mercoledì 9 novembre 2016

ACQUAVIVA

VICENDE AGIOGRAFICHE INEDITE  DEL V SECOLO,  RIGUARDANTI IL TERRITORIO FAENTINO.
Da un  documento agiografico inedito, attualmente in possesso ad  un professore milanese, riguardante un viaggio  di Papa  Celestino I (422-432), da Roma a Milano , con tappa  a Faenza, nel documento  detta Flavia, è stato estratto  un episodio riguardante  la chiesa di San Procolo ed il fiume Senio.

……giunsero tutti piangenti ed addolorati per la tristezza dell’imminente partenza fino al fiume che si chiamava Acqua Viva perché scorre veloce come una freccia. A lui(Celestino) venne incontro un vecchio che era così curco da non riuscire a guardare il cielo e gli disse “Padre Santo, aiutami, ho questa malattia da dieci anni, ho speso tutto con i medici e non ho ottenuto alcun giovamento” 
 L’uomo di Dio  gli rispose,” Se credi con tutto il cuore nel figlio di Dio,  sarai salvo e otterrai la salute”.  Lui disse “Credo Signore” e si prostrò ai suoi piedi.   Celestino, uomo di Dio gli prese entrambe le mani, lo fece alzare e lavare nel fiume dicendo “Sia lui mondato e dritto nel nome  di Gesù Cristo” e subito quello fu sanato, senza che rimanesse traccia della sua infermità. Per questo motivo quel fiume si chiama ora Senio, cambiato il nome perché  il vecchio(senex) si lavò lì.
 Li vicino fu fabbricata una chiesa in onore del  Salvatore e di San Procolo che il vecchio diresse finchè visse in santa religione e pura condotta.

Si tratta senza alcun dubbio di un racconto leggendario, conseguentemente deve essere  annoverato fra le leggende agiografiche.
Sicuramente l’anonimo agiografo del XIII°  ha avuto  molta fantasia, ma vi sono buone ragioni per credere che avesse fra le mani alcuni documenti storici, infatti non può essersi inventato tutto.
 Sicuramente desta qualche perplessità  la notizia che il fiume Senio possa aver  ricevuto il nome in occasione di tale avvenimento, cioè nei primi decenni del V secolo, in verità  col nome Sinnius  si  trova  già citato in una carta di epoca   romana detta Tabula Peutingeriana, anche se, come è noto, tale carta,  specialmente al riguardo della situazione fluviale, non è molto affidabile..
Come si apprende dalla cronaca del Tolosano, Faenza era detta Flavia..                                          Vari Papi,  in tal periodo,  si sono dovuti recare più volte  a Milano, in quanto molti  vescovi  ambrosiani,   considerata la grande distanza da Roma, si arrogavano, senza averle,   prerogative  metropolitiche.     Faenza, da tempo  sede vescovile,  era per i Papi,  diretti a Milano,  una tappa quasi obbligata.
Diffuso in zona era certamente il culto di San Procolo, un san Procolo bolognese è ricordato da Vittricio di Rouen nel 396 e da Paolino  di Nola  nel 403, ma potrebbe benissimo  trattarsi di un San Procolo umbro,  ricordato  nella  passio Valentini,   ambientata sub Claudio,  perciò datata verso il 270.
 Non si può escludere che successivamente la  Plebe santi Proculi, sia stata costruita ove vi era una chiesetta  dedicata a tale santo.
 All’epoca il nome del  fiume  poteva benissimo essere   Acqua Viva, un nome che poteva benissimo essere derivato  dalle numerosissime sorgenti esistenti  ancora oggi  nella zona di Tebano,    si tenga presente che  tutti i fiumi hanno avuto più nomi,   questo fiume  per un certo periodo era  pure detto Tiberiacum.
    Questo documento , seppur leggendario,  riveste per il faentino una certa importanza, una importanza  che sarà meglio studiata quando sarà conosciuta la fonte.

GIUSEPPE SGUBBI

Bibliografia di riferimento
Sgubbi Giuseppe : San Procolo titolare di Pieve Ponte
     “            “          Il Senio l’antico Tiberiacum?
    “             “          Giurisdizione  civile ed ecclesiastica di Imola e Faenza in epoca romana


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