Salus
et historia
CORONAVIRUS:
LETTERA APERTA DEGLI
ANZIANI
ALLE AUTORITA' SANITARIE
Quello
che gli anziani vorrebbero dire agli “addetti ai lavori”, se
sapessero di essere ascoltati.
Noi
anziani non soffriamo in quanto,
dovendo
mantenere le distanze, nessuno può “amarci”, ma soffriamo in
quanto, dovendo mantenere le distanze, non
possiamo
“amare” più nessuno.
Atroce
miseria e definitivo squallore
Spettabili
Operatori Sanitari, perciò responsabili dalla nostra salute.
SIAMO
DEGLI ANZIANI, perciò un “peso” per la società, ma, pur sapendo
che gli anni da vivere non saranno tanti, abbiamo ancora tanta voglia
di vivere, ci riteniamo ancora utili. Come abbiamo sempre fatto,
vogliamo ancora dare senza chiedere niente, vogliamo dare fino
all'ultimo respiro, proprio per questa ragioni faremo di tutto per
arrivare alla morte, ancora da vivi.
Putroppo dobbiamo amaramente
constatare che Voi non ci conoscete abbastanza, dicendoci di stare a
casa, non sapete che per noi significa morte prematura. Se abbiamo
capito le vostre intenzioni, nella fase due, noi saremmo gli
ultimi a poter uscire da casa. Attenzione, sarà bene che ci fate
uscire per primi, diversamente non usciremo per niente, oppure
usciremo per andare all'ospedale, se non all'obitorio. Ironia della
sorte, dicendoci di stare a casa, volete convincerci che lo fate
perchè ci volete bene. Vi preghiamo, smettete di volerci bene,
iniziate a volerci male, odiateci, smettete di preoccuparci di
noi.
Se occorre firmiamo il
“consenso informato” ove abbiamo scritto che se ci arrangiamo da
soli, andremo meglio.
Tenendoci in “prigione”,
ci impedite di voler bene, anzi ci condannate a non voler bene.
Una società non può
definirsi civile se impedisce ai suoi sudditi di poter fare del bene,
se si impedisce di aiutare gli altri.
Nel cercare di aiutare un
nipotino, abbiamo commesso un grave reato. Siamo stati fortunati,
ce la siamo cavati con una multa, ma sappiamo che se “pescati” di
nuovo in fallo, potremmo essere arrestati. Se poi cocciutamente
insistiamo, rischiamo il patibolo.
Prendiamo atto che state
cercando di bloccare il contagio, ci rendiamo anche noi conto che
l'emergenza non è ancora finita, e solo quando sarà finita si
potra tornare ad una vita normale. Purtropo i tempi saranno ancora
lunghi, noi temiamo che quando tornerà la normalità non saremo
piu in grado di svolgere quel poco che vorremmo fare, un poco che
per noi è lo scopo della nostra vita.
Il nostro futuro lo vediamo
buio, lo stare fermi a casa è la nostra rovina. Che facciamo a
casa? Guardando la televisione, vediamo delle bare, vediamo delle
fosse comuni, vediamo delle persone intubate.
Sarebbe meglio essere ciechi.
Sarebbe meglio essere anche
sordi, dai bollettini apprendiamo che i contagiati sono milioni, che
i morti sono centinaia di migliaia, che siamo in guerra.
Continuando di questo passo
vi saranno piu morti di paura che di virus. Sicuramente diventeremo
tutte depressi, tutti con patologie degenerative, consumeremo, con
grande gioia delle case farmaceutiche, quintali di psicofarmaci,
(antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici).
Al seguito del coronavirus ci
sono dei morti e ce ne saranno ancora, ma ci saranno anche dei vivi.
Come è noto molte coppie giovani, forzatamente costrette alla
“clausura”, non sapendo come passare il tempo, avranno fatto
sesso. Prossimamente le culle saranno riempite dai figli del
coronavirus, o meglio dai figli della paura, chissà se questi
neonati li vedremo sorridere.
Che fare? Ci permettiamo di
dare qualche consiglio.
In attesa che si torni alla
normalità, fateci immediatamente uscire da casa, non andremo in
mezzo alla gente, andremo in campagna, in montagna, nelle rive dei
fiumi. Una boccata di aria non ci basta più, dobbiamo girare, in
caso contrario perdiamo le gambe. Ma entro brevissimo tempo, seppur
con un po' di rischio, mettete gli anziani con gli anziani, ed
giovani con i giovani . Vi sono tante associazioni gestite da
anziani, ove si gioca a carte, si gioca a bocce, ebbene dite a loro
che possono aprire, che possono finalmente programmare le loro
attività, date a loro ed a noi fiducia, non faremo assembramenti,
terremo le mascherine.
Se cosi sarà fatto, finita
l'emergenza, noi saremo ancora in piena forma e potremo svolgere
compiti importanti per la società.
Abbiate pietà di noi,
vorremmo morire contenti.
Sgubbi
Giuseppe Solarolo (ra)( responsabile della associazione
Gli
angeli della salute.
Joselfsgubbus@libero.it
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