche perplessità la notizia che il
fiume Senio possa aver ricevuto il nome
in occasione di tale avvenimento, cioè nei primi decenni del V secolo, in
verità col nome Sinnius si
trova già citato in una carta di
epoca romana detta Tabula
Peutingeriana, anche se, come è noto, tale carta, specialmente al riguardo della situazione
fluviale, non è molto affidabile..
Come si apprende dalla cronaca del Tolosano, Faenza era
detta Flavia.. Vari
Papi, in tal periodo, si sono dovuti recare più volte a Milano, in quanto molti vescovi
ambrosiani, considerata la
grande distanza da Roma, si arrogavano, senza averle, prerogative
metropolitiche. Faenza, da
tempo sede vescovile, era per i Papi, diretti a Milano, una tappa quasi obbligata.
Diffuso in zona era certamente il culto di San Procolo, un
san Procolo bolognese è ricordato da Vittricio di Rouen nel 396 e da
Paolino di Nola nel 403, ma potrebbe benissimo trattarsi di un San Procolo umbro, ricordato
nella passio Valentini,
ambientata sub Claudio, perciò datata verso il 270.
Non si può escludere
che successivamente la Plebe santi Proculi, sia stata costruita
ove vi era una chiesetta dedicata a tale
santo.
All’epoca il nome
del fiume poteva benissimo essere Acqua Viva, un nome che poteva benissimo
essere derivato dalle numerosissime
sorgenti esistenti ancora oggi nella zona di Tebano, si tenga presente che tutti i fiumi hanno avuto più nomi, questo fiume
per un certo periodo era pure
detto Tiberiacum.
Questo documento ,
seppur leggendario, riveste per il
faentino una certa importanza, una importanza
che sarà meglio studiata quando sarà conosciuta la fonte.
GIUSEPPE SGUBBI
Bibliografia di riferimento
Sgubbi Giuseppe : San Procolo titolare di Pieve Ponte
“ “ Il Senio l’antico Tiberiacum?
“ “ Giurisdizione civile ed ecclesiastica di Imola e Faenza in
epoca romana
Nessun commento:
Posta un commento